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gianfranco
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lunedì 26 aprile 2021
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garrone eccelle,creando il suo capolavoro
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La prima scena che si vede nel suddetto film è quella di un gruppo di cani(tenuti chiusi in delle gabbie),a cui segue lo sguardo furioso di un pitbull che ringhia sotto gli occhi inermi ed impauriti di tutti gli altri.Subito dopo,vediamo un uomo assai goffo,basso e dall'aspetto insignificante,il cui nome è Marcello.Egli può considerarsi come l'ultima ruota del carro e vive in un quartiere alla periferia di Roma;un quartiere dimenticato da tutti,anche dalle istituzioni e in cui degrado e corruzione ne fanno da padroni.Ad ogni modo,l'uomo lavora in un negozio di toilettatura per cani e trascorre le sue giornate all'insegna del suo amato lavoro e delle partite di calcetto con gli altri residenti del quartiere,vivendo una vita abbastanza tranquilla.
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La prima scena che si vede nel suddetto film è quella di un gruppo di cani(tenuti chiusi in delle gabbie),a cui segue lo sguardo furioso di un pitbull che ringhia sotto gli occhi inermi ed impauriti di tutti gli altri.Subito dopo,vediamo un uomo assai goffo,basso e dall'aspetto insignificante,il cui nome è Marcello.Egli può considerarsi come l'ultima ruota del carro e vive in un quartiere alla periferia di Roma;un quartiere dimenticato da tutti,anche dalle istituzioni e in cui degrado e corruzione ne fanno da padroni.Ad ogni modo,l'uomo lavora in un negozio di toilettatura per cani e trascorre le sue giornate all'insegna del suo amato lavoro e delle partite di calcetto con gli altri residenti del quartiere,vivendo una vita abbastanza tranquilla.A stravolgere questo stato di quiete,arriva purtroppo Simone,ex pugile e cocainomane,a cui nessuno osa ribellarsi,al quale Marcello legato da un rapporto di sottomissione e che coinvolge l'uomo in situazioni sempre più estreme,sino a chiedergli di commettere un furto in un negozio di gioielli vicino al suo,facendogli credere che soltanto in questo modo le loro vite potranno cambiare e prendere la direzione giusta.Marcello,sempre più ammaliato da Simone,continuerà a fare ciò che il giovane gli ordinerà e sia per timore,ma soprattutto in nome del rispetto che prova per l'amico,lascerà che questi lo incastri,arrivando ad ammettere la propria colpevolezza,scontando un anno in carcere e permettendo anche questa volta a Simone di farla franca.Una volta uscito di galera,all'uomo non è rimasto più niente,anzi,i residenti del quartiere addirittura lo evitano,fingendo di non averlo mai conosciuto e trattandolo con diffidenza e non poco disprezzo.L'unica sua speranza sembrerebbe solo Simone,ma anche quest'ultimo gli chiuderà la porta in faccia,giungendo persino a picchiarlo con irruenza dinnanzi a tutti.Dopo questa ennesima umiliazione subita da colui che credeva fosse il suo unico amico e avendo finalmente capito di essere stata soltanto una pedina nelle sue mani,l'uomo deciderà di reagire,attuando un'atroce vendetta,in cui i ruoli vittima e carnefice finiranno con l'invertirsi,culminando in tragedia.In questo dramma dei nostri giorni,Garrone riesce come non mai a descrivere non solo la psicologia dei due protagonisti,ma ad addentrarsi nella realtà di un contesto sociale estremamente difficile,in cui il grigiore del cielo e il desolante paesaggio,si scontrano con un destino avverso,a cui è difficile,se non impossibile opporsi,così come è difficile la condizione di Marcello,dolorosa e immodificabile al tempo stesso.Garrone,nel suo Dogman,omaggia a modo suo un Borghese Piccolo Piccolo,rendendo quasi simili le situazioni in cui entrambi i protagonisti vengono a trovarsi.Se Sordi,infatti,perdeva il proprio figlio nel corso di una rapina a mano armata,il protagonista di Garrone,invece,perde la propria dignità,per colpa di uno Stato assente ed incapace di tutelare i più deboli,abbandonandoli completamente a loro stessi.Non a caso,la scena iniziale che vede il pitbull ringhiare ferocemente contro gli altri cani,ben si colloca nel contesto ed esprime con efficacia il vero significato del film,ossia che non solo nel regno animale,ma anche in quello umano è il più forte a voler dettare le regole e dominare sul più debole,prendendo inevitabilmente il sopravvento su di lui,a volte con conseguenze anche estreme,proprio come accade a Marcello.Anche quì,come in un Borghese Piccolo Piccolo,alla fine non ci saranno nè gioie,nè consolazioni,nè vincitori,nè vinti,ma soltanto la crudezza delle immagini e il rumore della pioggia a farne da sfondo,seguiti dal continuo stato di amarezza e rassegnazione che accompagneranno il nostro Marcello dall'inizio alla fine di questa terrificante storia,dove anche lo spettatore più distratto,non potrà non uscirne,se non profondamente e tristemente sgomento.
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roberto pizzuti
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mercoledì 3 novembre 2021
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un viaggio nell''abisso in una società distrutta
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Pellicola che trascina lo spettatore in un girone infernale , da cui non c'é possibilità di redenzione. Marcello il protagonista, è una persona che vive ed assorbe sempre più , in una escalation verso l'abisso questo piccolo mondo popolato da demoni.
C'é il venditore/ricettatore d'oro, il titolare di una squallida sala giochi e poi il suo "amico" Simone.
La trama si svolge fluida ed inevitabilmente stessa la visione delle immagini, vuote e dissacrate, travolgono lo spettatore dentro l'orrido amorale di una società sgretolata, di amicizie che sanno di polvere e sabbia sporca. Tutto è marcio come le anime nere dei personaggi.
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Pellicola che trascina lo spettatore in un girone infernale , da cui non c'é possibilità di redenzione. Marcello il protagonista, è una persona che vive ed assorbe sempre più , in una escalation verso l'abisso questo piccolo mondo popolato da demoni.
C'é il venditore/ricettatore d'oro, il titolare di una squallida sala giochi e poi il suo "amico" Simone.
La trama si svolge fluida ed inevitabilmente stessa la visione delle immagini, vuote e dissacrate, travolgono lo spettatore dentro l'orrido amorale di una società sgretolata, di amicizie che sanno di polvere e sabbia sporca. Tutto è marcio come le anime nere dei personaggi. La violenza è nella visione del contesto nel quale vive il personaggio.
I suoi piccoli, grandi sforzi di uscire da questa realtà sono vani, pur assecondandola.
La fotografia sul bluastro da una idea di morte, come se tutto fosse appassito.
Un'opera magistrale che porta a comprendere quanto sia difficile ed a volte impossibile sopravvivere in certi ambienti subumani, progettati per rendere la vita più vita (la vicinanza al mare, il parco giochi) ma alla fin fine complici dell'abbrutimento dei suoi abitanti.
Come una altalena arrugginita che cigola, così sono loro , cigolano , cigolano sino poi a spezzarsi.
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fabrizio friuli
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martedì 7 giugno 2022
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er canaro e l'' orco
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In una zona poco raccomandabile di Roma , un umile toelettatore di nome Marcello conduce una vita tranquilla, ed ha un rapporto amichevole don gli abitanti del posto , che tuttavia, vengono intimoriti costantemente da un piccolo furfante ed ex pugile chiamato Simone , con il quale Simone ha un rapporto di amicizia, anche se in realtà Simone lo ritiene soltanto un amico da sfruttare per il suo tornaconto. Tuttavia, le cose cambiano quando Marcello sconta una pena in carcere per Simone , e la sua reputazione viene rovinata, come se non bastasse , Simone ha usato i suoi soldi per comprare una moto , e quindi , il minuto Marcello decide di rendere pan per focaccia il ben piazzato e pericoloso Simone.
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In una zona poco raccomandabile di Roma , un umile toelettatore di nome Marcello conduce una vita tranquilla, ed ha un rapporto amichevole don gli abitanti del posto , che tuttavia, vengono intimoriti costantemente da un piccolo furfante ed ex pugile chiamato Simone , con il quale Simone ha un rapporto di amicizia, anche se in realtà Simone lo ritiene soltanto un amico da sfruttare per il suo tornaconto. Tuttavia, le cose cambiano quando Marcello sconta una pena in carcere per Simone , e la sua reputazione viene rovinata, come se non bastasse , Simone ha usato i suoi soldi per comprare una moto , e quindi , il minuto Marcello decide di rendere pan per focaccia il ben piazzato e pericoloso Simone.
Grazie alla pellicola di Matteo Garrone , è stato possibile conoscere una pagina della storia italiana poco conosciuta, ovvero la storia del Canaro , che ha seviziato e assassinato un poco di buono di nome Giancarlo Ricci , un pugile fallito divenuto un criminale che trattava er Canaro ( Pietro De Negri ) come il bullo di quartiere tratta la sua vittima preferita, però, la vittima di Giancarlo Ricci è diventato il suo predatore. Interloquendo della pellicola del regista Matteo Garrone , sebbene i dialoghi siano alquanto scarni , gli attori principali : Marcello Fonte interpreta Marcello , il protagonista del film , mentre Edoardo Pesce interpreta l' antagonista del film , il pericoloso Simone , ed entrambi gli attori hanno saputo interpretare i loro personaggi in maniera egregia, quindi , entrambi meritano di fare strada. Oltre ai due attori principali, Domani vanta una sceneggiatura valida e la scena emblematica del film è la scena dove Simone viene ucciso : infatti , mentre Marcello viene catturato da Simone , entrambi sono posizionati su una pedana che può essere abbassata tramite un comando che Marcello aziona e Simone muore tramite l' impiccagione , avendo il collo inserito in una catena , anche il finale del film appare suggestivo, dato che Marcello , sebbene abbia salvato il quartiere dall " Orco " , rimane da solo con il corpo senza vita del suo ex avversario , in un certo senso , Marcello ha meritato l' emarginazione, perché , pur avendo avuto la possibilità di mandare Simone in galera , tuttavia, non ha colto la palla al balzo , ed ha scontato una pena inutilmente, però, bisognerebbe tenere in considerazione il fatto che Simone gli avrebbe rovinato la vita dopo essere uscito dal penitenziario, comunque, Marcello ha preso un granchio evitando di vendere Simone alle autorità, e per un altro motivo : una testa calda riottosa come Simone non sarebbe durato nemmeno tre giorni in galera , dato che gli altri detenuti lo avrebbero inquadrato come un nemico.
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gb show
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martedì 29 ottobre 2024
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miseria e dignità (senza riscatto)
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Marcello conduce una vita misera e solitaria a cui dà un certa dignità con il suo lavoro di toelettatore di cani, animali che cura con amore e tenerezza. Scarsi sono invece i rapporti umani, ad eccezione del legame con sua figlia, che però "vive" per un tempo limitato, da padre separato, seppur amorevole. In questa esistenza piuttosto grigia e piatta, irrompe Simone, un ex pugile tossicodipendente, violento e crudele, cui Marcello procura la droga (spesso senza nemmeno riuscire ad ottenere il denaro spettante) e da cui subisce continue prepotenze, angherie e violenze, ma a cui sembra concedere un'immeritata amicizia, proprio perché nella pochezza della sua esistenza, anche un rapporto di sottomissione e di complicità "drogata" può dare un senso alla sua vita squallida.
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Marcello conduce una vita misera e solitaria a cui dà un certa dignità con il suo lavoro di toelettatore di cani, animali che cura con amore e tenerezza. Scarsi sono invece i rapporti umani, ad eccezione del legame con sua figlia, che però "vive" per un tempo limitato, da padre separato, seppur amorevole. In questa esistenza piuttosto grigia e piatta, irrompe Simone, un ex pugile tossicodipendente, violento e crudele, cui Marcello procura la droga (spesso senza nemmeno riuscire ad ottenere il denaro spettante) e da cui subisce continue prepotenze, angherie e violenze, ma a cui sembra concedere un'immeritata amicizia, proprio perché nella pochezza della sua esistenza, anche un rapporto di sottomissione e di complicità "drogata" può dare un senso alla sua vita squallida. Per questo, sembra irrimediabilmente soggiogato e plagiato da Simone, tanto da fare anche un anno di prigione in sua vece pur di tenere fede ad un accordo (con ricompensa) in occasione di un suo furto. Ma sotto la cenere della sua apparente mitezza e remissività, cova inopinatamente la brace di una ribellione, che si realizzerà in un gesto estremo (passando da vittima a carnefice). Il suo vagare solitario e smarrito nel finale del film, con il macabro "trofeo" sulle spalle, ci fa presagire che non riuscirà, comunque, ad ottenere un riscatto che lo reintegri nell'ambiente sociale che lo circonda, da cui sembra ormai irrimediabilmente avulso. L'impressione è che non abbia possibilità di farsi perdonare del rapporto "malato" avuto con Simone (estremamente violento e prepotente con tutto il quartiere, non solo con Marcello). Matteo Garrone, ci racconta il tutto senza darci mai false illusioni sulla sorte del protagonista, ma riuscendo ciò nonostante a dare poesia a questa storia di solitudine, in un'ambientazione oltremodo scarna e di una desolazione distopica. Marcello Fonte, nei panni del protagonista, offre una prova eccellente e dà notevole credibilità a questo ruolo da antieroe. Edoardo Pesce, si conferma un ottimo interprete anche di personaggi negativi, rendendo bene le sfumature del suo personaggio che al drammatico unisce del grottesco.
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roberteroica
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sabato 19 maggio 2018
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l’amicizia e’ tutto quello che si puoancoratradire
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Il festival di Cannes premia giustamente lo straordinario protagonista di “Dogman”, uno dei due film in concorso per l’Italia. La sua faccia post pasoliniana marca timidamente il territorio di una periferia degradata, dove il furto e lo spaccio sono pane quotidiano per i suoi residenti. Marcello Fonte è un coiffeur per cani, li lava, li pettina, si prende cura amorevolmente di loro. E’ timido, minuto, di indole buona. Ma certamente è un debole, che si adegua al gioco, pur di mantenere l’amicizia del violento Simone e di farsi volere bene da tutti, compreso il cinico “compratore d’oro” che è il suo vicino più diretto.
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Il festival di Cannes premia giustamente lo straordinario protagonista di “Dogman”, uno dei due film in concorso per l’Italia. La sua faccia post pasoliniana marca timidamente il territorio di una periferia degradata, dove il furto e lo spaccio sono pane quotidiano per i suoi residenti. Marcello Fonte è un coiffeur per cani, li lava, li pettina, si prende cura amorevolmente di loro. E’ timido, minuto, di indole buona. Ma certamente è un debole, che si adegua al gioco, pur di mantenere l’amicizia del violento Simone e di farsi volere bene da tutti, compreso il cinico “compratore d’oro” che è il suo vicino più diretto. Quando finisce in galera per colpa di Simone, non fa una piega. Ma una volta uscito, capisce che il rispetto nei suoi confronti non esiste più. E che per riconquistare gli amici, deve compiere qualcosa di incommensurabile, qualcosa che possa rimetterlo al suo posto, prima della piccola rivoluzione che ha minato la sua triste quotidianità. Mattero Garrone, che con “Reality” firmo’ il più bel film italiano degli ultimi quindici anni, torna al cinema dopo lo splendido “Il racconto dei racconti” e affronta il tema della vendetta da un’angolazione obliqua, adottando un linguaggio che sembra più vicino alla favola che al dato di cronaca. Comprime e dilata i tempi come nessun altro in Italia e costruisce una sintassi a tratti onirica, che toglie peso al reale. E da un certo punto in avanti sfuma i contorni geografici e le architetture urbane per abbracciare il metafisico e il sogno. Come quello che continua a produrre bolle nella testa di Marcello, che sente le voci dei compagni di un tempo, quelli che non ci sono più, quelli che se ne sono andati perché la partita è finita. E’ dal fondo della notte che arrivano i film di Garrone, un narratore che guarda dentro i suoi personaggi, e ci fa amare le loro fragilità e odiare le loro convinzioni, perché a volte anche l’occhio attonito di un cane feroce annichilisce di fronte a quanta violenza può arrivare l’uomo chiamato a educarli.
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(di silvioa)
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maurizio.meres
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lunedì 21 maggio 2018
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un perfetto neorealismo
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Questa volta Garrone ci fa rivivere un momento infausto della nostra recente storia,non entra nei particolari processuali ma da una doppia immagine del personaggio che in quel momento fece parlare purtroppo negativamente di se,la prima immagine è quella di un uomo che amava nel vero senso della parola il miglior amico dell'uomo,il suo lavoro rappresentava la sua vita stare vicino ai cani,curarli,custodirgli,ci parlava,vederlo nel film e non so se nella realtà era così è stato bellissimo e un grande insegnamento per chi invece maltratta questi esseri umani.
Una persona umile tutti gli volevano bene ma era amico se così si può definire di un presuntuoso prepotente che con atti delinquenziali verso tutti era il terrore del quartiere,il canaro così all'epoca venne soprannominato era la sua vittima preferita,quando un giorno brutalmente si vendicò e dopo mostruose torture lo uccise.
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Questa volta Garrone ci fa rivivere un momento infausto della nostra recente storia,non entra nei particolari processuali ma da una doppia immagine del personaggio che in quel momento fece parlare purtroppo negativamente di se,la prima immagine è quella di un uomo che amava nel vero senso della parola il miglior amico dell'uomo,il suo lavoro rappresentava la sua vita stare vicino ai cani,curarli,custodirgli,ci parlava,vederlo nel film e non so se nella realtà era così è stato bellissimo e un grande insegnamento per chi invece maltratta questi esseri umani.
Una persona umile tutti gli volevano bene ma era amico se così si può definire di un presuntuoso prepotente che con atti delinquenziali verso tutti era il terrore del quartiere,il canaro così all'epoca venne soprannominato era la sua vittima preferita,quando un giorno brutalmente si vendicò e dopo mostruose torture lo uccise.
La bravura di Garrone che della storia ripercorre i momenti più importanti e personali di Marcello e quella di non farlo mai diventare un personaggio volgare e crudele,ma dandogli una perfetta collocazione esistenziale di una persona senza nessuna pretesa,era amico di tutti la sua unica colpa e stata quella di aver incontrato nel suo percorso di vita quell'essere inumano.
Un film tecnicamente perfetto curato in ogni particolare,ambientazione in una degradata Marina di Castel Volturno,una stupenda fotografia che coglie ogni attimo di sofferenza e di stupore.
L'attore principale è il perfetto sconosciuto ,Marcello Fonte,una figura neorealistica di un cinema passato,e lui il vero ispiratore di Garrone e senza dubbio un personaggio insolito,nel film diventa quasi irreale in una simbiosi perfetta con il regista,non è una star ma nel film diventa reale,autentico,se avrà un seguito come attore in un film importante come questo diventa difficile immaginarselo,forse sarà stato un sogno,addirittura premiato meritatamente a Cannes,anche se film che raccontano la vita di tutti i giorni nel classico realismo Italiano che sarebbero un insegnamento umano in un sociale sempre più in difficoltà,Marcello sarebbe la persona giusta per interpretarli.
Bravissimi tutti gli altri seppur ormai etichettati per questo genere film,ma realisticamente parlando efficaci,coinvolgenti.
Veramente un grande film,il maestro Garrone capovolge ancora una volta la realtà dandogli un anima sua personale e gradevole,la violenza diventa una conseguenza inevitabile e alla fine non c'è nessun eroe ma solo disperazione e pena.
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fabiofeli
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mercoledì 23 maggio 2018
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"che t'hanno fatto, amòre?"
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Solo i titoli di coda esaudiscono la curiosità di sapere dove si svolge il dramma. E’ un non-luogo, metafisico, Castel Volturno (la “location” di Gomorra), con palazzi invecchiati, affondati nella sabbia in mezzo a ristagni fangosi dopo ogni pioggia: lì di fronte un muretto circolare delimita un minuscolo parco-giochi per bambini sempre desolatamente deserto. In uno dei palazzi si allineano tre “negozi”: uno per la toletta dei cani, uno di un gioielliere che compra e vende oro, una sala slot. Marcello (Marcello Fonte) vive lì, alle prese col lavaggio di cani enormi, più grossi della sua minuta figura.
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Solo i titoli di coda esaudiscono la curiosità di sapere dove si svolge il dramma. E’ un non-luogo, metafisico, Castel Volturno (la “location” di Gomorra), con palazzi invecchiati, affondati nella sabbia in mezzo a ristagni fangosi dopo ogni pioggia: lì di fronte un muretto circolare delimita un minuscolo parco-giochi per bambini sempre desolatamente deserto. In uno dei palazzi si allineano tre “negozi”: uno per la toletta dei cani, uno di un gioielliere che compra e vende oro, una sala slot. Marcello (Marcello Fonte) vive lì, alle prese col lavaggio di cani enormi, più grossi della sua minuta figura. Marcello fa anche piccolo spaccio di stupefacenti ed ogni tanto può permettersi una fuggevole vacanza con immersioni subacquee assieme alla figlia adolescente, avuta dalla moglie separata. Ma nel quartiere c’è Simone (Edoardo Pesce), una specie di tornado che esige e ottiene sempre quello che vuole: Marcello lo tratta con indulgenza e gentilezza, quasi avesse a che fare con un grosso alano; è disposto a dargli gratis “tiri” di cocaina; accetta perfino di fare da palo ad una rapina di Simone con un compare. Anche il gestore della sala slot cede alla furia fracassona di Simone, quando questi pretende ed ottiene la restituzione di 300 euro persi con una macchinetta mangiasoldi. Quelli che hanno una attività commerciale nel posto, affratellati da partite di calcetto, in una riunione alla quale partecipa anche Marcello cercano una soluzione drastica per il problema rappresentato dalla prepotenza di Simone. Uno di loro cinicamente pronostica che prima o poi Simone naufragherà su uno scoglio più duro di lui; basta aspettare …
Matteo Garrone, che con Tale of Tales (Lo cunto de li cunti di Basile) ci aveva sconcertato non poco, nelle interviste afferma che il suo ultimo film è un western. E in effetti ci sono (quasi) tutti gli ingredienti di questo genere di pellicole: il non-luogo è terra di frontiera, una terra di nessuno perché non c’è uno sceriffo che imprigioni il “cattivo” prevaricatore; c’è una banca (il negozio di gioielliere che compra e vende oro) e c’è un saloon (la sala slot). Manca soltanto il “buono”, che si inventi da solo nel ruolo e prenda la responsabilità di portare il peso – in ogni senso ! - di un cadavere ingombrante. Garrone fabbrica questa “persona” pescando tra i personaggi che ha. Sa cosa fa, perché Marcello Fonte è un “animale cinematografico” dal talento unico: è credibile quando dice “amòre” – con una erre liquida, più liquida ed evanescente della erre inglese foneticamente espressa con i due punti - a mostruosi cani da combattimento; o quando dice accorato “che t’hanno fatto, amòre?” ad un cagnolino semicongelato; è credibile come padre amoroso e come amico fedele di Simone, nonostante gli eccessi e i tradimenti di questo ultimo; è credibile alla fine della tragedia, quando si illude di aver riconquistato la sua turpe, ignava, menefreghista, egoista “comunità”. Se qualcuno cita Il cane di paglia di Peckinpah con il grande Dustin Hoffmann a proposito del film e di Marcello Fonte, possiamo solo sperare che Marcello non rimanga impigliato in questo ruolo e possa recitare anche in parti diverse. Grazie, Garrone, per questa favola nera, mostruosamente bella, fotografata con immagini indimenticabili. Da non mancare.
Valutazione :**** e ½
FabioFeli
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angeloumana
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lunedì 28 maggio 2018
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degrado di vite e luoghi
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Può essere banale dirlo ma se un film, questo Dogman di Matteo Garrone ad esempio, tiene incollati alla poltrona per i suoi 102 minuti, coinvolge al punto che uscendo dal cinema si resta un quarto d'ora ancora dentro la vicenda cupa e violenta o ci si bea di non vivere in una periferia di città e di sentimenti come quella che s'è vista, può voler dire che il film è di successo, o almeno che ha raggiunto il suo scopo. Sarà stata la sceneggiatura, sarà il montaggio o l'ambientazione corrispondente alla crudezza della storia, sarà per via di chi l'ha interpretato o della guida del regista. I luoghi – Baia Domizia, Castelvolturno - sono gli stessi di Indivisibili, la cupezza o la marginalità delle condizioni di vita ricordano questo film ed anche Non essere cattivo.
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Può essere banale dirlo ma se un film, questo Dogman di Matteo Garrone ad esempio, tiene incollati alla poltrona per i suoi 102 minuti, coinvolge al punto che uscendo dal cinema si resta un quarto d'ora ancora dentro la vicenda cupa e violenta o ci si bea di non vivere in una periferia di città e di sentimenti come quella che s'è vista, può voler dire che il film è di successo, o almeno che ha raggiunto il suo scopo. Sarà stata la sceneggiatura, sarà il montaggio o l'ambientazione corrispondente alla crudezza della storia, sarà per via di chi l'ha interpretato o della guida del regista. I luoghi – Baia Domizia, Castelvolturno - sono gli stessi di Indivisibili, la cupezza o la marginalità delle condizioni di vita ricordano questo film ed anche Non essere cattivo.
Non è un caso che Marcello Fonte (Marcello, dogman e dogsitter nella recitazione) abbia avuto la Palma a Cannes 2018 per la migliore interpretazione da protagonista; avrebbe meritato un riconoscimento anche il “cattivo” Edoardo Pesce, che ha così bene impersonato lo svitato ex-pugile Simone, il “corpo malato” – da estinguere o almeno appartare – in una comunità che non sta già tanto bene di suo. Il primo è invece un “borghese piccolo piccolo”, separato dalla moglie ma che si prende tanta cura e tanto amore dà alla sua bambina, che sa il modo migliore per fare la toletta ai cani nel suo negozio. In “un pomeriggio di un giorno da cani”, ma l'epilogo si svolge una notte e si esaurisce all'alba, Marcello si ribella a tutto questo. Era sempre vessato da quella creatura violenta, Simone, ne era complice suo malgrado, pur essendone l'unico quasi-amico o che gli usa qualche premura, di fatto un piccolo uomo succube del grosso ragazzone e che si fa un anno di prigione in vece sua.
La realtà però ha superato l'immaginazione: Garrone si è liberamente ispirato ad un fatto di cronaca nera accaduto trent'anni fa, “er canaro della Magliana” Pietro De Negri si liberò dell'ex-pugile Giancarlo Ricci seviziandolo e uccidendolo. Nel film Marcello lo convince ad entrare in una grossa gabbia di cani, ve lo chiude per poi torturarlo e trascinarne il cadavere fuori, in un'alba grigia in cui – soddisfatto ma incredulo o fuori di sé - vorrebbe mostrare agli altri di aver debellato quel corpo estraneo alla comunità. I cani del negozio hanno assistito dalle loro gabbie silenziosi e forse stralunati, perfino teneri, “all'esplosione della bestialità umana...e la vendetta sarebbe meglio chiamarla liberazione” (parole di Garrone), “e han ragione di pensare che le bestie siamo noi” (ma questo è Celentano).
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francesca
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venerdì 8 giugno 2018
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film impeccabile che dovrebbe fare riflettere la nostra classe dirigente.
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Perché abbiamo ancora questa piaga in Italia che non accenna a regredire? La malavita di oggi è molto peggio è molto più pericolosa di quella del secolo scorso. Non c’è dubbio. L’analisi di Paola Casella nella conclusione della sua recensione è perfetta “ Garrone riesce nel miracolo di costruire una narrazione disperante disintossicandola dalla volgarità dei talk show, e restituendo dignità ferita a tutti personaggi.” Film inquietante, ma assolutamente da vedere.
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ralphscott
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venerdì 3 agosto 2018
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x tutti i buoni,sensibili nati nel posto sbagliato
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I personaggi di Marcello Fonte ed Edoardo Pesce saranno indimenticati,cesellati da una penna in stato di grazia. La messa in scena ha momenti di alta poesia,laddove Marcello vive in simbiosi con le sue creature (dirò una banalità,ma penso che la visione abbia un valore aggiunto per i cinofili) e Simone con l'amata moto. Le sue scorribande lungo la spiaggia fanno un po' rabbia,ma quanta tenerezza! Il rapporto con la madre è shoccante,commovente. Già solo considerando la visione degli sfondi dove la pellicola è girata,vale la pena di esser vista,per (cercare di) capire. Un capolavoro,o quasi.
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