carloalberto
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sabato 2 novembre 2019
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non c'è via di fuga
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Una serie di luoghi comuni del cinema di genere (i giochi sadici della saga di Saw, i labirinti sotterranei dei mille serial killer che da sempre imperversano negli horror americani, l’inganno dell’assassino che si finge vittima, il gioco dei doppi) si addensano, sin dall’inizio, come plumbea nebbia che avvolge tutto, e, poi, improvvisamente, squarci di luce, incarnata in un sorriso di Servillo o in una moina di Dustin, illuminano la sala e per qualche secondo ci si desta dal torpore narcotico che imprigiona la giovane protagonista, un’ottima Valentina Bellè, come lo spettatore. Attori di primissimo piano in un film di serie B, più adeguato ai comprimari, che scimmiottano i detectives di una delle tante serie TV.
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Una serie di luoghi comuni del cinema di genere (i giochi sadici della saga di Saw, i labirinti sotterranei dei mille serial killer che da sempre imperversano negli horror americani, l’inganno dell’assassino che si finge vittima, il gioco dei doppi) si addensano, sin dall’inizio, come plumbea nebbia che avvolge tutto, e, poi, improvvisamente, squarci di luce, incarnata in un sorriso di Servillo o in una moina di Dustin, illuminano la sala e per qualche secondo ci si desta dal torpore narcotico che imprigiona la giovane protagonista, un’ottima Valentina Bellè, come lo spettatore. Attori di primissimo piano in un film di serie B, più adeguato ai comprimari, che scimmiottano i detectives di una delle tante serie TV. Carrisi, preso dalla smania di sorprendere, ambienta il film in uno spazio senza tempo dove oggetti vintage si accostano a tecnologie moderne, immersi in uno scenario apocalittico, da fine del mondo, forse causata da una futura probabile tempesta solare. Il finale, da non dirsi, pur cervelloticamente costruito, riscatta in parte la pellicola svelandone il meccanismo macchinico di un gioco da bancarella, come uno di quelli con cui si diverte, nel racconto, il maniaco di turno. Ma la mancanza di tensione ha ormai snervato il pubblico insonne che lo accoglie come una liberazione dalla noia. Degne di nota le riprese in auto, guidata dall’eroe morente, che percorre lunghi rettilinei urbani svuotati di presenze umane e addobbati da insegne metafisiche o che si immergono nel buio di una campagna periferizzata, suggestive allusioni alla vita dis-umana delle metropoli e dei loro margini in cui si ritagliano solitudini alla deriva alla ricerca disperata di un destino significante. Come sembra suggerire il finale, ognuno continua, anche all’altro mondo, a ripetere se stesso eternamente, in un contrappasso dantesco senza possibilità di fuga, come in un labirinto.
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foffola40
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sabato 2 novembre 2019
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volutamente confuso
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in questo genere di film che possiamo definire thriller conta molto l'atmosfera della sala . Nel mio caso piena anche se non molto grande, tutti perplessi,quando non annoiati alla disperata ricerca di una seppur lieve logica nei fatti peraltro criminosi. Quindi?. Dustin Hoffman appena sufficiente con il suo faccione da finto tonto forse introdotto per il mercato americano Servillo molto gigione e a volte supponente, la ragazza brava in particolare perchè recita per la prima volta da protagonista ma il film non regge, involuto senza motivo, non ci sono i servizi segret,i è una paranoia di uomini comuni. Carrisi scrivi e fai fare il regista a chi di mestiere!. (foffola40)
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venerdì 1 novembre 2019
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commento
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non male come lettura del film. Complimenti.
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l''imbecille
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venerdì 1 novembre 2019
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due sceneggiature parallele
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Credo di non essere stato l’unico a presentarsi in sala a vedere L’Uomo del labirinto memore de La ragazza nella nebbia ed aspettarsi un intrigo di pari portata. L’intrigo onestamente non manca, manca però di una ratio concludente, e si percepisce in toto lo sforzo compiuto dal regista nell’accoppiare due sceneggiature parallele. Lo spettatore attento sono certo che più di una volta si sarà chiesto, ma quando questi due binari paralleli si incroceranno? Il film, il tono alto lo regge, fors’anche con qualche sforzo, grazie ad una scenografia buona, erede dell’altro film di Carrisi. Ma non basta. Mi sono accorto che anche gli spettatori che mi stavano a fianco qualche volta hanno manifestato un po’ di noia: passaggi ripetitivi ed inspiegabili, inconciliabili e perdipiù con una sceneggiatura duplice.
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Credo di non essere stato l’unico a presentarsi in sala a vedere L’Uomo del labirinto memore de La ragazza nella nebbia ed aspettarsi un intrigo di pari portata. L’intrigo onestamente non manca, manca però di una ratio concludente, e si percepisce in toto lo sforzo compiuto dal regista nell’accoppiare due sceneggiature parallele. Lo spettatore attento sono certo che più di una volta si sarà chiesto, ma quando questi due binari paralleli si incroceranno? Il film, il tono alto lo regge, fors’anche con qualche sforzo, grazie ad una scenografia buona, erede dell’altro film di Carrisi. Ma non basta. Mi sono accorto che anche gli spettatori che mi stavano a fianco qualche volta hanno manifestato un po’ di noia: passaggi ripetitivi ed inspiegabili, inconciliabili e perdipiù con una sceneggiatura duplice. Gran parte del risultato di un livello 3 su 5 è retto dalla presenza di Dustin Hoffman e Toni Servillo, di certo. Ma non basta. Non pochi interrogativi che uno spettatore attento si pone non trovano risposta e potrebbe cheidersi: non li ho capiti io?? Mah, di certo non è l’unico. Scene che rimangono sospese nel vuoto sempre in attesa di un coinvolgimento razionale, invece no, viene a mancare. Fatti inspiegabili che non trovano in fondo un logico aggancio. E i casi non sono pochi, li butto lì e chissà se qualcuno potrà darmi una lettura: <<la maschera da coniglio, l'uomo nella vasca, la bambina che compare e scompare, la vecchietta con la stampella, ecc. ecc.>>. Mi fermo qui, ma vado avanti riconoscendo che non si può tacere, d’altro canto, che Valentina Bellè è unica, regge in maniera accademica il ceppo guida di tutto il film gestendo con maestria il suo ruolo portante. Non è da meno la colonna sonora di Vito Lo Re,che accompagna ogni sequenza con precisione, meritando un plauso allorquando attira l’attenzione dello spettatore.
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paolo darr
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giovedì 31 ottobre 2019
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thriller d'altri tempi
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Un film che ha catturato la mia attenzione dall'inizio alla fine. Una interpretazione di tutti magnifica. Servillo e Hoffman perfetti. Interpretazione di entrambi fantastica. Ma anche tutti gli altri senza che li elenchi uno ad uno. Chi mi ha stupito particolarmente è Valentina Bellè, bravissima. A mio modo di vedere interpreta il personaggio più complesso, il cardine sul quale si svolge tutto il racconto. Tiene tranquillamente il confronto per tutta la durata del film con Hoffman (ed è tutto dire!). E' un film che ti fa entrqre all'interno di un labirinto, ma che da questo stesso labirinto si deve essere in grado di uscirne da soli. Chi ha letto i romanzi di Carrisi (come me) è sicuramente avvantaggiato conoscendono lo stile di racconto, sa che non ci si deve mai soffermare troppo "all'evidenza" che gli viene mostrata, che gli si mette davanti, è necessario prestare la massima attenzione ed approfondire ogni piccolo particolare.
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Un film che ha catturato la mia attenzione dall'inizio alla fine. Una interpretazione di tutti magnifica. Servillo e Hoffman perfetti. Interpretazione di entrambi fantastica. Ma anche tutti gli altri senza che li elenchi uno ad uno. Chi mi ha stupito particolarmente è Valentina Bellè, bravissima. A mio modo di vedere interpreta il personaggio più complesso, il cardine sul quale si svolge tutto il racconto. Tiene tranquillamente il confronto per tutta la durata del film con Hoffman (ed è tutto dire!). E' un film che ti fa entrqre all'interno di un labirinto, ma che da questo stesso labirinto si deve essere in grado di uscirne da soli. Chi ha letto i romanzi di Carrisi (come me) è sicuramente avvantaggiato conoscendono lo stile di racconto, sa che non ci si deve mai soffermare troppo "all'evidenza" che gli viene mostrata, che gli si mette davanti, è necessario prestare la massima attenzione ed approfondire ogni piccolo particolare. L'attenzione ai dettagli è richiesta e fondamentale per entrare e comprendere appieno il racconto. I dettagli ci sono tutti, tutti magnificamente raccontati con la giusta attenzione, sta allo spettatore/lettore avere la capacità di rimetterli insieme al momento opportuno. Di costruire quel puzzle di cui tutti i pezzi Carrisi ci ha messo a disposizione.
Molto fedele al libro tranne che per talune piccolissime scene che non compromettono ovviamente la storia, ho apprezato il fatto che Carrisi abbia reso il finale più "semplice" rispetto al romanzo dando allo spettatore qualche piccolo aiuto in più per poter uscire dal labirinto che gli ha creato e nel quale lo ha imprigionato.
Grazie Donato.
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mercoledì 30 ottobre 2019
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inconcludente
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Ottima l'interpretazione degli attori, ma completamente surreale, fuori dal tempo, pieno di contraddizioni, per il mio gusto non vale due ore del vostro tempo. Mi aspettavo molto ma ho ricevuto una grande delusione.
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leonardo
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mercoledì 30 ottobre 2019
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un bel thriller psicologico che vi stupirà
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Carrisi questa volta ci regala la trasposizione cinematografica della sua opera L'Uomo del Labirinto. Una regia davvero ben curata con ambientazioni e scenografie da urlo e la storia fin dalle scene iniziali cattura subito la nostra attenzione. Toni Servillo e Dustin Hoffman la fanno da padrone in questa pellicola con due perfomance di altissimo livello. Un thriller che gioca con lo spettatore, con la sua mente e come sempre in stile Carrisi non mancancheranno i colpi di scena che vi lasceranno increduli. Anche il cast di supporto è di altissimo livello su tutti Bellè e Marchioni ma più in generale tutti gli attori erano perfettamente a loro agio nel loro personaggio.
[+] twist?!?!?!
(di pakomachine)
[ - ] twist?!?!?!
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