deh
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giovedì 25 febbraio 2021
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cose non cose da grandi... film comunque.
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Sembra una storiella ironica, molte tante
persone nonostante a loro insaputa forse, abbiano
esborsato... cifre surreali con metodi non convenzionali,
per comprarsi la loro luna..., pensando di avere forse
da chissàcchì un complimento, beh, l'ronia potrebbe portare con
poco di spesa a presupporre da parte di
poche persone di amichevole ironia, cosa abbiano
risposto a chi esclamò, huston we
have problem; ossia, dove siete
sbarcati in vietnam per caso...? A dire che ciascuno ha
visto e consuistato la sua di luna, chiaro, e le richieste
di verità... per pinco pallino quest e quello non fanno divertimento
quanto guardare un ironico film con amichevole divertimento.
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Sembra una storiella ironica, molte tante
persone nonostante a loro insaputa forse, abbiano
esborsato... cifre surreali con metodi non convenzionali,
per comprarsi la loro luna..., pensando di avere forse
da chissàcchì un complimento, beh, l'ronia potrebbe portare con
poco di spesa a presupporre da parte di
poche persone di amichevole ironia, cosa abbiano
risposto a chi esclamò, huston we
have problem; ossia, dove siete
sbarcati in vietnam per caso...? A dire che ciascuno ha
visto e consuistato la sua di luna, chiaro, e le richieste
di verità... per pinco pallino quest e quello non fanno divertimento
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elgatoloco
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martedì 7 luglio 2020
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surreale, geniale, ferocemente"sardista"
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La Sardegna(Sa Sardinia, credo.spero si dica in sardo)ha la fortuna di avere un bravissimo regista-autore come Paolo Zucca che, con questo"L'uomo che comprò la luna"(2018, da lui scritto insieme a Barbara Alberti e all'attrice Geppi CUcciari)segna un ulteiore film notevolissimo, dopo il primo che non ho abvuto il piacere di pèoter vedere.... Due agenti top secret apprendono che in Sardegna un ignoto proprietario ha acquistato la luna... e natrualmente, in sinergia-.collaborazione si preoccupano molto del fatto e vedono in ogni modo di porvi rimedio, inviando un loro agente sardo, che per vari motivi si traveste da Milanese, in termini antropometrici e di antropologia fisica, ma anche linguisticamente, da Milanese verace.
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La Sardegna(Sa Sardinia, credo.spero si dica in sardo)ha la fortuna di avere un bravissimo regista-autore come Paolo Zucca che, con questo"L'uomo che comprò la luna"(2018, da lui scritto insieme a Barbara Alberti e all'attrice Geppi CUcciari)segna un ulteiore film notevolissimo, dopo il primo che non ho abvuto il piacere di pèoter vedere.... Due agenti top secret apprendono che in Sardegna un ignoto proprietario ha acquistato la luna... e natrualmente, in sinergia-.collaborazione si preoccupano molto del fatto e vedono in ogni modo di porvi rimedio, inviando un loro agente sardo, che per vari motivi si traveste da Milanese, in termini antropometrici e di antropologia fisica, ma anche linguisticamente, da Milanese verace. Solo che, per fargli ritrovare la"sardità"a livello linguistico, caratteriale e culturale(nell'accezione antropologic adle termine)ci vuole un training adeguato, durissimo, da un"vero Sardo"(Benito Urgu, bravissimo)e allora il sedicente Kevin Pirelli(in realtà Gavino Zuccheddu, imperosnato dall'attore Jacopo Culllin), invero dopo molte traversie, procutategli inizialmente dallo stesso terribile "trainer", riuscirà a raggiungere, decisamente meglio di quanto facesse Don Quijote de la Mancha, non Dulcinea ma la stessa luna, accompagnata da una leggiadra donzella... dunque , in qualche modo Quijote "rientra dalla finestra", se così vogliamo dire., con grande soddifsazione dei due segugi(Stefano Fresi e Francesco pannofino)ma poi con vera goduria del"ganador"Gavino... Inutile, dorse, ma non del tutto, scomodare la classica"formazione dell'eroe", i tre gradi che deve affrotnare, anche perché qui prevale decisamente il co"té comico, quello nel quale ci divertiamo a vedere le differneze culturali(chairamente includenti la lingua)tra Sardi e Italiani(a proposito della lingua ricordo che nel"De vulgari eloquentia"messer Dante Alighieri/Allighieri ricorda che i Sardi non sono italiani, il che giustamente viene da s empre rivendicato dal separatismo sardo, fatto al quale qui si accenna ma cui si arriva, invewro, senza difficoltà eccessive, anzi facillime, direi. In effetti come la Corsica non è frnacese, così la Sardegna avrebbe il diritto di non essere italiana e sottolineo il fatto, avendo avuto occasione, per motivi vari, di affrontare una comparazione tra testi corsi(preso il"Tombeau de Napoléon "a Parigi)e testi poetici sardi, per fortuna recanti la traduzione italiana. Ebbene, certe analogie sono innegabili e del resto anche le relative invasioni subite(Cartaginesi, Fenici, ricordati anche in questo film)sono state analoghe e il carattere reciprocamente isolano e di"polemica"verso il"continente"hanno fatto la loro parte... El Gato
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ruger357mgm
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giovedì 18 luglio 2019
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manuale pratico del "balente"
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In Sardegna si arriva piangendo e si parte piangendo.Ringrazio e rimpiango i miei meravigliosi otto anni di Sardegna.Questo piccolo,surreale,film é una gran cosa rispetto alla complessiva mediocrità dominante, tra blockbuster marveliani e inesistente cinematografia autoriale nazionale.Sul filo del grottesco il racconto , fruendo di buoni caratteristi del milieu romanesco ( Fresi e Pannofino) , ci narra le peripezie di Kevin Pirelli, milanese per modo di dire, cambiatosi di nome all'anagrafe per destinare all'oblio la memoria di un nonno anarchico e bombarolo, ma soprattutto sardo.Ingaggiato da due agenti segreti senza scrupoli, caricatura perfetta dei vari maneggioni che compaiono oggidì immortalati in patetici selfies insieme a capetti di partito e forcaioli di varia risma, il nostro Pirelli/Gavino Zoccheddu va a ripetizione di sardità da un fantino/stalliere che ha le brevilinee fattezze di Benito Urgu, migliore attore non protagonista, da premio alla carriera, il quale provvede con metodi del tutto sardi, imperdibile la testata dalla scaletta, alla rieducazione del nostro agente segreto.
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In Sardegna si arriva piangendo e si parte piangendo.Ringrazio e rimpiango i miei meravigliosi otto anni di Sardegna.Questo piccolo,surreale,film é una gran cosa rispetto alla complessiva mediocrità dominante, tra blockbuster marveliani e inesistente cinematografia autoriale nazionale.Sul filo del grottesco il racconto , fruendo di buoni caratteristi del milieu romanesco ( Fresi e Pannofino) , ci narra le peripezie di Kevin Pirelli, milanese per modo di dire, cambiatosi di nome all'anagrafe per destinare all'oblio la memoria di un nonno anarchico e bombarolo, ma soprattutto sardo.Ingaggiato da due agenti segreti senza scrupoli, caricatura perfetta dei vari maneggioni che compaiono oggidì immortalati in patetici selfies insieme a capetti di partito e forcaioli di varia risma, il nostro Pirelli/Gavino Zoccheddu va a ripetizione di sardità da un fantino/stalliere che ha le brevilinee fattezze di Benito Urgu, migliore attore non protagonista, da premio alla carriera, il quale provvede con metodi del tutto sardi, imperdibile la testata dalla scaletta, alla rieducazione del nostro agente segreto.Il quale dopo aver sostenuto uno spassosissimo esame, tranne che per l'innocente sirboneddu ( cinghialetto), finalmente sbarca sull'Isola.Abbigliato in velluto e gambali, con la "ciccìa" ( id est la coppoletta nuorese ) e armato di una anacronistica doppietta Kevin sbarca a Cagliari dove scopre che la modernità é già passata anche da lì, raggiunge poi il villaggio dove dovrebbe rintracciare il misterioso acquirente, per usucapione, del nostro satellite, trovandolo dopo una improvvida sbronza che lo vedrà sottrarsi miracolosamente al linciaggio rituale da parte dei paesani imbufaliti.Qui subentra la parentesi poetica che accarezza cuore e sentimenti dello spettatore: Angela Molina,una janas (fata) col solo incantato suono delle launeddas, scatena un' onda anomala provocata da una marea figlia della luna e annienta americani e cattivi.Idea originale, ben tradotta in immagini e scenari lunari e da favola.Un inno alla lealtà, schiettezza, profonda umanità in sincrono con la natura del popolo sardo.Bella prova del regista , Benito Urgu fortissimo anche da fantasma.A si biri ( arrivederci)!
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renzo67
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martedì 28 maggio 2019
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scontato e già vecchio.
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Va bene che il regista è sardo. Vanno bene gli skatch. Ma su tutto il resto non ci siamo proprio. A un certo punto crolla tutto e si vira su un orgoglio regionale privo di significato quasi autocommiserevole. Gli effetti special sono bruttini. La trama non tiene. Tutti i luoghi hanno delle caratteristiche da lodare ma qui mi pare che si esageri e si vada sulla propaganda. Peccato.
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mario m
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sabato 4 maggio 2019
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potrebbe essere un musical
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Mi chiedo il compositore di quel concerto per violino che accompagna le "danze" che, come intervalli, danno ritmo al film. Non mi sembra sia Andrea Guerra.
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maurone
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sabato 27 aprile 2019
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sorprendente
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C'è tutto ciò che fa arrabbiare, sorridere e commuovere chi ha questa terra è indissolubilmente legato. C'è quel filo che rimane malgrado l'esterofilia, malgrado i mille difetti, malgrado la volontà di sfuggire agli stereotipi figli dell'ignoranza. Quel "La Sardegna non si tocca" detto da Badore o quel "Devi scegliere chi sei" detto dal nonno di Kevin, sembrano frasi banali, ma sono l'emblema di un'identità bistrattata, talvolta ripudiata, ma che resiste ai secoli e ad ogni forma di globalizzazione. Il modo sottile e autoironico con cui son trattati questi temi mi ha davvero sorpreso. Sono uscito dalla sala con la voglia di rivederlo e di consigliarlo a chiunque. Chapeau.
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maurone
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sabato 27 aprile 2019
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sorprendente
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C'è tutto ciò che fa commuovere, arrabbiare e sorridere chi ha quest'isola è indissolubilmente legato. Sorprendentemente sottile ed autoironico. Da vedere assolutamente.
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mercoledì 17 aprile 2019
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identità nazionale
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Piu' che riappropriazione di identità geografica è riappropriazione di identità nazionale.
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tozkino
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lunedì 15 aprile 2019
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zucca: il nuovo plauto
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Si ride e ci si commuove sempre nei film del geniale Paolo Zucca. Anche questa volta, e forse di più. L’uomo che comprò la Lunasembra la piùclassica commedia d’autore, che diverte e intrattiene, eppure ti accorgi subito che è anche altro. La dimensione favolistica e divertente ti fa sprofondare in un mare magnum di emozioni, suggestioni e toni mistici da una parte e dall’altra ti rapisce il cuore con le sue delicate corde drammatiche, il tutto in una profonda dimensione onirica e fiabesca che ha il pregio (rarissimo) di restituire allo spettatore, sia a quello che ci conosce solo superficialmente sia al sardo vero, il mondo antico e moderno della nostra Sardegna, quella che lo scrittore Marcello Serra amava definire “quasi un continente”.
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Si ride e ci si commuove sempre nei film del geniale Paolo Zucca. Anche questa volta, e forse di più. L’uomo che comprò la Lunasembra la piùclassica commedia d’autore, che diverte e intrattiene, eppure ti accorgi subito che è anche altro. La dimensione favolistica e divertente ti fa sprofondare in un mare magnum di emozioni, suggestioni e toni mistici da una parte e dall’altra ti rapisce il cuore con le sue delicate corde drammatiche, il tutto in una profonda dimensione onirica e fiabesca che ha il pregio (rarissimo) di restituire allo spettatore, sia a quello che ci conosce solo superficialmente sia al sardo vero, il mondo antico e moderno della nostra Sardegna, quella che lo scrittore Marcello Serra amava definire “quasi un continente”. Paolo Zucca propone il suo personalissimo, e perciò ancor più prezioso, viaggio alla scopertadi una terra antica, piena di contraddizioni e di valori, di bellezza e di arcaicità, di consuetudini e di regole non scritte, di cultura e di semplicità, di poesia e di dramma. Una Sardegna lontana dagli stereotipi vuoti di molti continentali, ma molto vicina alla verità di una terra che attrae per le suggestioni e le emozioni, una terra vergine che si concede con generosità solo a chi rispetta la sua identità, senza fare sconti a nessuno. Una Sardegna genuina da succhiare fino al midollo. Il racconto, frutto della collaborazione intensa tra il regista e due donne (Gepi Cucciari e Lucia Alberti), narrale vicende di un militare italiano (Jacopo Cullin)che riceve, da una fantomatica Agenzia per la Sicurezza Atlantica, il delicato incarico di scoprire chi è che ha rubato (o comprato) la luna. Il soldato, dietro lo pseudonimo di Kevin Pinelli e un marcato accento milanese, nasconde in realtà un’identità sarda. Per portarla in superficie, due agenti italiani suoi superiori, ingaggiano un uomo con un misterioso passato alle spalle, che trasforma Gavino in un archetipo del vero balente sardo.Gavino ora è pronto per la sua missione: ricercare l’uomo che si è impossessato della Luna. Giunto in Sardegna Kevin-Gavinosi ritroverà in una terra, la sua, che non ha mai smesso di amare. Compirà un viaggio profondo alle sorgenti della sua humanitas, riscoprendo sé stesso, i suoi amori, ma anche le tradizioni e le sue più profonde radici, un viaggio in una terra misteriosa e familiare, complessa e semplice, affascinante e limpida come la Luna. Durante il viaggio riscoprirà, ancora una volta, che i Sardi sono un popolo che mantiene sempre le promesse fatte. Il bellissimo film è un canto d’amore di Paolo Zucca per la sua terra e le sue profonde radici, una sorta di elegiain onore della suaSardegna arcaica e surreale, splendidamente racchiusa nel cammeo che apre il film: in una landa desertica s’incontrano un uomo, che guida un motocarro, e un asino. Si scrutano, si osservano, attendono che l’altro faccia il primo passo. Un ulteriore pregio del film, oltre alla bravura immensa degli attori protagonisti, lo splendido campionario di figure e comparse, questa volta sardi veraci che mostrano negli atteggiamenti, nelle maschere facciali, nelle pose, nell’ironia e nella sagacia un caleidoscopio di vivenze, sentimenti, valori, insomma uno stile e un modus sardus di vivere la vita che richiama l’antico sapore dell’ironia del sommo Plauto.
KINO
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