joecondor
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domenica 8 settembre 2019
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bel film ottimamente ricostruito grande igort
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Ottimo ganster movie ottimamente ricostruito in una Cupa Napoli,Atmosferè bellissime, gran fumettone interpretato da un grande Servillo e Buccirosso,assecondati dalla sempre brava Golino.Igort dirige molto bene e crea un gran bel film ...con un sospiro di sollievo che per il grande cinema è una bella scoperta
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nino pellino
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sabato 7 settembre 2019
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gangster movie made in naples
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Bel film sia sotto l'aspetto dell'interpretazione e sia per la fotografia e i costumi. Toni Servillo si dmostra come sempre un grande pigmalione nel suo stile recitativo e catalizza su di se gran parte delle sequenze del film. Ottimo poi Carlo Buccirosso nel suo encomiabile ruolo di attore spalla e per gli inaspettati risvolti che vanno a caratterizzare il personaggio che egli interpreta nel corso del finale. E brava naturalmente anche Valeria Golino, attrice da sempre molto apprezzata da critica e da quella parte di pubblico più esigente. Lo stile da gangster movie del film me lo farebbe accostare ad una una sorta di pellicola alla Quentin Tarantino made in Napoli, mentre la costante pioggia che si abbatte di frequente sulla città partenopea, soprattutto durante le tarde ore serali, invece immediatamente mi fa venire in mente il grandissimo film "Suburra" del regista Solima uscito vari anni fa.
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Bel film sia sotto l'aspetto dell'interpretazione e sia per la fotografia e i costumi. Toni Servillo si dmostra come sempre un grande pigmalione nel suo stile recitativo e catalizza su di se gran parte delle sequenze del film. Ottimo poi Carlo Buccirosso nel suo encomiabile ruolo di attore spalla e per gli inaspettati risvolti che vanno a caratterizzare il personaggio che egli interpreta nel corso del finale. E brava naturalmente anche Valeria Golino, attrice da sempre molto apprezzata da critica e da quella parte di pubblico più esigente. Lo stile da gangster movie del film me lo farebbe accostare ad una una sorta di pellicola alla Quentin Tarantino made in Napoli, mentre la costante pioggia che si abbatte di frequente sulla città partenopea, soprattutto durante le tarde ore serali, invece immediatamente mi fa venire in mente il grandissimo film "Suburra" del regista Solima uscito vari anni fa. Del resto la tematica afferisce alle lotte tra bandi criminali per l'ottinemimento e il potere su determinati territori. Un film a suo modo coraggioso e diverso dal solito Cinema italiano, sebbene ricalchi un certo film sul genere. Semmai ciò che lo caratterizza è lo spessore interpretativo degli attori e quel certo senso di inconfondibile italianità che trapela nel corso di tutta la trama.
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rosmersholm
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giovedì 5 settembre 2019
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luci ed ombre
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Capita raramente di vedere un film italiano così curato e produttivamente ricco. Fotografia, scenografia e costumi sono di prim'ordine. Tuttavia il film, pur visivamente interessante, arranca faticosamente, probabilmente a causa di una drammaturgia irrisolta e poco interessante, che non trova un (suo) vero ritmo cinematografico.
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joker91
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martedì 3 settembre 2019
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un cinema italiano che osa
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Un film che finalmente tira fuori il dark e il gotico di Napoli. Lo definirei un Noir Partenopeo,i dialoghi e le voci fuori campo sono scritti con grande maestria. La trama è molto semplice,un padre della mala è pronto a scatenare l'inferno per vendicare la morte del figlio assassinato. Servillo porta sullo schermo un uomo solo,malato e condannato ad una vita squallida,un uomo che capisce presto che forse tornare ad ammazzare è l'unica cosa che gli riesce bene. Padre fiero di quello che è stato ma deluso di ciò che è diventato.. Storia impregnata di rancore,malinconia e pentimento. Peppino Lo Cicero alias Toni Servillo è una versione Italica di Dick Tracy.
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Un film che finalmente tira fuori il dark e il gotico di Napoli. Lo definirei un Noir Partenopeo,i dialoghi e le voci fuori campo sono scritti con grande maestria. La trama è molto semplice,un padre della mala è pronto a scatenare l'inferno per vendicare la morte del figlio assassinato. Servillo porta sullo schermo un uomo solo,malato e condannato ad una vita squallida,un uomo che capisce presto che forse tornare ad ammazzare è l'unica cosa che gli riesce bene. Padre fiero di quello che è stato ma deluso di ciò che è diventato.. Storia impregnata di rancore,malinconia e pentimento. Peppino Lo Cicero alias Toni Servillo è una versione Italica di Dick Tracy.
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emanuele 1968
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lunedì 2 settembre 2019
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mah.....
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2.5 Penso sia un bel film, pero avevo altre aspettative, dopo 40 minuti stufato sono andato via, in multisala 8.80 euro sono troppi
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elsina
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domenica 1 settembre 2019
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sorprendente
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Ottimo film pieno di colpi di scena e suspance ti tiene lì con il fiato sospeso perché non vedi L ora di sapere cosa succederà dopo. Tony servilo in un ruolo eccezionale..Valeria golino un po’ meno .. buccirosso serio divertente e simpatico come sempre a tratti il film ti strappa anche qualche sorriso....parlano spesso in dialetto napoletano quindi spero per voi che qualche frase o qualche parola la conoscete !!
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carloalberto
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sabato 31 agosto 2019
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scrittura originale per un risultato sorprendente.
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Il film è la trasposizione, dalla carta in celluloide, della omonima graphic novel messa in opera dal medesimo autore, Igort, con effetti estranianti per un pubblico cinematografico-televisivo, proiettato verso un futuro di media virtuali, non più abituato a distinguere tra realtà e finzione. La lettura di un fumetto non consente mai una assoluta immedesimazione nella storia, il contesto rimane sullo sfondo e le dita che sfogliano le pagine segnano in ogni istante la distanza e la differenza. Diverso è l’effetto filmico e infatti fin dal suo esordio lo spettatore scappa dinanzi alla locomotiva che sopraggiunge. Si rimane, quindi, perplessi nel dover “leggere” un film sfogliando le scene e soffermandosi a guardare i particolari nascosti negli angoli, come la locandina del film “Cinque dita di violenza” proiettato al cinema Corallo nel 1972.
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Il film è la trasposizione, dalla carta in celluloide, della omonima graphic novel messa in opera dal medesimo autore, Igort, con effetti estranianti per un pubblico cinematografico-televisivo, proiettato verso un futuro di media virtuali, non più abituato a distinguere tra realtà e finzione. La lettura di un fumetto non consente mai una assoluta immedesimazione nella storia, il contesto rimane sullo sfondo e le dita che sfogliano le pagine segnano in ogni istante la distanza e la differenza. Diverso è l’effetto filmico e infatti fin dal suo esordio lo spettatore scappa dinanzi alla locomotiva che sopraggiunge. Si rimane, quindi, perplessi nel dover “leggere” un film sfogliando le scene e soffermandosi a guardare i particolari nascosti negli angoli, come la locandina del film “Cinque dita di violenza” proiettato al cinema Corallo nel 1972. Ne discende che sarebbe errato dire che il film è ambientato a Napoli. Piuttosto si tratta di una Napoli immaginata, perennemente piovosa, plumbea, quasi nordica, contaminata dalle fantasie e dall’amore dell’autore per il Giappone, tratteggiata col chiaroscuro, incisa sulla pellicola come sfondo per i personaggi disegnati in primo piano. Con risultati analoghi, come sfondo, si sarebbe potuta utilizzare la Chicago dei gangsters degli anni ’30. Lo sfondo deve essere solo coerente con la storia, la storia a sua volta, fatta di guappi e camorristi, deve essere un pretesto per il dramma che Igort vuole mettere in scena: la Fiducia tradita. Luogo dichiaratamente immaginario è il Parador, un paradiso di sabbia bianca finissima e mare verdeazzurro trasparente che potrebbe essere anche il Paradiso, regno della Madonna iconicamente classica incarnata per alcuni istanti da Iaia Forte, dove le anime si raccontano la vita che hanno vissuto, assolvendosi reciprocamente e dove, conoscendo la verità, ne rimangono tuttavia ancora amareggiati, come prigionieri liberati, ma non del tutto e ancora schiavi, sebbene in modo diverso, delle antiche passioni. Il cast è perfetto. Toni Servillo e Carlo Buccirosso, ormai Maschere tragicomiche universali del teatro italiano, seppur calati simbioticamente nella originale scrittura filmica di Igort, e nonostante questa, rompono il rigido schematismo dei loro personaggi, forzano le linee tratteggiate dalla penna dell'autore che incatenano gli eroi al ruolo nella storia e coinvolgono miracolosamente in modo empatico lo spettatore alla maniera tradizionalmente filmica, riuscendo nell’ardua impresa di fare da trait d’union tra i due linguaggi, altrimenti inconciliabili, del fumetto e del cinema.
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giovedì 29 agosto 2019
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d accordo con claudia
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Ho visto soltanto la presentazione ma mi ha fatto una grande impressione penso che sia un gran bel film e tre grandi attori. Sono totalmente d'accordo con te.
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