misesjunior
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venerdì 3 marzo 2017
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falsificare la storia... a fin di bene!
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La "political correctness" sostenuta dai neocomunisti autobattezzatisi "liberal", in America (e più recentemente anche da noi), ha lottato per imporre la censura o incluso proibire lo studio dei classici della letteratura (mondiale e americana) perché considerati razisti, o maschilisti, o entrambe le cose. Ormai anche in Europa (per esempio la Boldrini) cercano d'imporre la neolingua "progressista", già prevista e temuta da Orwell (in "1984"), e in generale tentano la censura degli intellettuali che non la pensano come loro vietando loro intervenire nei dibattiti universitari, ecc. Questo da noi dovrebbe essere noto, ma non gli si da sifficiente peso.
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La "political correctness" sostenuta dai neocomunisti autobattezzatisi "liberal", in America (e più recentemente anche da noi), ha lottato per imporre la censura o incluso proibire lo studio dei classici della letteratura (mondiale e americana) perché considerati razisti, o maschilisti, o entrambe le cose. Ormai anche in Europa (per esempio la Boldrini) cercano d'imporre la neolingua "progressista", già prevista e temuta da Orwell (in "1984"), e in generale tentano la censura degli intellettuali che non la pensano come loro vietando loro intervenire nei dibattiti universitari, ecc. Questo da noi dovrebbe essere noto, ma non gli si da sifficiente peso.
Questo film falsifica la Storia, pur prendendo spunto da problemi reali, per fare quel tipo di operazione commerciale che, in anticipo, si sa che manderà in deliquio gli autoritenuti "progressisti", i quali felicemente si ritroveranno riconfermati nei loro pregiudizi "umanitari" (sic). Secondariamente è una operazione di propaganda che garantiza la buona critica dello establishment hollywoodiano di sinistra, e buoni incassi, sapendo che esiste un largo pubblico sotto l'influenza delle menzogne del progressismo che nulla farà cambiare modo di vedere, salvo singoli casi che poi sono quelli che vengono al solito accusati di "tradimento".
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marionitti
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domenica 26 febbraio 2017
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ottima storia, buon film
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Il regista ha tra le mani una storia molto interessante e un’ottima squadra di attori e li usa in modo corretto, forse senza acuti, ma anche senza commettere errori. Non era facile perché doveva unire la descrizione di due delicati passaggi nella storia dei diritti civili: sono in gioco sia il diritto delle donne di contare, avere promozioni e occuparsi di “robe” da maschi come la matematica, sia quello degli uomini di colore di poter veder riconosciuta la propria assoluta parità. Il rischio della retorica è evitato facendo avanzare l’emancipazione a piccoli passi, lungo un arco temporale abbastanza lungo, senza salti ma inesorabile; un processo determinato soprattutto dal valore professionale delle tre protagoniste che, in un luogo in cui l’eccellenza conta, pian piano garantisce loro il giusto riconoscimento.
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Il regista ha tra le mani una storia molto interessante e un’ottima squadra di attori e li usa in modo corretto, forse senza acuti, ma anche senza commettere errori. Non era facile perché doveva unire la descrizione di due delicati passaggi nella storia dei diritti civili: sono in gioco sia il diritto delle donne di contare, avere promozioni e occuparsi di “robe” da maschi come la matematica, sia quello degli uomini di colore di poter veder riconosciuta la propria assoluta parità. Il rischio della retorica è evitato facendo avanzare l’emancipazione a piccoli passi, lungo un arco temporale abbastanza lungo, senza salti ma inesorabile; un processo determinato soprattutto dal valore professionale delle tre protagoniste che, in un luogo in cui l’eccellenza conta, pian piano garantisce loro il giusto riconoscimento. Come ho lavoro onesto che merita sicuramente di essere visto; in sistesi ottima storia, buon film.
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ashtray_bliss
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venerdì 24 febbraio 2017
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donne che hanno rivoluzionato la storia della nasa
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Hidden Figures, arriva con un tempismo perfetto per la data situazione politica e sociale che stiamo attraversando, e con grande abilità e maestria porta i riflettori sulla storia vera e inedita di tre brillanti donne afroamericane che sono riuscite a intergrarsi e imporsi in un'ambiente tipicamente maschile (e maschilista) sfidando pregiudizi e discriminazioni razziali di ogni tipo. Il regista Melfi riesce dunque a confezionare una pellicola intimamente ottimista, ma che riesce a trattare con grazia e senza superficialità il problema dell'emancipazione sociale e della conquista dei pari diritti civili da parte dei cittadini afroamericani. Puntando la camera sulle tre eroine sconosciute: Dorothy Vaughn, Katherine Jonson e Mary Jackson il regista fa emergere tutte le caratteristihe brillanti e notevoli di queste donne; la loro tenacia, il coraggio, la perseveranza, la determinazione.
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Hidden Figures, arriva con un tempismo perfetto per la data situazione politica e sociale che stiamo attraversando, e con grande abilità e maestria porta i riflettori sulla storia vera e inedita di tre brillanti donne afroamericane che sono riuscite a intergrarsi e imporsi in un'ambiente tipicamente maschile (e maschilista) sfidando pregiudizi e discriminazioni razziali di ogni tipo. Il regista Melfi riesce dunque a confezionare una pellicola intimamente ottimista, ma che riesce a trattare con grazia e senza superficialità il problema dell'emancipazione sociale e della conquista dei pari diritti civili da parte dei cittadini afroamericani. Puntando la camera sulle tre eroine sconosciute: Dorothy Vaughn, Katherine Jonson e Mary Jackson il regista fa emergere tutte le caratteristihe brillanti e notevoli di queste donne; la loro tenacia, il coraggio, la perseveranza, la determinazione. Evitando tuttavia di appensatire la pellicola con dosi abbondanti di retorica o moralismi che ne avrebbero snaturato il contenuto. Mantenendo sempre una debita legerezza, tipica della commedia, e sdrammatizzando alcune situazioni (come ad esempio quelle in cui Katherine deve recarsi in bagno percorrendo una distanza significativa) Il Diritto di Contare risulta un prodotto pienamente riuscito, che racconta di una storia inedita e lo fa senza pietismi ma puntando piuttosto sul messaggio finale, intrinsecamente ottimista e costruttivo, che lascia agli spettatori.
Un film per mettere di buon umore e sigillare il bisogno di speranza e progresso, oggi come ieri, Hidden Figures è qui per ricordarci che la battaglia contro il sessismo e il razzismo, che in questo caso combaciavano, non è una causa persa. Quando una persona ha il QI adatto a risolvere i più laboriosi calcoli matematici col sola aiuto della carta e penna (ricordiamo che siamo nel 1961, nell'era pre-computer) e la stoffa necessaria per farsi valere in un'ambiente chiuso e competitivo, nè il proprio sesso e nemmeno il proprio colore della pelle possono essere un'ostacolo al successo. E il successo in questo caso fu mandare nello spazio il primo austronauta americano, Sheppard, e in orbita a distanza di un'anno, John Glenn. Una missione che ha avuto successo anche grazie alla figura di Katherine Johnson e della sua abilità di gestire complicate formule matematiche.
Il talento, l'intelligenza, la determinazione sono del resto le caratteristiche che ci contraddistinguono veramente, sia sul lavoro che nella vita. Il colore della pelle o l'essere donna sono caratteristiche biologiche aggiuntive (anche se preferisco pensarle come valori aggiunti) che non dovrebbero essere d'intralcio nella corsa al successo. Favoloso il cast, a partire dalle bravissime protagoniste principali a finire con Kevin Coster e Kirsten Dunst, che giustamente ha vinto il prestigioso SAG 2017 contro l'imbattibile La La Land. Bellissima la scenografia e i costumi d'epoca, la fotografia e la sceneggiattura, scorrevole e leggera quanto basta.
In definitiva? Un bel film, non completamente privo di alcuni clichè e soluzioni facili, che comunque riesce a rinnovare i propositi ottimisti mentre racconta la storia -precedentemente sconosciuta- di tre donne geniali al servizio dell'agenzia aerospaziale più prestigiosa al mondo. 3/5.
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mauriziomeres
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giovedì 23 febbraio 2017
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film,vero,importante,e bellissimo.
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Una vera storia che entra in una delle istituzioni mondiali più importanti,e soprattutto rigide dal punto di vista della comunicazione sociale,la Nasa,la cattedrale della scienza,dove tutto è possibile e nulla è scontato.
Siamo nel nostro secolo,ma sembra di stare in un medio evo moderno,la donna vista come un essenza impropria,e in questo caso addirittura orripilante,perché ci sono tre grandi donne di colore,non accettate sotto ogni punto di vista,Lincoln chissà quante volte si sarà girato nella tomba,o meglio ancora lo sta facendo.
Il film diventa un'apoteosi alla grande volontà,all'intelligenza,ad una tenacia voglia di esserci e soprattutto contare,i primi passi di un emancipazione,dura da comprendere in quell'ambiente di lavoro,e soprattutto razzista nella forma più ipocrita.
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Una vera storia che entra in una delle istituzioni mondiali più importanti,e soprattutto rigide dal punto di vista della comunicazione sociale,la Nasa,la cattedrale della scienza,dove tutto è possibile e nulla è scontato.
Siamo nel nostro secolo,ma sembra di stare in un medio evo moderno,la donna vista come un essenza impropria,e in questo caso addirittura orripilante,perché ci sono tre grandi donne di colore,non accettate sotto ogni punto di vista,Lincoln chissà quante volte si sarà girato nella tomba,o meglio ancora lo sta facendo.
Il film diventa un'apoteosi alla grande volontà,all'intelligenza,ad una tenacia voglia di esserci e soprattutto contare,i primi passi di un emancipazione,dura da comprendere in quell'ambiente di lavoro,e soprattutto razzista nella forma più ipocrita.
Stupenda interpretazione di tutto il cast,orchestrato stupendamente da Theodore Melfi,non è mai patetico,ma commuove soprattutto con stupendi dialoghi,che diventano un trionfo alla libertà.
Bellissime ambientazioni,che danno un quadro perfetto di quel periodo,interessanti scene reali,che sono un piacere rivederle in un ricordo lontano,ma per chi le ha vissute sono sempre presenti.
Film da vedere perché solo il cinema può aprire delle pagine della storia sconosciute,e finalmente apprezzare le grandi menti del progresso.
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martedì 21 febbraio 2017
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un viaggio verso le stelle tra razzismo e sessismo
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Una storia vera di tre tenaci afroamericane che si sono imposte nel mondo dei cervelloni bianchi durante la corsa allo spazio degli anni sessanta. Basato sul libro "Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race" di Margot Lee Shetterly e pluricandidato all'oscar come Miglior Film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attrice non protagonista di Octavia Spencer. Una storia drammatica raccontata con ironia e consapevolezza confezionata da una scenografia e fotografia ben realizzate. Attori di primo ordine come, la già citata, Octavia Spencer e il celebre Jim Parsons che, neanche a dirlo, veste i panni dello scienziato presuntuoso. Valutazione positiva per un film sull'uguaglianza sociale che, quando non arriva dai diritti civili, affiora dalla società grazie al coraggio e alla determinazione.
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