Tratto dalla vera storia della direttrice d’orchestra Zahia Ziouani. Un’opera coinvolgente e dallo sguardo sincero, che riempie di energia le scene musicali. Dal 29 maggio al cinema.
di Simone Granata
In sala con Europictures dal 29 maggio Divertimento (2022) di Marie-Castille Mention-Schaar, il film ispirato alla vera storia della direttrice d’orchestra di fama mondiale e di origini algerine Zahia Ziouani, capace di farsi strada in un mondo non facile da scalare, partendo da condizioni sfavorevoli.
1995: nei sobborghi di Parigi, la diciasettenne Zahia Ziouani vive con la sua famiglia e sogna di diventare una direttrice d’orchestra. Condivide la passione musicale con la sorella gemella Fettouma che è violoncellista professionista. Entrambe devono far leva sulla propria determinazione per superare gli ostacoli e le barriere di classe, di genere e di origine, in un ambito come quello della musica colta, dominato tendenzialmente da élite culturali bianche e maschili — ancora oggi, meno del 10% di chi dirige un’orchestra nel mondo è donna.
Entrambe vengono ammesse al prestigioso Liceo Racine dove devono però far fronte ai pregiudizi dei compagni. Nonostante le difficoltà, Zahia riuscirà a far ricredere anche l’anziano maestro Sergiu Celibidache, inizialmente scettico e noto per la sua severità, e arriverà a realizzare il proprio intento assieme alla sorella: rendere la musica accessibile a tutti, fondando un’orchestra tutta sua chiamata Divertimento (dal nome di un’opera di Joseph Haydn), composta da giovani musicisti provenienti da ambienti svantaggiati. Un’Orchestra Sinfonica che ancora oggi riunisce decine di musicisti dell'Île-de-France e si esibisce in rinomate sedi.
Coerentemente con il suo cinema dall’ampio respiro pedagogico e civile, la regista Marie-Castille Mention-Schaar firma un’opera coinvolgente e dallo sguardo sincero, senza cedere alla retorica e riempiendo di energia le scene delle prove orchestrali e quelle dei concerti. L’attrice Oulaya Amamra è brava a restituire la forza e la dolcezza della protagonista Zahia, al centro di un racconto di formazione che è anche profondamente femminista e intreccia la dimensione intima e quella collettiva.
Il cuore del film è l’idea che la musica (e l’arte in generale) possa essere uno strumento prezioso di emancipazione e coesione sociale. Il percorso di Zahia, partito dalla banlieue parigina per finire nei teatri di tutto il mondo, è un modello di ispirazione e un inno al coraggio di seguire la propria passione e credere nei propri sogni, anche quando sembrano impossibili e davanti ci sono muri da abbattere.