luciano sibio
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mercoledì 23 agosto 2023
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ah le donne salvifiche
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Rispondo a Gabriella su sua nota del 19/08/2023 22:06:15:
"Meglio quando le donne erano creature da salvare? Quando i maschi erano forti e coraggiosi e le donne vivevano felicemente alla loro ombra?"
No sicuramente No ! non era certo meglio allora quando le donne erano creature da salvare. Ma i cambiamenti sociali e culturali
sono asessuati, cioè vengono fatti dall'umanità in sè. Del resto gli uomini che una volta vedevano le donne come esseri inferiori e da proteggere erano educati da donne.Per cui oggi pensare che le donne e basta costituiscano il fermento rivoluzionario nel mondo nella direzione della parità dei sessi è fare del conformismo da 4 soldi.
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Rispondo a Gabriella su sua nota del 19/08/2023 22:06:15:
"Meglio quando le donne erano creature da salvare? Quando i maschi erano forti e coraggiosi e le donne vivevano felicemente alla loro ombra?"
No sicuramente No ! non era certo meglio allora quando le donne erano creature da salvare. Ma i cambiamenti sociali e culturali
sono asessuati, cioè vengono fatti dall'umanità in sè. Del resto gli uomini che una volta vedevano le donne come esseri inferiori e da proteggere erano educati da donne.Per cui oggi pensare che le donne e basta costituiscano il fermento rivoluzionario nel mondo nella direzione della parità dei sessi è fare del conformismo da 4 soldi.
Conformismo ampliamente giustificato nel film per il mondo con cui nel film stesso si affronta l'altro grosso problema odierno, seppur indirettamente, e cioè il problema dell'immigrazione, banalizzandolo e riportandolo qualunquisticamente alla paura del diverso,ma su via è una ingenuità palese.Così come ingenuità palese nel film è stato un certo modo, oggi assai di moda nel mondo radical chic, di dipingere l'ambientalismo.E poi non ci lamentiamo se oggi certa sinistra, anche in Spagna, perde le elezioni.
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felicity
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mercoledì 13 marzo 2024
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tra intelletto e bestialità
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In As Bestas Sorogoyen sceglie il thriller per tornare a esplorare le profonde contraddizioni insite nell’esperienza umana. La durata del lungometraggio sulla carta potrebbe sembrare particolarmente generosa, ma per come è concepita l’opera si rivela assolutamente perfetta. Il regista infatti si prende tutto lo spazio narrativo necessario per creare un impianto in cui la dicotomia tra ragione e istinto è il fulcro centrale e che permetterà una ferina escalation di violenza – fisica e psicologica – partendo da presupposti insospettabili.
Per fare ciò l’autore spagnolo lavora di cesello sull’atmosfera e sulla costruzione di un climax ineludibile.
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In As Bestas Sorogoyen sceglie il thriller per tornare a esplorare le profonde contraddizioni insite nell’esperienza umana. La durata del lungometraggio sulla carta potrebbe sembrare particolarmente generosa, ma per come è concepita l’opera si rivela assolutamente perfetta. Il regista infatti si prende tutto lo spazio narrativo necessario per creare un impianto in cui la dicotomia tra ragione e istinto è il fulcro centrale e che permetterà una ferina escalation di violenza – fisica e psicologica – partendo da presupposti insospettabili.
Per fare ciò l’autore spagnolo lavora di cesello sull’atmosfera e sulla costruzione di un climax ineludibile. Un crescendo sottile tiene infatti gli spettatori incollati allo schermo, portandoli dalla diffidenza iniziale a quel punto di non ritorno che costituisce l’acme della storia. Il linguaggio di macchina fatto di numerosi pianisequenza (statici e dinamici) e la fotografia plumbea che lascia poco spazio alla speranza sono strumenti eccellenti al totale servizio dello script e incidono in modo decisivo nel costruire la sensazione di inquietudine e angoscia che definisce tutta la pellicola.
In As Bestas il carattere pericolosamente soggettivo della giustizia naturale e il principio dell’homo homini lupus vengono portati all’estremo e la convinzione più o meno lecita del sopruso trasforma la ‘vittima’ in carnefice. Saranno solo i fattori ambientali e i fortuiti casi della vita che decideranno chi con la morale saprà frenare l’istinto, e sarà la caoticità degli eventi a sentenziare chi, tra intelletto e bestialità, avrà la meglio.
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phil
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martedì 2 maggio 2023
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un film squisitamente politico
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E' possibile, oggigiorno, realizzare un film politico nel senso più ampio del termine, sulla falsariga di quello realizzato da un autore italiano come Elio Petri? La risposta affermativa ci arriva dall'ultimo film di Rodrigo Sorogoyen, regista spagnolo ancora poco noto qui in Italia, dal titolo "As bestas. La terra della discordia" presentato fuori concorso a Cannes l'anno scorso e ispirato ad una vicenda realmente accaduta nel 2010 in Galizia, regione della Spagna settentrionale. Protagonista una coppia di francesi che, cultori dell'ecologia e dell' approccio green all'agricoltura, rilevano un terreno nel selvaggio entroterra Galiziano . Parrebbe proprio una specie di Eden terrestre se non fosse per i rapporti vieppiù ostili con i vicini, di professione bovari, che si dimostrano zotici e minacciosi verso i due francesi.
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E' possibile, oggigiorno, realizzare un film politico nel senso più ampio del termine, sulla falsariga di quello realizzato da un autore italiano come Elio Petri? La risposta affermativa ci arriva dall'ultimo film di Rodrigo Sorogoyen, regista spagnolo ancora poco noto qui in Italia, dal titolo "As bestas. La terra della discordia" presentato fuori concorso a Cannes l'anno scorso e ispirato ad una vicenda realmente accaduta nel 2010 in Galizia, regione della Spagna settentrionale. Protagonista una coppia di francesi che, cultori dell'ecologia e dell' approccio green all'agricoltura, rilevano un terreno nel selvaggio entroterra Galiziano . Parrebbe proprio una specie di Eden terrestre se non fosse per i rapporti vieppiù ostili con i vicini, di professione bovari, che si dimostrano zotici e minacciosi verso i due francesi. La ragione è presto detta: un giorno un'azienda norvegese di sfruttamento dell'energia eolica manifesta l' intenzione di impiantare pale eoliche nella zona, proponendo sostanziosi rimborsi ai proprietari terrieri ivi residenti. Ad opporsi è la coppia francese che è convinta della necessità di mantenere intatto l'habitat naturale evitando qualsiasi iniziativa di speculazione edilizia sul territorio. Inutile dire che l' epilogo sarà tragico.
In un' atmosfera ricca di suspense, conforme a quel cinema della minaccia incombente che è stata prerogativa dello stile di Hitchcock e a cui si sono poi ispirati tanti autori (fra questi il mio pensiero va a Sam Peckinpah di " Cane di paglia"), il regista Sorogoyen ci propone una trama densa di riferimenti a tematiche che impattano pesantemente sulla qualità della nostra vita contemporanea. Intanto è riscontrabile il sentimento di sospetto che si tramuta in xenofobia verso lo straniero che entra nella tua comunità. I due francesi sono certo immigrati di lusso, non si presentano male, eppure vengono percepiti come estranei e forieri di disturbo in un certo qual modo della stabilità della propria comunità.
Oltretutto, sono estranei che si rapportano in modo rispettoso verso la natura ( per il loro approccio ecologista), mentre chi è nato e cresciuto in quel contesto vede nella natura una componente matrigna e non avverte una visione idilliaca della natura, dal momento che se ne ricava un lavoro costantemente duro e ingrato. Ovvio che, se si profila all'orizzonte la possibilità di farsi espropriare il terreno da un'azienda di energia, ricevendo un congruo rimborso, i contadini siano interessati a trarre vantaggio e cambiar vita. È quindi un modo differente di vedere la dimensione naturale e i contrasti sono forti e insanabili. Una dimostrazione lampante di come, contrariamente all'utopia del buon selvaggio di Rousseau. Semmai vale il detto plautino dell' "homo homini lupus" che caratterizza lo stato di natura ben descritto dal filosofo inglese Hobbes.
Si tratta quindi di grandi temi generali che sono sempre più avvertiti nelle nostre società esposte all'emergenza climatica, proprio per un rapporto squilibrato fra uomo e natura.
Un film che vale la pena andare a vedere, sia per la grande prova recitativa degli attori e sia per il semplice fatto che la tenuta media di una pellicola nelle sale cinematografiche è sempre più limitata nel tempo. Perdere la visione di un'opera così sarebbe un vero peccato.
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