Falchi |
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Un film di Toni D'Angelo.
Con Fortunato Cerlino, Michele Riondino, Xiaoya Ma, Aniello Arena.
continua»
Poliziesco,
Ratings: Kids+13,
durata 90 min.
- Italia 2017.
- Koch Media
uscita giovedì 2 marzo 2017.
MYMONETRO
Falchi
valutazione media:
2,71
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Questa Napoli è un po' Bronx
di Emiliano Morreale L'Espresso
Giunto al terzo lungometraggio, Toni D'Angelo è una figura curiosa, ancora irrisolta ma interessante. Figlio del cantante Nino, i suoi due lavori precedenti, "Una notte" e "L'innocenza di Clara" avevano una sincerità e a volte una crudezza non comuni. Con "Falchi" cambia tono, e passa al noir. Peppe (Fortunato Cerlino) e Francesco (Michele Riondino) sono due poliziotti delle squadre speciali (due "falchi", appunto). Il primo, più duro a scafato, addestra anche cani da combattimento, il secondo è tormentato dai sensi di colpa per un errore commesso. Il suicidio del loro ex capo, accusato di concorso in associazione mafiosa, e l'incontro di Francesco con una massaggiatrice cinese che lo ha visto commettere un omicidio, faranno saltare il loro rapporto. Il modello del regista sembra essere all'inizio il noir urbano degli anni '70, il cosiddetto "poliziottesco' nella sua variante più esistenziale (in tv si ascoltano dialoghi di Milano calibro 9). Ma in realtà D'Angelo non sembra particolarmente versato nelle sequenze d'azione, e quello che gli interessa è una dimensione sospesa, meditativa, in cui i personaggi vengono seguiti nelle pause e nelle esitazioni. Se il film non riesce nell'intento è per certi dialoghi troppo didascalici e attori non all'altezza, in particolare Cerlino (pur meno monocorde che in Gomorra-la serie) e Pippo Delbono, nome celebrato del nostro teatro, disastroso al cinema. Il risultato trasmette comunque un indubbio senso di angoscia, descrivendo un universo desolato senza buoni né cattivi. Il maestro di D'Angelo, del resto, è Abel Ferrara, di cui è stato assistente alla regia. La Napoli del film, lontana da ogni stereotipo e da ogni esotismo, somiglia alla New York del regista italo-americano, o addirittura alle metropoli del film d'azione di Hong Kong. Le stesse musiche di D'Angelo padre tendono più all'atmosfera che al ritmo (c'è addirittura, si direbbe, una citazione da Amarcord), anche se il regista ne abusa un po'. Le inquadrature più indicative del film, quasi una metafora del suo sguardo, sono quelle in cui, seguendo i personaggi in moto per i vicoli, la macchina da presa si alza a contemplare dall'alto la città, abbandonando l'azione e planando in cerca di una visione straniata.
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