montefalcone antonio
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domenica 28 novembre 2021
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il ritorno in scena di immortali fantasmi
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“Ghostbusters: Legacy” è un film di tante toccanti eredità, il “legacy” del titolo italiano, dei suoi registi, da Ivan a Jason Reitman, alla sua anima generazionale, nel presentarsi cioè dagli spettatori dei primi due episodi negli anni ’80 agli adolescenti del 2021.
La pellicola continua (vale come sequel ma anche come un reboot, oltre che un devoto omaggio all’intera serie di successo e una dedica affettuosa a colui che fu tra i suoi ideatori – l’attore Harold Ramis, morto nel 2014) le vicende di “Ghostbusters 2” e allo stesso tempo ne celebra le gesta, le atmosfere ma anche i suoi storici interpreti.
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“Ghostbusters: Legacy” è un film di tante toccanti eredità, il “legacy” del titolo italiano, dei suoi registi, da Ivan a Jason Reitman, alla sua anima generazionale, nel presentarsi cioè dagli spettatori dei primi due episodi negli anni ’80 agli adolescenti del 2021.
La pellicola continua (vale come sequel ma anche come un reboot, oltre che un devoto omaggio all’intera serie di successo e una dedica affettuosa a colui che fu tra i suoi ideatori – l’attore Harold Ramis, morto nel 2014) le vicende di “Ghostbusters 2” e allo stesso tempo ne celebra le gesta, le atmosfere ma anche i suoi storici interpreti.
Godibile e piacevole blockbuster d’intrattenimento, al netto dei suoi limiti e difetti, è un’operazione abbastanza riuscita nel complesso soprattutto per il suo spirito desideroso di legare il passato con il futuro e viceversa: l’opera non rispolvera solo i mitici ‘acchiappafantasmi’ ma tutto il cinema fantasy e d’avventura di quei mitici anni(i classici degli anni Ottanta – “Indiana Jones”, “Gremlins”, “I Goonies”, “E.T.”, l'universo sentimentale, narrativo e tematico di Steven Spielbergo l'immaginario di Stephen King), il cinema analogico e tutta la loro grandezza, facendolo così assaporare anche alle nuove generazioni – abituate ormai soltanto al cinema contemporaneo e al digitale.
Ma qui tutto è ben fuso e amalgamato nel duttile impiego di CGI e di artigianali animatronics. E anche, a livello tematico, tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo, tra ciò che muta e ciò che persiste, tra il familiare e che è sconosciuto, differente; tra ciò che eravamo e diventeremo, tra ciò che muore e che continua ancora a vivere, anche oltre la morte (l’Afterlife del titolo originale).
E’ un cinema intimistico, commosso e personale, a cui si può voler bene, perché dopo la sua visione il nostro immaginario si riconcilierà con tutto ciò che si perde o si dimentica nel corso del nostro Tempo…
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felicity
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lunedì 8 agosto 2022
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scritto, diretto e interpretato come si deve
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Ghostbusters Legacy è impostato come un lungo teen movie: i ragazzi scoprono la casa, trovano cose, prendono coscienza, eccetera. Un teen come tanti. Quando appare il primo ghostbuster gli applausi in sala sono anche di liberazione: dopo oltre un’ora di coming of age dei nuovi acchiappafantasmi. Poi certo, torna Gozer il gozeriano, il Mastro di Chiavi e il Guardia di Porta. Il racconto gioca sornione sul rifare le stesse sequenze, con piccole ma decisive variazioni: la migliore è la riforma dell’Uomo dei Marshmallow, che si moltiplica e da gigante diventa infinitamente piccolo. Ma siamo nei dintorni dello scherzo. Il film acquista senso negli ultimi minuti e compone un sentito omaggio metacinematografico, nei confronti di un acchiappafantasmi che “diventa” fantasma: l’attore scomparso resuscita in forma digitale e offre uno sguardo sulle possibilità del cinema, sulla capacità della lanterna magica di mostrare oltre la morte.
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Ghostbusters Legacy è impostato come un lungo teen movie: i ragazzi scoprono la casa, trovano cose, prendono coscienza, eccetera. Un teen come tanti. Quando appare il primo ghostbuster gli applausi in sala sono anche di liberazione: dopo oltre un’ora di coming of age dei nuovi acchiappafantasmi. Poi certo, torna Gozer il gozeriano, il Mastro di Chiavi e il Guardia di Porta. Il racconto gioca sornione sul rifare le stesse sequenze, con piccole ma decisive variazioni: la migliore è la riforma dell’Uomo dei Marshmallow, che si moltiplica e da gigante diventa infinitamente piccolo. Ma siamo nei dintorni dello scherzo. Il film acquista senso negli ultimi minuti e compone un sentito omaggio metacinematografico, nei confronti di un acchiappafantasmi che “diventa” fantasma: l’attore scomparso resuscita in forma digitale e offre uno sguardo sulle possibilità del cinema, sulla capacità della lanterna magica di mostrare oltre la morte. Ma il più è già stato detto e fatto: i nerd possono cercare i loro easter eggs.
Ghostbusters: Legacy è un film scritto, diretto e interpretato come si deve, e capace di nuotare con onestà nel mare di citazioni che si porta appresso.
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luca scialo
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domenica 5 dicembre 2021
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giusto compromesso tra rispetto del cult ed esigenze di franchise
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La 12enne "nerd" Phoebe, insieme al fratello Travor e alla madre, vengono sfrattati di casa perché inadempienti con il proprietario. E così, sono costretti a trasferirsi in una casa di campagna del nonno, a Summerville, un piccolo paesino dove la noia regna sovrana. La casa è alquanto fatiscente, mentre del proprietario si ricorda solo che fosse un tipo solitario, chiamato "zappaterra". I due fratelli devono anche costruirsi nuove amicizie, con Travor che si infatua di Lucky, la quale lavora in un fast food americano stile anni '50 (prima che esplodesse il fenomeno McDonald's). Mentre Phoebe, introversa e più a suo agio con la scienza, fa più fatica a socializzare. Riuscendo comunque a fare amicizia con un compagno di scuola che si fa chiamare Podcast, per la sua passione di curare un canale online in cui si occupa di paranormale, seppur con pochi mezzi.
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La 12enne "nerd" Phoebe, insieme al fratello Travor e alla madre, vengono sfrattati di casa perché inadempienti con il proprietario. E così, sono costretti a trasferirsi in una casa di campagna del nonno, a Summerville, un piccolo paesino dove la noia regna sovrana. La casa è alquanto fatiscente, mentre del proprietario si ricorda solo che fosse un tipo solitario, chiamato "zappaterra". I due fratelli devono anche costruirsi nuove amicizie, con Travor che si infatua di Lucky, la quale lavora in un fast food americano stile anni '50 (prima che esplodesse il fenomeno McDonald's). Mentre Phoebe, introversa e più a suo agio con la scienza, fa più fatica a socializzare. Riuscendo comunque a fare amicizia con un compagno di scuola che si fa chiamare Podcast, per la sua passione di curare un canale online in cui si occupa di paranormale, seppur con pochi mezzi. Anche la loro madre cerca di integrarsi e fa amicizia con l'insegnante di Phoebe. Il quale, anziché insegnare Scienza, fa guardare ai suoi alunni dei vecchi film in Vhs. Tuttavia, quel paesino così apparentemente tranquillo viene scosso, in tutti i sensi, da ripetuti terremoti. Sebbene non si trovi su una faglia. Quei terremoti hanno una ragione che va oltre la semplice morfologia: sono il segnale che qualcosa vuole uscire dalle tenebre e tornare sulla Terra. Proprio quel fenomeno tanto inquietante quanto allarmante che aveva spinto il nonno di Phoebe e Travor, Eagon Spengler, ad andare ad abitare in un posto così remoto. Arrivando ad abbondare anche la figlia... Dopo trent'anni e passa di vana attesa per i fan dei Ghostbusters, con molti che ormai si erano anche arresi da tempo all'idea, arriva una pellicola che è un po' tutto: remake, reboot, sequel. Il compromesso al quale giunge la sceneggiatura di Jason Reitman, figlio di Ivran, regista dei primi 2 film, è comunque ideale: rispettare il cult del 1984 ma avvicinare anche gli adolescenti di oggi. Dunque, un ponte tra passato e presente, e forse futuro, che stia attento a non produrre sacrilegi (come quello visto nel 2016), ma che soddisfi anche le esigenze dei franchise. Ovvero, non sia una operazione nostalgia fine a se stessa, mirata per spettatori che magari potevano anche rimanere delusi del tutto dopo decenni di attesa. I riferimenti al primo capitolo sono molti. A partire dal tentativo di tornare sulla Terra di Gozer il Gozeriano, con l'aiuto del Mastro di chiavi e del Guardia di porta. Grazie al progetto folle di un ingegnere Ivo Shandor, costruttore di quell'edificio di New York nel quale viveva Dana Spencer e il buffo Louis, il quale ha reperito il materiale proprio da una cava di Summerville, chiusa dagli anni '40. E poi ci ritroviamo pure l'omino Mashmallow, questa volta in versione miniatura e molteplice, non più gigante spaventoso ma piccolo pupazzo dispettoso. Ed ancora, i vecchi video spot dei mitici Ghostbuster reperibili su Youtube, le loro tute, il loro equipaggio, la mitica Ecto-1, il tassista-scheletro. Ma, soprattutto loro: Peter, Ray e Wiston. Con un cameo particolare per lo stesso Eagon. Il finale spinge forte nel tentativo di commuovere dei vecchi fan. Ma si consiglia anche di guardare i titoli di coda, perché c'è una ulteriore sorpresa per i vecchi fan. Insomma, Ghostbuster legacy fa ridere, emozionare, commuovere. La gestazione di questo film è durata un trentennio, ma il risultato finale può dirsi soddisfacente.
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fabal
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mercoledì 6 dicembre 2023
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comunque ci si emoziona...
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Egon Spengler è morto nella sua spartana tenuta di campagna. La figlia Callie, in difficoltà economiche e con due figli al seguito, è costretta ad abbandonare l'appartamento di città per trasferirsi proprio a Summerville, nella modesta abitazione ereditata da un padre che quasi non ha conosciuto. Madre e figli iniziano una nuova vita nella desolata cittadina, famosa soltanto per le miniere Shandor: Phoebe e Trevor però, ben presto scoprono la verità circa il passato del nonno Egon e sulla terribile minaccia che incombe a Summerville...
Qualsiasi parere su un film del genere non può sottrarsi alla tentazione della nostalgia.
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Egon Spengler è morto nella sua spartana tenuta di campagna. La figlia Callie, in difficoltà economiche e con due figli al seguito, è costretta ad abbandonare l'appartamento di città per trasferirsi proprio a Summerville, nella modesta abitazione ereditata da un padre che quasi non ha conosciuto. Madre e figli iniziano una nuova vita nella desolata cittadina, famosa soltanto per le miniere Shandor: Phoebe e Trevor però, ben presto scoprono la verità circa il passato del nonno Egon e sulla terribile minaccia che incombe a Summerville...
Qualsiasi parere su un film del genere non può sottrarsi alla tentazione della nostalgia. Specie se formulato da un diversamente bambino per cui i Ghostbusters sono stati un caposaldo dell'infanzia. Il film di Reitman, in quanto sequel di un mostro sacro degli anni '80, è protetto dall'aura di questa certezza: non sarà l'effettiva qualità cinematografica a (s)qualificarlo, ma la sua capacità di emozionare con i riferimenti al passato. E questa certezza diventa un potere grande, enorme, quando un quarantenne sa che potrà tornare bambino per due ore al cinema. Essere ruffiano, per Reitman, è un dovere, non un limite: e questa consapevolezza traspare fin dalle prima scena di Ghostbusters Legacy in cui vediamo un attempato Egon Spengler, nella penombra, lottare contro un demone familiare.
Per i fan di vecchia data che aspettavano un sequel dal 2009, basta davvero poco per esaltarsi: ma il richiamo al passato nasconde anche l'insidia della coerenza. L'altra insidia è, invece, rappresentata dall'elemento nuovo: i giovani, sia protagonisti del film quanto il pubblico in sala, con il quale l'essere ruffiani va fatto diversamente. Ad esempio mettendo il volto noto di uno degli eroi di Stranger Things. Come accontentare giovani e vecchi? O semplicemente, per venire al sodo: com'è Ghostbusters Legacy? Certamente emozionante. La presenza/non presenza di Egon è il vero tratto geniale del film nonché l'elemento in grado di far versare qualche lacrimuccia. Ogni singolo dettaglio, ogni fotogramma di Reitman trasuda amore, se non devozione, per il personaggio di Ramis, scomparso nel 2014 e al quale Ghostbusters Legacy è consacrato dai primi istanti sino alla dedica finale. L'aura di Spengler è quel collante tra nuovo e vecchio di cui un film del genere ha bisogno come il pane. E mostrare, subito, questo collante è la scelta corretta per avviare il film sui giusti binari. La storia procede bene, prendendosi i suoi tempi, rivelando, a poco a poco, dettagli e oggetti del passato che ci riportano al 1984. E poi ripercorrendo la brutta faccenda di Gozer, il mistero delle miniere Shandor e il ruolo di Egon in tutto questo.
I minuti, passano, il film resta interessante nonostante l'aria di reboot renda qualche scena decisamente pretestuosa. Molto meglio funzionano, invece, le citazioni “contemporanee”, ad esempio i filmati dei Ghostbusters su Youtube o lo storico annuncio pubblicitario riprodotto da un tablet. I minuti passano ancora, il film continua a reggere ma... Dei Ghostbusters classici, promessi dal trailer, ancora non c'è traccia. Ed è proprio quella che doveva essere la carta vincente a far sbagliare Reitman. Che è riuscito nella cosa difficile, ossia costruire un film piacevole, parzialmente nuovo e autonomo per oltre novanta minuti, con le redini affidate ai bravi Finn Wolfhard e McKenna Grace. Poi è come se Ghostbusters Legacy incolpasse se stesso di non aver pagato sufficiente dazio al primo film: e, negli ultimi 20 minuti, quelli che fin lì erano ben dosati riferimenti al 1984, diventano vere e proprie scene-clone che escono con le ossa rotte dal raffronto con l'originale. Una su tutte la possessione di Callie, che ricalca l'indemoniata Dana Barrett, e arriva a dire “Non c'è nessuna mamma, soltanto Zuul”. Solo che, adesso, la scena risulta fine a se stessa: sia perché Carrie Coon non è la Weaver, sia perché una spalla sarcastica come Murray manca terribilmente. Stesso discorso per l'inseguimento di Paul Rudd, destinato a diventare il Mastro di Chiavi: il paragone con la comica fuga di Moranis - che pensa di essere seguito da un orso - è inevitabile e non indolore.
La frenetica intrusione del primo Ghostbusters nei soli 20 minuti finali, anziché rinforzare Legacy, ne sottolinea l'inferiorità, ricordandoci che il cast non ha lo stesso spessore, che manca l'ironia e che le scene con animatronic e modellini restano ancora cult, mentre Gozer e i suoi cagnoni in CGI non strabiliano allo stesso modo. Persino il tardivo ritorno degli Acchiappafantasmi classici ha il sentore del gettone di presenza, obbligato e ripetitivo: un Rey parecchio ingrassato fa lo stesso discorsetto a Gozer, Murray sembra invecchiato molto peggio degli altri e a stento riesce a maneggiare il fucile protonico. Winston è l'unico a sembrare in palla: purtroppo però, anche Hudson è ingabbiato da una sceneggiatura che vuole a tutti i costi ripetere la scena del 1984. E così vediamo, ancora una volta, i flussi incrociarsi.
La sequenza finale, nonostante queste forzature, riesce comunque ad emozionare, in modo autentico, e fa dimenticare il resto. Ricordando però Egon, il cervello dei Ghostbusters che ora ne diventa anche l'elemento immortale. E a questo punto tutti i difetti del film passano in secondo piano e non resta che arrendersi alla lacrimuccia e godersi il commovente finale. Le tre stelle sono forse generose ma quando ci si emoziona...
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