thomas
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giovedì 21 ottobre 2021
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eccellente
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Tutti siamo uguali dinanzi alla legge perché abbiamo pari dignità in quanto esseri umani. E se qualcuno ha commesso errori nella vita ed è stato condannato al carcere, non per questo perde la sua dignità di persona e la sua umanità. Quello di Costanzo è un film che negli anni '60 si sarebbe definito di "formazione", che trasmette valori, cioè, e contribuisce a rafforzare il senso civico e morale. Ma il vero pregio sta nella qualità dei dialoghi, nella verosimiglianza delle situazioni, nella concretezza dei personaggi, nella precisione delle dinamiche, mai forzate, ma sempre coerenti e logiche. Non c'è nulla di artificioso nel film, tutto è "al suo posto", in una perfezione pressoché geometrica in cui persino le parole e i movimenti degli interpreti hanno un ruolo preciso, quello di raccontare come ci si comporta tra uomini veri, capaci di rispetto reciproco pur nei ruoli opposti di guardia/carcerato.
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Tutti siamo uguali dinanzi alla legge perché abbiamo pari dignità in quanto esseri umani. E se qualcuno ha commesso errori nella vita ed è stato condannato al carcere, non per questo perde la sua dignità di persona e la sua umanità. Quello di Costanzo è un film che negli anni '60 si sarebbe definito di "formazione", che trasmette valori, cioè, e contribuisce a rafforzare il senso civico e morale. Ma il vero pregio sta nella qualità dei dialoghi, nella verosimiglianza delle situazioni, nella concretezza dei personaggi, nella precisione delle dinamiche, mai forzate, ma sempre coerenti e logiche. Non c'è nulla di artificioso nel film, tutto è "al suo posto", in una perfezione pressoché geometrica in cui persino le parole e i movimenti degli interpreti hanno un ruolo preciso, quello di raccontare come ci si comporta tra uomini veri, capaci di rispetto reciproco pur nei ruoli opposti di guardia/carcerato. Perché dentro ognuno di noi continua a baluginare sempre in ogni frangente quel quid di vera umanità e, se ci si libera dalle ingessature dei livelli sociali o delle posizioni di potere, si sarà sempre capaci di riconoscere nell'altro la sua umanità e, su di essa, costruire un rapporto capace di garantire dialogo e arricchimento reciproco. La colonna sonora è perfettamente coerente con la filosofia del film: mai violini di sottofondo, ma tamburi, idonei a rappresentare la durezza delle situazioni e la difficoltà di superare le diffidenze reciproche. E poi le recitazioni sono eccezionali: Servillo e un ispettore carcerario attento e razionale, Orlando un carcerato talmente furbo da essere molto saggio; tutte le figure di contorno contribuiscono infine a creare quel chiaroscuro, quella mezzatinta che avvicina gli estremi, li rende cromaticamente compatibili, fino a farli perfettamente diventare addirittura complementari. Il film scorre lento ma mai noioso verso uno sviluppo che potrebbe essere inatteso, ma la lentezza a volte è precisione e profondità, consente la riflessione, che è un bene prezioso sempre più difficile da trovare, nonostante sia il nutrimento dell'intelligenza. "Ariaferma" è una pellicola eccellente, avvicina gli opposti, spiega le differenze, non fa divertire né svagare la mente, ma ci rende consapevoli che il vero superpotere che tutti noi abbiamo e possiamo usare, a prescindere da grado e posizione sociale, è la nostra umanità
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(di luciano73)
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angelo umana
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venerdì 5 novembre 2021
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aria o acquaferma
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Leggendo dei trascorsi del regista e degli attori di questo film và riconosciuto che si tratta di persone che hanno davvero “studiato” di cinema e teatro, gente che si è applicata con rigore alla settima arte. Da ciò deriva l'alta qualità del cast, nomi di lavoratori dello spettacolo leggendo i quali su una locandina non si può non voler andare a vedere l'opera (Che tempo che fa ha fatto per il film una buona intervista ai due maggiori protagonisti).
Qui l'ambientazione è in una specie di fortezza antica, ora carcere in disuso che và svuotato e i 12 reclusi trasferiti, e il paesaggio è quello montagnoso di un'isola mediterranea, con severe rocce squadrate e inospitali, incutono timore e mistero osservandole a inizio film.
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Leggendo dei trascorsi del regista e degli attori di questo film và riconosciuto che si tratta di persone che hanno davvero “studiato” di cinema e teatro, gente che si è applicata con rigore alla settima arte. Da ciò deriva l'alta qualità del cast, nomi di lavoratori dello spettacolo leggendo i quali su una locandina non si può non voler andare a vedere l'opera (Che tempo che fa ha fatto per il film una buona intervista ai due maggiori protagonisti).
Qui l'ambientazione è in una specie di fortezza antica, ora carcere in disuso che và svuotato e i 12 reclusi trasferiti, e il paesaggio è quello montagnoso di un'isola mediterranea, con severe rocce squadrate e inospitali, incutono timore e mistero osservandole a inizio film. Restano in mente i rumori del carcere, il fragore dei cancelli delle celle, gli ordini. Nei giorni in cui il film circolava sugli schermi è stata ascoltata in qualche canale radiofonico la testimonianza di Gaetano Murana, il palermitano che scontò 18 anni ingiustamente di prigione, accusato dal falso pentito Scarantino di aver partecipato alla strage di via d'Amelio nel '92. Murana dice della violenza degli agenti con cui fu prelevato a Palermo e portato proprio nell'isola di Pianosa, dei pugni calci sevizie e angherie subite: a questo fa pensare l'atteggiamento delle guardie carcerarie del film, che devono custodire questi ultimi reclusi in attesa del trasferimento ad altre prigioni. La piccola comunità, in assenza della direttrice del carcere, deve autogestirsi, ora agli ordini del più alto in grado degli agenti, l'”ispettore” Tony Servillo, quello più di buon senso. Altra figura memorabile è Fabrizio Ferracane, più impulsivo e uso alle coercizioni a cui i carcerati sono sottoposti, e poi … c'è il presunto boss Lagioia (Silvio Orlando), quello con più autorità tra i reclusi, esistono le gerarchie sia tra i militari che tra i detenuti. Risulta difficile però avere timore di un malvivente col viso di Orlando, più assimilabile a quel professore buono e timido del film La Scuola o a quel papà tenero de La variabile umana.
Ecco, il film e la sceneggiatura di Leonardo Di Costanzo – sempre attento alle relazioni tra esseri umani, preferibilmente classi sociali umili o “normali”, vedi L'intrusa - sembra essere un decalogo, un esempio istruttivo di cosa avviene nelle carceri e come sarebbe se … ! Se la convivenza fosse più umana - la sudditanza a cui sono sottoposti i reclusi, a volte violenti a volte casi umani, spesso trattati da “formiche”, cui rivolgersi nel modo più insolente e impositivo, quasi a non considerarli uomini ma “sottospecie”, però questo è un compito più adatto a psicologi o assistenti sociali. Invece nell'Ariaferma (o sospesa, in quei giorni che sembrano unire le due umanità) succede, il film realizza una convivenza ravvicinata tra persone: mangeranno assieme, il “boss” Lagioia farà da cuoco, qualche detenuto userà per necessità il bagno degli agenti, il più giovane tra loro si prenderà cura del prigioniero anziano reietto, rifiutato da tutti. Un quadro idilliaco, ottimista, da buoni sentimenti: si saluteranno i detenuti e le guardie come compagni dopo una colonia estiva, ognuno avrà capito i drammi dell'altro. Sarà smentito l'ispettore Servillo, aveva detto al “boss” che mentre lui lì faceva un lavoro e la notte dormiva tranquillo nel suo letto, senza peccati o debiti da pagare, l'altro era in prigione. Ma in fondo la loro condizione era molto simile.
Qualche riserva sul risultato di questo lavoro: sembra un bel compito, svolto bene, con le migliori intenzioni, teso a svegliare i buoni sentimenti nello spettatore, con gli sguardi sfingei di Servillo, ma il film sà un po' di Ariaferma.
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(di gigi)
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felicity
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mercoledì 25 maggio 2022
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un film bello e importante
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In Ariaferma si dimostra che se i codici e le regole ordinarie collassano è il contatto umano l’unica strada percorribile per evitare i pericoli dello stato d’eccezione: Gargiulo concede a Lagioia la possibilità di cucinare per i detenuti piantonando in prima persona tutta l’operazione. Faccia a faccia: questi due personaggi archetipici incarnano polarità inconciliabili che continuano a rivendicare orgogliosamente identità e ruoli sociali ma si trovano costretti dalla storia (e dalla Storia) a incontrarsi per un fine più alto. La sopravvivenza della comunità che rischia l’oblio impone nuove responsabilità.
Lo spazio simbolico della cucina diventa il portale immaginario che sfocia in un’ultima cena tra detenuti e agenti seduti finalmente allo stesso tavolo.
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In Ariaferma si dimostra che se i codici e le regole ordinarie collassano è il contatto umano l’unica strada percorribile per evitare i pericoli dello stato d’eccezione: Gargiulo concede a Lagioia la possibilità di cucinare per i detenuti piantonando in prima persona tutta l’operazione. Faccia a faccia: questi due personaggi archetipici incarnano polarità inconciliabili che continuano a rivendicare orgogliosamente identità e ruoli sociali ma si trovano costretti dalla storia (e dalla Storia) a incontrarsi per un fine più alto. La sopravvivenza della comunità che rischia l’oblio impone nuove responsabilità.
Lo spazio simbolico della cucina diventa il portale immaginario che sfocia in un’ultima cena tra detenuti e agenti seduti finalmente allo stesso tavolo. Un qualcosa “di mai visto”, dice Lagioia, che è conseguenza di un ulteriore stato di eccezione: la mancanza di energia elettrica. In quel buio Gargiulo e Lagioia riescono finalmente a finire un pasto completo condividendo anche la stessa preoccupazione: salvare la vita al giovane Fantaccini. Al di là di tutto.
Il contatto umano è ormai delegato al puro sguardo. Tanto che la scoperta improvvisa di una memoria condivisa oltre quelle mura smuove definitivamente l’ariaferma di Mortana aprendo simbolicamente la porta verso il nostro mondo che preme dal fuori campo. Esattamente come dai campi-controcampi in primo piano che distanziano detenuti e agenti si scivola pian piano verso inquadrature totali che ospitano nuovi necessari incontri. La mediazione estetica che si fa costantemente riflessione etica: un film bello e importante questo Ariaferma.
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stefano capasso
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giovedì 29 dicembre 2022
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socialità che riabilita
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Il carcere di Mortana ste per essere dismesso, ma gli ultimi dodici detenuti per un imprevisto non possono essere più trasferiti nella loro nuova destinazione. La direttrice affida ad un manipolo di agenti il controllo del carcere e parte anche lei per un an uova destinazione. Ben presto le condizioni del regime carcerario provvisorio, che prevede una serie di limitazioni, creano malcontento tra i detenuti. Gli agenti dovranno scegliere se accogliere le loro rimostranze o mantenere il solito atteggiamento inflessibile. [+]
Il carcere di Mortana ste per essere dismesso, ma gli ultimi dodici detenuti per un imprevisto non possono essere più trasferiti nella loro nuova destinazione. La direttrice affida ad un manipolo di agenti il controllo del carcere e parte anche lei per un an uova destinazione. Ben presto le condizioni del regime carcerario provvisorio, che prevede una serie di limitazioni, creano malcontento tra i detenuti. Gli agenti dovranno scegliere se accogliere le loro rimostranze o mantenere il solito atteggiamento inflessibile.
Leonardo Di Costanzo si cimenta in un film di finzione, portando con sé il suo caratteristico sguardo attento ai dettagli e alle relazioni, pur gettando un occhio alle convenzioni filmiche. Mortana è un non luogo in un non tempo, dove le figure degli agenti e dei carcerati partono da rigidità opposte che non sono più compatibili nella situazione di emergenza che si è creata. Mai come in questo frangente le loro vite finiscono per somigliarsi e l''opportunità di allacciare una nuova relazione, più intima, fa emergere l''umanità presente in ciascuno di loro, siano agenti siano detenuti. DI Costanzo ci mostra l''assurdità del luogo ''carcere'' e ci mostra come questo luogo possa essere un luogo di umanità, dove ognuno, emancipandosi dal ruolo di partenza, può ''rieducarsi'' ad una vita sociale più intensa e gratificante.
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mauridal
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mercoledì 20 ottobre 2021
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ora d''aria immobile
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ORA D’ARIA IMMOBILE recensione mauridal del film ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo
Quando la guardia di sorveglianza dell’emiciclo interno al carcere ,urla ai detenuti nelle celle :” ARIA ”. ecco che si anima tutto il microcosmo del carcere ricostruito nel film, i detenuti possono uscire dalle celle per l’ora d’aria, concessa all’aperto in un cortile dove si ricreano le dinamiche dei rapporti umani , sempre e ovunque esistenti, ovvero violenza, gerarchie di comando , come anche rispetto per i forti e sopraffazione verso i deboli.
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ORA D’ARIA IMMOBILE recensione mauridal del film ARIAFERMA di Leonardo Di Costanzo
Quando la guardia di sorveglianza dell’emiciclo interno al carcere ,urla ai detenuti nelle celle :” ARIA ”. ecco che si anima tutto il microcosmo del carcere ricostruito nel film, i detenuti possono uscire dalle celle per l’ora d’aria, concessa all’aperto in un cortile dove si ricreano le dinamiche dei rapporti umani , sempre e ovunque esistenti, ovvero violenza, gerarchie di comando , come anche rispetto per i forti e sopraffazione verso i deboli. L’aria ferma che si respira all’interno delle celle diventa appena più mossa al di fuori , ma tutto il resto , rimane immobile come le esistenze dei carcerati che devono espiare la pena ,e la vita degli agenti di custodia , guardie, secondini, ispettori e graduati in servizio.
Il merito del film , non privo dei difetti tipici del movie introspettivo, ovvero mancanza di azione e montaggio veloce, è dunque di sintetizzare i due elementi umani che si fronteggiano ma anche competono all’interno della storia , ovvero l’ispettore Gargiulo guardia carceraria e il detenuto Lagioia, capoclan ,della camorra. Intanto fuori da ogni interpretazione ideologico storica, qui nella buona sceneggiatura del film si tende a non sottovalutare la possibile intesa a debita distanza di due forze antagoniste che fanno leva sull’unico scopo possibile da raggiungere per tutti coloro che vivono una assoluta segregazione , ovvero la sopravvivenza. Dunque in questo carcere di isolamento in una sottintesa Sardegna, si avvera e si realizza uno di quei paventati scandali che hanno segnato una parte di storie della vita civile italiana. Per la umana ragione di sopravvivere a condizioni inumane e impossibili per la convivenza , senza rivolte e guerra cruenta , Gargiulo ispettore e Lagioia mafioso, vengono ad un patto di tolleranza e di collaborazione per aiutare la comunità tutta , carcerati e non, ad uscire dalla sospensione della vita e del tempo che in quel carcere per tanti motivi si viene a creare. Non si tratta di un film di fantascienza o thriller spionaggio o altro, qui si parla di trattativa per preparare i pranzi nella cucina del carcere , di consumare i pasti in ambiente comune di poter lasciare la cella per alcuni e di ricreare una parvenza di vita civile per tutti, guardie comprese . Parte della storia si perde in motivazioni tra legge e burocrazia carceraria, ma al fondo prevale inevitabilmente, la intesa e la fiducia reciproca , tra poteri dominanti , per superare la fissità della situazione ovvero , un carcere dismesso con detenuti intrasferibili, che con tutto il personale di custodia deve aspettare un trasferimento irreale. Dunque una storia surreale ma al contempo di un realismo visionario ancorato a personaggi di una recente vicenda italiana molto più complessa dove le trattative sono avvenute ma subito negate , per evitare ulteriori stragi o per chiudere con uomini dal passato violento e omicida, con il potere di condizionare molti altri uomini alla rivolta malavitosa.Qui si ferma la vicenda umana descritta e ben interpretata dai due protagonisti gli attori Silvio Orlando e Toni Servillo, menzionando la regia attenta del Di Costanzo che ha reso la condizione di insopportabile vita carceraria al di fuori dagli stereotipi comuni , ma si direbbe quasi dall'interno di una esperienza vissuta. (Mauridal)
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maria f.
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martedì 9 novembre 2021
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evviva i buoni flim!
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Un film importante, attraverso il quale inevitabilmente si riflette sulla condizione di chi per giusta sentenza o per errore giudiziario è costretto a vivere in condizioni di segregazione.
C’è chi se ne fa una ragione e approfitta per considerare un cambiamento radicale e valutare di vivere un’esistenza anche se in cattività ma in maniera diametralmente opposta alla vita prima della detenzione, chi invece è sopraffatto e conta i giorni in attesa della propria liberazione.
Tutti però sono costretti a dipendere dal personale carcerario.
Anche il personale di guardia trascorre la vita dentro le mura della prigione, molti di loro proprio perché hanno il compito di custodire e osservare costantemente quelle vite spezzate, abbrutite, finiscono per mortificare e umiliare se stessi e molti arrivano al suicidio.
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Un film importante, attraverso il quale inevitabilmente si riflette sulla condizione di chi per giusta sentenza o per errore giudiziario è costretto a vivere in condizioni di segregazione.
C’è chi se ne fa una ragione e approfitta per considerare un cambiamento radicale e valutare di vivere un’esistenza anche se in cattività ma in maniera diametralmente opposta alla vita prima della detenzione, chi invece è sopraffatto e conta i giorni in attesa della propria liberazione.
Tutti però sono costretti a dipendere dal personale carcerario.
Anche il personale di guardia trascorre la vita dentro le mura della prigione, molti di loro proprio perché hanno il compito di custodire e osservare costantemente quelle vite spezzate, abbrutite, finiscono per mortificare e umiliare se stessi e molti arrivano al suicidio.
Certo anche un comune dipendente è soggetto e prigioniero del lavoro, dell’azienda per cui opera, del sistema, della famiglia, ma chi fa parte del personale di guardia, ritengo, molto più di altri lavoratori, è psicologicamente coinvolto e costretto a una continua pressione poiché affatto sottoposto al contatto complesso, impegnativo, perenne, con delinquenti o presunti tali.
Chi, quindi fra detenuti e secondini può vantare una maggiore libertà rispetto all’altro?
Gargiulo ha la certezza che con l’incarico di Ispettore, e quindi di là dalle sbarre, di potere godere appieno della sua libertà ma il camorrista Lagioia con un semplice:
“A sì?”, tenta di togliergli questa certezza cercando di inculcargli il dubbio che anche la sua posizione apparentemente libera, non lo mette al riparo dagli affanni, dai tormenti della vita ma lo ingabbia virtualmente trattenendolo inconsapevolmente in una angosciante morsa.
Un cast di attori magnifici, superbi!
Grazie.
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xerox
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venerdì 16 settembre 2022
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molto bello...
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Cominciamo col dire che ultimamente sto vedendo un mucchio di film italiani molto belli, e questo mi pare una buonissima cosa...
C'è poco da fare: gli americani devono sempre arrancare per realizzare dei film che ci possano stare dietro.
Detto questo, il film è molto bello, ma l'ho trovato un po' sbilanciato. In un momento del film Gargiulo proclama con molta convinzione il suo chi è e il suo ruolo. Lagioia no, e per questo lo trovo sbilanciato. Forse le motivazioni di Lagioia avrebbero portato il film da un'altra parte.... Per quanto mi riguarda, per esperienza di vita, posso affermare quasi sicuramente che i rapporti tra detenuti e guardie che si vedono nel film non esistono da nessuna parte, almeno in Italia.
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Cominciamo col dire che ultimamente sto vedendo un mucchio di film italiani molto belli, e questo mi pare una buonissima cosa...
C'è poco da fare: gli americani devono sempre arrancare per realizzare dei film che ci possano stare dietro.
Detto questo, il film è molto bello, ma l'ho trovato un po' sbilanciato. In un momento del film Gargiulo proclama con molta convinzione il suo chi è e il suo ruolo. Lagioia no, e per questo lo trovo sbilanciato. Forse le motivazioni di Lagioia avrebbero portato il film da un'altra parte.... Per quanto mi riguarda, per esperienza di vita, posso affermare quasi sicuramente che i rapporti tra detenuti e guardie che si vedono nel film non esistono da nessuna parte, almeno in Italia. Detenuti e guardie (direi istituzioni in senso lato) sono due mondi che rarissimamente vengono in contatto dal punto di vista umano. Isolati ognuno nella propria bolla di indifferenza e anche un po' di disprezzo verso l'altro. Bellissimo gruppo di attori, e il racconto che ti fa sentire quasi presente la bruttezza, i rumori, gli odori di un carcere italiano, che in questo caso era quello di Sassari.
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carloalberto
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venerdì 15 ottobre 2021
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servillo non può fare miracoli
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Film lento, noioso, banale, ideologico. Servillo ed Orlando, affiancati da un ottimo cast, non possono fare miracoli. Di Costanzo vuole farci la lezioncina moraleggiante alla Esopo o meglio il sermone cantato. A proposito, il commento sonoro è notevole, come pure si salva la fotografia e sarebbe stato il colmo fosse stato il contrario considerato che il regista di mestiere fa anche il direttore della fotografia. Il soggetto è originale. E’ una delle poche volte che un film ambientato in un carcere ha come protagonisti non soltanto i detenuti ma anche gli agenti della polizia penitenziaria. Tutto qui. Il plot si sviluppa con tempi biblici. Lunghe sequenze in cui non accade assolutamente nulla si alternano a qualche scena che dovrebbe essere, nelle intenzioni, drammatica, ma l’azione è talmente scontata e prevedibile da risultare altrettanto tediosa.
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Film lento, noioso, banale, ideologico. Servillo ed Orlando, affiancati da un ottimo cast, non possono fare miracoli. Di Costanzo vuole farci la lezioncina moraleggiante alla Esopo o meglio il sermone cantato. A proposito, il commento sonoro è notevole, come pure si salva la fotografia e sarebbe stato il colmo fosse stato il contrario considerato che il regista di mestiere fa anche il direttore della fotografia. Il soggetto è originale. E’ una delle poche volte che un film ambientato in un carcere ha come protagonisti non soltanto i detenuti ma anche gli agenti della polizia penitenziaria. Tutto qui. Il plot si sviluppa con tempi biblici. Lunghe sequenze in cui non accade assolutamente nulla si alternano a qualche scena che dovrebbe essere, nelle intenzioni, drammatica, ma l’azione è talmente scontata e prevedibile da risultare altrettanto tediosa.
Il messaggio è chiaro. Al di là dei ruoli e delle divise gli uomini sono tutti uguali e così emblematicamente nel finale i due anziani protagonisti, che hanno preso strade diverse, si ritrovano inquadrati da Di Costanzo mentre passeggiano insieme come due ragazzi.
La forzatura ideologica e l’artificio raggiungono l’apice nel voler suscitare nello spettatore empatia e pietà proprio per i due detenuti più odiosi. Un uomo che ha abusato della figlia, se non la ha addirittura uccisa, questo non è dato sapere, ed un ragazzo che ha riempito di pugni un vecchietto per scipparlo riducendolo in fin di vita. E’ chiaro che lo sceneggiatore ha scelto a bella posta i personaggi più detestabili ed esecrabili perché il concetto pseudo cristiano dell’amore per il prossimo, chiunque egli sia e qualsiasi cosa abbia fatto, anche la più abominevole, giunga allo spettatore nella sua originaria paradossalità. Silvio Orlando in una scena dice: qui non c’è niente da ridire. Questa è l’unica battuta che abbia un senso in tutti i dialoghi. Aggiungo che non c’è nemmeno niente da piangere o da commuoversi oppure da invitare genericamente carcerati e guardie a scorgere nell’altro un essere umano riscoprendo così la propria umanità. La situazione delle carceri in Italia, le pessime, tragiche condizioni di vita dei detenuti e specularmente le drammatiche condizioni di lavoro degli agenti di custodia meriterebbero di essere il soggetto di un docufilm di denuncia che susciti l’indignazione popolare e smuova il potere ad agire assumendosi le proprie responsabilità. Le parabole evangeliche lasciano il tempo che trovano. Certi temi possono essere affrontati o con la poesia o con la verità. In questo caso non c’è né l’una né l’altra.
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(di no_data)
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(di flaw54)
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(di stefano capasso)
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