I Segreti di Wind River |
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Un film di Taylor Sheridan.
Con Jeremy Renner, Elizabeth Olsen, Jon Bernthal, Kelsey Asbille, Julia Jones.
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Titolo originale Wind River.
Thriller,
Ratings: Kids+13,
durata 111 min.
- USA 2017.
- Eagle Pictures
uscita giovedì 5 aprile 2018.
MYMONETRO
I Segreti di Wind River ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Un prodotto di genere che non delude
di ZararFeedback: 13464 | altri commenti e recensioni di Zarar |
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giovedì 19 aprile 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film è una non inedita combinazione tra thriller e revenge movie sullo sfondo suggestivo di bianche distese di neve in un gelido inverno nella riserva indiana di Wind River, nel Wyoming (per qualche aspetto, richiama il norvegese ‘In ordine di sparizione’ di H.P. Moland, del 2014), un prodotto cucinato con buon mestiere, onesta esecuzione e poche sorprese. Ha una sua ingenuità di fondo e una trama lineare che è molto riposante per lo spettatore, nonostante le scene cruente, le esplosioni di violenza e le sparatorie senza risparmio. Oltre all’ovvio appeal che ha per gli appassionati di thriller, il film strizza l’occhio a vari tipi di pubblico e a varie sensibilità, e dunque boschi e distese innevate parlano agli ecosensibili, mentre le corse su fantastiche motoslitte sono una concessione ai giovani col piede sull’acceleratore; il tema sociale e il problema delle minoranze è introdotto con la scelta di ambientare la storia in una remota riserva indiana, in cui indifferenza e pregiudizio degli organismi di governo creano ancora oggi condizioni di emarginazione, perdita di identità, sopraffazione e sfruttamento; il politically correct è incarnato da un protagonista yankee perfettamente integrato nella comunità indiana e da una sprovveduta e improbabile agente FBI che si prodiga a rischio della vita per risolvere un caso che interessa a pochi; il pathos è nel cuore di chi indaga sulla morte violenta di una fanciulla avendo perso a suo tempo una figlia in circostanze analoghe e finalmente l’evil, il male, è non casualmente connesso allo sfruttamento industriale di territori incontaminati (un impianto petrolifero) . Ce n’è per tutti. E c’è l’eroe e l’eroina, e i buoni sono consolati e i cattivi puniti, salvo restando un pizzico di sconsolato pessimismo per non sconfinare nel rottamato happy end anni ‘50. Scherzi a parte, il gioco è piuttosto scoperto e nulla è veramente approfondito, perché tra quelli citati non c’è un tema, psicologico o sociale che sia, che riesca ad investire efficacemente tutti gli altri dando al film un tono omogeneo e una forte ispirazione (ciò che avviene invece nel citato film di Moland). Anche la recitazione non è memorabile. E tuttavia il film si vede volentieri. C’è mestiere, la regia gioca bene soprattutto sul rapporto - espresso attraverso immagini forti - tra violenza colpevole dell’uomo e violenza ‘innocente’ di una natura inclemente (forse ciò che rimane più impresso, anche se meno dichiarato) e il finale – bisogna dire – è ben congegnato.
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