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mercoledì 1 maggio 2019
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genitori vs professori
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Quello che mi ha colpito nel film (non eccelso, ma neanche male) è stato il dialogo fra il padre adottivo del ragazzo, la professoressa e la preside. Disperante per la nostra società che sia tollerata una tale aggressività di un genitore nei confronti di un insegnante! E nessuno dei commen ti che ho letto ne parla. Vuol forse dire che va bene così?
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zblefrlo
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martedì 28 agosto 2018
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banale e lontano dalla realtà
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Un campione di pallacanestro, una bella ragazza considerata da tutti "facile" e un gay eccentrico ed estroso; queste sono, a detta del regista, delle categorie di adolescenti rifiutate dalla societá e, di conseguenza, particolarmente esposte al rischio di subire atti di bullismo, come si evince dalla trama del film che mi appresto a recensire. Chiunque, in vita sua, abbia frequentato o frequenti le scuole superiori non può che stupirsi dinnanzi a questa curiosa opinione del regista. Nella societá giovanile, chi rientra nelle categorie di cui ho parlato prima, non potendo di certo essere definito uno sfigato, ma semmai un "figo", non è nè un reietto nè uno che corre il rischio di subire le angherie dei bulli, anzi, è piú probabile che egli stesso sia un bullo.
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Un campione di pallacanestro, una bella ragazza considerata da tutti "facile" e un gay eccentrico ed estroso; queste sono, a detta del regista, delle categorie di adolescenti rifiutate dalla societá e, di conseguenza, particolarmente esposte al rischio di subire atti di bullismo, come si evince dalla trama del film che mi appresto a recensire. Chiunque, in vita sua, abbia frequentato o frequenti le scuole superiori non può che stupirsi dinnanzi a questa curiosa opinione del regista. Nella societá giovanile, chi rientra nelle categorie di cui ho parlato prima, non potendo di certo essere definito uno sfigato, ma semmai un "figo", non è nè un reietto nè uno che corre il rischio di subire le angherie dei bulli, anzi, è piú probabile che egli stesso sia un bullo.Eppure, nel film "Un Bacio", i tre protagonisti, vittime di bullismo, sono , neanche a dirlo, un campione di pallacanestro, una bella ragazza considerata da tutti una "facile" e un gay eccentrico ed estroso. Date tali premesse, non può che emergere una trama tutta incentrata sulla lotta che questi tre "reietti" ingaggiano contro una societá chiusa e retrograda che li emargina. Detta cosí, "Un bacio" potrebbe essere considerato un film adolescenziale come tanti altri, caratterizzato dalla presenza di un giovane protagonista anticonformista che si batte contro i suoi coetanei schiavi delle convenzioni. Niente di male , se non fosse che le dinamiche sociali rappresentate nella pellicola sono talmente lontane dalla realtà da indurre lo spettatore a pensare di trovarsi di fronte ad un film di fantascienza. L'opera di Ivan Cotroneo è, quindi, un inno alla banalitá, in cui una tematica seria viene svilita e sacrificata sull'altare del politically correct. Se ci fate caso, i tre "eroi" rappresentano una visione del mondo "open minded", com'è dimostrato dal fatto che uno di loro è un gay e, quindi, per forza di cose, nemico delle convenzioni imperanti (e i neri hanno il ritmo nel sangue, tanto per citare un altro luogo comune). Per non parlare dei nemici contro cui combattono, raffigurati come dei bruti omofobi e reazionari, talmente cattivi da far impallidire anche i militanti dei gruppi armati di estrema destra degli anni '70. Insomma, una commistione di banalitá e stereotipi, illustrati come se fossero delle tesi di un illustre sociologo. Se, come sosteneva Aristotele,l'arte è imitazione della natura, un film come questo, ai limiti della fantascienza, non può che ottenere da me un voto negativo.i
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valterchiappa
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mercoledì 1 novembre 2017
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ritratto di giovani che non esistono
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Chissà perché quando si raccontano storie sul disagio adolescenziale si dipingono personaggi che non esistono.
Il male di vivere, ricordo in tanti così vivo dell’età dei cambiamenti, si annida per lo più dietro un’apparente normalità, fra le sacche della palestra e i maglioni sbrillentati, fra i dizionari e i motorini. Porta indifferentemente lenti spesse o jeans griffati; ha visi brufolosi o fisici palestrati. È occultato da silenzi impenetrabili o da vistose esuberanze, da pose forzate o scontati rituali. Mistero inconoscibile, lo scopriremo solo poi, se avremo la ventura di incontrare quell’anonimo compagno di classe: i suoi ricordi sveleranno quale universo tormentato ardeva al di sotto del suo quotidiano venire a scuola, quali profondi pensieri erano negati al mondo, celati dietro il palcoscenico di una rappresentazione.
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Chissà perché quando si raccontano storie sul disagio adolescenziale si dipingono personaggi che non esistono.
Il male di vivere, ricordo in tanti così vivo dell’età dei cambiamenti, si annida per lo più dietro un’apparente normalità, fra le sacche della palestra e i maglioni sbrillentati, fra i dizionari e i motorini. Porta indifferentemente lenti spesse o jeans griffati; ha visi brufolosi o fisici palestrati. È occultato da silenzi impenetrabili o da vistose esuberanze, da pose forzate o scontati rituali. Mistero inconoscibile, lo scopriremo solo poi, se avremo la ventura di incontrare quell’anonimo compagno di classe: i suoi ricordi sveleranno quale universo tormentato ardeva al di sotto del suo quotidiano venire a scuola, quali profondi pensieri erano negati al mondo, celati dietro il palcoscenico di una rappresentazione.
Invece i film sul genere continuano a presentare giovani meravigliosi. Così in “Un bacio”, il nuovo film di Ivan Cotroneo, i tre protagonisti sono ragazzi così fuori da ogni standard, da risultare null’altro che stereotipi letterari: l’omosessuale dall’eleganza eccentrica, il sorriso aperto e la loquela pacata e brillante, che sogna il protagonismo ed un mondo pieno di colori e farfalle; la ragazza profonda e problematica, che trova rifugio in una bellissima scrittura; il giovane taciturno e solitario. Belli, bellissimi, difficili, difficilissimi; praticamente introvabili.
Lorenzo (Rimau Grillo Ritzberger), il ragazzo gay, è stato adottato da una famiglia aperta, pronta a tutelarlo dal meschino perbenismo degli insegnanti; affronta con serena compostezza la discriminazione ed il bullismo che il suo essere, purtroppo inevitabilmente, attira. Blu (che nome), interpretata da Valentina Romani, convive a fatica con una famiglia di radical chic, come al solito falliti e frustrati, circondati da un benessere che non riesce e non può appagarli; in particolare ha un problematico rapporto con la madre, presa principalmente dalle sue velleitarie ambizioni di scrittrice; attorno a lei la fama di ragazza dai facili costumi, che però afferma di aver scelto deliberatamente. Antonio (Leonardo Pazzagli), il taciturno, di famiglia modesta, combatte con il fantasma del fratello, morto in un incidente, e con la sua ombra che lo fa sentire inadeguato.
Per tutti la fuga dalla realtà è l’unica medicina: Lorenzo sogna il riconoscimento della fama ed immagina balletti in cui è idolatrato da quei compagni che lo dileggiano; Blu si rifugia in un diario, che scrive nella forma di una lettera alla sé stessa del futuro; Antonio, cerca conferme nella famiglia, da cui non sa recidere il cordone ombelicale e va a caccia col padre, cercando di impallinare una lepre sempre sfuggente.
Tre personaggi in assoluto primo piano, tre famiglie diverse. Dietro l’indefinito. I compagni di classe sono solo una massa anonima e indistinta. Sullo sfondo una città fredda e impersonale, Udine, che il regista ha scelto coerentemente alla sua linea narrativa, abbandonando il familiare contesto partenopeo in cui aveva ambientato i ricordi d’infanzia di “La kriptonite nella borsa”. Tre personaggi che per il mondo sono solo una becera rappresentazione del non pensiero collettivo: il frocio, la troia, il ritardato. Tre diversi troppo diversi che si ritrovano uniti in una inevitabile amicizia, il microcosmo di felicità che costruiscono e in cui trovano riparo.
Saranno le dinamiche interne a farli ripiombare nella realtà e a condurre il film verso un finale inatteso e spiazzante.
C’è sincero affetto nel lavoro di Ivan Cotroneo, che si è immerso nel mondo giovanile, scegliendo i suoi protagonisti dopo circa 2000 provini fra volti non noti e che attualmente sta proiettando il film in presentazioni dedicate a ragazzi dell’età scolara, nell’ambito di un’iniziativa sostenuta e patrocinata dal Garante dei Diritti per l’Infanzia.
C’è scrittura, grazie alla sceneggiatura firmata assieme alla fida collaboratrice Monica Rametta e tratta dall’omonimo romanzo scritto dallo stesso Cotroneo: “Un bacio” non è un affresco (o un acquarello) di una generazione, ma ha una vera e propria struttura narrativa ben tessuta, dinamica e frizzante ed una storia a tratti coinvolgente. Importante il ruolo della colonna sonora: brani originali a cavallo fra anni ’80 ed oggi, che contribuiscono all’idea di racconto pop; significativa, nell’ottica della missione intrapresa da Cotroneo, la presenza della popstar Mika, bandiera della battaglia contro la discriminazione omofoba, con il singolo di successo, “Hurts”. Ben scelti gli interpreti, fra cui spicca il giovanissimo Rimau Grillo Ritzberger, per la disinvoltura ed un volto modellato per il ruolo. Tutto ciò fa di “Un bacio” un prodotto lodevole, che aprirà a costruttive discussioni e probabilmente porterà vasto pubblico nelle sale; ma contemporaneamente, in tanto entusiastico brio troviamo, a nostro vedere, il limite del lavoro di Ivan Cotroneo.
Troppa luce, troppo colore. Gli adolescenti soffrono, forse è un male endemico. Ma il loro dolore è più verosimilmente grigio ed opaco. E troppo spesso invisibile.
Voto: 6.5
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luciana
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sabato 20 maggio 2017
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il bacio e i teenegers
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Ne Il bacio ... I teenager vivono le loro solitudini. Noi adulti non riusciamo a capirli fino in fondo. Il film mostra genitori che seppur protesi verso la comprensione, talvolta sollevati dai sorrisi dei figli, desiderosi di affiancarli, in realtà non prevedono e non evitano la tragedia. Neppure l'amicizia che sembrava poter superare i pregiudizi della società, neppure la tanto presunta forte amicizia blocca l'azione irreversibile dell'omicidio. La società malata di artificialità e di superficialità vorrebbe persone normali. Ma la società conosce la ...normalità? ... Riflettiamo. Interroghiamoci. Guardiamo film significativi e stimolanti come .
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Ne Il bacio ... I teenager vivono le loro solitudini. Noi adulti non riusciamo a capirli fino in fondo. Il film mostra genitori che seppur protesi verso la comprensione, talvolta sollevati dai sorrisi dei figli, desiderosi di affiancarli, in realtà non prevedono e non evitano la tragedia. Neppure l'amicizia che sembrava poter superare i pregiudizi della società, neppure la tanto presunta forte amicizia blocca l'azione irreversibile dell'omicidio. La società malata di artificialità e di superficialità vorrebbe persone normali. Ma la società conosce la ...normalità? ... Riflettiamo. Interroghiamoci. Guardiamo film significativi e stimolanti come ...il bacio ...e cerchiamo di salvare i nostri ragazzi. Hanno bisogno d'affetto comprensione accettazione ...di ascolto.
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vepra81
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mercoledì 19 aprile 2017
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un bacio annebbiato
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Forse perchè ormai se ne parla troppo o forse perchè non ho gli occhi giusti per vedere questo tipo di disagio in quanto ho lasciato l'adolescenza da anni non esco soddisfatto dopo la visione del film. Persone disagiate ce ne sono sempre e sempre state. Non vedo nel veritiero tutta questa ostilità nei confronti di chi è diverso. Non vedo in questo film il tentare un approccio dei 3 con altri, ma la loro scelta di vivere soli. Nella vita io penso che se tu rispetti gli altri vieni rispettato. Ovvio che se ti metti al centro dell'attenzione devi subirne il successo e le critiche. E' una scelta. La vera emarginazione secondo me non sta in questo film. Bravi gli attori e buona la storia comunque.
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marione
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martedì 11 aprile 2017
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non basta la tecnica
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Un'ottima fotografia (Luca Bigazzi è un Maestro) una buona colonna sonora e dei bravi attori giovani non bastano, la storia è forzata, fuori centro, ricorda in peggio "noi siamo infinito". I temi scottanti vengono banalizzati e drammatizzati, manca un'analisi profonda fino a un finale improbabile e irragionevole che vuole essere addirittura didascalico. Apprezzabile il tentativo purtroppo mal riuscito.
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shingo tamai
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giovedì 6 aprile 2017
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giovani emozioni
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Tutto sommato credo che Cotroneo abbia fatto un buon lavoro anche se il termine capolavoro è ben lontano da quanto visto.
In particolare credo sia convincente la parte che descrive l'emotività del periodo giovanile,quando si è spesso fragili,ogni cosa sembra importantissima, e gli ostacoli sembrano montagne insormontabili.
I protagonisti sono piuttosto bravi sfoggiando interpretazioni di ottimo livello.
La sceneggiatura invece non sempre spicca il volo.
Soprattutto verso il finale si susseguono una serie di tragedie piuttosto annunciate che mi sembrano messe in atto per cercare ,a tutti i costi ,l'epilogo scoppiettante.
Non che mi aspettassi il lieto fine , ma un minimo di spensieratezza ci voleva, proprio come quell'attimo in cui decidiamo se litigare e girare le spalle o farci tutti insieme un tuffo in acqua.
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Tutto sommato credo che Cotroneo abbia fatto un buon lavoro anche se il termine capolavoro è ben lontano da quanto visto.
In particolare credo sia convincente la parte che descrive l'emotività del periodo giovanile,quando si è spesso fragili,ogni cosa sembra importantissima, e gli ostacoli sembrano montagne insormontabili.
I protagonisti sono piuttosto bravi sfoggiando interpretazioni di ottimo livello.
La sceneggiatura invece non sempre spicca il volo.
Soprattutto verso il finale si susseguono una serie di tragedie piuttosto annunciate che mi sembrano messe in atto per cercare ,a tutti i costi ,l'epilogo scoppiettante.
Non che mi aspettassi il lieto fine , ma un minimo di spensieratezza ci voleva, proprio come quell'attimo in cui decidiamo se litigare e girare le spalle o farci tutti insieme un tuffo in acqua.
Comunque,ripeto,un buon lavoro.
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willywillywilly
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martedì 28 marzo 2017
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amicizia....oltre le apparenze
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"Un bacio" è un film forte, crudo e senza compromessi come la vita degli adolescenti che non si fermano dinanzi a niente, che amano incondizionatamente e totalmente, oltre l'evidenza.
Ama Blu con tutta se stessa anche se scoprirà poi una atroce verità; ama Lorenzo, animo sensibile e delicato, sognatore ed in fondo illuso; ama Antonio, problematico ed afflitto da un incoffensabile senso di colpa.
Le storie dei tre protagonisti si intrecciano, si amalgamano nelle loro diversità di giovani nel pieno di quella che può essere considerata come l'età del "senza limite", della contrapposizione ad ogni costo con i genitori, della solitudine e deglia slanci, dei sentimenti totalizzanti, della "morte" e della rinascita verso la vita adulta.
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"Un bacio" è un film forte, crudo e senza compromessi come la vita degli adolescenti che non si fermano dinanzi a niente, che amano incondizionatamente e totalmente, oltre l'evidenza.
Ama Blu con tutta se stessa anche se scoprirà poi una atroce verità; ama Lorenzo, animo sensibile e delicato, sognatore ed in fondo illuso; ama Antonio, problematico ed afflitto da un incoffensabile senso di colpa.
Le storie dei tre protagonisti si intrecciano, si amalgamano nelle loro diversità di giovani nel pieno di quella che può essere considerata come l'età del "senza limite", della contrapposizione ad ogni costo con i genitori, della solitudine e deglia slanci, dei sentimenti totalizzanti, della "morte" e della rinascita verso la vita adulta.
Le loro vite "sole" si trovano insieme ed insieme consolidano un rapporto che sembra portare un seme buono, ma fragile e leggero come il soffio del vento che un giorno di sole spazza via portando alla fine iummeritata, alla tragedia annunciata che certo sorprende e lascia attoniti.
In qesto turbine di emozioni adeolescenziali, mi è sembrato per una volta di vedere il ruolo "positivo" ed autentico degli adulti di riferimento che ascoltano senza invadere e comprendono senza commiserare. Anche il rapporto che potrebbe vedersi come il più difficile ( ed in effetti lo è ) tra madre e figlia alla fine si rivela salvifico ed autentico per la giovane protagonosta.
Ho trovato molto azzeccato il finale alla "slining dors"...come una tragedia si sarebbe potuto trasformare in una amicizia immortale soltanto adottando un diverso punto di vista, un bacio al posto di una fuga, dialogo al posto di violenza, comprensione al posto della paura.
Ma forse da un ragazzo tormentato e chiuso come Antonio sarebbe stato troppo attendenrsi un siffatto risvolto.
Il film non parla di bullismo; certo sfiora l'argomento ma più che altro ci ho visto amicia. E' un film sul valore dell'amicizia che va oltre le avversità, che accoglie e divide.
Andrebbe visto più volte per capire fino in fondo tutti i temi che Cotroneo ha affrontato. Certo rimarrà nella mia memoria quel finale cupo che sarebbe potuto diventare sole con un semplice ma forte abbraccio.
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polemic
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giovedì 23 febbraio 2017
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obiettivo mancato
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credo sarebbe stato meglio se Cotroneo si fosse fermato alla scrittura del libro.
perché il film a mio parere non è riuscito nell'intento di affrontare tematiche serie quali omofobia, bullismo e senso di colpa/abbandono trattate invece con terribile sterilità e superficialità.
pessimi attori. solo volgarità.
i ragazzi non trasmettono la minima emozione.
a volte bizzarro, penso ai balletti e alle farfalle volanti.
non c'è filo conduttore. non si capisce dove vogliono arrivare.
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wearenot
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sabato 11 febbraio 2017
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solita commediola
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La brutta copia italiana di "The Perks of Being a Wallflower" (Noi Siamo Infinito).
Personaggi superficiali, narrazione inconsistente che non viene salvata dai tentativi di coreografia né dal supposto colpo di scena finale (telefonato tra l'altro).
il film s'imbriglia alla fine nel consueto moralismo di cui, pare, il cinema italiano non possa fare a meno; un peccato di superbia che condiziona molti flaccidi tentativi di narrare storie.
Scontato e banale.
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