carloalberto
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domenica 7 febbraio 2021
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un regista di talento e uno straordinario goodman
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Dan Trachtenberg,giovane regista americano, autore di spot pubblicitari e di cortometraggi ignoti al grande pubblico, sorprende, al suo primo lungometraggio, con un avvincente ed intricato thriller psicologico in bilico fino alla fine con il disaster movie ed il più classico dei film di fantascienza e complice un John Goodman in gran forma, relegato purtroppo per troppo tempo in ruoli secondari, costruisce tensione ed attesa, nell’incertezza costante degli eventi che si svolgono fuori dal bunker e delle mosse che, all’interno, ognuno dei tre protagonisti farà, come in un gioco da tavola, tipo il monopoli, a cui il ragazzo propone di giocare, interminabile e dall’esito incerto.
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Dan Trachtenberg,giovane regista americano, autore di spot pubblicitari e di cortometraggi ignoti al grande pubblico, sorprende, al suo primo lungometraggio, con un avvincente ed intricato thriller psicologico in bilico fino alla fine con il disaster movie ed il più classico dei film di fantascienza e complice un John Goodman in gran forma, relegato purtroppo per troppo tempo in ruoli secondari, costruisce tensione ed attesa, nell’incertezza costante degli eventi che si svolgono fuori dal bunker e delle mosse che, all’interno, ognuno dei tre protagonisti farà, come in un gioco da tavola, tipo il monopoli, a cui il ragazzo propone di giocare, interminabile e dall’esito incerto.
E’ un piccolo gioiello, nella prima parte quasi una piece teatrale, che coniuga in modo intelligente generi diversi, ribaltando più volte lo scenario e le convinzioni che lo spettatore si fa empatizzando con i personaggi, che similmente passano dal dubbio alla certezza e poi di nuovo al dubbio su cosa stia accadendo realmente fuori e dentro la casa.
Quale sia la vera personalità del padrone del bunker, interpretato magistralmente da Goodman, rimarrà in ombra anche dopo la svolta che sembra chiarire e definire i contorni della vicenda. L’ambiguità del personaggio, che oscilla tra il salvatore generoso e disinteressato di vite umane dalla catastrofe o lo psicopatico assassino, maniaco della disciplina e della autorità imposta con la forza, a cui piace torturare psicologicamente i suoi ospiti prigionieri, costituisce il fascino sotterraneo della pellicola che inconsciamente lavora mentre il plot si sviluppa in modo imprevedibile distraendo l’attenzione dello spettatore sull’altra protagonista, interpretata da Mary Elizabeth Winstead, che, nell’affrontare prove inattese, scoprirà, con sua sorpresa, di essere una super eroina.
Il tema dell’affidabilità degli sconosciuti affonda le sue radici nell’atavico sospetto che chi si presenta come il nostro benefattore possa in realtà nascondere le peggiori intenzioni nei nostri confronti proiettandosi nell'immagine finale dei mostri alieni che come in un incubo ad occhi aperti incarnano la primordiale paura inconscia dell'estraneo, il diverso, l'ignoto, l'altro.
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dandy
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domenica 24 gennaio 2021
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meglio dentro o fuori?
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Sempre prodotto da JJ Abrams e sceneggiato tra gli altri da Damian Chazelle(che in origine avrebbe dovuto dirigerlo),uno spin off di "Cloverfield" che segue una vicenda a se stante.Il regista sfrutta bene il budget esiguo,e gioca con abilità sia con il dubbio della protagonista su quel che accade fuori dal bunker sia con il bieco personaggio di Goodman(ottimo),che rappresenta la sintesi perfetta non tanto della paranoia americana quanto del male che da essa può generarsi qualora si riveli fondata,e persino trovare un'evoluzione peggiore nel caso di un male preesistente.Gli sviluppi sono più risaputi,inclusa la classica resa dei conti(splatterofili avvertiti:violenza e trucidume sono praticamente assenti)e la svolta finale che collega il film al precedente "Clovefield" è umoristicamente da b-movie ma non guasta.
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Sempre prodotto da JJ Abrams e sceneggiato tra gli altri da Damian Chazelle(che in origine avrebbe dovuto dirigerlo),uno spin off di "Cloverfield" che segue una vicenda a se stante.Il regista sfrutta bene il budget esiguo,e gioca con abilità sia con il dubbio della protagonista su quel che accade fuori dal bunker sia con il bieco personaggio di Goodman(ottimo),che rappresenta la sintesi perfetta non tanto della paranoia americana quanto del male che da essa può generarsi qualora si riveli fondata,e persino trovare un'evoluzione peggiore nel caso di un male preesistente.Gli sviluppi sono più risaputi,inclusa la classica resa dei conti(splatterofili avvertiti:violenza e trucidume sono praticamente assenti)e la svolta finale che collega il film al precedente "Clovefield" è umoristicamente da b-movie ma non guasta.Nel confronto col film del 2008 ci perde,ma rimane comunque un prodotto discreto,da confrontare con "The divide".La voce del fidanzato di Michelle nell'edizione originale è di Bradley Cooper.
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onufrio
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domenica 8 marzo 2020
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thriller piscofantahorror
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Dopo un brutto incidente stradale la fiovane Michelle si sveglia incatenata ad un letto in un bunker sotterraneo appartenente a Howard, l'uomo dice di averle salvato la vita e portata al salvo, dato che fuori impazza un'epidemia dovuto ad un misterioso attacco esterno. La donna non sembra del tutto convinta del discorso fatto da Howard, inizia così un thriller psicologico fatto di sguardi, dubbi ed incertezze, che troverà nel finale una valida, seppur già vista, spiegazione. Il risultato è comunque positivo, un film unicamente sorretto da tre attori, girato quasi interamente all'interno di un bunker, con una storia che sicuramente attira l'attenzione dello spettatore.
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Dopo un brutto incidente stradale la fiovane Michelle si sveglia incatenata ad un letto in un bunker sotterraneo appartenente a Howard, l'uomo dice di averle salvato la vita e portata al salvo, dato che fuori impazza un'epidemia dovuto ad un misterioso attacco esterno. La donna non sembra del tutto convinta del discorso fatto da Howard, inizia così un thriller psicologico fatto di sguardi, dubbi ed incertezze, che troverà nel finale una valida, seppur già vista, spiegazione. Il risultato è comunque positivo, un film unicamente sorretto da tre attori, girato quasi interamente all'interno di un bunker, con una storia che sicuramente attira l'attenzione dello spettatore.
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ennio
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sabato 4 novembre 2017
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incredibile finale
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Ringrazio di cuore il regista del film per averci regalato un film onesto, né un capolavoro né una ciofeca, genere pshico-thriller claustrofobico con un ottimo John Goodman nella parte dello psicopatico. Tre stelle le poteva meritare.
Lo ringrazio, dicevo, per averci regalato ciò fino a un quarto d'ora dalla fine, quando improvvisamente ARRIVANO I MARZIANI. L'ho scritto in maiuscolo perchè merita, ho ancora la bocca aperta dallo stupore. Nel 2016 il cinema americano per stupire i suoi spettatori riserva ancora la sorpresa finale degli alieni cattivissimi a forma di mostro verde che hanno invaso la terra per colonizzarla! E che c'entrano poco o niente con il resto del film!
Mi immagino gli spettatori yankee nei loro immensi drive-in all'aperto come negli anni '50, sgranocchiare popcorn rimpinzandosi di zuccherose bibite ghiacciate e improvvisamente strillare: “wow arrivano i marziani!!”
A volte penso che dobbiamo veramente avere paura degli americani, sul serio.
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jennyx
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venerdì 15 settembre 2017
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fatto molto bene
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Qualcuno storce il naso perche' il film verso il finale vira completamente di genere. Ma diciamoci la verita'....siamo così abituati al fatto che ogni genere resta tale dall'inizio alla fine (ad es il thriller resta thriller, la commedia resta commedia) che qualcosa di assolutamente innovativo e imprevedibile quasi turba chi ha bisogno di rassicurazioni sul fatto che certe regole non cambiano, neanche nel cinema. Invece io apprezzo che nell'arte non debbano esserci regole e invece di vederlo come un pasticcio, ho trovato il finale geniale e non scontato (nel solito thriller il cattivo era tolto di mezzo e amen!). Invito a vederlo con questa apertura mentale, credo sia l'inizio di una nuova era nel cinema in cui lo sperimentalismo lascia spazia alla mescolanza di generi e quindi a trame più fantasiose e meno scontate.
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Qualcuno storce il naso perche' il film verso il finale vira completamente di genere. Ma diciamoci la verita'....siamo così abituati al fatto che ogni genere resta tale dall'inizio alla fine (ad es il thriller resta thriller, la commedia resta commedia) che qualcosa di assolutamente innovativo e imprevedibile quasi turba chi ha bisogno di rassicurazioni sul fatto che certe regole non cambiano, neanche nel cinema. Invece io apprezzo che nell'arte non debbano esserci regole e invece di vederlo come un pasticcio, ho trovato il finale geniale e non scontato (nel solito thriller il cattivo era tolto di mezzo e amen!). Invito a vederlo con questa apertura mentale, credo sia l'inizio di una nuova era nel cinema in cui lo sperimentalismo lascia spazia alla mescolanza di generi e quindi a trame più fantasiose e meno scontate. In fondo anche la vita vera passa dal dramma al comico senza avvisare nessuno. La visione del film secondo me e' piu' piacevole proprio se non si leggono spoilerate, se si guarda pensando a un thriller e invece c'è l'effetto sorpresa
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laurence316
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martedì 11 luglio 2017
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buon thriller d'atmosfera, migliore di cloverfield
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Seguito solo nominale del catastrofico Cloverfield, il film di Trachtenberg è in realtà una storia a sé stante, collegata solo a posteriori e abbastanza forzatamente con il suddetto film. Perché 10 Cloverfield Lane è, in realtà, un ottimo thriller psicologico d’atmosfera che inquieta senza il continuo e ridondante ricorso ad effetti speciali pacchiani o a riprese in stile “found-footage” come invece faceva il suo (mediocre) “predecessore”. Il film sceneggiato da J. Campbell, M. Stuecken e D. Chazelle (che in origine avrebbe dovuto anche dirigerlo) è ben congegnato e carico di tensione, riesce a non annoiare ed è sempre pervaso da una certa dose di ironia che non guasta mai.
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Seguito solo nominale del catastrofico Cloverfield, il film di Trachtenberg è in realtà una storia a sé stante, collegata solo a posteriori e abbastanza forzatamente con il suddetto film. Perché 10 Cloverfield Lane è, in realtà, un ottimo thriller psicologico d’atmosfera che inquieta senza il continuo e ridondante ricorso ad effetti speciali pacchiani o a riprese in stile “found-footage” come invece faceva il suo (mediocre) “predecessore”. Il film sceneggiato da J. Campbell, M. Stuecken e D. Chazelle (che in origine avrebbe dovuto anche dirigerlo) è ben congegnato e carico di tensione, riesce a non annoiare ed è sempre pervaso da una certa dose di ironia che non guasta mai. Il film (il cui titolo si riferisce, ovviamente, all’indirizzo dove si trova il bunker entro il quale si svolge gran parte della vicenda) è un buon horror a basso costo (15 milioni di dollari) reso ancor più efficace dalle ottime interpretazioni degli attori (una spanna sopra gli altri Goodman), il cui unico punto debole rimane il non proprio originalissimo finale (che comunque conserva una certa carica di suspense).
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shingo tamai
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giovedì 12 gennaio 2017
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perchè questo finale??
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Prima di tutto un sincero applauso a Goodman che credo sia uno dei pochi attori in circolazione che può interpretare Fred Flintstone o uno psicopatico agghiacciante con la medesima naturalezza e bravura.
Dopo i doverosi complimenti,anche se a dirla tutta anche il resto del Cast non è malvagio,la parte iniziale della pellicola aveva suscitato il mio interesse e non poco.
Con il passare dei minuti mi chiedevo quante verità ci fossero nei racconti nel padrone di casa,quante bugie,quanto avrebbero resistito i "condomini",cosa ci fosse realmente all'esterno dell'appartamento,etc.etc.
Insomma la curiosità mi aveva provocato una sana acquolina in bocca.
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Prima di tutto un sincero applauso a Goodman che credo sia uno dei pochi attori in circolazione che può interpretare Fred Flintstone o uno psicopatico agghiacciante con la medesima naturalezza e bravura.
Dopo i doverosi complimenti,anche se a dirla tutta anche il resto del Cast non è malvagio,la parte iniziale della pellicola aveva suscitato il mio interesse e non poco.
Con il passare dei minuti mi chiedevo quante verità ci fossero nei racconti nel padrone di casa,quante bugie,quanto avrebbero resistito i "condomini",cosa ci fosse realmente all'esterno dell'appartamento,etc.etc.
Insomma la curiosità mi aveva provocato una sana acquolina in bocca.
C'era anche un misterioso giallo in sottofondo su questa ipotetica figlia di Howard ed aspettavo millle ficcanti risposte da cosa in realtà fosse accaduto in passato e cosa sarebbe accaduto nel finale.
Ebbene ragazzi ,affermare solamente che la tensione si appiatisce nel finale è davvero poco,diciamola tutta: E' una vera schifezza.
Non voglio rovinare la sorpresa a chi non ha avuto il piacere (chiamiamolo così) di aver visto gli ultimi minuti ma si scatenano degli eventi a dir poco paradossali,sia all'interno che all'esterno del bunker.
Perchè carissimo Trachtenberg hai rovinato quanto di buono fatto in circa 105 minuti con gli ultimi 15 che sembravano provenire direttamente da produzioni in stile "Resident Evil"?
So che non avrò mai una risposta ma rimarrò con il semplice dubbio che l'ultimo quarto d'ora l'abbia girato un altro regista.
Occasione perduta anzi perdutissima.
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elgatoloco
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mercoledì 11 gennaio 2017
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non tanto desaster movie quanto psy thriller
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Devo premettere di conoscere il film del 2008, di cui questo è/sarebbe il sequel o la"ripresa"più sviluppata. Considerando il film di per sé, ossia senza riferimenti precedenti, senza considerare antefatti e prequel, dire che"10 Cloverfield Lane"(che è un indirizzo)sia il film del dubbio, in stile.-diremmo-con il postmodern: non si sa se la reclusione della protagonista e di un altro ospite, che verrà"eliminato")sia frutto della"paranoia"del protagonista o se il pericolo sia reale(alla fine del film qualche indizio risolutore c'è, ma non risolutivo)da parte di un'invasione di alieni o comunque di una sorta di"finis mundi", di"apocalisse"(nell'accezione non di"rivelazione"ma di fine di tutto, di disastro finale-totale), o se(possibilità forse remota, ma non del tutto da scartare)il tutto non sia frutto dell'incubo della protagonista, una sorta di solipsismo estremo.
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Devo premettere di conoscere il film del 2008, di cui questo è/sarebbe il sequel o la"ripresa"più sviluppata. Considerando il film di per sé, ossia senza riferimenti precedenti, senza considerare antefatti e prequel, dire che"10 Cloverfield Lane"(che è un indirizzo)sia il film del dubbio, in stile.-diremmo-con il postmodern: non si sa se la reclusione della protagonista e di un altro ospite, che verrà"eliminato")sia frutto della"paranoia"del protagonista o se il pericolo sia reale(alla fine del film qualche indizio risolutore c'è, ma non risolutivo)da parte di un'invasione di alieni o comunque di una sorta di"finis mundi", di"apocalisse"(nell'accezione non di"rivelazione"ma di fine di tutto, di disastro finale-totale), o se(possibilità forse remota, ma non del tutto da scartare)il tutto non sia frutto dell'incubo della protagonista, una sorta di solipsismo estremo. Le sequenze che si vedono, dall'inizio(incidente ed esplosione o qualcosa di paragonabile)alla lunga permanenza, conflittuale, nel bunker, alla "fuga"(sempre che sia questo)non ci danno una soluzione, per cui è dello spettatore(della spettatrice)il ventilare-proporre soluzioni, sempre provvisorie, sempre solo"probabilistiche", appunto. Un qualcosa di"aperto", appunto, un'"opera aperta", ammesso che il relativo concetto sia passato per la mente/sia noto agli autori del film, il che non è certo, non si può dare per scontato a priori, ma l'incertezza se v ediamo/abbiamo visto un SF(meno probabile, invero), un thriller psicologico, un"film da camera"o qualcosa d'altro(?Di nuovo, di ancora da definire...?)rimane, dove potremmo dire che"l'enigma esiste", ancora una volta, contro supposizioni che andrebbero nella direzione contraria. contro la convinzione che tutto sia conoscibile o che comunque lo sarà, se non"a breve", comunque in un futuro ragionevolmente da considerare come tale... Ottima regia, attenta alla considerazione dei dettagli, ma ancora di più al fatto che i dettagli non oscurino il senso complessivo, mentre la"recitazione da camera"dei tre interpreti(Mary Elisabeth Winstead, solo apparentemente fisicamente inconsistente, mentre è vero il contrario...), John Goodman, John Gallenbergh, in un"gioco perverso"nel quale tutte le"pedine"sono mosse con estrema intelligenza... El Gato
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inesperto
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giovedì 1 dicembre 2016
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thriller carino con finale-pagliacciata
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Buon thriller, ma hanno ritenuto opportuno rovinarlo con mostri e vermi giganti (alias invasori alieni) nel finale. Un peccato.
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(di contrammiraglio)
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gianleo67
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lunedì 19 settembre 2016
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il sonno della ragione...e la fuga dai mostri
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In fuga dalla città e da una storia d'amore fallimentare, la bella Michelle viene speronata dall'auto di un sedicente benefattore che la rapisce, conducendola in un bunker antiatomico che ospita già un altro ragazzo. La versione dell'uomo è quella di una contaminazione ambientale che ha reso l'aria tossica e di una misteriosa invasione aliena che avrebbe già decimato la popolazione americana. Come non credergli?
Psicodramma (sci-fi) da camera in cui l'ambiguità e la mistificazione sono la dinamo di una dialettica psicologica che sposta continuamente l'ago della bilancia dalla sopravvivenza alla reclusione a quella dall'esclusione, dal 'dentro' di una insostenibile condizione di subalternità al 'fuori' di un letale risiko dell'ignoto, dalla padella di una trappola per topi di inevitabile concupiscenza alla brace di un serraglio formato-pianeta in cui soccombere all'istituto predatorio di rapaci creature venute dallo spazio.
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In fuga dalla città e da una storia d'amore fallimentare, la bella Michelle viene speronata dall'auto di un sedicente benefattore che la rapisce, conducendola in un bunker antiatomico che ospita già un altro ragazzo. La versione dell'uomo è quella di una contaminazione ambientale che ha reso l'aria tossica e di una misteriosa invasione aliena che avrebbe già decimato la popolazione americana. Come non credergli?
Psicodramma (sci-fi) da camera in cui l'ambiguità e la mistificazione sono la dinamo di una dialettica psicologica che sposta continuamente l'ago della bilancia dalla sopravvivenza alla reclusione a quella dall'esclusione, dal 'dentro' di una insostenibile condizione di subalternità al 'fuori' di un letale risiko dell'ignoto, dalla padella di una trappola per topi di inevitabile concupiscenza alla brace di un serraglio formato-pianeta in cui soccombere all'istituto predatorio di rapaci creature venute dallo spazio. Già reduce da tre cortometraggi, l'esordiente Trachtenberg sembra allungare il sugo di un quarto fino alla misura del lungo, anche e soprattutto grazie all'ottima sceneggiatura a sei mani cui partecipa il premio Oscar Chazelle (Wiplash) ed al richiamo di un'ambientazione del primo capitolo del franchise (Cloverfield) cui ribaltare la prospettiva di una narrazione che evoca i mostri (della ragione) con cui ci si deve confrontare nelle situazioni del bisogno: da quella di un pacioso paranoico complottista a quella non meno rassicurante di un cestode quadrupede gigante mandato in avanscoperta.
Scommessa riuscita su come si possa alimentare tensione e spettacolo con un budget compatibile con un'ambientazione in interni e la superlativa prova di attori che reclamano la giusta parte del cachet, in una messa in scena che gioca le sue carte sulle invenzioni cunicolari e scenografiche degne del migliore Wes Craven (La casa nera) ed i continui ribaltamenti di una prospettiva del possibile che agita il sospetto di un pericolo esterno tanto sconosciuto quanto letale (Kynodontas). Tra il complesso di elettra di una M.E. Winstead in fuga da un amore fallito ed alla ricerca di una salvezza dall'ingombrante figura paterna di un John Goodman che vagheggia la promiscuità di una forzata convivenza senza data di scadenza, lo spunto drammaturgico risiede nel riscatto dall'inazione, nella necessità di una presa di posizione che renda utilizzabile un biglietto ormai scaduto e consenta di svoltare per Houston quale base (di controllo) per la resistenza dall'ennesimo nemico e la conquista dell'ennesima forma di libertà dall'oppressore: chi fugge dai propri fantasmi, hai visto mai contribuisca alla salvezza di tutti?!! Mantenuto su di un registro di crudele sarcasmo ed agitato da sotterrane tensioni sessuali, si avvale di una strana coppia di attori che la diversità rende complementari e da un soundtrack di spassoso gusto vintage che sottolinea ironicamente i momenti dell'azione (I Think we're alone now, Tell Him, Venus).
Per chi credeva che la la fantascienza dell'assedio non si potesse rinchiudere in casa.
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