mokujohn
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venerdì 12 maggio 2017
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il 1979 è ancora fantascienza
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L'astronave Covenant viaggia con l'obiettivo (ormai poco fantascientifico) di portare coloni umani ed embrioni su un pianeta con caratteristiche simili alla terra, ma il sonno criogenico dell'equipaggio viene interrotto da una tempesta di neutrini che danneggia la nave. Durante le riparazioni, quella che apparentemente sembra un'interferenza nelle frequenze di comunicazione dell'equipaggio, si rivela essere un segnale proveniente da un pianeta sconosciuto....
Questo è l'inizio del nuovo prequel di Alien, firmato dallo stesso regista della pellicola del '79, Ridley Scott. Un inizio lento, che poteva lasciar supporre ad un seguito intenso e teso. Ma non è così.
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L'astronave Covenant viaggia con l'obiettivo (ormai poco fantascientifico) di portare coloni umani ed embrioni su un pianeta con caratteristiche simili alla terra, ma il sonno criogenico dell'equipaggio viene interrotto da una tempesta di neutrini che danneggia la nave. Durante le riparazioni, quella che apparentemente sembra un'interferenza nelle frequenze di comunicazione dell'equipaggio, si rivela essere un segnale proveniente da un pianeta sconosciuto....
Questo è l'inizio del nuovo prequel di Alien, firmato dallo stesso regista della pellicola del '79, Ridley Scott. Un inizio lento, che poteva lasciar supporre ad un seguito intenso e teso. Ma non è così. Quell'atmosfera indimenticabile del primo episiodio della "saga", non è più tornata negli episodi successivi nè tantomeno in questo diretto dalle stesse mani. Il che non sarebbe un problema se come per il secondo capitolo affidato a Cameron, non si cercasse di scimmiottare l'originale, ma si prendesse una strada nuova affrontando i rischi che questo comporta.
Alien: Covenant viene bloccato a terra proprio dal suo tentativo di elevarsi all'altezza del capolavoro. Probabilmente lo stile direttivo di Scott rende inevitabile il parallelismo, ma finisce col segnare anche la sua altrettanto inevitabile condanna. Le grandi scenografie nei ricordi del sintetico David non lasciano alcuna emozione, eppure sono al centro del film. La filosfia che muove le azioni umanamente folli dell'automa, può lanciare piccoli spunti di riflessione, ma non è originale e quindi non inquieta. Anche i personaggi danno l'impressione di voler essere figli di quelli del primo film, ma come succede per tanti figli d'arte, hanno poco da mostrare, ed effettivamente, poco rimane delle loro interpretazioni, se non una certa inadeguatezza alla criticità degli eventi, ed una conseguente scarsa credibilità. I piccoli accenni di religione e fede dovrebbero forse creare una sorta di mistero per le scelte dell'equipaggio, per gli sviluppi della storia, ma questo non trova espressione (un tema che fortunatamente ci viene risparmiato).
Nulla a che vedere insomma col terrore reale che esprimevano i volti dell'equipaggio del Nostromo. Nulla a che vedere con l'inquietudine naturale ed incontrollabile data anche solo da una parola di mater o dell'automa del primo episodio.
E poi, di nuovo, la scelta di un'eroina, che ovviamente non può reggere il confronto nemmeno con lo zigomo sinistro di Sigourney Weaver.
In fondo a tutto, rimane l'alieno, che in Covenant è veramente ultimo per importanza. L'alieno ideato da Giger era una figura misteriosa, atroce, affascinante, un cacciatore perfetto, quasi sadico, estremamente evoluto ed apparentemente inarrestabile, verso cui l'uomo aveva anche una sorta di curiosità (nel primo episodio obiettivo della missione per l'intelligenza artificiale diventava lo studio di questa forma di vita sconosciuta). Qui l'alieno diventa sostalziamente un'arma di distruzione di massa nelle mani di un'automa, perdendo tutto il suo fascino.
Insomma, se fosse possibile prendere Alien: Covenant singolarmente, potrebbe forse essere considerato un film di fantascienza come altri, scenograficamente decente anche se piuttosto incapace di esprimere e donare emozioni. Ma, "l'appartenenza alla saga" ed i continui rimandi -forse veri e propri tentativi di avvicinamento- all'originale, costringono questo film nel ruolo di ennesimo sequel (perchè di questo si tratta) piatto e deludente.
Unica nota positiva: James Franco muore subito.
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[+] tra “alien” e “prometheus”
(di antoniomontefalcone)
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martedì 23 maggio 2017
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deludente
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Se sperate che in questo sequel sia in qualche modo espresso il concetto di (da dove veniamo...), visto che il regista ci ha come diere soggiogati con questa domanda, a quale forse il primo capitolo aveva fatto l'occhiolino, bene devo dire guardate un'altro film! Questo è solo uno spin off di quello che è Prometheus e devo essere sincero...tre parole, noioso, scontato e confusionale, non che il primo capito della nuova generazione di Alien fosse diverso... Analizzando la prima devo dire che per metà del film ho sbadigliato spesso, anche se l'inizio sembrava promettente, verso la fine può creare una piccola suspense ma che immediatamente svanisce per via che come ribadisco è scontato. ( cerco di scrivere in modo da non creare spoiler ne anticipare nulla.
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Se sperate che in questo sequel sia in qualche modo espresso il concetto di (da dove veniamo...), visto che il regista ci ha come diere soggiogati con questa domanda, a quale forse il primo capitolo aveva fatto l'occhiolino, bene devo dire guardate un'altro film! Questo è solo uno spin off di quello che è Prometheus e devo essere sincero...tre parole, noioso, scontato e confusionale, non che il primo capito della nuova generazione di Alien fosse diverso... Analizzando la prima devo dire che per metà del film ho sbadigliato spesso, anche se l'inizio sembrava promettente, verso la fine può creare una piccola suspense ma che immediatamente svanisce per via che come ribadisco è scontato. ( cerco di scrivere in modo da non creare spoiler ne anticipare nulla. Come ripeto sempre i film sono individuali e vanno visti prima di giudicare.) Cunfusionale per via che secondo me Ridley Scott avrebbe dovuto creare solo un film basato sul "da dove vengono loro" e non da dove veniamo noi. Come riflessione personale devo dire che non mi è piaciuto, e la saga di Alien per me inizia con "Alien"1979 e finisce con "Aliens - Scontro finale"1989 i primi due film, visto che i sucessivi sono solo un'arrancare di una storia approsimativa come sono Prometheus e Covenant.
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derbegeistert
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mercoledì 17 maggio 2017
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la creatura più pericolosa è lo xenomorfo?
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Dopo la celeberrima quadrilogia iniziata con il film "Alien" del 1979, sarebbe stato scioccamente ripetitivo creare un nuovo film incentrato sugli xenomorfi, così come venne denominato quel tipo di alieno nell'hangar dell'astronave Sulaco in una scena dell'apprezzatissimo seguito "Aliens" . Per questo motivo, dapprima "Prometheus" e poi "Alien Covenant" hanno tentato di racconttare non tanto (o non solo) le capacità letali degli xenomorfi, ma la loro origine. Purtroppo Promentheus è stato vittima di tagli di scene importanti per la comprensione del film, oltre che di rimaneggiamenti fatti in modo raffazzonato rispetto al progetto originale, risultando molto al di sotto delle aspettative degli appassionati.
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Dopo la celeberrima quadrilogia iniziata con il film "Alien" del 1979, sarebbe stato scioccamente ripetitivo creare un nuovo film incentrato sugli xenomorfi, così come venne denominato quel tipo di alieno nell'hangar dell'astronave Sulaco in una scena dell'apprezzatissimo seguito "Aliens" . Per questo motivo, dapprima "Prometheus" e poi "Alien Covenant" hanno tentato di racconttare non tanto (o non solo) le capacità letali degli xenomorfi, ma la loro origine. Purtroppo Promentheus è stato vittima di tagli di scene importanti per la comprensione del film, oltre che di rimaneggiamenti fatti in modo raffazzonato rispetto al progetto originale, risultando molto al di sotto delle aspettative degli appassionati. Covenant - seguito di Prometheus - invece corregge il tiro del suo predecessore, ne riprende gli elementi di base e li utilizza nel modo migliore possibile per raccontare la genesi degli xenomorfi, mostrandone anche lati che negli altri film non vengono mai fatti notare, come la loro curiosità, la loro intelligenza ed il fatto che sia anche possibile cmunicare con loro. Il film viene arricchito da alcune scene in un certo senso ingannevoli riguardo qualità e difetti di alcuni personaggi, oltre che da scene che rendono omaggio all'opera di H.R. Giger, ispiratore della creatura antagonista dell'intera saga. Ciò che viene narrato in questa pellicola mostra anche quanto l'origine dell'alieno sia più inquietante dell'alieno stesso, terminando la narrazione con una scena che lascia la porta aperta ad un ulteriore seguito. Alien Covenant ha un unico e vero difetto: avendo la parola Alien nel titolo e facendo parte delll'omonima saga, attira lo stesso pubblico che si è innamorato della saga originale. Il problema è che questo nuovo film non ha nessuna delle caratteristiche di quelli vecchi. Non si basa su tensioni crescenti, jumpscares o "creature che escono dalle fottute pareti" (cit.) ma sul pensiero profondo, sulla curiosità resa estrema dalla mancanza di freni inibitori, sul desiderio di perfezionare e perfezionarsi fino ai limiti estremi possibili e sulle conseguenze provocate da tutto ciò. Ecco perchè molti sono usciti dal cinema delusi, mentre altri ne sono usciti incuriositi.
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gmigliori
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domenica 12 aprile 2020
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la fiera del déjà vu
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Alien che fuoriesce tra schizzi di sangue dalla schiena del malcapitato astronauta di turno e non dalla pancia non mi sembra una trovata sufficiente a giustificare l’uscita di un nuovo film della saga. Tecnicamente un sequel del prequel (Prometheus), il film rivela subito la sua natura di classico polpettone imbandito dall’ostinato Ridley Scott che – evidentemente a corto di idee - raschia il fondo del barile e frulla frattaglie di Alien e di Prometheus malamente mescolate insieme (con prevalenza del primo e qualche elemento del secondo). Insomma la fiera del déjà vu, del fritto e rifritto: il risveglio anticipato dall’ibernazione, il misterioso segnale radio proveniente da un pianeta altrettanto misterioso (squassato come da prammatica da perenni e violentissime turbolenze atmosferiche), il capitano pirla che mette a repentaglio la vita dell’equipaggio e dei 2000 coloni dormienti (toh …qualche briciola di Passangers di cui non mi ero accorto), impaziente di mandare a puttane l’intera missione originale per dedicarsi a questa improbabile missione di salvataggio, inutilmente richiamato all’ordine dall’eroica e “tosta” vice Daniels, ovvero l’attrice Katherine Waterston, che tenta con esiti improbabili di emulare l’immortale Ripley di Sigourney Weaver.
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Alien che fuoriesce tra schizzi di sangue dalla schiena del malcapitato astronauta di turno e non dalla pancia non mi sembra una trovata sufficiente a giustificare l’uscita di un nuovo film della saga. Tecnicamente un sequel del prequel (Prometheus), il film rivela subito la sua natura di classico polpettone imbandito dall’ostinato Ridley Scott che – evidentemente a corto di idee - raschia il fondo del barile e frulla frattaglie di Alien e di Prometheus malamente mescolate insieme (con prevalenza del primo e qualche elemento del secondo). Insomma la fiera del déjà vu, del fritto e rifritto: il risveglio anticipato dall’ibernazione, il misterioso segnale radio proveniente da un pianeta altrettanto misterioso (squassato come da prammatica da perenni e violentissime turbolenze atmosferiche), il capitano pirla che mette a repentaglio la vita dell’equipaggio e dei 2000 coloni dormienti (toh …qualche briciola di Passangers di cui non mi ero accorto), impaziente di mandare a puttane l’intera missione originale per dedicarsi a questa improbabile missione di salvataggio, inutilmente richiamato all’ordine dall’eroica e “tosta” vice Daniels, ovvero l’attrice Katherine Waterston, che tenta con esiti improbabili di emulare l’immortale Ripley di Sigourney Weaver. Tanto pirla il capitano Chris Oram che, per non farsi mancare niente, riesce pure a cadere nel tranello del cattivone, beccandosi in faccia l’alieno sottoforma di aragostona assassina che nel giro di pochi istanti gli spara in bocca uno xenomorfo in formato mignon, pronto a macellarlo dall’interno. E ancora: androide buono e asimoviano vs androide cattivo in preda a deliri di onnipotenza; gran finale in cui Alien si mostra ben determinato a riprendersi la scena incollandosi con uno zompo agilissimo all’astronave di salvataggio in partenza dal pianeta, con la seria intenzione di massacrare tutto l’equipaggio; duello finale in stile “La bella e la Bestia”. Si aggiunga poi tra le note di demerito l’inverosimiglianza, anzi l’assurdità totale della sceneggiatura, in virtù della quale gli astronauti sbarcano sul pianeta misterioso come se si trattasse di una allegra scampagnata, privi di qualsiasi protezione che vada oltre la felpa e il cappellino da boy scouts e ignari di ogni seppur basilare procedura di quarantena: un vero branco di dementi votato al massacro, per togliere di mezzo i quali sarebbe più che sufficiente un soffio di Covid-19, senza disturbare alieni e raffinate manipolazioni genetiche! Risparmio al lettore ogni riferimento al “finalino inquietante” di prammatica.
Peccato d’origine del film: neppure un fotogramma fa paura. E se non fa paura, un horror è inutile narcolessia.
Errata corrige: ripensandoci, uno squarcio di puro terrore in effetti il film lo offre in extremis, dal momento che il finalino inquietante è costruito ad hoc per lasciare spazio alla fuoriuscita di un … sequel! Aiutoooo!
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giuseppe
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sabato 13 maggio 2017
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fantascienza come metafora
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I film di fantascienza, come quelli storici, rappresentano metafore dell'esistenza umana volte al passato (chi eravamo per capire chi siamo) o al futuro ( chi saremo con le premesse di come siamo). Per questo, se quest'ultimo film di Scott appare tecnicamente perfetto (per effetti, ritmo, recitazione ecc.), occorre interrogarsi sulla sua visione della vita. E in ciò occorre rifarsi, se non la mitico primo "Alien", al suo precedente "Prometheus" e subito mi sento di dire che "Alien Covenant" non aggiunge molto: Scott sembra sempre schiacciato tra due polarità estreme, da una parte la vita organica cieca e irrazionale dove vige solo la legge del più forte per la sopravvivenza, dall'altra l'intelligenza razionale, che osserva solo sequenze e sceglie le più efficaci per la sopravvivenza.
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I film di fantascienza, come quelli storici, rappresentano metafore dell'esistenza umana volte al passato (chi eravamo per capire chi siamo) o al futuro ( chi saremo con le premesse di come siamo). Per questo, se quest'ultimo film di Scott appare tecnicamente perfetto (per effetti, ritmo, recitazione ecc.), occorre interrogarsi sulla sua visione della vita. E in ciò occorre rifarsi, se non la mitico primo "Alien", al suo precedente "Prometheus" e subito mi sento di dire che "Alien Covenant" non aggiunge molto: Scott sembra sempre schiacciato tra due polarità estreme, da una parte la vita organica cieca e irrazionale dove vige solo la legge del più forte per la sopravvivenza, dall'altra l'intelligenza razionale, che osserva solo sequenze e sceglie le più efficaci per la sopravvivenza. E queste due polarità s'incontrano nel cancellare ogni eticità sul bene e sul male. Qui anzi la narrazione sembra diventare ancor più pessimistica: la mancanza del padre e dell'autorità con la morte iniziale del capitano dell'astronave, il misero fallimento della fede nel capitano sostituto, l'apparente vittoria del delirio di onnipotenza del robot ( con la musica di Wagner!). Mi sembrano ingiuste però le critiche che sanciscono il "fallimento di genere" e ridicolizzano " le pretese filosofiche: a parte la perfezione tecnica indiscutibile, si deve riconoscere almeno il tentativo generoso di Scott di far riflettere sulla condizione umana, il che è sempre l'obiettivo principale di ogni opera d'arte.
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folgore94
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mercoledì 17 maggio 2017
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cupo teso forse un po scontato,merita la visione
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Dalle recensioni lette mi aspettavo qualcosa di molto negativo,ma invece sono rimasto incollato x tutte le due ore allo schermo.Ovviamente il primo film e' inarrivabile ,ma subito dopo ci metterei questo, cupo teso e con la solita elegante sceneggiatura di Scott.Ha provato a dare una spiegazione abbastanza logica sulla creazione di Alien ,non tutti i fan della saga saranno entusiasti,ma dopo decenni inventarsi qualcosa di nuovo e originale non credo sia facile ma trovo che il risultato sia piu' che buono paragonandolo soprattutto al predecessore,inferiore ma che non mi era dispiaciuto.Buoni gli effetti speciali e la fotografia ,anche la colonna sonora ti accompagna piu'che decentemente ,discreta prova degli attori evidenziando la prova di Fassbender decisamente una spanna super
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Dalle recensioni lette mi aspettavo qualcosa di molto negativo,ma invece sono rimasto incollato x tutte le due ore allo schermo.Ovviamente il primo film e' inarrivabile ,ma subito dopo ci metterei questo, cupo teso e con la solita elegante sceneggiatura di Scott.Ha provato a dare una spiegazione abbastanza logica sulla creazione di Alien ,non tutti i fan della saga saranno entusiasti,ma dopo decenni inventarsi qualcosa di nuovo e originale non credo sia facile ma trovo che il risultato sia piu' che buono paragonandolo soprattutto al predecessore,inferiore ma che non mi era dispiaciuto.Buoni gli effetti speciali e la fotografia ,anche la colonna sonora ti accompagna piu'che decentemente ,discreta prova degli attori evidenziando la prova di Fassbender decisamente una spanna superiore a tutti
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jmnemonic
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venerdì 19 maggio 2017
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film inutile e ridondante, terribile delusione per gli appassionati
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Le buone premesse c’erano tutte.
Pop corn, thermos di caffè, gelati, bibite e a maratona Alien dall 20 alle 2 del mattino organizzata dal cinema, che propone Covenant dopo Prometheus e a seguire il primo indimenticabile Alien del 1979.
Schiacciato fra i due giganti (Prometheus nonostante alcune forzature nella trama resta uno dei film di fantascienza più belli degli ultimi venti anni) Covenant, proprio non ce la fa. Letteralmente sparisce.
Inconsistente, banale nel suo genere, già visto e assolutamente superfluo all’interno di una serie che prometteva meraviglie. E per di più assolutamente confusionario e contraddittorio. Allora, riepilogo per i distratti, Prometheus uscito nel 2012, che nei progetti annunciati doveva essere il primo di una tetralogia immediatamente prima di Alien nella linea temporale, finiva con Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e l’androide David (Michael Fassbender), ancora funzionante nonostante fosse stato decapitato dall’ingegnere (così chiamava gli alieni con fiducia Elizabeth, fervente credente partita verso il pianeta indicato da mappe stellari rupestri disegnate 20mila anni prima di Cristo per aver risposte alla domanda fondamentale della vita… no, non “cosa facciamo sabato sera?” ma “perché ci avete creato?”), partivano verso il vero pianeta originario degli ingegneri visto che quello indicato si era rivelato solo una fabbrica di armi di distruzione di massa.
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Le buone premesse c’erano tutte.
Pop corn, thermos di caffè, gelati, bibite e a maratona Alien dall 20 alle 2 del mattino organizzata dal cinema, che propone Covenant dopo Prometheus e a seguire il primo indimenticabile Alien del 1979.
Schiacciato fra i due giganti (Prometheus nonostante alcune forzature nella trama resta uno dei film di fantascienza più belli degli ultimi venti anni) Covenant, proprio non ce la fa. Letteralmente sparisce.
Inconsistente, banale nel suo genere, già visto e assolutamente superfluo all’interno di una serie che prometteva meraviglie. E per di più assolutamente confusionario e contraddittorio. Allora, riepilogo per i distratti, Prometheus uscito nel 2012, che nei progetti annunciati doveva essere il primo di una tetralogia immediatamente prima di Alien nella linea temporale, finiva con Elizabeth Shaw (Noomi Rapace) e l’androide David (Michael Fassbender), ancora funzionante nonostante fosse stato decapitato dall’ingegnere (così chiamava gli alieni con fiducia Elizabeth, fervente credente partita verso il pianeta indicato da mappe stellari rupestri disegnate 20mila anni prima di Cristo per aver risposte alla domanda fondamentale della vita… no, non “cosa facciamo sabato sera?” ma “perché ci avete creato?”), partivano verso il vero pianeta originario degli ingegneri visto che quello indicato si era rivelato solo una fabbrica di armi di distruzione di massa. Questi ingegneri infatti manipolavano il codice del Dna come se fosse pongo; del resto erano così evoluti che un astronave intergalattica la guidavano con un flauto dolce. L’arma di distruzione di massa creata era quindi in realtà una sorta di virus mutageno Dna-ricombinante che originava, una volta diffuso, gli spietati xenomorfi. Proprio l’Alien che dalla missione Nostromo in poi (trenta anni dopo nella linea temporale di Alien) colpiranno diverse colonie umane nello spazio. In realtà gli ingegneri avevano deciso di inviarle sulla terra per distruggere il loro progetto “homo” per motivi sconosciuti.
Ad ogni modo questi ingegneri sapevano benissimo cosa sarebbe successo tant’è vero che nella camera contenente i vasi con il virus c’è raffigurata in un bassorilievo gigantesco la “regina madre” degli alieni che abbiamo imparato a riconoscere nel corso dei quattro film della serie classica di Alien.
Veniamo a Covenant: il film inizia con un flashback (del tutto irrilevante) in cui l’androide David viene istruito da un anziano ma non decrepito mister Weyland (Guy Pierce), sulle domande filosofiche con la D maiuscola. David si dimostra fin da subito superiore al suo creatore anche e soprattutto in intelletto dandogli risposte che non fanno troppo piacere a Weyland. Veniamo catapultati quindi a bordo dell’astronave Covenant che, amministrata dall’androide Walther (una versione aggiornata di David e sempre interpretato da Fassbender) trasporta duemila coloni e duemila embrioni umani che avranno il compito di “terraformare” il pianeta Origae 6. Solito inconveniente spaziale, solita trasmissione radio misteriosa captata, e il capitano in pectore che deve sostituire quello in carica per cui il risveglio dalla criostasi non è andato a buon fine, vede il sentiero della fede di fronte a se e quindi “sterza” l’astronave su un pianeta adatto alla vita da dove arriva il segnale misterioso (per la cronaca il segnale era “Country Roads” di John Denver). Giunti sul pianeta, ovviamente ostile, dopo poche ore la spedizione già è decimata da xenomorfi albini. Il virus mutageno degli ingegneri è ovunque, ma alcuni vengono salvati da (colpo di scena) David, l’androide del primo prequel. Questo li porta nella sua “fortezza” circondata da migliaia di cadaveri di ingegneri che sono morti, spiega, a causa del loro atterraggio di fortuna che ha sparso il virus sul pianeta (e qui anche Paperino senza l’aiuto di Qui Quo e Qua capirebbe che c’è qualcosa che non torna, ma non l’equipaggio della Covenant che si affida a lui). Ovviamente dopo poco, ricominciano morti e sparizioni e la verità viene a galla. David è arrivato sul pianeta e volontariamente ha scelto di sterminare tutti gli ingegneri e poi si è messo a perfezionare (?) il virus, però gli serviva l’ingrediente “umano” per produrre lo xenomorfo perfetto. Ora dopo un po’ di azione aliena la storia finisce con David che elimina il suo successore Walther, si finge lui e approda sulla Covenant ingannando i superstiti, mette questi in criostasi e poi pone fra la riserva embrioni dell’astronave, mentre questa riprende la sua rotta originale verso il pianeta Origeni 6, anche quelli di un paio di xenomorfi.
Al di là dei sublimi effetti speciali Covenant ripete quanto già detto da Prometheus sui conflitti di fede e scienza, delle domande con la D maiuscola senza aggiungerci una virgola, è solo una riproposizione ridondante.
Per di più sembrano del tutto fuori luogo alcune cose che sono davvero al limite dei “bloopers”. Primo: gli “ingegneri” cosi perfetti, intelligenti e spietati vedano arrivare una loro nave proveniente da un pianeta in cui costruivano armi di distruzione di massa e stanno a guardare col il naso in su in attesa che il primo che passa li stermini per sempre. Abbastanza ridicolo.
Secondo: l’androide David perfeziona il virus mutageno degli ingegneri? Ma la regina aliena è già disegnata nel bassorilievo nel pianeta mostrato su Prometheus… incongruenza.
Terza cosa: se Ridley Scott ha intenzione di inserire fra i due un terzo prequel in cui ci spiega cosa sia successo fra Elizabeth Shaw che aveva tante domande da fare agli ingegneri e David che li stermina, beh…grazie ma anche no, caro Ridley, avresti dovuto farlo qui, era l’unica cosa che poteva salvare il film dandogli un senso.
Insomma, una delusione cocente. Amplificata dal fatto che la visione schiacciata fra due colossi come Prometheus e Alien ne amplifica la pochezza e le incongruenze. Peccato. Quasi rimpiangiamo gli Alien Vs. Predator.
J. Mnemonic
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lucaagnifili
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sabato 13 maggio 2017
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la grande mano di scott per un film medio
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Un film che tutto sommato ti aspetti, con alcune risposte al predecessore, che francamente sembra preferibile, ma con maggiore azione e maggiore somiglianza al primo Alien. Sia bene inteso, il film è godibile e le due ore passano senza nessuna noia o passo falso. Però quel che sembra, per impostazione e svolgimento della storia è un dejà vu: possibile che non deve esserci un Alien in cui lo xenomorfo non si attacca alla fine alla navicella di salvataggio? Però il lato un po filosofico, indovinato perché sono questi film che cercano e forniscono delle riposte, gioca da elemento intrigante creando l'attesa. Il sintetico di turno è sicuramente il personaggio migliore, a Ripley non arrivano.
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Un film che tutto sommato ti aspetti, con alcune risposte al predecessore, che francamente sembra preferibile, ma con maggiore azione e maggiore somiglianza al primo Alien. Sia bene inteso, il film è godibile e le due ore passano senza nessuna noia o passo falso. Però quel che sembra, per impostazione e svolgimento della storia è un dejà vu: possibile che non deve esserci un Alien in cui lo xenomorfo non si attacca alla fine alla navicella di salvataggio? Però il lato un po filosofico, indovinato perché sono questi film che cercano e forniscono delle riposte, gioca da elemento intrigante creando l'attesa. Il sintetico di turno è sicuramente il personaggio migliore, a Ripley non arrivano... Per gli appassionati e nostalgici sicuramente da vedere.
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debrab
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martedì 16 maggio 2017
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debole sequel che esalta solo la sfumatura pacchiana di ridley scott
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Se Prometheus sembrava aver dato la spinta per la creazione di un'interessante legacy legata al prequel di Alien, Covenant mette in evidenza solo il Ridley Scott chiassoso ed esagerato con scene degne del peggior b movie. Non spaventa, non incute terrore, non incupisce. La Covenant, che viaggia verso un nuovo pianeta adatto alla terraformazione, vira verso un segnale da un altro pianeta. E qui inizia la serie di leggerezze non solo della sceneggiatura ma anche della trama in sé. Irrealisticamente si mette in pericolo una missione di tal delicatezza per mera curiosità celata da antefatti davvero discutibili come "non ci siamo accorti di questo pianeta che potrebbe essere abitabile". Quindi l'equipaggio decide di atterrare e di commettere una serie di errori così abnormi da far infastidire lo spettatore: scendere senza nessun tipo di muta? Toccare l'habitat senza precauzioni? Non rispettare alcun protocollo di sicurezza al rientro sul lander? E non servono spettatori esigenti che ricordino il film originale per inalberarsi dopo tutto questo.
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Se Prometheus sembrava aver dato la spinta per la creazione di un'interessante legacy legata al prequel di Alien, Covenant mette in evidenza solo il Ridley Scott chiassoso ed esagerato con scene degne del peggior b movie. Non spaventa, non incute terrore, non incupisce. La Covenant, che viaggia verso un nuovo pianeta adatto alla terraformazione, vira verso un segnale da un altro pianeta. E qui inizia la serie di leggerezze non solo della sceneggiatura ma anche della trama in sé. Irrealisticamente si mette in pericolo una missione di tal delicatezza per mera curiosità celata da antefatti davvero discutibili come "non ci siamo accorti di questo pianeta che potrebbe essere abitabile". Quindi l'equipaggio decide di atterrare e di commettere una serie di errori così abnormi da far infastidire lo spettatore: scendere senza nessun tipo di muta? Toccare l'habitat senza precauzioni? Non rispettare alcun protocollo di sicurezza al rientro sul lander? E non servono spettatori esigenti che ricordino il film originale per inalberarsi dopo tutto questo. Il resto è tutto un susseguirsi di scontri, botti, mutilazioni e teste galleggianti (ridicole). Inadatta la Waterstone che non ha minimamente speranza di potersi mettere in confronto con le eroine che l'hanno preceduta nella saga. Addirittura Fassbender, che in Prometheus è figura cardine e d'interesse, qui viene dipinto come un isterico pazzoide che mette in piedi la solita rimasticatura dell'androide che vuole distruggere il proprio creatore. Nemmeno la giuntura indispensabile che spiega come Alien è nato da neoformi e xenoformi riesce a risollevare il film. Nessun colpo di scena, perchè non si vorrà certo affibiare al finale il titolo di coup de théâtre vero? Telefonatissimo. E, la cosa ben peggiore, è che non vi sono tracce della indispensabile spiegazione che lo spettatore necessita dopo la visione di Prometheus. Non si sa perché gli ingegneri abbiano creato il virus killer e perché volessero distruggere l'uomo. Una delusione per chi voleva avere risposte su quello che era il quesito fondamentale di questo nuovo franchise iniziato con Prometheus. Grossa, grossissima delusione.
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hazard
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martedì 16 maggio 2017
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deludente come da previsione
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Vedendo questo film viene e da pensare che Scott più che un dimostrare doti di grande regista, con il primo film di Alien del 79, abbia solo avuto un immenso colpo di fortuna, come quei cantanti che azzeccano il singolo dell estate. Non contenti del disastro combinato con Prometheus, la produzione rincara la dose e produce un prequel-sequel-reboot ai limiti dell indecenza. Salvati gli effetti speciali, difficili da sbagliare con un budget simile, il resto è decisamente mediocre. Sceneggiatura di carattere infantile, trama banale e in parte scontata. Non fatevi ingannare dalla critica raffinata che, pur bocciando il film, valuta come uno dei punti cardine del prodotto la disquisizione filosofica sul mito della creazione che caratterizza la trama e l idea di fondo del prodotto.
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Vedendo questo film viene e da pensare che Scott più che un dimostrare doti di grande regista, con il primo film di Alien del 79, abbia solo avuto un immenso colpo di fortuna, come quei cantanti che azzeccano il singolo dell estate. Non contenti del disastro combinato con Prometheus, la produzione rincara la dose e produce un prequel-sequel-reboot ai limiti dell indecenza. Salvati gli effetti speciali, difficili da sbagliare con un budget simile, il resto è decisamente mediocre. Sceneggiatura di carattere infantile, trama banale e in parte scontata. Non fatevi ingannare dalla critica raffinata che, pur bocciando il film, valuta come uno dei punti cardine del prodotto la disquisizione filosofica sul mito della creazione che caratterizza la trama e l idea di fondo del prodotto. In realtà le considerazioni in tal senso sono banali come quelle che potreste fare al bar con amici e non sono minimamente degne di nota, neanche se negativa. Potrei continuare con le critiche, ma ha poco senso. Andate a vederlo e capirete meglio il senso di delusione
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