no_data
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martedì 13 luglio 2021
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per lucio
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bellissimo omaggio ad un artista straordinario! foto e filmati inediti.... assolutamente da vedere!
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mauridal
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domenica 11 luglio 2021
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lucio uno, di noi
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PER LUCIO UN FILM DI PIETRO MARCELLO
Quando le capacità del documentarista si esprimono al meglio , allora questo film è proprio l’ esempio di come il regista Pietro Marcello sia riuscito nel proposito di raccontare con strumenti tipici del documentario, la storia della vita musicale di Lucio Dalla ,tra i più noti e popolari cantautori italiani.
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PER LUCIO UN FILM DI PIETRO MARCELLO
Quando le capacità del documentarista si esprimono al meglio , allora questo film è proprio l’ esempio di come il regista Pietro Marcello sia riuscito nel proposito di raccontare con strumenti tipici del documentario, la storia della vita musicale di Lucio Dalla ,tra i più noti e popolari cantautori italiani. Ma , forte per il regista è stata la tentazione di allargare la prospettiva dalla singola storia di una vita , seppure nota e pubblica , ad una intera storia di una nazione che ha visto nascere il personaggio Lucio Dalla e infine lo ha portato al successo conclamato da un pubblico unanime . Dunque il tema del film non è Lucio ma la storia italiana che ne ha accompagnato la vita artistica e anche come vedremo poetica del cantautore. Storia di un Paese dal dopoguerra fino agli anni del terrorismo, che ha segnato con tanti eventi, con avvenimenti politici e storici la personalità dell’artista. Eventi storico politici documentati efficacemente con citazioni di filmati, con interviste e infine con le musiche e le canzoni di Lucio Dalla sempre con filmati tratti da concerti e spettacoli. IL taglio del documentario è sottolineato poi dal dialogo fra due personaggi realistici, che hanno conosciuto e vissuto con Dalla un lungo periodo della sua vita sia artistica che umana .Dialogo tra due bolognesi Tobia e Stefano Bonaga conterranei , che viene ripreso dal regista , in modo simpaticamente conviviale , ovvero a tavola in trattoria, dove mangiando squisiti piatti della cucina emiliana, i due si lasciano andare ai ricordi e ai racconti della vita passata di Lucio, restituendone una versione poco nota al grande pubblico dello spettacolo. Intanto un aspetto dell’impegno politico e morale del cantautore verso , gli sfruttati del lavoro e della vita , inedite per molti le scene dell’artista con gli operai delle fabbriche in sciopero , o della solidarietà verso gli ultimi,.Dunque un aspetto dell’animo forse poco conosciuto , ma che esce chiaro dai flash di interviste fatte in varie occasioni da Lucio dove esprime chiaramente la sua fede di credente in un dio tutto da cercare. Molti aspetti allora di un personaggio che infine non esce nel film come uomo di spettacolo, disimpegnato e venduto al successo, anzi al contrario, un artista della musica attento e pienamente inserito nel suo tempo e nella realtà. Pietro Marcello ha saputo restituire con questo film, la sua idea o forse la sua ideale rappresentazione dell’artista, come dovrebbe essere e che specialmente nello spettacolo, tante volte non è. (Mauridal)
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francesca meneghetti
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martedì 6 luglio 2021
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quale il volto di lucio dietro a tante maschere?
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La voglia di rivedere Lucio, vivo, cantante, parlante – non trascurabile la sua fisicità, fatta di tanto pelo e di due splendidi occhi - era tanta. Ma il film lascia un po’ spiazzati e un po’ delusi, pur riservando momenti felicissimi. Anzitutto non si capisce se l’intenzione prevalente del regista-documentarista, Pietro Marcello, era di tipo biografico e psicologico (per far capire chi era) o di tipo storico e sociologico (per evidenziare l’osmosi tra l’artista e il suo tempo).
Infatti, se il filo rosso della sceneggiatura è data da conversazioni con “Tobia” (Umberto Righi, il suo manager) e il filosofo Stefano Bonaga, amico d’infanzia, frammezzate da spezzoni di intervista con Lucio, nel film scorrono molte sequenze che raccontano l’Italia del secondo dopoguerra, con un rapporto non chiaro, ora documentario, ora allusivo o analogico, con i testi di Dalla (e, più ancora, con quelli scritti per lui da Roberto Roversi).
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La voglia di rivedere Lucio, vivo, cantante, parlante – non trascurabile la sua fisicità, fatta di tanto pelo e di due splendidi occhi - era tanta. Ma il film lascia un po’ spiazzati e un po’ delusi, pur riservando momenti felicissimi. Anzitutto non si capisce se l’intenzione prevalente del regista-documentarista, Pietro Marcello, era di tipo biografico e psicologico (per far capire chi era) o di tipo storico e sociologico (per evidenziare l’osmosi tra l’artista e il suo tempo).
Infatti, se il filo rosso della sceneggiatura è data da conversazioni con “Tobia” (Umberto Righi, il suo manager) e il filosofo Stefano Bonaga, amico d’infanzia, frammezzate da spezzoni di intervista con Lucio, nel film scorrono molte sequenze che raccontano l’Italia del secondo dopoguerra, con un rapporto non chiaro, ora documentario, ora allusivo o analogico, con i testi di Dalla (e, più ancora, con quelli scritti per lui da Roberto Roversi).
Sono sequenze – assai manipolate dal punto di vista fotografico, che raccontano di guerra, di un’Italia prima rurale e poi industrializzata pesantemente, di classe operaia, di mille miglia e Nuvolari, di emigrazioni, di tensioni, di operazioni politiche e finanziarie, fino ad arrivare al terrorismo, a cui Bologna pagò il prezzo più alto.
Immagini interessanti, ma non sempre decodificabili, specie da parte di un giovane spettatore. E Lucio, in tutto questo? Tra un’intervista e un’altra, in cui alterna gigioneria e timidezza, scivola via, tra le tante maschere che ha dovuto indossare, che non coprono però il suo talento. Il lato positivo è che non si scava nel suo privato: si rispetta, in qualche modo, il suo sé più intimo.
Un pregio di questo documentario è di accendere l’attenzione sulla produzione più lontane nel tempo e più vicine di quanto si potesse immaginare a tematiche socio-politiche.
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