scarface9
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domenica 14 maggio 2017
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come la corazzata potemkin.....
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Zero suspence, zero tensione, interpretazioni scadenti di attori sconosciuti, escluso il glaciale doppio sintetico Fassbender, eroina lontana anni luce dalla grintosa Sigourney, ridicolo farle i capelli alla stessa maniera, secondo tempo che più che un film sembrava un videogame sparatutto con scene d'azioni alquanto inverosimili, riflessioni filosofiche che tendono ad annoiare più che a coinvolgere. Difficile fare peggio di Prometheus, ma nonostante il tempo trascorso e le critiche ricevute, bisogna ammettere che il sequel del prequel, attenzione ce ne sarà un terzo e chissà quant'altri ancora, verrà ricordato solo per il forte battage pubblicitario che accompagna ed accompagnerà per sempre questa amatissima saga che si sarebbe dovuta fermare, cinematograficamente parlando, al secondo capitolo di Cameron, ma purtroppo lo sappiamo tutti: "al portafoglio non si comanda ".
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flaw54
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sabato 13 maggio 2017
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commento finale
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Avevo fatto il commento alla fine del primo tempo. Meglio così perché il secondo è ancora peggiore! Due Fassbender invece di uno! Preferisco dimenticare.....
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altair74
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sabato 13 maggio 2017
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il crepuscolo degli dei
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l'inizio e la fine del film sono accompagnati dalle note de L'oro del Reno di R.Wagner, ma vedendo l'andamento complessivo del film sarebbe più consono usare un'altra opera del compositore tedesco. personalmente sono un amante della saga creata da Ridley Scott sul finire degli anni 70 e anche se ho apprezzato il tentativo fatto con Prometeus di riportare in vita il mondo degli xenomorfi( che nel complesso mi è piaciuto molto), trovo questo film decisamente insufficiente. la trama presenta buchi grossi come il groviera e delle forzature decisamente eccessive per ricollegarsi alla storia di Prometeus e a quella che dovrebbe portare al filone principale. il finale poi per quanto si cerchi di creare un colpo di scena, invece si rivela un arma a doppio taglio perché è fin troppo scontato.
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l'inizio e la fine del film sono accompagnati dalle note de L'oro del Reno di R.Wagner, ma vedendo l'andamento complessivo del film sarebbe più consono usare un'altra opera del compositore tedesco. personalmente sono un amante della saga creata da Ridley Scott sul finire degli anni 70 e anche se ho apprezzato il tentativo fatto con Prometeus di riportare in vita il mondo degli xenomorfi( che nel complesso mi è piaciuto molto), trovo questo film decisamente insufficiente. la trama presenta buchi grossi come il groviera e delle forzature decisamente eccessive per ricollegarsi alla storia di Prometeus e a quella che dovrebbe portare al filone principale. il finale poi per quanto si cerchi di creare un colpo di scena, invece si rivela un arma a doppio taglio perché è fin troppo scontato. la presenza poi dei flashback non fa che rendere la trama piatta è scontata. senza contare che non si capisce l'utilità di questi flashback perché sembra che siano solo ad uso e consumo di David. oltre però ad essere piatta la trama, presenta delle grosse incongruenze con il precedente Prometeus e paradossalmente il finale mina tutto il prosieguo della storia, perché sarà dura farla combaciare con il primo Alien del 1979. cronologicamente sono passati poco più di dieci anni dalle vicende del prometeus, ma a meno che i viaggi nello spazio siano rapidi come viaggi in aereo, sono troppo pochi per tutto quelle che è successo in questo lasso di tempo. anche l'integrità di David sembra poco credibile perché alla fine di prometeus era quasi stato decapitato e dubito che su una nave aliena un'archeologa potesse rimettere in sesto un androide dell'ultima generazione. è come se un neurologo su un peschereccio riuscisse a riparare un navigatore gps con lo schermo distrutto. un altra cosa buffa è che l'equipaggio della covenant sbarca su un pianeta sconosciuto senza un briciolo di misure di protezioni individuali. ammesso che l'atmosfera sia perfettamente respirabile, un minimo dubbio su possibili patogeni presenti nell'aria, nell'acqua o nel suolo non viene nemmeno preso in considerazione? purtroppo ci sono molte altre incongruenze nel film che è difficile non notare. il vero problema però del film non è ne la trama e nemmeno le incongruenze di questa, ma l'assoluta mancanza di un elemento distintivo di alien. il pathos. già di per se essendo un film che parla di xenomorfi è difficile spaventare o terrorizzare lo spettatore, ma in questo film non c'è un solo attimo in cui veramente si rivive l'esperienza tipica alla Alien. non dico che allo spettatore deve venire un infarto o saltare dalla poltrona del cinema, ma almeno un sussulto... un piccolo sussulto... tutto accade con segni premonitori fin troppo evidenti e purtroppo in tempi troppo celeri. certo ci sono scene dove i cari animaletti squartano e dilaniano, ma sono scene preannunciate... non c'è quel timore che nei vari alien teneva incollato lo spettatore che si chiedeva cosa ci sarà dopo quell'angolo o se quella stanza è sicura... a tratti sembra che agli xenomorfi siano stati attaccati dei campanelli per farli annunciare... in conclusione è un film che a mio parere fallisce su molti punti.
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flaw54
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sabato 13 maggio 2017
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ma a che serve?
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Ridley scott ha esaurito le idee. Niente di nuovo in questo film che non può più ricreare le atmosfere di Alien, non essendoci ormai più un briciolo di originalità. La saga mostra la corda e forse dovrebbe essere abbandonata. In certi momenti sfocia in horror di serie b, anche prr la presenza di un gruppo di attori mediocri e poco in parte. Su tutti domina un Fassbender murato e immobile che indubbiamente appare più macchina che uomo, ma chr non capisco come possa essere considerato un grande attore.
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luigi59
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sabato 13 maggio 2017
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ottimo film per patiti della saga e per neofiti
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Certo che ne leggiamo di stranezze su centinaia di siti, a conferma che ALIEN è diventata una FEDE, non una SAGA. A me ieri sera il film è piaciuto, molto, l'ho visto con una persona più giovane di me, che aveva visto solo il primo ALIEN e Prometeus, mentre chi scrive si è triturato tutti cofanetti possibili della SAGA dall' inizio alla fine (oltre che di qualunque altra che vi possa venire in mente dal 1960 ad oggi). Lei era terrorizzata, mentre il primo ALIEN, visto qualche settimana fa, le aveva quasi fatto tenerezza. Sono passati trent'anni, ragazzi, noi non siamo quelli di oggi, il cinema, anzi il CINEMA, deve fare miracoli per attirare spettatori che oramai sono abituati ad effetti speciali in computergrafica di enorme complessità.
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Certo che ne leggiamo di stranezze su centinaia di siti, a conferma che ALIEN è diventata una FEDE, non una SAGA. A me ieri sera il film è piaciuto, molto, l'ho visto con una persona più giovane di me, che aveva visto solo il primo ALIEN e Prometeus, mentre chi scrive si è triturato tutti cofanetti possibili della SAGA dall' inizio alla fine (oltre che di qualunque altra che vi possa venire in mente dal 1960 ad oggi). Lei era terrorizzata, mentre il primo ALIEN, visto qualche settimana fa, le aveva quasi fatto tenerezza. Sono passati trent'anni, ragazzi, noi non siamo quelli di oggi, il cinema, anzi il CINEMA, deve fare miracoli per attirare spettatori che oramai sono abituati ad effetti speciali in computergrafica di enorme complessità. Noi ci accontentavamo di vomitare per gli effetti speciali a bassissimo costo che Ridley aveva miracolosamente messo insieme quando "partorì" ALIEN (e manco quei soldi volevano dargli....perchè doveva essere un B Movie, mentre sappiamo come è andata a finire.). Oggi se proponi film di questo genere, Guardiani della Galassia per citarne uno, devi far balzare le persone con autentiche esplosioni in sala e quello accanto che sanguina o lo portano via con il 118, altrimenti ti stroncano: in più non hai quasi limite di budget, tanto sai già che potrai incassare il doppio, se ti va male, alla fine della fiera. Quindi, per tornare al film visto ieri, mi sento di consigliarlo a giovani e meno giovani, come chi scrive, perchè sta in piedi da solo anche se conosci zero di quelli del passato e, anche per i duri e puri, non c'è bisogno di passarlo ai raggi x per capire questo e quello rispetto agli altri della SAGA: sicuramente, è un capolavoro rispetto a Prometeus e questo vale il prezzo del biglietto. Per finire, ti lascia una voglia da morire di vedere cosa succede nei prossimi....e anche questo significa che il Film funziona..... punto.
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zoomhifi
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sabato 13 maggio 2017
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decisamente sotto tono :((
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Dopo tanta attesa finalmente il secondo capitolo della nuova trilogia di alien di ridley scott. devo dire che da fan di alien come di altre serie come terminator , questo capitolo della saga non mi e' piaciuto un gran che..... La prima parte del film devo dire che e' molto coinvolgente alla alien 1 ; nella seconda parte la grande delusione di un film con un finale da thriller . il film diventa dal mio troppo di carico di contenuti fin troppo fantasiosi un po alla terminator genesys .molto meglio prometheus !!! mi dispiace ridley scott ma questa volta hai toppato purtroppo per noi fans:(( speriamo bene nel terzo capitolo
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lucaagnifili
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sabato 13 maggio 2017
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la grande mano di scott per un film medio
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Un film che tutto sommato ti aspetti, con alcune risposte al predecessore, che francamente sembra preferibile, ma con maggiore azione e maggiore somiglianza al primo Alien. Sia bene inteso, il film è godibile e le due ore passano senza nessuna noia o passo falso. Però quel che sembra, per impostazione e svolgimento della storia è un dejà vu: possibile che non deve esserci un Alien in cui lo xenomorfo non si attacca alla fine alla navicella di salvataggio? Però il lato un po filosofico, indovinato perché sono questi film che cercano e forniscono delle riposte, gioca da elemento intrigante creando l'attesa. Il sintetico di turno è sicuramente il personaggio migliore, a Ripley non arrivano.
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Un film che tutto sommato ti aspetti, con alcune risposte al predecessore, che francamente sembra preferibile, ma con maggiore azione e maggiore somiglianza al primo Alien. Sia bene inteso, il film è godibile e le due ore passano senza nessuna noia o passo falso. Però quel che sembra, per impostazione e svolgimento della storia è un dejà vu: possibile che non deve esserci un Alien in cui lo xenomorfo non si attacca alla fine alla navicella di salvataggio? Però il lato un po filosofico, indovinato perché sono questi film che cercano e forniscono delle riposte, gioca da elemento intrigante creando l'attesa. Il sintetico di turno è sicuramente il personaggio migliore, a Ripley non arrivano... Per gli appassionati e nostalgici sicuramente da vedere.
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giuseppe
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sabato 13 maggio 2017
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fantascienza come metafora
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I film di fantascienza, come quelli storici, rappresentano metafore dell'esistenza umana volte al passato (chi eravamo per capire chi siamo) o al futuro ( chi saremo con le premesse di come siamo). Per questo, se quest'ultimo film di Scott appare tecnicamente perfetto (per effetti, ritmo, recitazione ecc.), occorre interrogarsi sulla sua visione della vita. E in ciò occorre rifarsi, se non la mitico primo "Alien", al suo precedente "Prometheus" e subito mi sento di dire che "Alien Covenant" non aggiunge molto: Scott sembra sempre schiacciato tra due polarità estreme, da una parte la vita organica cieca e irrazionale dove vige solo la legge del più forte per la sopravvivenza, dall'altra l'intelligenza razionale, che osserva solo sequenze e sceglie le più efficaci per la sopravvivenza.
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I film di fantascienza, come quelli storici, rappresentano metafore dell'esistenza umana volte al passato (chi eravamo per capire chi siamo) o al futuro ( chi saremo con le premesse di come siamo). Per questo, se quest'ultimo film di Scott appare tecnicamente perfetto (per effetti, ritmo, recitazione ecc.), occorre interrogarsi sulla sua visione della vita. E in ciò occorre rifarsi, se non la mitico primo "Alien", al suo precedente "Prometheus" e subito mi sento di dire che "Alien Covenant" non aggiunge molto: Scott sembra sempre schiacciato tra due polarità estreme, da una parte la vita organica cieca e irrazionale dove vige solo la legge del più forte per la sopravvivenza, dall'altra l'intelligenza razionale, che osserva solo sequenze e sceglie le più efficaci per la sopravvivenza. E queste due polarità s'incontrano nel cancellare ogni eticità sul bene e sul male. Qui anzi la narrazione sembra diventare ancor più pessimistica: la mancanza del padre e dell'autorità con la morte iniziale del capitano dell'astronave, il misero fallimento della fede nel capitano sostituto, l'apparente vittoria del delirio di onnipotenza del robot ( con la musica di Wagner!). Mi sembrano ingiuste però le critiche che sanciscono il "fallimento di genere" e ridicolizzano " le pretese filosofiche: a parte la perfezione tecnica indiscutibile, si deve riconoscere almeno il tentativo generoso di Scott di far riflettere sulla condizione umana, il che è sempre l'obiettivo principale di ogni opera d'arte.
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markwillis
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venerdì 12 maggio 2017
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il creatore gelosone
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I prequel della saga di Alien, oltre a indagare sulle origini dell’uomo, nascono da una semplice riflessione: tutti hanno la facoltà di creare? A chi è concesso? Chi dispone del controllo una volta innescato il processo? Tali domande tormentano fortemente sia umani che macchine, ovvero la Dr.ssa Shaw, protagonista di Prometheus, incapace di concepire dentro di se la vita e David, un sintetico screditato dall’uomo e schiavo in quanto macchina che, tentando disperatamente di finalizzare la sua frustrante esistenza crea a sua volta qualcosa che possa ribaltarne irreversibilmente la gerarchia al cospetto del genere umano.
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I prequel della saga di Alien, oltre a indagare sulle origini dell’uomo, nascono da una semplice riflessione: tutti hanno la facoltà di creare? A chi è concesso? Chi dispone del controllo una volta innescato il processo? Tali domande tormentano fortemente sia umani che macchine, ovvero la Dr.ssa Shaw, protagonista di Prometheus, incapace di concepire dentro di se la vita e David, un sintetico screditato dall’uomo e schiavo in quanto macchina che, tentando disperatamente di finalizzare la sua frustrante esistenza crea a sua volta qualcosa che possa ribaltarne irreversibilmente la gerarchia al cospetto del genere umano. Il presupposto dal quale Covenant plasma la genesi di un ritrovato e inedito “ingegnere” e dove, più che in qualsiasi antefatto, tenta di fornire quegli indizi sufficienti per risalire al codice di partenza, attraverso una sobria e adeguata citazione di concetti che da “Frankenstein” a “Blade Runner” fino al più recente “Splice”, stabiliscono l’ossatura portante per il duplice riflesso in scena del creatore stesso, nel primo servile alla ricetta dell’uomo, nel secondo, artefice a sua stessa immagine e somiglianza, schivo a qualsiasi mediazione dei concorrenti in campo. Visivamente Covenant si presenta affascinante, sia per lo sviluppo drammaturgico che scenotecnico. Alquanto funzionali le progressive animazioni degli xenomorfi. Fassbender, nel doppio ruolo di David e Walter, costituisce il perno attorno al quale la scacchiera si dissolve, quasi come un invito a sfidare l’ennesimo e ignaro giocatore in trappola. Dal resto del cast, come da controcampo, emerge una dolcissima e determinata Katherin Waterson, aperta a qualsiasi variabile in gioco. La sceneggiatura in alcuni punti presenta dei piccolissimi nei, forse causati dal taglio in post di alcune scene, per questo senza riuscire a giustificare determinati raccordi, tipo l’avvicendarsi temporale di un primo alieno e improvvisamente il successivo, comparso sull’astronave madre, non si sa da dove. A parte questi piccoli difetti e la prevedibilità dei soliti passaggi hitchcockiani sotto la doccia, Covenant, nella sua connotazione stilistica, riesce a convincere, superando qualitativamente il suo stesso prequel e aggiungendo un nuovo tassello ad una saga dall’epilogo sempre aperto, frutto di continue ed inesplorate interazioni tra uomini, macchine e Dei, dove i giocatori in affitto sul campo, divorano i loro avversari duplicandone i ruoli. Si riparte da una singola entità, un “ingegnere” che ridisegni i margini dell’arena sanguinaria. L’essenza di Dio, vittima e carnefice.
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markwillis
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venerdì 12 maggio 2017
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il creatore gelosone
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I prequel della saga di Alien, oltre a indagare sulle origini dell’uomo, nascono da una semplice riflessione: tutti hanno la facoltà di creare? A chi è concesso? Chi dispone del controllo una volta innescato il processo? Tali domande tormentano fortemente sia umani che macchine, ovvero la Dr.ssa Shaw, protagonista di Prometheus, incapace di concepire dentro di se la vita e David, un sintetico screditato dall’uomo e schiavo in quanto macchina che, tentando disperatamente di finalizzare la sua frustrante esistenza crea a sua volta qualcosa che possa ribaltarne irreversibilmente la gerarchia al cospetto del genere umano.
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I prequel della saga di Alien, oltre a indagare sulle origini dell’uomo, nascono da una semplice riflessione: tutti hanno la facoltà di creare? A chi è concesso? Chi dispone del controllo una volta innescato il processo? Tali domande tormentano fortemente sia umani che macchine, ovvero la Dr.ssa Shaw, protagonista di Prometheus, incapace di concepire dentro di se la vita e David, un sintetico screditato dall’uomo e schiavo in quanto macchina che, tentando disperatamente di finalizzare la sua frustrante esistenza crea a sua volta qualcosa che possa ribaltarne irreversibilmente la gerarchia al cospetto del genere umano. Il presupposto dal quale Covenant plasma la genesi di un ritrovato e inedito “ingegnere” e dove, più che in qualsiasi antefatto, tenta di fornire quegli indizi sufficienti per risalire al codice di partenza, attraverso una sobria e adeguata citazione di concetti che da “Frankenstein” a “Blade Runner” fino al più recente “Splice”, stabiliscono l’ossatura portante per il duplice riflesso in scena del creatore stesso, nel primo servile alla ricetta dell’uomo, nel secondo, artefice a sua stessa immagine e somiglianza, schivo a qualsiasi mediazione dei concorrenti in campo. Visivamente Covenant si presenta affascinante, sia per lo sviluppo drammaturgico che scenotecnico. Alquanto funzionali le progressive animazioni degli xenomorfi. Fassbender, nel doppio ruolo di David e Walter, costituisce il perno attorno al quale la scacchiera si dissolve, quasi come un invito a sfidare l’ennesimo e ignaro giocatore in trappola. Dal resto del cast, come da controcampo, emerge una dolcissima e determinata Katherin Waterson, aperta a qualsiasi variabile in gioco. La sceneggiatura in alcuni punti presenta dei piccolissimi nei, forse causati dal taglio in post di alcune scene, per questo senza riuscire a giustificare determinati raccordi, tipo l’avvicendarsi temporale di un primo alieno e improvvisamente il successivo, comparso sull’astronave madre, non si sa da dove. A parte questi piccoli difetti e la prevedibilità dei soliti passaggi hitchcockiani sotto la doccia, Covenant, nella sua connotazione stilistica, riesce a convincere, superando qualitativamente il suo stesso prequel e aggiungendo un nuovo tassello ad una saga dall’epilogo sempre aperto, frutto di continue ed inesplorate interazioni tra uomini, macchine e Dei, dove i giocatori in affitto sul campo, divorano i loro avversari duplicandone i ruoli. Si riparte da una singola entità, un “ingegnere” che ridisegni i margini dell’arena sanguinaria. L’essenza di Dio, vittima e carnefice.
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