Siccità

Disperata, egoista e solitaria l'umanità inaridita di Paolo Virzì

Film corale e distopico: struttura narrativa ad altissimo rischio, nel la quale si incrociano numerose storie sullo sfondo di una catastrofe incombente. Merce rara, per il cinema italiano. A memoria, se ne possono citare due: Il Giudizio Universale di Vittorio De Sica (1961) e L'ingorgo di Luigi Comencini (1979). In quest'ultimo, la catastrofe un colossale assembramento di automobili sulla via Appia - è provocata dall'uomo, mentre nel primo, parto del genio di Cesare Zavattini, la popolazione di Napoli si arrabatta nell'attesa dell'Apocalisse, prevista per le 18 del pomeriggio. Diciamo subito che Siccità di Paolo Virzì assomiglia più al model lo-De Sica, ma gioca una scommessa ancora più azzardata: non "la grande metafora", ma due grandi metafore, l'emergenza climatica e l'emergenza sanitaria. La cosa stupefacente è che la scommessa è vinta. Siamo a Roma. Non piove da tre anni. L'acqua è razionata, il Tevere è completamente asciutto, e dal suo letto inaridito emergono nuovi reperti della Roma che fu (le immagini digitali del fiume "vuoto", che attraversa la città, sono sorprendenti). Ovunque scorrazzano gli scarafaggi, sospettati di essere vettori di una pandemia che esplode nella città. Su questo sfondo apocalittico, si muove una miriade di personaggi le cui vicende si intrecciano in un equilibrio narrativo assai sapiente. Un autista simil-Uber che gira per Roma perennemente strafatto (Valerio Mastandrea), un attore sfigato riciclatosi come influencer (Tommaso Ragno), un detenuto che evade da Rebibbia per sbaglio (Silvio Orlando), un climatologo che si rimbambisce causa improvvisa fama in tv (Diego Ribon), una miliardaria cornuta che si vendica del marito in modo alquanto originale (Emanuela Fanelli), un imprenditore sul lastrico (Max Tortora), un'infermiera e una dottoressa (Sara Serraiocco e Claudia Pandolfi) che lottano eroicamente contro la pandemia.. Storie buffe, grottesche e tragiche, che si avvalgono di attori tutti magnificamente diretti (memorabili le partecipazioni di Paola Tiziana Cruciani, Gianni Di Gregorio, Monica Bellucci e Andrea Renzi - nei panni di un quasi omonimo, vedrete...). Abbiamo citato De Sica, Comencini e Virzi: è importante constata re come da noi siano gli artisti della commedia, il super-genere che da sempre regge le sorti artistiche e commerciali del nostro cinema, a tentare l'apologo alla Altman (vengono in mente film-mondo come Nashville e America ogg) o alla Don't Look Up. Siccità è un tour de force degno di simili, illustri modelli ed è il film che in questo 2022 ci dice qualcosa di profondo e inquietante su questa bizzarra Italia nella quale ci è toccato in sorte di vivere. Passato a Venezia fuori concorso, e ancora ci chiediamo perché: temevano vincesse?
Da La Repubblica, 29 settembre 2022


di Alberto Crespi, 29 settembre 2022