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maumauroma
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sabato 26 maggio 2018
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dogman
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Si dice spesso, probabilmente a ragione, che bisogna sempre temere la collera e la vendetta deil' uomo tranquillo. Marcello ha un negozio di tolettatura per cani in una squallida e degradata localita' lungo il litorale laziale. E' una persona mite, sensibile. Separato dalla moglie, i suoi due unici amori sono i cani, appunto, e la sua figlioletta, con cui sogna di fare un giorno bellissimi viaggi in mari lontani. Vive ai margini della legalita' e spaccia un po' di droga, e' vero, ma in quella zona dimenticata da Dio,quella dello spaccio e' una attivita' quasi normale. Tra i suoi " clienti" piu' assidui di polvere bianca c' e' Simone, una montagna di muscoli, incallito malavitoso e boss della zona, di cui Marcello, cosi' piccolo e mingherlino, subisce l' iniquo fascino.
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Si dice spesso, probabilmente a ragione, che bisogna sempre temere la collera e la vendetta deil' uomo tranquillo. Marcello ha un negozio di tolettatura per cani in una squallida e degradata localita' lungo il litorale laziale. E' una persona mite, sensibile. Separato dalla moglie, i suoi due unici amori sono i cani, appunto, e la sua figlioletta, con cui sogna di fare un giorno bellissimi viaggi in mari lontani. Vive ai margini della legalita' e spaccia un po' di droga, e' vero, ma in quella zona dimenticata da Dio,quella dello spaccio e' una attivita' quasi normale. Tra i suoi " clienti" piu' assidui di polvere bianca c' e' Simone, una montagna di muscoli, incallito malavitoso e boss della zona, di cui Marcello, cosi' piccolo e mingherlino, subisce l' iniquo fascino. E quando Simone, prima con le buone e poi con le cattive, lo costringera' a rendersi complice di una rapina presso un negozio di gioielleria adiacente al suo locale, ecco che per Marcello avra' fine quell' esistenza fatta di tranquillo tran tran quotidiano e di buon rapporto con il vicinato. Come spesso capita, infatti, la galera e' destinata ai piu' deboli e ai piu' ingenui. e così finisce per andarci lui dentro , al posto di Simone. Scontato un anno di prigione, una volta uscito e tornato al suo lavoro, Marcello si trovera' davanti il disprezzo della gente e la strafottente indifferenza di Simone. Sara' a questo punto allora , un po' per riconquistare il rispetto dei conoscenti, un po' per un ultimo tentativo di riabilitare la sua dignita' in passato troppo spesso ferita, che Marcello meditera' e mettera in atto una atroce, terribile vendetta. Ed ecco che alla fine vedremo il mite " canaro" con immane fatica, come una croce, portarsi sulle spalle il pesante corpo di Simone, nel tentativo di esibilrlo davanti agli occhi di tutti. Ma, deposto il cadavere al centro della desolata piazza deserta, si trovera' di fronte soltanto a una disperata e angosciosa solitudine.
Dogman e' un film duro, spietato, violento. Ma di una violenza che finisce per ferire piu' l' anima che non gli occhi di chi guarda. I dialoghi sono essenziali e diretti, esaltati dalla quasi totale mancanza di colonna sonora. Matteo Garrone ha la grande capacita' di cavare dai volti dei suoi attori, scelti in maniera quasi lombrosiana in base alle attivita' e ai risvolti caratteriali, quei frammenti espressivi che messi insieme , costruiscono alla perfezione una sorta di mosaico monocromatico, sintesi perfetta del degrado di una certa societa'. Ottimo l' esordio come attore di Marcello Fonte. Ma, considerata la sua originalissima maschera espressiva e la sua voce particolare, bisognera' attenderlo in altre interpretazioni, per accertare la nascita di un nuovo protagonista del cinema italiano
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mauridal
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giovedì 7 giugno 2018
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marcello ! come here ,
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DOGMAN un film di Matteo Garrone ITALIA. 2018
Marcello ! ,ammooree ,come here ,avrebbe urlato la splendida Anita nella fontana di Trevi al povero protagonista, che dopo una mutazione genetica diventa da Mastroianni a Fonte e la fontana una pozzanghera in una landa desolata .
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DOGMAN un film di Matteo Garrone ITALIA. 2018
Marcello ! ,ammooree ,come here ,avrebbe urlato la splendida Anita nella fontana di Trevi al povero protagonista, che dopo una mutazione genetica diventa da Mastroianni a Fonte e la fontana una pozzanghera in una landa desolata . IL Cinema si muove con la realtà e con le epoche proprie , così dalla Dolce vita ,ci riporta a una brutta e tragica esistenza di un Marcello , personaggio piccolo grande uomo che si trasforma da vittima a carnefice pur avendo un sottofondo di umanità . La vicenda è realistica come tutto il film che di stile è neo realista pur con le dovute differenze con le ambientazioni e con le atmosfere che al contrario il regista ha voluto rimarcare come iper realiste ovvero sospese in un territorio indefinito tra incubo e realtà . La definizione dei personaggi sembra chiara nella separazione tra bene e male il buono e il cattivo. Eppure guardando meglio le facce di Marcello e di Simone ritroviamo la confusione e la commistione tra opposti . Il film diventa un capolavoro di analisi dell’animo umano , ci dimostra come un essere umano può diventare da mite a feroce .peggio delle bestie che nel film pure vi sono ma sotto forma di cani che sembrano feroci ma infine docili. Il bestiale qui diventa il vero tema del film in una dimensione umana che sembra eterna . Come spiegare le bestiali violenze dei criminali .nazisti o dei crimini più recenti contro l’umanità disperata dei popoli in cerca di pace . La bestialità umana è inspiegabile. Esiste e opera . Quando un Marcellino si ribella allora la bestia feroce che alligna in ognuno di noi tracima
E non c’è scampo per nessuno Un tema difficile per questa epoca contemporanea che Garrone esprime bene nei suoi film , Un vero cinema dì autore il suo e il pubblico finalmente ha colto la differenza, questa volta.( mauridal)
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piliz
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giovedì 7 giugno 2018
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impressioni su dogman
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perflash: una bottega dove gli animali feroci diventano mansueti a fronte di un mondo esterno dove accade il contrario. -Fuga con la figlia in un mondo altro: le fughe subaquee- Una giustizia che sa tutto ma non fa giustizia e lascia indifeso il debole - qui non si parla della violenza della prigione, Garrone usa infatti la didascalia: un anno dopo, ma della violenza, dell'ipocrisia, della codardia del mondo fuori: 'prima o poi l'ammazzano' , poi finisce derubato e si offende (Franco).- esemplare la fine dove si uccide (preceduta dalla dentatura feroce di marcello, del tutto simile all'espressione feroce del cane da combattimento delle prime scene del film) senza voler uccidere: a Marcello, che è un mite, bastava che l'altro chiedesse scusa, poi gli eventi incalzano e Simone è in fondo un immaturo, viziato dalla sua forza fisica, e comunque non è uno che chiede scusa.
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perflash: una bottega dove gli animali feroci diventano mansueti a fronte di un mondo esterno dove accade il contrario. -Fuga con la figlia in un mondo altro: le fughe subaquee- Una giustizia che sa tutto ma non fa giustizia e lascia indifeso il debole - qui non si parla della violenza della prigione, Garrone usa infatti la didascalia: un anno dopo, ma della violenza, dell'ipocrisia, della codardia del mondo fuori: 'prima o poi l'ammazzano' , poi finisce derubato e si offende (Franco).- esemplare la fine dove si uccide (preceduta dalla dentatura feroce di marcello, del tutto simile all'espressione feroce del cane da combattimento delle prime scene del film) senza voler uccidere: a Marcello, che è un mite, bastava che l'altro chiedesse scusa, poi gli eventi incalzano e Simone è in fondo un immaturo, viziato dalla sua forza fisica, e comunque non è uno che chiede scusa. Intanto gli animali di bottega abituati alla mansuetudine restano annichiliti nella scena dove si consuma la violenza della bestialità umana e si conclude con Simone strangolato. Fuori all'esterno Marcello vuole consegnare il suo atto di giustizia agli altri ma gli altri... e allora lui consegna nel foro di quell'umanità degradata, il cadavere della loro colpa. Non c'è nulla di inutile in questo film è un atto di denuncia estremamente attuale, altro che amore!
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cardclau
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sabato 16 giugno 2018
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che fatica la consapevolezza!
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Il film inizia in modo "incoraggiante" (ma forse, senza tanti giri di parole, si potrebbe dire in modo piuttosto inquietante), con Marcello, il Dogman, che sta facendo il bagnetto ad un Dogo argentino, cattivissimo, col quale non vorresti mai fare un incontro solitario, a due, nel bosco. Nei suoi confronti il lupo mannaro mi è sembrato desolatamente un dilettante. Dopo il film sono tornato a casa stravolto, aggrappandomi col pensiero, per salvarmi e sopravvivere, al mondo dei Lapponi, che ho conosciuto in seguito al film Sami blod, popolo "primitivo" ma molto più evoluto di noi, dove non c'è, o non c’era, assolutamente posto per la disperazione, il nulla, il suicidio, la depressione, la personalità delinquenziale, borderline, o schizoaffettiva, la miseria morale e materiale, l’assenza di progettualità per quanto minima.
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Il film inizia in modo "incoraggiante" (ma forse, senza tanti giri di parole, si potrebbe dire in modo piuttosto inquietante), con Marcello, il Dogman, che sta facendo il bagnetto ad un Dogo argentino, cattivissimo, col quale non vorresti mai fare un incontro solitario, a due, nel bosco. Nei suoi confronti il lupo mannaro mi è sembrato desolatamente un dilettante. Dopo il film sono tornato a casa stravolto, aggrappandomi col pensiero, per salvarmi e sopravvivere, al mondo dei Lapponi, che ho conosciuto in seguito al film Sami blod, popolo "primitivo" ma molto più evoluto di noi, dove non c'è, o non c’era, assolutamente posto per la disperazione, il nulla, il suicidio, la depressione, la personalità delinquenziale, borderline, o schizoaffettiva, la miseria morale e materiale, l’assenza di progettualità per quanto minima. Prima di scrivere questa recensione, come dice in una sua commedia il grande Eduardo De Filippo, ci ho dormito su tutta la notte: “… a dà passà a nuttata”.
Ma visto che viviamo in questa società, piena zeppa di chiari (meno) e oscuri (molti di più), niente sogni ad occhi aperti, ma immergiamoci completamente in questo sciroppo agrodolce andato terribilmente a male, tappandoci non gli occhi, perché la consapevolezza è essenziale, ma per benino il naso, assaggiandolo quanto basta per capire. Anzitutto bisogna decisamente lodare il regista Matteo Garrone per aver affrontato un tema così difficile con una notevolissima abilità filmica; e nel contempo Marcello Fonte (Marcello, ambiguo, di un’incertezza fragile, e di una incapacità di difendere se stesso che ha del tenero) ed Edoardo Pesce (Simone, estremamente disturbante nella sua brutale anaffettività e forza distruttiva) per aver dato vita con estremo realismo e credibilità (a tal punto da dimenticare che sono attori) a dei personaggi che purtroppo stanno diventando sempre più “comuni” nelle nostre disastrate periferie urbane. Il monito appare questo, e finisco: se non riusciremo ad invertire la rotta, il viaggio sarà quello di un travagliatissimo non ritorno verso la non vita, e non basterà un filo spinato elettrificato a salvarci. Insomma, un film non consigliato per i coronaropatici.
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ale
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lunedì 1 ottobre 2018
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dogman:ottima prova di matteo garrone
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Non si riesce a rimare indifferenti dopo aver visto Dogman, ultimo film di Matteo Garrone, osannato normalmente oltreAlpe e poco ancora conosciuto dal pubblico italiano. Dogman colpisce e lo fa in maniera fulminea perché la storia di Marcello, baraccato del Mandrione ( cioè l’attore Marcello Fonte) è una storia oscura della nostra Italia, mai digerita come in realtà non si dovrebbe fare.
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Non si riesce a rimare indifferenti dopo aver visto Dogman, ultimo film di Matteo Garrone, osannato normalmente oltreAlpe e poco ancora conosciuto dal pubblico italiano. Dogman colpisce e lo fa in maniera fulminea perché la storia di Marcello, baraccato del Mandrione ( cioè l’attore Marcello Fonte) è una storia oscura della nostra Italia, mai digerita come in realtà non si dovrebbe fare.
Lo stesso Pasolini ,a cui ad ogni istante del film ho pensato, aveva descritto in questo modo il Mandrione:
”Ricordo che un giorno passando per il Mandrione in macchina con due miei amici bolognesi, angosciati a quella vista, c’erano, davanti ai loro tuguri, a ruzzare sul fango lurido, dei ragazzini, dai due ai quattro o cinque anni. Erano vestiti con degli stracci: uno addirittura con una pelliccetta trovata chissà dove come un piccolo selvaggio. Correvano qua e là, senza le regole di un giuoco qualsiasi: si muovevano, si agitavano come se fossero ciechi, in quei pochi metri quadrati dov’erano nati e dove erano sempre rimasti, senza conoscere altro del mondo se non la casettina dove dormivano e i due palmi di melma dove giocavano. Vedendoci passare con la macchina, uno, un maschietto, ormai ben piantato malgrado i suoi due o tre anni di età, si mise la manina sporca contro la bocca, e, di sua iniziativa tutto allegro e affettuoso ci mandò un bacetto. […] La pura vitalità che è alla base di queste anime, vuol dire mescolanza di male allo stato puro e di bene allo stato puro: violenza e bontà, malvagità e innocenza, malgrado tutto.
(Pier Paolo Pasolini, “Vie Nuove”, maggio 1958)”
Consiglio Dogman perché una storia vera, un orrore vero di cronaca di vita perché “violenza e bontà, malvagità e innocenza, malgrado tutto”.
È LA STORIA di Simone, un pugile fallito cocainomane e di Marcello, che di mestiere fa la toiletattura per cani. Mentre Simone vive di furterelli, Marcello cerca di crescere la figlia come se tutto fosse normale intorno a loro, come se fosse in un sogno... Ecco che Simone va da Marcello, che in realtà è uno spacciatore, uno spacciatore “per bene però” perché si preoccupa di cosa pensi la gente di lui, lui non fa che dirgli, dopo avergli dato la roba, non qui, di la c’è mia figlia...
È si arriva all’epilogo e quello che continuo a pensare è a quel filone di neorealismo che dopo la guerra portò il cinema italiano a sbancare gli OSCAR.
Sarà così stavolta ????
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jl
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martedì 23 aprile 2019
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alla periferia del mondo
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Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro.
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Matteo Garrone porta sul grande schermo ‘il piccolo’ Marcello Fonte, scovato quasi per caso all’ingresso del cinema Palazzo di Roma, luogo dove ancora oggi presta servizio in qualità di custode. Lo veste da (pseudo) mostro della porta accanto completando efficacemente la trilogia dei casi di cronaca nera ripresi e riscritti per il grande schermo. Trilogia iniziata nel 2000 con L’imbalsamatore e proseguita quattro anni più tardi con Primo Amore. In tal caso la riscrittura riporta alla mente il caso De Negri, che a metà degli anni ’80 fece scalpore per la spietata vendetta alla quale lo stesso De Negri sottopose il suo ex - complice. Il Marcello portato sullo schermo da Fonte prende dal caso di cronaca solamente la professione del killer e poco altro. Stiamo parlando di certo di un uomo mite ma non immacolato. Fiducioso nella vita e nel prossimo, ben voluto da tutti, e non incline alla violenza oltre che un padre diviso che per la figlia sarebbe pronto a tutto così come un amante premuroso nei confronti del mondo dei cani, che ha saputo dargli di che vivere dignitosamente. Al tempo stesso, pur essendo uno spacciatore ben noto agli abitanti del quartiere, Marcello è anche uno sprovveduto che probabilmente non capisce chi si trova di fronte ovvero un uomo - l’irriconoscibile e abilissimo Edoardo Pesce - che picchia ancor prima di riflettere e che ha la mente annebbiata dall’uso degli stupefacenti, e al tempo stesso quanto di più vicino a quel regno animale che proprio Marcello tanto apprezza.
Ancora una volta Garrone usa Castel Volturno, come già capitato in Gomorra e ne l’imbalsamatore, per immaginare la periferia degradata nella quale si muove l’umanità del quartiere, fra la sabbia e il mare, i parchi giochi deserti e i palazzi in perenne costruzione e frutto della speculazione edilizia. Il lavoro del regista Romano rilegge la cronaca nera riuscendo a riproporla in chiave morale e personale dando libero sfogo a una violenza psicologica e non fisica, attraverso lo sguardo di un uomo che alla fine capirà cosa significhi la vera solitudine a causa di una scelta non voluta. Eccellente tutto il cast fra i quali spiccano numerosi caratteristi di film di genere ‘periferico’ quali Francesco Acquaroli e Adamo Dionisi, oltre al già citato Pesce. Miglior attore protagonista, al Festival di Cannes, per l’interpretazione di Marcello Fonte. Da vedere se in futuro le nuove prove del quasi quarantenne attore originario di Archi sapranno essere all’altezza di questa prima fatica.
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gbavila
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lunedì 13 gennaio 2020
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il sonno della ragione genera mostri
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Il celebre quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri", ci guida i questo film mettendo tutti gli accenti e i richiami a Dante o ai Vangeli che si rincorrono mostranoci la nostra vita quotidiana fra debolezze e ignavia. E in questo caso il mostro non è Simone, il drogato folle e irrimediabile, che diventa alla fine la croce che con tanta durezza Marcello si porta sulle spalle come verso il calvario e senza neanche l'aiuto del Cireneo. "Non ragioniam di loro ma guarda e passa", l'esortazione di Virgilio nella Commedia dantesca per porre il massimo disprezzo verso chi è indegno perfino dell'inferno e che circonda il povero Marcello nella squallida borgata dlla Magliana.
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Il celebre quadro di Goya, "Il sonno della ragione genera mostri", ci guida i questo film mettendo tutti gli accenti e i richiami a Dante o ai Vangeli che si rincorrono mostranoci la nostra vita quotidiana fra debolezze e ignavia. E in questo caso il mostro non è Simone, il drogato folle e irrimediabile, che diventa alla fine la croce che con tanta durezza Marcello si porta sulle spalle come verso il calvario e senza neanche l'aiuto del Cireneo. "Non ragioniam di loro ma guarda e passa", l'esortazione di Virgilio nella Commedia dantesca per porre il massimo disprezzo verso chi è indegno perfino dell'inferno e che circonda il povero Marcello nella squallida borgata dlla Magliana. I mostri, infatti, sono questi: tutti hanno il problema di Simone, il superviolento, ma girano la testa dall'altra parte e aspettano chi, prima o poi, farà il lavoro sporco per loro. Anche Alida, la figlioletta di Marcello, gira la testa dall'atra parte ma per guardare dalla parte giusta, il padre, con tutta la pasione posibile, impotente, quasi la Maddalena sul calvario: solo ai bambini è rimasto il senso della pietà e con una gran voglia di fare: ci osservano inreduli e sgomenti. Bellissime le scene dei loro abbracci silenziosi. Garrone dirige questo film immergendoci nelle nostre responsabilità di testimoni indolenti per scrollarci dal nostro sonno e ci rende consapevoli delle nostre assenze, distrazioni: le nostre magliane sno là, davanti ai nostri occhi, e i mostri aspettano il nostro sonno. Grandissimo Garrone e grandissimi gli attori.
Giuliano Bavila
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lord
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mercoledì 15 gennaio 2020
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homo homini lupus
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Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera (il c.d. delitto del Canaro”), la pellicola narra la storia di Marcello, uomo umile che di mestiere offre servizi di toelettatura per cani, il quale subisce i soprusi di Simone, bullo di quartiere a cui nessuno sembra volersi/potersi ribellare. Le scene, talvolta crude e violente, costringono lo spettatore ad immergersi in un mondo di miserabili, un'Italia terra di nessuno, ove si consuma la legge del più forte di Leibniziana memoria. Sin dalla prima scena si comprende il registro del film; i protagonisti sono i cani, molto spesso ripresi in gabbia, quasi come metafora di una vita miserabile a cui peraltro sono condannati tutti gli abitanti del quartiere.
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Liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera (il c.d. delitto del Canaro”), la pellicola narra la storia di Marcello, uomo umile che di mestiere offre servizi di toelettatura per cani, il quale subisce i soprusi di Simone, bullo di quartiere a cui nessuno sembra volersi/potersi ribellare. Le scene, talvolta crude e violente, costringono lo spettatore ad immergersi in un mondo di miserabili, un'Italia terra di nessuno, ove si consuma la legge del più forte di Leibniziana memoria. Sin dalla prima scena si comprende il registro del film; i protagonisti sono i cani, molto spesso ripresi in gabbia, quasi come metafora di una vita miserabile a cui peraltro sono condannati tutti gli abitanti del quartiere. La regia di Matteo Garrone è eccellente; ciò che colpisce maggiormente sono i lunghi silenzi, accompagnati da atmosfere “dark”, già pienamente sperimentate in “Gomorra”. La fotografia di Nicolaj Brüel è formidabile; il cielo, quasi sempre oscuro e tinto di viola, diviene il simbolo del degrado e della frustrazione di tutti i protagonisti; non è un caso, infatti, che esso assuma colori via via più tenui soltanto nella parte finale del film, ad omicidio compiuto, come se l'alba rappresenti una sorta di liberazione sia per Marcello che per tutto il quartiere. Da applausi l'interpretazione di Marcello Fonte, vincitore del premio come miglior attore protagonista al Festival di Cannes, così come quella di Edoardo Pesce. La pellicola merita senza dubbio un riscontro positivo, rientrando pienamente tra i migliori film prodotti negli ultimi anni dal cinema nostrano. Non vi è dubbio come la consacrazione di Matteo Garrone a livello internazionale, inaugurata dapprima con il già citato “Gomorra”, e in seguito con “Reality”, abbia raggiunto il suo apice.
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enri.ca
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lunedì 8 febbraio 2021
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il potere del riscatto
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Marcello è un'anima pura, sperduta in un mondo in cui la bontà non è il valore con cui ci si afferma. Il film si apre con la manifestazione di un amore autentico che il nostro protagonista, che lavora in un negozio di toelettatura, rivolge ai cani (riesce ad addolcire anche i più rabbiosi) e a sua figlia Alida. L'incantesimo dell'uomo quasi perfetto, inserito in uno spazio che mostra senza filtri il suo marciume, si rompe nel rapporto di subalternità con Simone, ex pugile temuto in tutto il quartiere. E' Marcello a procurargli la droga e ad assecondarlo nella sua delinquenza ed è sempre Marcello a rompere Il precario equilibrio nel riscatto, nella peggiore delle vendette. Il suo bisogno di rivalsa assume delle proporzioni più grandi di quella modesta gabbia per cani in cui Simone viene inizialmente rinchiuso.
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Marcello è un'anima pura, sperduta in un mondo in cui la bontà non è il valore con cui ci si afferma. Il film si apre con la manifestazione di un amore autentico che il nostro protagonista, che lavora in un negozio di toelettatura, rivolge ai cani (riesce ad addolcire anche i più rabbiosi) e a sua figlia Alida. L'incantesimo dell'uomo quasi perfetto, inserito in uno spazio che mostra senza filtri il suo marciume, si rompe nel rapporto di subalternità con Simone, ex pugile temuto in tutto il quartiere. E' Marcello a procurargli la droga e ad assecondarlo nella sua delinquenza ed è sempre Marcello a rompere Il precario equilibrio nel riscatto, nella peggiore delle vendette. Il suo bisogno di rivalsa assume delle proporzioni più grandi di quella modesta gabbia per cani in cui Simone viene inizialmente rinchiuso. Diventa un raccapricciante spettacolo a cielo aperto che vuole gridare che la liberazione non è di Marcello ma dell’intero quartiere, del mondo, di un mondo così allo sfascio. Tra le scene finali, gli sguardi languidi dei cani che osservano inermi il compiersi della vendetta umana, ci suggeriscono, in modo così vivido, che forse son davvero gli unici a riuscire ad empatizzare ancora.
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enri.ca
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martedì 9 febbraio 2021
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la disumanità umana
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Marcello è un’anima pura, sperduta in un mondo in cui la bontà non è il valore con cui ci si afferma. Il film si apre con la manifestazione di un amore autentico che il nostro protagonista, che lavora in un negozio di toelettatura, rivolge ai cani (riesce ad addolcire anche i più rabbiosi ) e a sua figlia Alida. L’incantesimo dell’uomo perfetto, inserito in un mondo che mostra senza filtri il suo marciume, si rompe nel rapporto di subalternità con Simone, ex pugile temuto in tutto il quartiere. E' Marcello ad assecondarlo nella sua delinquenza e a procurargli la cocaina ed è sempre Marcello a porre fine al precario equilibrio dei due.
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Marcello è un’anima pura, sperduta in un mondo in cui la bontà non è il valore con cui ci si afferma. Il film si apre con la manifestazione di un amore autentico che il nostro protagonista, che lavora in un negozio di toelettatura, rivolge ai cani (riesce ad addolcire anche i più rabbiosi ) e a sua figlia Alida. L’incantesimo dell’uomo perfetto, inserito in un mondo che mostra senza filtri il suo marciume, si rompe nel rapporto di subalternità con Simone, ex pugile temuto in tutto il quartiere. E' Marcello ad assecondarlo nella sua delinquenza e a procurargli la cocaina ed è sempre Marcello a porre fine al precario equilibrio dei due. Lo fa nel riscatto, nella peggiore delle vendette. Il suo bisogno di rivalsa assume delle proporzioni più grandi di quella modesta gabbia per cani in cui Simone viene inizialmente rinchiuso. Diventa un raccapricciante spettacolo a cielo aperto che vuole gridare che la liberazione non è di Marcello ma dell’intero quartiere, del mondo, di un mondo così allo sfascio. Tra le scene finali, gli sguardi languidi dei cani che osservano inermi il compiersi della vendetta umana, ci suggeriscono, in modo così vivido, che forse son davvero gli unici a riuscire ad empatizzare ancora.
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