Per il settimo appuntamento de Il lunedì del cinema, Repubblica e BiM Distribuzione presentano la biografia di una donna che non voleva tenere la bocca chiusa. E della sua canzone maledetta "Strange Fruit" che oggi risuona anche in show come X-Factor. Su MYmovies ONE da vedere insieme lunedì 10 giugno dalle 20:00 a mezzanotte. PRENOTA UN POSTO GRATIS »
di Emanuele Sacchi
Lunedì 10 giugno continua l'iniziativa Il lunedì del cinema a cura di Repubblica e MYmovies per il cinema di qualità in streaming. Una sala cinematografica virtuale pronta ad accogliere gli iscritti di MYmovies con una selezione ricercata di titoli da vedere (o rivedere) rigorosamente insieme dalle 20:00 a mezzanotte.
Grandi storie di vita e racconti d'attualità, per chi ama l'intrattenimento, il grande spettacolo e il confronto dopo la visione.
Per il settimo appuntamento di lunedì 10 giugno, Repubblica con BiM Distribuzione presentano Gli Stati Uniti contro Billie Holiday (prenota un posto gratis) di Lee Daniels, la biografia di una donna che non voleva tenere la bocca chiusa. E del racconto della sua canzone maledetta "Strange Fruit", un brano coraggioso che oggi risuona anche in show come X-Factor.
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Quello del biopic musicale è un genere cinematografico discusso, spesso criticato o accusato di semplificare all’eccesso, concentrandosi sul sensazionalismo o sui luoghi comuni legati a un artista. Ma è anche un genere amato dal pubblico, per una semplice ragione: permette di far conoscere le gesta di un musicista anche ai neofiti, pronti ad aprire uno scrigno di tesori ignoti e celati. È stato così per The Doors di Oliver Stone, che ha trasformato negli anni Novanta Jim Morrison in un personaggio di culto per una nuova generazione di fan.
Anche nel caso di Gli Stati Uniti contro Billie Holiday il nome di Lady Day ha vissuto una nuova giovinezza, agevolata da un mondo digitale, che consente di accedere agevolmente e gratuitamente ai brani del passato. L’esistenza di Eleanora Fagan, vero nome della Holiday, è contrassegnata da una successione di tragedie: subisce uno stupro a undici anni, si avvicina presto all’eroina e finisce per essere sfruttata da uomini brutali e opportunisti. La tristezza accompagna inesorabilmente ogni sua composizione e si fonde con quella voce magnifica e impossibile da descrivere: fragile ma penetrante, rauca ma cristallina.
Unica e inimitabile, al pari del suo fascino e delle sue interpretazioni, che evolvono dagli inizi nei fumosi jazz club ai palcoscenici di Carnegie Hall e Broadway. È una canzone in particolare, "Strange Fruit", a renderla immortale e a costarle ogni genere di sofferenza, e su questo si concentra il film di Lee Daniels, raccontando a ritroso la parabola di Billie dagli anni ’40 in poi. La canzone “maledetta”, eseguita per la prima volta nel 1939 e poi diventata un’attrazione del Café Society, il locale in cui Billie si esibiva insieme a grandi del jazz come Louis Armstrong. La stessa "Strange Fruit" che ai giorni nostri è divenuta materiale da cover in show televisivi come X-Factor. Il testo del brano denunciava infatti la pratica del linciaggio di afroamericani, ancora in atto negli stati del Sud e tollerata dalla giustizia, e questo attirò su di lei le ire dei suprematisti bianchi e dell’FBI, che vedeva nella canzone un simbolo di ribellione, una potenziale miccia esplosiva per le coscienze del nascente movimento per i diritti civili.
Quel che oggi appare come scontato all’epoca non lo era: l’FBI fece di tutto per impedire a Lady Day di eseguire in pubblico "Strange Fruit", come il film racconta dettagliatamente. Utilizzando la tossicodipendenza della cantante e ricorrendo a vari agenti e infiltrati, accolti dalla Holiday ingenuamente nel suo circolo di amici e amanti, i federali incastrarono e arrestarono più volte Billie, trasformando la sua breve esistenza – morì a soli 44 anni di cirrosi epatica - in un martirio.
In 130 minuti Gli Stati Uniti contro Billie Holiday racconta di tutto questo, della sofferenza di un’artista che non voleva tenere la bocca chiusa, consapevole delle sue fragilità ma incapace di scendere a compromessi. Il sacrificio di Lady Day la rende un esempio che travalica ogni epoca e che riecheggia in un presente che, sebbene non sia più segregazionista, resta comunque ben lungi da una completa uguaglianza di diritti tra bianchi e neri d’America.