biscotto51
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sabato 11 dicembre 2021
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incomprensibile
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Bella storia, ma se solo fosse stato parlato in un napoletano comprensibile, come in Operazione San Gennaro. No, tutti gli attori parlavano biascicando le parole, surrandole a mezza bocca, sottovoce, masticandole in un napoletano incomprensibile a noi poveri diavoli.
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tom cine
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domenica 13 giugno 2021
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camorra e ironia in una napoli cupa e gotica
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Igor Tuveri non è di certo il primo fumettista che dirige un film tratto da un suo fumetto e quando un’artista del mondo delle nuvole parlanti si cimenta con la trasposizione di una propria opera, spesso i risultati possono variare dal capolavoro assoluto all’orrido. Nel caso di “5 è il numero perfetto”, il risultato è un buon film, piuttosto originale, con alcuni pregi e altrettanti difetti.
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Igor Tuveri non è di certo il primo fumettista che dirige un film tratto da un suo fumetto e quando un’artista del mondo delle nuvole parlanti si cimenta con la trasposizione di una propria opera, spesso i risultati possono variare dal capolavoro assoluto all’orrido. Nel caso di “5 è il numero perfetto”, il risultato è un buon film, piuttosto originale, con alcuni pregi e altrettanti difetti.
La storia si svolge nella Napoli dei primissimi anni 70, ma chi si aspetta di divertirsi con gli stereotipi folkloristici sulle borgate napoletane del passato rimarrà deluso: la Napoli di questo film è irreale e deve molto al cinema espressionista. E’ una città quasi sempre buia, piovosa e irreale e che sembra abitata, tolti i personaggi del film, soltanto dai fantasmi. In questo scenario cupo si aggira Peppino Lo Cicero, un sicario al servizio della camorra, vedovo e con un figlio deciso a seguire le orme del padre. Una sera, il figlio esce di casa per eseguire un omicidio, ma l’incarico si rivela una trappola ben congegnata ed il figlio viene ucciso. Ovviamente, sangue chiama sangue: il padre riprende, fra le mani, i “ferri del mestiere” e, armato, decide di trovare e di ammazzare i responsabili della morte del figlio. Per raggiungere il suo obiettivo, accetta l’aiuto di un suo vecchio amico, Totò, e di una sua vecchia amante, Rita.
Il regista firma un film insolito, non tanto per la trama quanto per la maniera in cui viene raccontata e per il suo impianto visivo: “5 è il numero perfetto” è un film orgogliosamente sopra le righe e fumettistico fin dai titoli di testa ed è evidente la voglia, ammirevole, di non volerlo far somigliare ad altri film sulla malavita napoletana, ma solo a sé stesso (a parte la divisione in capitoli, in puro stile Tarantino). Possiede, inoltre, un divertente umorismo nero (ogni tanto si sorride) a cui ben si addice l’interpretazione di un Toni Servillo dalle espressioni molto ironiche e che ricorda agli spettatori che non si tratta di un film che vuole prendersi sul serio. Anche Valeria Golino riesce a dare un’interpretazione adatta al contesto surreale del film. Il resto del cast, incluso Carlo Buccirosso, non è invece molto convincente. Un altro difetto di questo film è la mancanza di ritmo nelle scene d’azione (sparatorie, agguati) che finiscono con il diventare troppo anonime.
All’attivo del film bisogna, però, mettere anche l’atmosfera e l’impianto scenografico, soprattutto durante le scene notturne che si svolgono nelle vie (quasi gotiche) di una Napoli cupa ma non priva di fascino ed un finale non molto scontato. In conclusione: “5 è il numero perfetto” è un film “non perfetto”, ma che comunque merita una visione.
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lizzy
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mercoledì 7 aprile 2021
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tutto bene...tranne il titolo!
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Onestamente non ho letto mai nulla di Igort, men che meno il "romanzo grafico" che ha dato origine al film, ma devo dire che non se ne sente la mancanza.
Certe scene sembrano proprio essere dei fumetti vivi e certi momenti, come le introduzioni ai capitoli, veramente ben fatti.
E questo girato nei vicoli notturni di una Napoli dove il sole non arriva mai, manco di striscio, e dove i panni stesi fanno il paio col malaffare dilagante.
Non c'è redenzione per Napoli, ma la stessa sorte sembra toccare al "nasuto" Servillo che qua, un po come un Gambardella in acidone, spadroneggia finchè può.
Bravissima anche la Golino, sempre e sempre in parte, un po' meno credibile invece il Buccirosso, che non riesce a sembrare cattivo nemmeno "quando lo disegnano così".
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Onestamente non ho letto mai nulla di Igort, men che meno il "romanzo grafico" che ha dato origine al film, ma devo dire che non se ne sente la mancanza.
Certe scene sembrano proprio essere dei fumetti vivi e certi momenti, come le introduzioni ai capitoli, veramente ben fatti.
E questo girato nei vicoli notturni di una Napoli dove il sole non arriva mai, manco di striscio, e dove i panni stesi fanno il paio col malaffare dilagante.
Non c'è redenzione per Napoli, ma la stessa sorte sembra toccare al "nasuto" Servillo che qua, un po come un Gambardella in acidone, spadroneggia finchè può.
Bravissima anche la Golino, sempre e sempre in parte, un po' meno credibile invece il Buccirosso, che non riesce a sembrare cattivo nemmeno "quando lo disegnano così"...
Certo, la trama è un pò scontata: si sa, in questi film alla fine non vince mai nessuno veramente... e i prezzi da pagare non valgono mai la pena...ma tant'è...
Bene... un bellissimo film che potrebbe far capire a chi, oltreoceano, pensa di avere l'esclusiva per certi lavori.
A me il film è piaciuto e molto e non sono d'accordo con chi parla di lentezze e brutture.
Una sola cosa non mi va: il titolo.
Certo, ho capito bene a cosa questo si riferisce e alla metafora dell'uomo tartaruga, ma non ha senso, per me, appiopparlo a tutta l'opera (si poteva usare la frase solo come nome di un capitolo e sarebbe andata bene così).
Capisco però anche che è difficile, oggi come oggi, trovare un titolo originale e che se ne metti uno che non si capisce molta gente accorre alla proiezione proprio... per la stranezza del titolo.
Beh.
Comunque complimenti a Igort.
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fabio 3121
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domenica 28 marzo 2021
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guapparia e lacreme napulitane
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il film dell'esordiente regista Igort, fumettista che porta sullo schermo un suo soggetto, ha come protagonista principale Toni Servillo, che interpetra il guappo Peppino Lo Cicero, ed è ambientato a Napoli nel 1972. Nei vicoli di una città deserta e sotto una pioggia incessante avviene l'agguato del figlio Nino da parte di un esponente di un clan rivale. Peppino, con l'aiuto del suo amico guappo Totò ò Macellaio (Carlo Buccirosso) e della sua amante di un tempo, Rita (Valeria Golino), scatena una guerra per vendicarsi del figlio. La pelicola dalla trama semplice in realtà risulta molto originale dal punto di vista della regia e di alcuni immagini splatter che portano alla memoria i film di Tarantino.
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il film dell'esordiente regista Igort, fumettista che porta sullo schermo un suo soggetto, ha come protagonista principale Toni Servillo, che interpetra il guappo Peppino Lo Cicero, ed è ambientato a Napoli nel 1972. Nei vicoli di una città deserta e sotto una pioggia incessante avviene l'agguato del figlio Nino da parte di un esponente di un clan rivale. Peppino, con l'aiuto del suo amico guappo Totò ò Macellaio (Carlo Buccirosso) e della sua amante di un tempo, Rita (Valeria Golino), scatena una guerra per vendicarsi del figlio. La pelicola dalla trama semplice in realtà risulta molto originale dal punto di vista della regia e di alcuni immagini splatter che portano alla memoria i film di Tarantino. La differenza sta però nella ottima performance attoriale di Toni Servillo e di un cast di supporto tutto sommato valido. Nel complesso il film si lascia vedere con interesse fino al colpo di scena finale. Voto: 6/10.
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dandy
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martedì 16 febbraio 2021
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o''fumettone.
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Il regista(che sceneggia) esordisce adattando fedelmente la propria graphic novel omonima del 2002 con un film diviso in atti che frulla Tarantino,Besson,Johnnie To(che pare avrebbe dovuto esserne il regista),Batman,Dick Tracy,Diabolik,e persino un pizzico di Antonioni.Con le puntuali riflessioni sui tempi che cambiano in peggio e l'impossibilità di adattarvisi per gli antichi codici d'onore.Insomma una sagra del già visto tutt'altro che indispensabile ma comunque piacevolmente guardabile,e ottimamente confezionata,con bella fotografia dai colori pastello e una suggestiva ambientazione nella Napoli dei primi anni '70 perennemente piovosa e ritratta come una Gotham City nostrana.
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Il regista(che sceneggia) esordisce adattando fedelmente la propria graphic novel omonima del 2002 con un film diviso in atti che frulla Tarantino,Besson,Johnnie To(che pare avrebbe dovuto esserne il regista),Batman,Dick Tracy,Diabolik,e persino un pizzico di Antonioni.Con le puntuali riflessioni sui tempi che cambiano in peggio e l'impossibilità di adattarvisi per gli antichi codici d'onore.Insomma una sagra del già visto tutt'altro che indispensabile ma comunque piacevolmente guardabile,e ottimamente confezionata,con bella fotografia dai colori pastello e una suggestiva ambientazione nella Napoli dei primi anni '70 perennemente piovosa e ritratta come una Gotham City nostrana.Apprezzabile lo stile barocco e le occasionali invenzioni visive.Se si è fan di prodotti simili made in USA allora potrete gradire:l'azione al rallenti e le sparatorie sanguinose abbondano.Il cast sta al gioco.Servillo(con naso finto) è una sorta di Bruce Willis napoetano e misurato,Buccirosso e la Golino gli tengono testa.Il titolo si riferisce a una frse del cugino defunto del protagonista,secondo la quale certe persone non fanno affidamento su nessuno traendo forza da gambe,braccia e volto.
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volontè78
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domenica 19 aprile 2020
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innovativo
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Nel panorama del cinema italiano,questa pellicola,si presenta con stilemi e registri innovativi.
Innazitutto,Igort,ci presenta una Napoli,come tante città,senza eccessi,con ombre e luci da noir,d'altri tempi,ma vicini ad una fumettistica gradita al regista.Storia solida,con un cast perfetto in iogni suo tassello.
Rigorosa la messa in scena,con la dose giusta di azione,senza cedere a facili umorismi,tipici della macchietta partenopea,che di solito ci viene propinata dai clichè nazional popolari.
Duro,sorprendente e piacevole come pochi film sanno essere in Italia.
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lbavassano
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giovedì 5 dicembre 2019
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manierismo
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Ricco di citazioni cinefile, da Tarantino (nume tutelare) a Sergio Leone, finanche a Salvatores, nel quinto ed ultimo capitolo, e chi più ne ha più ne metta (per non parlare dei titoli di testa e di coda, esplicitamente vintage), trova nella qualità delle immagini la propria indubbia eccellenza (anche se nulla di meno era legittimo attendersi). Raffinato calligrafismo, giustamente non privo di ironia. Manieristico. (Perfetto, pleonastico a dirsi, come sempre, Toni Servillo, l'unico capace di aderire esattamente alla maschera offrendole un minimo di spessore).
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frascop
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giovedì 19 settembre 2019
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igor tuveri, io sono un artista
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Vedibile questa prima volta al cinema dell'autore di graphic-novel Igor Tuveri. Non mi avventuro nella distinzione (fatta da Servillo) tra i termini graphic novel e fumetto, che pensavo appartenessero ad un unico genere. Il film è pieno di inquadrature da fumetto, in una Napoli piovosa e buia. La mia massima è sempre stata "L'autore è uno che non lo lascia a vedere", come Truffaut, mentre questo film al contrario dovrebbe cominciare con l'avvertenza "State per vedere un film d'Autore". Il problema maggiore ce l'ha Servillo, il quale dopo il Jep Gambardella de "La grande bellezza" che commentava tutto, non può ripetersi parlando troppo.
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Vedibile questa prima volta al cinema dell'autore di graphic-novel Igor Tuveri. Non mi avventuro nella distinzione (fatta da Servillo) tra i termini graphic novel e fumetto, che pensavo appartenessero ad un unico genere. Il film è pieno di inquadrature da fumetto, in una Napoli piovosa e buia. La mia massima è sempre stata "L'autore è uno che non lo lascia a vedere", come Truffaut, mentre questo film al contrario dovrebbe cominciare con l'avvertenza "State per vedere un film d'Autore". Il problema maggiore ce l'ha Servillo, il quale dopo il Jep Gambardella de "La grande bellezza" che commentava tutto, non può ripetersi parlando troppo. Prendete la rivelazione finale, che bisogno c'è, al cinema, dopo averla vista, di farla commentare dal protagonista come succede in un romanzo?
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samanta
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martedì 10 settembre 2019
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ma il film non è perfetto ...
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Nel coro di un imbarazzato elogio critico al film francamente posso affermare che lo spettacolo annoia. Igort l'autore dai suoi curricula emerge sostanzialmente come uno scrittore di fumetti (che riconosco di non avere letto) conosciuto anche all'estero che si è dedicato anche alla sceneggiatura (solo 3 film) compreso anche questo film di cui è anche il soggettista e il regista (è la sua prima regia).
La trama è semplice siamo nella Napoli del 1972 inquadrata in alcuni squallidi vicoli sotto una continua pioggia e freddo diffuso, Peppino (Toni Servillo deformato da un naso mostruoso) un vecchio killer della camorra come modesto gregario ha il figlio ucciso e si vendica della sua famiglia camorrista che non lo ha protetto facendo strage del capo e dei suoi affiliati, aiutato dal vecchio compare Totò (Carlo Buccirosso), si scatena una guerra tremenda tra le cosche e Peppino che è riuscito a vendicarsi riesce, con l'amante di lunga data Rita (Valeria Golino), a fuggire in Sud America in un posto denominato Parador riuscendo così come afferma a trovare finalmente il sole (sic!), c'è poi un colpo di scena finale intelligente che ovviamente non racconto.
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Nel coro di un imbarazzato elogio critico al film francamente posso affermare che lo spettacolo annoia. Igort l'autore dai suoi curricula emerge sostanzialmente come uno scrittore di fumetti (che riconosco di non avere letto) conosciuto anche all'estero che si è dedicato anche alla sceneggiatura (solo 3 film) compreso anche questo film di cui è anche il soggettista e il regista (è la sua prima regia).
La trama è semplice siamo nella Napoli del 1972 inquadrata in alcuni squallidi vicoli sotto una continua pioggia e freddo diffuso, Peppino (Toni Servillo deformato da un naso mostruoso) un vecchio killer della camorra come modesto gregario ha il figlio ucciso e si vendica della sua famiglia camorrista che non lo ha protetto facendo strage del capo e dei suoi affiliati, aiutato dal vecchio compare Totò (Carlo Buccirosso), si scatena una guerra tremenda tra le cosche e Peppino che è riuscito a vendicarsi riesce, con l'amante di lunga data Rita (Valeria Golino), a fuggire in Sud America in un posto denominato Parador riuscendo così come afferma a trovare finalmente il sole (sic!), c'è poi un colpo di scena finale intelligente che ovviamente non racconto.
Il film come si è detto è noioso diviso in cinque capitoli (è inutile il meccanismo de La Stangata trova sempre imitatori ...), ha un carattere surreale e inverosimile i massacri comportano l'uccisione di decine di persone alla volta,d'accordo che la polizia non è sempre presente ma qui appare del tutto assente. Le incongruenze sono a gogò un flash black di 40 anni prima (quindi nel 1932) fa vedere i camorristi che usavano i mitra Thompson che certamente non giravano in Italia tutt'al più a Chicago (solo negli anni 30 li adottò la polizia federale americana). Anche gli scontri e i massacri sono inverosimili con i colpiti che fanno piroette da teatro di quart'ordine, i personaggi sono troppo calcati e fumettistici, hanno un aspetto caricaturale, non capisco perchè Napoli debba essere vista così con le inquadrature di viuzze e di case fatiscenti in un cielo plumbeo e piovoso. In realtà l'ambientazione può appartenere a molteplici città dell'Europa, dell'Asia, dell'America Latina, solo verso la fine del film nel massacro che avviene su una grande terrazza si vede il sole e un'inquadratura del mare del golfo di Napoli.
La recitazione segue la regia incerta, Toni Servillo è un ottimo attore però viene voglia di dirgli: cosa ti fanno fare! Così lo stesso si può dire della brava Valeria Golino, modesta e caricaturale la recitazione degli altri attori. Mi si dirà che non comprendo i lampi di genio dell'autore, può essere, ma prefersco una bella storia raccontata bene, senza scervellarmi troppo. Quanto a Igort alla sua prima regia consiglio di approfondire questa nuova attività.
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iscarioth
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lunedì 9 settembre 2019
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na porcheria proprio.
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Dai. Un po' di oggettività. Questo film è davvero pessimo!
E' brutto. Girato male. Lento. Non interessante. Non divertente. Una copia di un'americanata qualunque (c'è chi lo paragona a Sin City; per me questa è una brutta copia del già mediocre Lucky Number Slevin).
Servillo è insopportabile. La Golino con l'accento napoletano, non ne parliamo. Buccirosso è un personaggio di una insignificanza magistrale.
Va bene invogliare la gente ad andare al cinema, ma consigliare questo film mi pare davvero fuori luogo.
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