lichimin
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venerdì 5 giugno 2020
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forse carrisi dovrebbe solo scrivere
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non metto una stella perché lo spunto per fare qualcosa di diverso e prendersi dei rischi lo trovo comunque meritevole. Il film però è una cozzaglia di cose con un finale che mi ha lasciato basito come direbbero gli sceneggiatori di Boris. Come nel suo film precedente ho trovato veramente dozzinale il suono, poco curato negli ambienti e nel fooley, sicuramente è una mia deformazione professionale ascoltare certe cose, ma molti altri film italiani sono curati molto di più da questo punto di vista, e il film precedente era anche peggio. La recitazione: Servillo fa un po' e stesso come sempre, bravo, di certo non la migliore performance, Hoffmann con un filo di gas, i polizzioti sembravano delle macchiete da cartone animato, come facessero parte di un altro film, le ragazze in gamba ma non memorabili.
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non metto una stella perché lo spunto per fare qualcosa di diverso e prendersi dei rischi lo trovo comunque meritevole. Il film però è una cozzaglia di cose con un finale che mi ha lasciato basito come direbbero gli sceneggiatori di Boris. Come nel suo film precedente ho trovato veramente dozzinale il suono, poco curato negli ambienti e nel fooley, sicuramente è una mia deformazione professionale ascoltare certe cose, ma molti altri film italiani sono curati molto di più da questo punto di vista, e il film precedente era anche peggio. La recitazione: Servillo fa un po' e stesso come sempre, bravo, di certo non la migliore performance, Hoffmann con un filo di gas, i polizzioti sembravano delle macchiete da cartone animato, come facessero parte di un altro film, le ragazze in gamba ma non memorabili. Effetti speciali senza uniformità, a volte sembrava Sin City quando viaggi in auto, ma non ho trovato uno stile uniforme nel film. Il finale c'èho ragionato tutta la notte e boh... perché? ma allora era lui? ma che senso ha? Non so cos'altro dire. Secondo me Carrisi sia in questo film che nel primo dimostra di avere delle doti di genere, ma dovrebbe affidarsi a qualcuno che le sappia mettere in video
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onufrio
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domenica 31 maggio 2020
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lo spettatore cade nel labirinto
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Affidandosi nuovamente alla bravura di Servillo, Carrisi realizza il suo secondo film, un thriller/noir incentrato su un misterioso rapinatore con la faccia da coniglio con gli occhi rossi a forma di cuore. L'inizio è coinvolgente, ma il tanto atteso colpo di scena si tramuta in delusione, condito da uno smarrimento generale, come se il copione volasse via dalle mani del regista, lasciando lo spettatore più confuso che persuaso. Le genialata all'Americana forse sarebbe meglio lasciarla ad altri, ancora una volta Carrisi dietro la macchina da presa mostra una sorta di presuntuosità di chi non è del mestiere. Una cosa è scrivere i romanzi, un'altra cosa è dirigere film con trame così impegnate.
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Affidandosi nuovamente alla bravura di Servillo, Carrisi realizza il suo secondo film, un thriller/noir incentrato su un misterioso rapinatore con la faccia da coniglio con gli occhi rossi a forma di cuore. L'inizio è coinvolgente, ma il tanto atteso colpo di scena si tramuta in delusione, condito da uno smarrimento generale, come se il copione volasse via dalle mani del regista, lasciando lo spettatore più confuso che persuaso. Le genialata all'Americana forse sarebbe meglio lasciarla ad altri, ancora una volta Carrisi dietro la macchina da presa mostra una sorta di presuntuosità di chi non è del mestiere. Una cosa è scrivere i romanzi, un'altra cosa è dirigere film con trame così impegnate.
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lizzy
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domenica 22 marzo 2020
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un cerchio più che un labirinto...
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Partiamo col dire che non ho letto (e non ho nessuna intenzione di farlo) il libro, quindi non ho idea se ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di meglio o peggio o qualcosa di inesistente nel romanzo rispetto al film.
Limitandomi alla sola pellicola non posso altro che sottoscrivere la recensione "Nuovo Cinema Inferno": questo film è un accozzaglia di situazioni/citazioni che dovresti schiacciare centomila volte il pulsante "pause" per fermarti a riflettere su chi, come, cosa, quando, perchè...
Tecnologie, appunto, mischiate, luoghi assurdi pur se indecifrabili e situazioni al limite del ridicolo.
Come il Genko che segue la vecchia disturbata in cantina: ma che, veramente un tipo, si suppone, scaltro come lui finisca a terra con la solita botta in testa a sorpresa?
E come mai il "Bunny" scende in cantina così avventatamente?
Perchè quando Genko riesce a stordirlo e corre sopra, dopo aver chiuso la porta a sua volta, bloccando la fuga dell uomo, non si ferma a prendere le sue cose e a telefonare alla Polizia?
Stesso dicasi per il Dottor Green: ma scherzate che vien messo k.
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Partiamo col dire che non ho letto (e non ho nessuna intenzione di farlo) il libro, quindi non ho idea se ci sia qualcosa di diverso, qualcosa di meglio o peggio o qualcosa di inesistente nel romanzo rispetto al film.
Limitandomi alla sola pellicola non posso altro che sottoscrivere la recensione "Nuovo Cinema Inferno": questo film è un accozzaglia di situazioni/citazioni che dovresti schiacciare centomila volte il pulsante "pause" per fermarti a riflettere su chi, come, cosa, quando, perchè...
Tecnologie, appunto, mischiate, luoghi assurdi pur se indecifrabili e situazioni al limite del ridicolo.
Come il Genko che segue la vecchia disturbata in cantina: ma che, veramente un tipo, si suppone, scaltro come lui finisca a terra con la solita botta in testa a sorpresa?
E come mai il "Bunny" scende in cantina così avventatamente?
Perchè quando Genko riesce a stordirlo e corre sopra, dopo aver chiuso la porta a sua volta, bloccando la fuga dell uomo, non si ferma a prendere le sue cose e a telefonare alla Polizia?
Stesso dicasi per il Dottor Green: ma scherzate che vien messo k.o. con un mezzo calcio sferrato dal letto dalla vittima? Ma dove, come e quando potrebbe avvenire.
Beh, certo, se io fossi una persona del tipo "guardare e non riflettere" allora tutto avrebbe un senso.
Tipo lo stanzone enorme del (supposto) locale della Polizia dove vengono schedati gli scomparsi: ci si potrebbe giocare a pallone tanto è ampio. E quei contenitori con addirittura le foto delle vittime...
La stanza dell' ospedale poi tutto sembrava tranne, appunto, una stanza di ospedale, ed è qui che il tarlo del dubbio comincia a rodere da subito: fosse una parte del famoso "labirinto" e il Green il "mostro"?
Con questa premessa, già a inizio film, tutto il resto passa in secondo piano.
Poi le boiate tipo il comportamento dei poliziotti (assurdo da qualunque parte si veda) e l'assoluta mancanza di coerenza (vedi scena nella roulotte) fanno il resto.
Nota finale: anche qua i due attoroni sono sprecati e sembrano fuori parte: Hoffman si vede che fa una marchetta e Servillo... beh... un altra recitazione "annoiata".
Valentina Bellè completamente fuori parte (o così pare a me).
Alla fine tutto torna all' inizio (il cerchio si chiude)... e la chiaccherata finale al bar fra Hoffman Servillo e mi sembra tanto uno di quegli spoileroni (voluti) dei film della Marvel dove si buttano le basi per l' opera successiva.
Ma chi la vorrà vedere?
A me "La ragazza nella nebbia" e questo son bastati...
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alexnapoleone
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martedì 10 dicembre 2019
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rappresentare certe dinamiche senza conoscerle.
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Film che tenta di addentrarsi nelle psicologia ma con scarso successo. Un collage di elementi copiati da altri film di sucesso ma con scarso risultato. Non ho letto il romanzo ma vedendo il film traggo le mie conclusioni.
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alexnapoleone
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martedì 10 dicembre 2019
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copia e incolla
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Un copia e incolla di film famosi, forse anche il romanzo è così.
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gian.ab
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venerdì 22 novembre 2019
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bha
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enri.ca
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mercoledì 13 novembre 2019
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facciamoci una risata..
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Film confuso e ingarbugliato, ricco di inutili dettagli che impegnano le menti senza condurre a nessun punto. Solo alla fine, insieme ad un sospiro di sollievo, si prende consapevolezza di aver sprecato energia, tempo e soldi del biglietto. Cast scadente, ad eccezione di Tony Servillo e Dustin Hoffman che si trovano però, irrimediabilmente avvolti in una nebbia di cliché, mediocrità e un velo di "no-sense" che aleggia per tutta la durata del film. Ambientazione? Bella domanda! nei tragitti in macchina sembrerebbe una metropoli ma due minuti dopo ci si trova immersi in luoghi che vanno in contrasto; non ci è dato sapere se il tutto si sta svolgendo negli anni 2000 o negli anni 70, di fronte ad un continuo affiancarsi di oggetti moderni e oggetti vintage.
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Film confuso e ingarbugliato, ricco di inutili dettagli che impegnano le menti senza condurre a nessun punto. Solo alla fine, insieme ad un sospiro di sollievo, si prende consapevolezza di aver sprecato energia, tempo e soldi del biglietto. Cast scadente, ad eccezione di Tony Servillo e Dustin Hoffman che si trovano però, irrimediabilmente avvolti in una nebbia di cliché, mediocrità e un velo di "no-sense" che aleggia per tutta la durata del film. Ambientazione? Bella domanda! nei tragitti in macchina sembrerebbe una metropoli ma due minuti dopo ci si trova immersi in luoghi che vanno in contrasto; non ci è dato sapere se il tutto si sta svolgendo negli anni 2000 o negli anni 70, di fronte ad un continuo affiancarsi di oggetti moderni e oggetti vintage. Diciamo che, all'inquietudine che dovrebbe suscitare il film, prende posto una sana comicità data da TROPPI errori e TROPPE scelte sbagliate (prima fra tutte, una colonna sonora completamente inopportuna)
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fabioalef
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lunedì 11 novembre 2019
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ofelèe fa el to meste'(segue traduzione)
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Troppo buoni i "colleghi" Pakomachine e Jaylee, misericordioso Ruben con tre stelle! Non ho letto né tantomeno leggerò ora il libro di Carrisi, dopo aver visto il suo "prodotto audiovisivo" (chi la fa l'aspetti!).
Se "La Ragazza..." poteva essere valutato acerbo nella regia ma onesto, come opera prima, questa seconda presuntuosa prova, se non fosse triste, potrebbe invece essere definita comica (involontariamente, of course!).
Vogliamo parlare della scenografia sciatta, e spesso umoristica? Ad es. gli unicorni a casa della biondina -trovata, dice ineffabilmente Genko/Servillo "ragazzina spaventata" e coltivata però "squillo d'alto bordo"- simboli che evidentemente emulano la prestanza fisica richiesta ai suoi clienti? Oppure le pareti dell'appartamento del dentista, opportunamente rosso cupo e nero, come l'animaccia del suddetto?
E la colonna sonora, degna di un melo' alla "Love Story" ? Per nulla appropriata invece a uno psico thriller "alla Argento"? Stendo un pietoso velo sui dialoghi, e sulle modalità relazionali fra i personaggi: non si spara sulla Croce rossa!
Che dire poi della performance attoriale di Servillo e Hoffman, entrambi al "minimo sindacale" recitativo.
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Troppo buoni i "colleghi" Pakomachine e Jaylee, misericordioso Ruben con tre stelle! Non ho letto né tantomeno leggerò ora il libro di Carrisi, dopo aver visto il suo "prodotto audiovisivo" (chi la fa l'aspetti!).
Se "La Ragazza..." poteva essere valutato acerbo nella regia ma onesto, come opera prima, questa seconda presuntuosa prova, se non fosse triste, potrebbe invece essere definita comica (involontariamente, of course!).
Vogliamo parlare della scenografia sciatta, e spesso umoristica? Ad es. gli unicorni a casa della biondina -trovata, dice ineffabilmente Genko/Servillo "ragazzina spaventata" e coltivata però "squillo d'alto bordo"- simboli che evidentemente emulano la prestanza fisica richiesta ai suoi clienti? Oppure le pareti dell'appartamento del dentista, opportunamente rosso cupo e nero, come l'animaccia del suddetto?
E la colonna sonora, degna di un melo' alla "Love Story" ? Per nulla appropriata invece a uno psico thriller "alla Argento"? Stendo un pietoso velo sui dialoghi, e sulle modalità relazionali fra i personaggi: non si spara sulla Croce rossa!
Che dire poi della performance attoriale di Servillo e Hoffman, entrambi al "minimo sindacale" recitativo. La Belle', per aggiunta, si atteggia a "ecco qui la nuova promessa eclettica del cine/TV italiano!!!". Sopra le righe, inutilmente, anche i due improbabili poliziotti di cui uno particolarmente rabbioso,(tale Bauer), senza motivo apparente contro Genko/Servillo che a suo tempo aveva assai professionalmente rifiutato l'incarico dei genitori della ragazza rapita, non essendo la sua specialità. Sotto le righe invece il collega/compagno (boh?) Marchionni della poliziotta Belle'': sfinito chiaramente da 367 giorni di telefonate senza esito alla segreteria telefonica della stessa ("rispondimi anche se stai facendo una indagine! Cosa dico ad Alice?"). 367 giorni!!! Periodo comunicato a lei e agli spettatori incauti dal (prevedibilissimo) rapitore.
Infine, il Carrisi "regista" non ha potuto fare a meno di indorare la pillola con la pleonastica ripresa dell'acerbo seno della predetta "ex ragazzina impaurita", forse per confermare i sospetti sulle attività lavorative dalla stessa espletate fra lacche rosse e luci soffuse... Vabbe'!
Per concludere, tornando alla traduzione dal milanese promessa nel titolo: "Pasticciere, fai il tuo mestiere!".
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eddie01
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lunedì 11 novembre 2019
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la caporetto del cinema italiano
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Spiace parlar così male di un film italiano, ma qui davvero non se ne può fare a meno. Inutile raccontare la trama già citata da altri, banalotta e mal sceneggiata, perché qui il vero problema è tutto il resto. Non funziona praticamente nulla, dai dialoghi insulsi alla direzione degli attori disastrosa, e se Dustin Hoffman in clima da "vacanze in Italia" se la cava col mestiere, il resto è una Caporetto. Dai due poliziotti macchiette alla povera Bellè che fornisce una delle prestazioni più imbarazzanti dai tempi di Tea Falco in 1992. Non parliamo del montaggio poi in cui molte scene sono infilate a forza solo perché evidentemente ritenute esteticamente interessanti.
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Spiace parlar così male di un film italiano, ma qui davvero non se ne può fare a meno. Inutile raccontare la trama già citata da altri, banalotta e mal sceneggiata, perché qui il vero problema è tutto il resto. Non funziona praticamente nulla, dai dialoghi insulsi alla direzione degli attori disastrosa, e se Dustin Hoffman in clima da "vacanze in Italia" se la cava col mestiere, il resto è una Caporetto. Dai due poliziotti macchiette alla povera Bellè che fornisce una delle prestazioni più imbarazzanti dai tempi di Tea Falco in 1992. Non parliamo del montaggio poi in cui molte scene sono infilate a forza solo perché evidentemente ritenute esteticamente interessanti. Si raggiunge la comicità involontaria quando dei poliziotti irrompono in un bar alla ricerca di un testimone tirando una bomba. Oppure le forze dell'ordine che arrestano il cattivo puntando le loro armi da un metro di distanza in piena luce e in una stanza attivando il puntamento laser solo per poter giustificare l'inquadratura dei puntini rossi sul petto del cattivo. Saper scrivere un libro non significa saper realizzare una sceneggiatura, e aver visto dei film non significa saper fare il regista. Semplicemente non è il mestiere di Carrisi.
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marins
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lunedì 11 novembre 2019
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non è terribile
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Da come era stato descritto, pensavo peggio. Non è così terribile.
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