michelino
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giovedì 16 novembre 2017
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il cinema che corre
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Le mie non sono recensioni, sono veloci impressioni a caldo.
In questo caso non conosco i registi ma al momento non importa.
Comunque a giudicare dallo stile del film dovrebbero essere molto giovani.
New York. Due fratelli tentano una rapina che finisce male.
Il più debole dei due fratelli viene arrestato.
Il carcere non è posto per quelli come lui, sicuramente finirà male.
L'altro fratello deve tirarlo fuori dal carcere al più presto.
Bisogna trovare i soldi per la cauzione oppure bisogna farlo evadere.
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Le mie non sono recensioni, sono veloci impressioni a caldo.
In questo caso non conosco i registi ma al momento non importa.
Comunque a giudicare dallo stile del film dovrebbero essere molto giovani.
New York. Due fratelli tentano una rapina che finisce male.
Il più debole dei due fratelli viene arrestato.
Il carcere non è posto per quelli come lui, sicuramente finirà male.
L'altro fratello deve tirarlo fuori dal carcere al più presto.
Bisogna trovare i soldi per la cauzione oppure bisogna farlo evadere.
Bisogna fare presto, non c'è molto tempo.
Per i perdenti che non vogliono rassegnarsi non c'è tempo da perdere.
i perdenti vivono sempre incalzati dal presente.
Il presente fa sempre la prima mossa alla quale bisogna cercare di rispondere al volo.
Bisogna riflettere alla svelta e passare subito all'azione.
Succeda quel che succede.
Persi per persi, tanto vale tentarle tutte.
Un film d'azione che fa riflettere molto.
Un thriller mozzafiato sporco e tenero allo stesso tempo.
Musiche rilevanti e azzeccatissime.
Fotografia cupa e ruvida, sgranata e spesso sfuocata.
Regia e sceneggiatura sono in velocità.
Il nuovo cinema corre e non lascia tempo, bisogna corrergli dietro.
Novantacinque minuti ma non me ne sono accorto.
Alla fine ne sembravano passati solo venti.
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gianleo67
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sabato 25 agosto 2018
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safdi bros from the blocks
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Trascinandolo via dal programma di rieducazione e supporto psicologico cui è sottoposto, l'irrequieto e irresponsabile Connie coinvolge lo psicolabile fratello Nick in una rapina in banca che si conclude con l'arresto di quest'ultimo. I tentativi di liberare il fratello condurranno l'uomo lungo una maratona notturna fatta di azioni avventate, incontri a sorpresa e rischi poco calcolati, fino all'inevitabile epilogo che li fa ritornare alla casella di partenza. Le rocambolesce vicissitudini della microcriminalità newyorkese fanno da sfondo all'ennesima variazione sul tema dei fratelli Safdie, da tempo inseriti nei circuiti festivalieri che contano (Venezia, Toronto e Cannes) grazie all'allure autoriale di produzioni indipendenti che contaminano il realismo provocatorio alla Larry Clark con l'iperrealismo di scelte tecniche fatte di ritmi sincopati, colori saturi e preponderanti commenti sonori.
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Trascinandolo via dal programma di rieducazione e supporto psicologico cui è sottoposto, l'irrequieto e irresponsabile Connie coinvolge lo psicolabile fratello Nick in una rapina in banca che si conclude con l'arresto di quest'ultimo. I tentativi di liberare il fratello condurranno l'uomo lungo una maratona notturna fatta di azioni avventate, incontri a sorpresa e rischi poco calcolati, fino all'inevitabile epilogo che li fa ritornare alla casella di partenza. Le rocambolesce vicissitudini della microcriminalità newyorkese fanno da sfondo all'ennesima variazione sul tema dei fratelli Safdie, da tempo inseriti nei circuiti festivalieri che contano (Venezia, Toronto e Cannes) grazie all'allure autoriale di produzioni indipendenti che contaminano il realismo provocatorio alla Larry Clark con l'iperrealismo di scelte tecniche fatte di ritmi sincopati, colori saturi e preponderanti commenti sonori. Arruolando attori non professionisti, ma con il fondamentale e volontario supporto artistico del divo di turno convertitosi alla causa del cinema sperimentale con ritorno di marketing, la storia di due figli della Grande Mela che parlano di altri due figli disadattati from the same blocks, porta con sè lo slancio di un'esperienza sul campo competente e sincera ma anche le derive di un intimismo ricattatorio inevitabilmente fuori registro e di un minimalismo narrativo che gira molto spesso a vuoto. Se l'esilità del soggetto originale viene furbescamente fatta risalire alla buona condotta (il Good Time del titolo) grazie alla quale Buddy Duress, attore di strada protagonista del precedente Heaven Knows What, sperava di salpare da Rikers Island per approdare alle premiere festivaliere del film dei Safdie Bros e la sua promozione alla narrazione dell'insistenza con cui Robert Pattinson si sarebbe proposto ai due, lo spunto più originale di questa operazione cinematografica sta proprio nell'estemporaneità della sua messa in scena: un modello che finge di aderire all'epica di strada dell'action movie metropolitano per concentrarsi invece sulle sfumature di un rapporto fraterno a base di disadattamenti familiari, fragilità personali e dipendenza reciproca, e puntando quindi sulla convincente adesione al ruolo dei suoi interpreti principali che, oltre al già citato Duress, annoverano l'idiot non savant di un catatonico Benny Safdie ed il maledettismo senza causa dell'ex divo di Twilight dalla tinta facile. Operazione imperfetta che sacrifica la compiutezza di una storia canonica sull'altare di uno scimmiottamento di originali modelli indie, laddove però la profondità delle caratterizzazioni psicologiche sembrano decisamente abbozzate come pure lo è la coerenza di comportamenti contraddittori che vanno dalla generosità della zitella disperata di una imbruttita Jennifer Jason Leigh all'egocentrismo di un protagonista principale che sembra sfruttare strumentalmente il proprio charme per un ideale di vita non meglio precisato. Molta forma e poca sostanza insomma per un film che ha fatto spellare le mani a pubblico e critica al festival di Cannes 2017 e che rimane, a detta di chi scrive, un'esperienza cinematografica per cui non vale la pena sacrificare il nostro tempo migliore.
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nigel mansell
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sabato 12 gennaio 2019
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good time di benny e josh safdie
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Un film che sembra non avere un passato né un futuro: c'è solo un presente, incomprensibile e caratterizzato da incredibili episodi che accadono apparentemente casualmente, come le difficoltà che disseminano il percorso di un videogioco. Qui però non si capisce dove sarà il goal e l'ansia dell'incipiente arrivo del Game Over è onnipresente.
Anche per i due fratelli protagonisti, non è dato sapere quale passato abbiano avuto in dote per essere in quelle condizioni, lo si può solo intuire, come si può certamente scommettere su quale sarà il loro destino.
Sì sa solo che il fratello, quello con i deficit intellettivi, tra l'altro interpretato dal regista Benny, ha spezzato il braccio alla nonna che li ospitava, pare istigato dall'altro fratello, la mente geniale (chiaramente a confronto con quella del fratello).
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Un film che sembra non avere un passato né un futuro: c'è solo un presente, incomprensibile e caratterizzato da incredibili episodi che accadono apparentemente casualmente, come le difficoltà che disseminano il percorso di un videogioco. Qui però non si capisce dove sarà il goal e l'ansia dell'incipiente arrivo del Game Over è onnipresente.
Anche per i due fratelli protagonisti, non è dato sapere quale passato abbiano avuto in dote per essere in quelle condizioni, lo si può solo intuire, come si può certamente scommettere su quale sarà il loro destino.
Sì sa solo che il fratello, quello con i deficit intellettivi, tra l'altro interpretato dal regista Benny, ha spezzato il braccio alla nonna che li ospitava, pare istigato dall'altro fratello, la mente geniale (chiaramente a confronto con quella del fratello).
Il fratello maggiore, Connie, è invece impersonato, peraltro in un'ottima interpretazione, dall'arcinoto Rober Pattinson, ed è lui che con scelte a volte ragionate e diaboliche, ed altre instintive e pare senza un motivo (come quando si tinge i capelli biondo platino), che indirizza la trama.
Intorno a questi disgraziati, nella periferia di New York, la variegata e disgraziata umanità, comune ormai di tutte le metropoli. La folla di quelli che non ce la fanno: gli obesi e gli offesi, gli sfortunati e i delinquenti, quelli che si rincoglioniscono di televisione e smartphone, e quando diventano vecchi e deboli sono solo dei pacchi da portare in giro su sedie a rotelle.
La società civile invece, distratta e lontana, è impersonata da un allampanato psicologo, che cerca di portare a termine il suo protocollo di stupidi test. La tensione è talmente alta, che quando insiste con le sue domande ci si aspetta che il fratello ritardato gli dia una testata in testa.
E sarà poi lo psicologo, la società che ha orrore delle brutture, ma che vincente ed indulgente sui derelitti, che riaccoglierà tra le sue sgrinfie il povero fratello più debole. Nick senza avere ormai il conforto dell'altro fratello, destinato a marcire in chissà quale carcere, e che quindi non potrà più accorrere in suo aiuto, sconfitto e rassegnato si abbandona agli amusements per psicotici, organizzati per lui dalla società dei consumi, che comunque ha pietà per i suoi scarti.
Su tutto una bella e potente colonna sonora, che a tratti prende le redini del film, coprendo anche i pensieri dei protagonisti.
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