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mercoledì 24 gennaio 2018
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pensavo fosse un bel film ma non fino a questo punto
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La colonna sonora che accompagna tutto il film è a dir poco coinvolgente e ben collegata a tutte le scene del film, ci sono momenti anche abbastanza lunghi in cui parla solo la musica e ciò rende il film un po' fuori dal comune! Ben fatto davvero
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michelino
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giovedì 16 novembre 2017
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il tramonto dei morti dementi
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Avevo visto 'l'alba dei morti dementi'
Un film del 2004 dello stesso regista
Mi ero divertito un casino
Personaggi più che simpatici
Sceneggiatura ricca di inventiva
Avevo aspettative simili per questo baby driver
Sono salito sulla sua auto
Seconda fila
Il film è guidato in modo pazzesco
Velocità e musica a manetta
Su questo niente da dire
Se non che alle poltrone del cinema mancano le cinture di sicurezza
Dovrebbero multare i gestori
Quasi due ore su una giostra da sballo<
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Avevo visto 'l'alba dei morti dementi'
Un film del 2004 dello stesso regista
Mi ero divertito un casino
Personaggi più che simpatici
Sceneggiatura ricca di inventiva
Avevo aspettative simili per questo baby driver
Sono salito sulla sua auto
Seconda fila
Il film è guidato in modo pazzesco
Velocità e musica a manetta
Su questo niente da dire
Se non che alle poltrone del cinema mancano le cinture di sicurezza
Dovrebbero multare i gestori
Quasi due ore su una giostra da sballo
Peccato per il resto
L'estro e la fantasia genuina dei ' morti dementi ' è andata a farsi fottere
Qui la genialità è al servizio del fatturato economico
La trama è stracotta
I personaggi già visti troppe volte
Il solo un poco originale è il baby driver con sue cuffiette
Una cosa curiosa mi ha fatto venire qualche brivido
Fateci caso anche voi
Kevin Spacey somiglia a Berlusconi
Dico fisicamente
Ma per i più maligni non solo fisicamente
Io sono uno di quei maligni?
Non ve lo dico
Lo scoprirete nel sequel del film
Vale la pena vederlo?
Fate voi
Se impazzite per il cinema d'azione non perdetevelo
Parlo del film non di Berlusconi
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cinelady
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mercoledì 18 ottobre 2017
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una piacevole sorpresa
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L’aspetto che mi ha colpita maggiormente di Baby Driver è che si distingue dagli altri film d’azione contemporanei. Infatti non è un film fracassone in cui scene d’azione che sfidano la fisica si susseguono sosta a scapito di trama e personaggi, ma, al contrario, è un film elegante e curato, più realistico e meno esagerato di altri suoi simili.
La storia certamente è semplice e contiene alcuni cliché del genere, ma risalta in particolare per la scelta del protagonista, veramente affascinante. Baby, questo il suo soprannome, parla solo se necessario, e anche in questo caso la maggior parte delle volte utilizza frasi dette da altri, e comunica piuttosto attraverso le sue scelte musicali, possiede infatti iPod diversi in base all’umore, o gli sguardi che si colgono quando toglie gli immancabili occhiali da sole (magistrale da questo punto di vista la scena in cui la gang decide di sostare al diverso in cui lavora la ragazza di cui Baby è innamorato).
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L’aspetto che mi ha colpita maggiormente di Baby Driver è che si distingue dagli altri film d’azione contemporanei. Infatti non è un film fracassone in cui scene d’azione che sfidano la fisica si susseguono sosta a scapito di trama e personaggi, ma, al contrario, è un film elegante e curato, più realistico e meno esagerato di altri suoi simili.
La storia certamente è semplice e contiene alcuni cliché del genere, ma risalta in particolare per la scelta del protagonista, veramente affascinante. Baby, questo il suo soprannome, parla solo se necessario, e anche in questo caso la maggior parte delle volte utilizza frasi dette da altri, e comunica piuttosto attraverso le sue scelte musicali, possiede infatti iPod diversi in base all’umore, o gli sguardi che si colgono quando toglie gli immancabili occhiali da sole (magistrale da questo punto di vista la scena in cui la gang decide di sostare al diverso in cui lavora la ragazza di cui Baby è innamorato). Gli occhiali e la musica gli servono soprattutto come corazza verso un mondo di cui non è ancora pronto a far parte, anche a causa del trauma mai risolto della sua infanzia.
Baby funge anche da filtro attraverso cui ci vengono presentati i comprimari, e proprio perché noi seguiamo le loro azioni attraverso lo sguardo di Baby essi sono appena abbozzati, e sappiamo di loro solo ciò che è indispensabile alla storia. E funziona per tutti, a parte forse per Debora, che ho trovato piuttosto stereotipata come personaggio e di cui è poco giustificato il comportamento, soprattutto considerato l’andamento degli eventi. Cioè, lei e il ragazzo si conoscono appena e lei è già pronta a scappare con lui, nonostante i suoi legami con la vita criminale? Questo mi ha lasciata piuttosto dubbiosa.
Un altro punto dolente è la caduta di tono del finale. Infatti durante gli ultimi minuti assistiamo in pochi minuti prima ad una resa dei conti con l’ultimo rivale troppo lunga ed eccessivamente violenta, e poi ad un epilogo striminzito e quasi da favoletta.
Ma, a parte questi aspetti, tutte le altre scelte sono punti di forza, dai tocchi vintage al montaggio, sì adrenalinico ma pulito e chiaro, non esageratamente sincopato, all’utilizzo della colonna sonora che, oltre a spaziare tra generi ed epoche, si fonde con il ritmo delle scene stesse e con le azioni dei personaggi, facendone la vera innovazione di questo film.
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maumauroma
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sabato 23 settembre 2017
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baby driver
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Baby driver racconta la parabola esistenziale di un ragazzone dinoccolato,che si fa chiamare Baby, con un passato difficile alle spalle, rimasto da bambino orfano dei genitori morti in un incidente stradale e adottato da un ineffabile babbo nero sordomuto. Baby presenta un indefinito disturbo di personalita' ( forse autismo) e una grave difficolta' a relazionarsi con il prossimo, ma e' un fenomeno nella guida e per questo ingaggiato da un boss per seminare le auto della polizia dopo rapine a banche e a uffici postali perpretrate dai suoi avidi scagnozzi. Al volante Baby si trasforma, perde il suo impaccio e la sua timidezza, e, carico di adrenalina , ascoltando a palla con gli auricolari perennemente incollati alle orecchie leggendarie musiche rock, riesce sempre a far sottrarre i banditi che porta a bordo dalle grinfie degli sbirri.
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Baby driver racconta la parabola esistenziale di un ragazzone dinoccolato,che si fa chiamare Baby, con un passato difficile alle spalle, rimasto da bambino orfano dei genitori morti in un incidente stradale e adottato da un ineffabile babbo nero sordomuto. Baby presenta un indefinito disturbo di personalita' ( forse autismo) e una grave difficolta' a relazionarsi con il prossimo, ma e' un fenomeno nella guida e per questo ingaggiato da un boss per seminare le auto della polizia dopo rapine a banche e a uffici postali perpretrate dai suoi avidi scagnozzi. Al volante Baby si trasforma, perde il suo impaccio e la sua timidezza, e, carico di adrenalina , ascoltando a palla con gli auricolari perennemente incollati alle orecchie leggendarie musiche rock, riesce sempre a far sottrarre i banditi che porta a bordo dalle grinfie degli sbirri. Beh, proprio sempre no, perche' anche per Baby arrivera' il momento di innamorarsi, e con l'amore cominceranno per lui guai seri... Baby driver e' sicuramente un film interessante. Per oltre la meta' della sua durata avvince per ritmo, per il sapiente uso dei primi piani e delle luci, per la capacita' di delineare il carattere dei personaggi con pochi tocchi di dialogo essenziali e taglienti come bisturi. Risulta affascinante soprattutto l' inquietante rapporto che si crea fra Doc, il capo della banda e il ragazzo. Il boss, sempre in giacca e cravatta, un po' padre, un po' padrone, tenero e duro, affascinante e soggiogante, quasi un moderno Mefisto pronto a carpire l' anima di Baby- Faust in cambio di amore , ricchezza e bella vita. Purtroppo la riuscita dei questa pellicola si disperde in gran parte nella parte finale, quando una sceneggiatura fino a quel punto presocche' perfetta, all' improvviso si deframmenta banalizzandosi in un vortice di violenza, di morti ammazzati, di "cattivi che non muoiono mai", di situazioni caotiche e improbabili, fino a un melenso e improbabile happy end.
Comunque a Baby driver va sicuramente riconosciuta la grande regia di Edgar Wright,e, oltre a una ottima interpretazione degli attori, anche una magnifica colonna sonora. E non e' poco
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venerdì 22 settembre 2017
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baby driver - il genio della fuga
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La ferita primaria è la vera responsabile della perdita dell'autentico sè, dell'annichilimento e del disorientamento che si manifesta con comportamenti antisociali e distruttivi. Così Baby. Anima ferita e smarrita incosapevolmente aggrappata ad un frammento di affettività che, nonostante tutto lo salverà. Baby è il più spericolato e talentuoso driver al servizio delle bande di rapinatori per i colpi più audaci. Il suo capo e "padrone" lo considera perfino un portafortuna e perciò lo vuole sempre con sè...................Il film è di grande intrattenimento e Kevin Space la garanzia di qualità del lavoro di Edgar Wrght. Colonna sonora da sballo. Montaggio strepitoso. Il ritmo forsennato ed incadescente di una narrazione tutta più che sopra le righe è coerente e mai a scapito della profondità.
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La ferita primaria è la vera responsabile della perdita dell'autentico sè, dell'annichilimento e del disorientamento che si manifesta con comportamenti antisociali e distruttivi. Così Baby. Anima ferita e smarrita incosapevolmente aggrappata ad un frammento di affettività che, nonostante tutto lo salverà. Baby è il più spericolato e talentuoso driver al servizio delle bande di rapinatori per i colpi più audaci. Il suo capo e "padrone" lo considera perfino un portafortuna e perciò lo vuole sempre con sè...................Il film è di grande intrattenimento e Kevin Space la garanzia di qualità del lavoro di Edgar Wrght. Colonna sonora da sballo. Montaggio strepitoso. Il ritmo forsennato ed incadescente di una narrazione tutta più che sopra le righe è coerente e mai a scapito della profondità. Lavoro originalissimo. Da vedere......ciaonanni
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elpiezo
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martedì 19 settembre 2017
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una dark comedy brillante!!!
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PIZZI MOVIE RECENSIONI:
“BABY DRIVER – IL GENIO DELLA FUGA”.
Un giovane asso del volante al servizio di un basista di successo. Una cameriera innamorata e un nugolo di istrionici e folli personaggi dal grilletto facile. Commedia thriller infarcita di scene d'azione e contenuti intelligenti.
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PIZZI MOVIE RECENSIONI:
“BABY DRIVER – IL GENIO DELLA FUGA”.
Un giovane asso del volante al servizio di un basista di successo. Una cameriera innamorata e un nugolo di istrionici e folli personaggi dal grilletto facile. Commedia thriller infarcita di scene d'azione e contenuti intelligenti. Un cast di rilievo (Spacey e Foxx su tutti) e una colonna sonora da brivido per un condensato di generi e sottogeneri che attraverso un vortice di sequenze e dialoghi veloci catturano il pubblico fino all'inaspettato finale.
BRILLANTE!!!
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erreci8
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martedì 19 settembre 2017
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meraviglia assoluta!
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Pellicola meravigliosa. Dettagli curatissimi e trama travolgente. Sicuramente un film che si fa apprezzare sin dal primo minuto. Quasi da guardare tutto d'un fiato. Chapeau
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roberteroica
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domenica 17 settembre 2017
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baby
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Un Campione del cinema-flipper. Protagonisti stilizzati come sagome. Ritmo adrenalinico tra inseguimenti automobilistici, sparatorie che sfidano la fisica, psicologie di raccordo tra dinamismi assortiti. Prendere o lasciare. Darà modo di far parlare i teorici della fine del cinema e della creazione di una nuova arte applicata, più simile alla playstation. Ma ci sono buone idee, a partire dalla musica che non smette un attimo, incollata alla mente e alle orecchie di Baby, poco più di un ragazzino-fenomeno con seri problemi di acufene. Certamente il copione non annoia, perché sfugge ad ogni concetto morale e le traiettorie comportamentali sono vettori impazziti. Sembra a tratti una versione edulcorata e dickensiana di un film cupo e magnifico come Drive di Wending Refn.
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Un Campione del cinema-flipper. Protagonisti stilizzati come sagome. Ritmo adrenalinico tra inseguimenti automobilistici, sparatorie che sfidano la fisica, psicologie di raccordo tra dinamismi assortiti. Prendere o lasciare. Darà modo di far parlare i teorici della fine del cinema e della creazione di una nuova arte applicata, più simile alla playstation. Ma ci sono buone idee, a partire dalla musica che non smette un attimo, incollata alla mente e alle orecchie di Baby, poco più di un ragazzino-fenomeno con seri problemi di acufene. Certamente il copione non annoia, perché sfugge ad ogni concetto morale e le traiettorie comportamentali sono vettori impazziti. Sembra a tratti una versione edulcorata e dickensiana di un film cupo e magnifico come Drive di Wending Refn. Ma Ryan Goslin percorreva le strade degli anni Ottanta ancora con il romanticismo di un decennio da cui non si riesce ad uscire, anche vent’anni dopo. Con Baby Driver siamo invece nella fase in cui il postmoderno ha lasciato il campo alle figurine di un gioco bellissimo ma stucchevole, mentre fuori piove e non ci si ricorda di ieri. VOTO: 6
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eugenio
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sabato 16 settembre 2017
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lucido e silenzioso "action movie"
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Baby.
Un paio di occhiali da sole, cuffiette nelle orecchie, lo sguardo perso nel vuoto e due cicatrici, segno di un trauma fisico e ancor più psicologico.
Baby parla poco, ma ha un’eccellente padronanza alla guida. Filtra le amicizie come la musica, convinto, come un passa-basso, di lasciar da parte i rumori più assordanti che lo fanno soffrire, rifugiandosi in suoni familiari, opportunamente e gelosamente conservati su nastro che ascolta di continuo “remixandoli”.
Baby ha perso i genitori in un terribile incidente d’auto, convive con un sordomuto, il vecchio afroamericano Joe che lo ha cresciuto, si dà da fare per affari poco leciti per sanare un vecchio debito con un boss, Doc, (un convincente Kevin Spacey), elegante e atarassico e letale.
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Baby.
Un paio di occhiali da sole, cuffiette nelle orecchie, lo sguardo perso nel vuoto e due cicatrici, segno di un trauma fisico e ancor più psicologico.
Baby parla poco, ma ha un’eccellente padronanza alla guida. Filtra le amicizie come la musica, convinto, come un passa-basso, di lasciar da parte i rumori più assordanti che lo fanno soffrire, rifugiandosi in suoni familiari, opportunamente e gelosamente conservati su nastro che ascolta di continuo “remixandoli”.
Baby ha perso i genitori in un terribile incidente d’auto, convive con un sordomuto, il vecchio afroamericano Joe che lo ha cresciuto, si dà da fare per affari poco leciti per sanare un vecchio debito con un boss, Doc, (un convincente Kevin Spacey), elegante e atarassico e letale.
Baby non è un delinquente, è un passivo osservatore della vita violenta. Vorrebbe essere libero come la stessa musica che ascolta, condurre “un’esistenza normale”, con la sua “bella” cameriera del Diner di cui si è innamorato (Lily James) e scappare dalle difficoltà seminandole come fa abilmente con le auto della polizia.
Baby sa che non potrà sfuggire per sempre. Sa che la vita non è bianca o nera. Sa che non è possibile rimanere candidi a lungo senza rischiare qualcosa. E le mani, Baby se le sporcherà di sangue perché il suo idillio d’amore possa rivelarsi, compiuto, scontando quanto gli rimane.
La vita di Baby si nasconde dietro mille sfumature di grigio, tanto che quando il vecchio debito è colmato e tutto sembra oramai andare per il meglio, il passato di poche settimane prima torna alla ribalta, seppellendo i suoi sogni di vita normale sotto un profondo strato di inquietudine.
Baby…. è ora di prendere decisioni da adulti, si fa o non si fa?
Soldi, motore e azione. Il frullatore pop di Edgar Wright tiene i toni di un action-movie, travestito da commedia, pulp e love-story sullo sfondo di una musica che tutto muove, precisa e implacabile.
Baby driver è un crogiolo di andrenalina, suspense, citazionismo (tra i tanti: Monsters and Company, Bonnie e Clyde), fatto di inseguimenti, macchine in fiamme, titaniche lotte per amore e tanto sangue.
L’intento di Edgard Wright non è quello di realizzare un film fanciullescamente ancorato al mito dell’intramontabile James Dean o Marlon Brando (di cui il protagonista ne ricorda le fattezze in maniera adeguata, specie nella seconda parte del film) ma di accendere i motori e mostrare la violenza ribelle e selvaggia di un ragazzo affacciato alla dura esistenza che dovrà imparare a “sporcarsi” le mani per sopravvivere, protagonista attivo di un percorso su una strada senza ritorno.
In Baby driver, Wright ci riporta all’atmosfera degli anni ’50, a un racconto di iniziazione e fuga dalla violenza, sottendendo generi diversi, con una leggerezza e una grazia che nei suoi momenti più duri fa anche sorridere come stessimo quasi vedendo un film di Tarantino.
Il sentiero narrativo del film scorre rapido grazie alla bravura degli attori: dal convincente protagonista (Ansel Elgort), all’ingrassato boss Doc sino alla figura del Pazzo-Jamie Fox-ben descritta nella sua diffidente crudeltà.
E poi la giovane Cenerentola-cameriera per cui Baby perde la testa, ricorda l’immaginario collettivo americano dell'amore, del lavoro (anche disonesto) e di un dream, quello di una vita insomma, che scorre come fiume in piena, alla volta del benessere oltre ogni costrizione mentale e giudiziaria.
Film decisamente consigliato.
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astromelia
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sabato 16 settembre 2017
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troppa violenza non sense
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l'idea era buona ma poi durante la visione tutto scade nella violenza gratuita,un pò esagerata,io avrei eleborato la sceneggiatura più "romanticamente",per usare un eufemismo,mi è sembrato un salto nei film di besson,spacey come sempre nel ruolo da faccia di tolla,bene anche gli altri foxx un pò sottovalutato,buono l'abbinamento action/music e le scene rallentate,le stelle sarebbero 2 e mezza comunque.....
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