totemx
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sabato 18 febbraio 2017
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duro, crudo, reale, ti sbatte in faccia la guerra e l'amore come raramente accade
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Semplicemente straordinario. Duro, crudo, reale, ti sbatte in faccia la guerra come raramente visto per chi non l'ha vissuta. Disarmante il contrasto tra frotte di uomini che cadono come birilli e lui, Desmond Doss, per cui ogni uomo è degno della sua compassione anche solo per qualche istante prima di morire.
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jackmalone
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venerdì 24 febbraio 2017
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meglio affidarsi a dio o agli uomini?
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Con opportunismo e una certa malizia Mel Gibson cerca di non scontentare nessuno: i credenti e gli atei, i guerrafondai e i pacifisti dando sfogo alla sua passione per il truculento e la crudeltà gratuita. In particolare colpisce l'occhio troppo compiaciuto su fiumi di sangue, amputazioni e profusione di organi sparsi dovunque: un eccesso di violenza che impedisce allo spettatore, mediamente sensibile, di tenere gli occhi aperti per buona parte del film. Lo spettatore non deve essere scioccato a tutti i costi, forse si può ottenere lo stesso risultato con un poco di pathos in più e rispettando qualche tabù e la sacralità dell'essere umano, corpo compreso.
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Con opportunismo e una certa malizia Mel Gibson cerca di non scontentare nessuno: i credenti e gli atei, i guerrafondai e i pacifisti dando sfogo alla sua passione per il truculento e la crudeltà gratuita. In particolare colpisce l'occhio troppo compiaciuto su fiumi di sangue, amputazioni e profusione di organi sparsi dovunque: un eccesso di violenza che impedisce allo spettatore, mediamente sensibile, di tenere gli occhi aperti per buona parte del film. Lo spettatore non deve essere scioccato a tutti i costi, forse si può ottenere lo stesso risultato con un poco di pathos in più e rispettando qualche tabù e la sacralità dell'essere umano, corpo compreso.
Proprio per il voler tenere il piede in 2 staffe e una certa ambiguità tipica dei suoi film Gibson rovina le pur ottime intenzioni e il messaggio positivo cheil film vuole veicolare.
Ci si può comportare da eroi quando si è animati da motivazioni religiose e morali molto forti e sconfiggere il nemico senza imbracciare mai un fucile ma bisogna comunque avere un fisico eccezionale, essere un giovane contadino abituato ad arrampicarsi sulle rocce a mani nude e mostrare anche una notevole dose di incoscienza e di fanatismo, il che è una condizione più unica che rara .
Il film ha l'effetto di farci sentire inferiori nella nostra mediocre, eppur faticosa lotta quotidiana per la sopravvivenza: nel confronto i piccoli gesti eroici della nostra normalità sono risibili ; eppure tutti i giorni tanti invisibili si dibattono in piccoli e grandi eroismi: dal cercare di educare i figli, a fare un lavoro frustrante, ad emigrare in paesi sconosciuti pur avendo 2 lauree , ad attraversare il deserto a piedi per una meta incerta o a sforzarsi a vivere in autonomia pur essendo disabile.
Gesù Cristo piace moltissimo ache perchè il messaggio cristiano ha rivalutato la normalità; non è sicuro che gli ultimi saranno i primi ma saranno probabilmente accolti lo stesso nel regno dei Cieli,anche se senza fanfare.
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jackbeauregard
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giovedì 16 marzo 2017
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estrema contraddizione
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Per un quarto storia d'amore, per un altro quarto l'addestramento di full metal jacket o ufficiale e gentiluomo (però un po' più blando) e per metà soldato Ryan (e qui siamo allo stesso livello di truculenza). Risultato finale: un film di Mel Gibson.
Girato in maniera classica e lineare, tratto da una storia realmente accaduta e (credo) riportata molto fedelmente, è un film potente con al centro un personaggio che vive una contraddizione estrema: servire il proprio paese combattendo una guerra in prima linea, ma senza far ricorso alla violenza, sostenuto solo dalla propria fede.
Gibson, come negli altri suoi film, prosegue sulla propria strada, racconta un altro eroe, in maniera apparentemente simile a Eastwood, ma con la differenza che i suoi personaggi non hanno mai dubbi, qualcosa li ha segnati in precedenza, ma poi agiscono senza ripensamenti, affrontando ogni ostacolo sempre con l'intenzione di abbatterlo, mai di aggirarlo, anche a costo della vita.
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Per un quarto storia d'amore, per un altro quarto l'addestramento di full metal jacket o ufficiale e gentiluomo (però un po' più blando) e per metà soldato Ryan (e qui siamo allo stesso livello di truculenza). Risultato finale: un film di Mel Gibson.
Girato in maniera classica e lineare, tratto da una storia realmente accaduta e (credo) riportata molto fedelmente, è un film potente con al centro un personaggio che vive una contraddizione estrema: servire il proprio paese combattendo una guerra in prima linea, ma senza far ricorso alla violenza, sostenuto solo dalla propria fede.
Gibson, come negli altri suoi film, prosegue sulla propria strada, racconta un altro eroe, in maniera apparentemente simile a Eastwood, ma con la differenza che i suoi personaggi non hanno mai dubbi, qualcosa li ha segnati in precedenza, ma poi agiscono senza ripensamenti, affrontando ogni ostacolo sempre con l'intenzione di abbatterlo, mai di aggirarlo, anche a costo della vita.
Non un capolavoro, ma un buon film che merita la visione, forse qualche dubbio resta su Andrew Garfield, nella parte del soldato Desmond Doss, protagonista del film, anche se le immagini finali del vero Desmnond Doss, fisico minuto, sorriso aperto, rendono abbastanza plausibile la scelta.
Certo che solo Gibson poteva fare un film sulla guerra con protagonista un obiettore di coscienza e senza neanche la minima traccia di antimilitarismo.
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(di jackbeauregard)
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elpiezo
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martedì 28 marzo 2017
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maestoso!!!
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La vera storia di Desmond Doss, obiettore di coscienza, decorato al valore per aver salvato durante la seconda gerra mondiale, decine di vite umane nel corso una feroce battaglia sull'isola di Okinawa.
Magistralmente diretto da Mel Gibson un film di onestà e coscienza,un connubio di opposti come fede e miscredenza, paura e coraggio, guerra e pacifismo. La follia del conflitto narrata con vigore, il marchio di fabbrica di una regia che sa colpire ed appagare in egual misura, sei nomination all'oscar guadagnate attraverso la totale lealtà cinematografica.
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La vera storia di Desmond Doss, obiettore di coscienza, decorato al valore per aver salvato durante la seconda gerra mondiale, decine di vite umane nel corso una feroce battaglia sull'isola di Okinawa.
Magistralmente diretto da Mel Gibson un film di onestà e coscienza,un connubio di opposti come fede e miscredenza, paura e coraggio, guerra e pacifismo. La follia del conflitto narrata con vigore, il marchio di fabbrica di una regia che sa colpire ed appagare in egual misura, sei nomination all'oscar guadagnate attraverso la totale lealtà cinematografica.
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alberto
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domenica 21 maggio 2017
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l'arma della determinazione
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Questa sì che è una storia vera da portare sul grande schermo. Un grande esempio di quanto possa essere potente in un uomo la fede vera, non il mero fanatismo, nonché un lungo spettacolo bellico ben orchestrato da Mel Gibson. La storia di Desmond Doss mostra l'importanza di quello in cui crediamo, i nostri principi e le nostre convinzioni, che costituiscono alla fine quello che siamo e che quindi tentiamo in tutti i modi di difendere. Il protagonista ha il coraggio di essere sé stesso e vuole essere amato per quello che è, un cristiano americano, non vuole assolutamente fingere nei rapporti con gli altri e, come i tanti suoi coetanei, è determinato ad arruolarsi per soccorrere i feriti sul campo di battaglia di Okinawa, con i conseguenti precetti religiosi, tra cui non uccidere e, in generale, non toccare un’arma, a seguito di un giuramento davanti a Dio dovuto al passato burrascoso col padre, reduce della Prima Guerra Mondiale e con ovvia instabilità psicologica.
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Questa sì che è una storia vera da portare sul grande schermo. Un grande esempio di quanto possa essere potente in un uomo la fede vera, non il mero fanatismo, nonché un lungo spettacolo bellico ben orchestrato da Mel Gibson. La storia di Desmond Doss mostra l'importanza di quello in cui crediamo, i nostri principi e le nostre convinzioni, che costituiscono alla fine quello che siamo e che quindi tentiamo in tutti i modi di difendere. Il protagonista ha il coraggio di essere sé stesso e vuole essere amato per quello che è, un cristiano americano, non vuole assolutamente fingere nei rapporti con gli altri e, come i tanti suoi coetanei, è determinato ad arruolarsi per soccorrere i feriti sul campo di battaglia di Okinawa, con i conseguenti precetti religiosi, tra cui non uccidere e, in generale, non toccare un’arma, a seguito di un giuramento davanti a Dio dovuto al passato burrascoso col padre, reduce della Prima Guerra Mondiale e con ovvia instabilità psicologica. E’ curioso notare che in mezzo a uomini che si massacrano, si trivellano, si suicidano e si fanno esplodere lanciando un grido selvaggio Doss si distingue, sembra il più indifeso, quello che non ha speranze e che è destinato a dare la vita per la patria. Invece la forza della sua ostinazione lo fa correre imperterrito tra la nebbia, che nasconde di tutto, per cercare compagni ancora in vita e abbandonati dagli altri, prima che un soldato giapponese gli infilzi con la baionetta per testare la dipartita. Gibson non è nuovo alle battaglie (Braveheart) e nel più crudo dei generi, che non ha di certo bisogno di innovazioni ma semplicemente di un’ottima mano per rappresentarlo (v. Spielberg e Kubrick), sceglie un racconto insolito di fede e anche di emarginazione, dato che il primo obiettore di coscienza decorato con la medaglia d’onore viene picchiato, viene chiamato vigliacco, per poi essere lodato dal capitano, che gli chiede addirittura di perdonarlo per non aver capito in realtà di che pasta fosse fatto, ma soprattutto si guadagna il tenero sorrisetto di gratitudine dei commilitoni salvati (in tutto 75). Una parabola in fondo sul pregiudizio e di quanto può danneggiare la società. La struttura narrativa è sempre quella: la prima parte racconta la sua formazione, dall’episodio di suo fratello colpito da un mattone alla conoscenza di un’infemiera di cui è innamorato, mentre nella seconda veniamo catapultati sul fronte di battaglia, in maniera molto coinvolgente e, ovviamente, più spietata che mai, a cominciare dalla sequenza più bella del film, in cui, dopo aver scalato la scarpata di Maeda, detta “Hacksaw Ridge”, camminano a passo lentissimo e con timore tra la nebbia e i cadaveri malridotti sparsi a terra: la sparatoria comincia all’improvviso, dopo un grido di un soldato americano spaventato, e continua con le splendide inquadrature di Gibson, non disdegnando di mostrare anche un incubo e inaspettate comparse giapponesi sottoterra, che conferiscono anche l’horror della guerra, al di fuori del sangue e delle frattaglie. Un’impalcatura scenica retta anche dai grandi attori, dal protagonista Andrew Garfield, in grado prima di scherzare e sorridere e in seguito di arrabbiarsi e disperarsi, a Vince Vaughn e Sam Worthington, austeri sergente e capitano, dalla compagna Teresa Palmer al padre Hugo Weaving, che ha regalato un’interpretazione davvero struggente, per un personaggio tormentato e che si chiede perché debba vedere lui la tomba dei suoi compagni. Sul piano tecnico poi la pellicola eccelle, a tal punto da essersi guadagnata due oscar per montaggio e sonoro. Candidature anche per regia, attore, montaggio sonoro e film. Il tono epico è incrementato anche dalle musiche di Gregson-Williams e la sceneggiatura di Knight e Schenkkan offre dialoghi interessanti. Tra i film dell’anno assolutamente da vedere.
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valterchiappa
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giovedì 1 giugno 2017
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la fede e l'inevitabile orrore della guerra
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Noi non sappiamo cos’è la Guerra. Lo sapeva Desmond Doss e i disperati che con lui hanno calpestato il suolo di Okinawa. Terra scavata dalle bombe, percorsa dal fuoco, intrisa di sangue, puteolente di carne in decomposizione. Noi non sappiamo cos’è la Guerra. Mel Gibson ce la racconta con il linguaggio più esplicito che sia mai stato utilizzato, assestandoci il pugno più forte che il nostro stomaco abbia mai ricevuto. Con il perverso compiacimento con cui ama descrivere la violenza, in “La battaglia di Hacksaw Ridge” riempie lo schermo di tronchi umani, di viscere sparse sulla terra, di arti maciullati, di crani rosi dai ratti, di corpi che esplodono o sono divorati dalle fiamme.
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Noi non sappiamo cos’è la Guerra. Lo sapeva Desmond Doss e i disperati che con lui hanno calpestato il suolo di Okinawa. Terra scavata dalle bombe, percorsa dal fuoco, intrisa di sangue, puteolente di carne in decomposizione. Noi non sappiamo cos’è la Guerra. Mel Gibson ce la racconta con il linguaggio più esplicito che sia mai stato utilizzato, assestandoci il pugno più forte che il nostro stomaco abbia mai ricevuto. Con il perverso compiacimento con cui ama descrivere la violenza, in “La battaglia di Hacksaw Ridge” riempie lo schermo di tronchi umani, di viscere sparse sulla terra, di arti maciullati, di crani rosi dai ratti, di corpi che esplodono o sono divorati dalle fiamme. La rappresentazione della battaglia di Hacksaw Ridge, che si estende per tutta la seconda metà del film, supera in intensità anche il famoso incipit di “Salvate il soldato Ryan” e colloca di diritto il film di Mel Gibson nella storia dei film di guerra. Non solo voyeurismo splatter, che in questo caso risulta opportuno ed efficace, ma il tintinnio metallico delle schegge, il fischio dei proiettili, i boati assordanti delle bombe, la scia rossa dei lanciafiamme, gli occhi spiritati dei giapponesi, il pianto dei moribondi, per un’ora interminabile descrivono come mai fatto prima la tensione, il terrore, la follia, la perdita di ogni accento umano, la distruzione della sacralità del corpo: tutto ciò che la Guerra è.
All’interno Gibson inserisce il suo messaggio, raccontando la storia vera di Desmond Doss, il primo obiettore di coscienza ad ottenere un’onorificenza militare. Spinto da una fede incrollabile, questo ragazzo della Virginia pretese ed ottenne di partire per il fronte disarmato, intenzionato a salvare vite, piuttosto che toglierle. E così fece, con l’eroismo proprio di chi è votato al martirio, sottraendo al campo di battaglia ed a una morte certa 75 uomini.
Peccato che “La battaglia di Hacksaw Ridge” sia tutto qui, in questa asfissiante carrellata di orrori. Per il resto si assiste ad un film convenzionale, diviso canonicamente in tre fasi: l’idillio in tempo di pace, la durezza dell’addestramento, il combattimento con l’inevitabile vittoria finale. Tutto già visto: la bella fidanzatina lasciata a casa, il bullismo dei commilitoni, una fugace descrizione della varia umanità dei soldati, qualche blanda escursione nel retroterra psicologico del protagonista, vessato da un padre ubriacone e violento. Nessun altro approfondimento, nessuna vista sulla posizione del nemico, come il pur americanissimo Clint Eastwood tentò in “Lettere da Iwo Jima”. Solo buoni contro cattivi, il Bene contro il Male. Forse da Mel Gibson non si può pretendere di più.
Conosciamo il credo del regista americano: la sua è una fede guerriera, il suo cristiano è un combattente, deve andare in guerra, perchè il suo amore per Dio si manifesta sul campo di battaglia. Desmond Doss è solo apparentemente inerme: non un fucile, ma la piccola Bibbia che porta sempre con sé lo rende invincibile, capace di sfuggire miracolosamente ad una pioggia di ferro e di fuoco, di non provare fame, sete, sonno, di caricarsi sulle spalle decine e decine di corpi senza apparente fatica. Ma, senza giudicare le personali credenze dell’autore, l’intima contraddizione del discorso gibsoniano appare evidente nel finale, quando, per “finire il lavoro” iniziato su Hacksaw Ridge, i soldati imbracciano nuovamente le armi e si producono nel più classico degli “arrivano i nostri”, facendo carne da macello degli avversari. Va bene la fede, ma quando c’è da sparare si spara.
Desmond Doss è interpretato da Andrew Garfield, che presta al suo candido personaggio il viso pulito e il sorriso aperto. L’ex Spider-Man è candidato all’Oscar come miglior attore protagonista e fa di tutto per meritarlo: domina la scena per tutta la durata del film, intenso, credibile. Ma la sua performance brilla principalmente in virtù della bellezza del ruolo e dell’impegno richiesto.
Il tutto per un prodotto che è un po’ come la fede di Gibson: al Bene e il Male corrispondono l’eccellente e il mediocre, il troppo pieno e il troppo vuoto. Il suo cinema divide draconianamente, non ammette mezzi termini, lo si ama o lo si odia. Gibson non è sottile: non parla, urla; non tocca, sferra pugni violentissimi. Ma a volte anche i pugni fanno bene. Soprattutto se, quando parleremo ancora di guerra, ci torneranno in mente il sangue, la carne, le ossa che da quel giorno sono parte inseparabile della terra di Hacksaw Ridge.
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boffese
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mercoledì 21 giugno 2017
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la guerra di mel
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Non amo troppo Mel Gibson (Braveheart a parte) e questo film mi conferma il pensiero che ho sempre avuto sul regista.
La prima parte e' talmente smielata che sembra un film per chi guarda le trasmissioni della De Filippi ; nella seconda parte il protagonista inizia il suo percorso millitare e la diatriba col tenente cattivo , sembra una specie di parodia del celebre sergente Hartman di Full metal jacket.
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Non amo troppo Mel Gibson (Braveheart a parte) e questo film mi conferma il pensiero che ho sempre avuto sul regista.
La prima parte e' talmente smielata che sembra un film per chi guarda le trasmissioni della De Filippi ; nella seconda parte il protagonista inizia il suo percorso millitare e la diatriba col tenente cattivo , sembra una specie di parodia del celebre sergente Hartman di Full metal jacket.
Ecco , fino a qui tutto orribile , poi inizia un altro film , dove scende in campo la bravura del regista nel ricostruire questa battaglia di Hacksaw Ridge in modo cruento e affascinante , grazie ad una regia rischiosa e spettacolare.
La storia e' interessante e si fa fatica a credere che sia vera , ma leggendo qua e la' , sembra che la sceneggiatura non sia stata romanzata.
Andrew Garfield fa quello che deve fare e lo fa bene , il suo viso da Obiettore di coscienza lo aiuta .
Come dicevo male nella prima parte e molto molto bene nella seconda.
Voto : 7
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dandy
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venerdì 22 febbraio 2019
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obbiettore-salvatore.
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Dopo 10 anni di assenza,Gibson ritorna alla regia con la vera storia del primo soldato obbiettore di coscienza a essere premiato con la Medaglia d'Onore del Congresso.Un war movie dalla confezione lussuosa,in cui il regista serve la storia nel modo a lui congeniale.A una prima parte classica e romanzata ne segue una freneticissima e piena di dettagli truculenti,fin troppo dettagliati.Nulla per cui gridare al capolavoro sia chiaro,ma il protagonista nella sua irremovibile fermezza,disposto anche a salvare la vita al nemico,è allo stesso tempo affascinante ed ambiguo(partecipa alla guerra che ritiene giusta solo per impegno etico....).Peccato che Gibson finisca prevedibilmente per sottolinearne l'allusione cristologica.
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Dopo 10 anni di assenza,Gibson ritorna alla regia con la vera storia del primo soldato obbiettore di coscienza a essere premiato con la Medaglia d'Onore del Congresso.Un war movie dalla confezione lussuosa,in cui il regista serve la storia nel modo a lui congeniale.A una prima parte classica e romanzata ne segue una freneticissima e piena di dettagli truculenti,fin troppo dettagliati.Nulla per cui gridare al capolavoro sia chiaro,ma il protagonista nella sua irremovibile fermezza,disposto anche a salvare la vita al nemico,è allo stesso tempo affascinante ed ambiguo(partecipa alla guerra che ritiene giusta solo per impegno etico....).Peccato che Gibson finisca prevedibilmente per sottolinearne l'allusione cristologica.Veramente magnifiche comunque,le sequenze di battaglia.Più discutibile il ritratto schematico dei giapponesi.Garfield non è proprio il massimo quanto a espressioni facciali,e in più punti sembra un Anthony Perkins ragazzino uscito da "Psycho"(le ossessive occhiate a Dorothy in ospedale e al cinema).Perfetto invece Weaving. Nelle sequenze finali appaiono le immagini del vero Desmond Doss nel corso della sua vita e brevi brani di una intervista rilasciata dal soldato nel 2003 nonché dai reali protagonisti salvati dall'impresa di Desmond.Sei nominations e 2 Oscar(montaggio e missaggio del suono)
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mario nitti
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venerdì 3 febbraio 2017
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eroismo e battaglie. gibson non delude
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Desmond è un ragazzo della Virginia che dopo Pearl Harbor, come tanti suoi coetanei, sente che è suo dovere arruolarsi, ma lo fa come obiettore di coscienza, rifiutandosi anche solo di imbracciare un fucile. Ufficiali e soldati pensano di avere a che fare con un vigliacco, ma in battaglia dovranno ricredersi.
Il film ha serie speranze di vincerne qualcuno degli Oscar a cui è candidato; dopo un primo tempo “leggero”, dove sono narrati l’infanzia, l’innamoramento e l’addestramento del protagonista nel secondo tempo il regista di Braveheart conferma di saper dirigere le battaglie rendendone in modo spietato la durezza. Nulla è risparmiato allo spettatore: marciume, gambe spappolate, intestini in putrefazione, cadaveri divorati dai topi.
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Desmond è un ragazzo della Virginia che dopo Pearl Harbor, come tanti suoi coetanei, sente che è suo dovere arruolarsi, ma lo fa come obiettore di coscienza, rifiutandosi anche solo di imbracciare un fucile. Ufficiali e soldati pensano di avere a che fare con un vigliacco, ma in battaglia dovranno ricredersi.
Il film ha serie speranze di vincerne qualcuno degli Oscar a cui è candidato; dopo un primo tempo “leggero”, dove sono narrati l’infanzia, l’innamoramento e l’addestramento del protagonista nel secondo tempo il regista di Braveheart conferma di saper dirigere le battaglie rendendone in modo spietato la durezza. Nulla è risparmiato allo spettatore: marciume, gambe spappolate, intestini in putrefazione, cadaveri divorati dai topi. Molte scene sono sconsigliate a ha lo stomaco debole, ma nell’insieme l’idea della follia omicida della guerra è trasmessa con rude efficacia.
Un film in cui non manca la retorica, ma ci sono anche idee, bravi attori e grande capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore che non se ne va deluso.
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filippotognoli
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domenica 5 febbraio 2017
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salvate il soldato gibson
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Gibson gira in maniera didattico/scolastica un buon film di guerra, raccontandoci la vera storia del primo soldato obiettore di coscienza dell'esercito statunitense. La prima parte e' un po troppo gia' vista e scontata. Il padre reduce della prima guerra mondiale che non dimentica i compagni caduti sul fronte francese, i due fratelli che si arruolano contro la volonta' dei genitoti, la madre protettiva e molto credente, la crocerossina/fidanzatina da fotoromanzo. Anche l'addestramento, con il solito sergente dei Marines, offensivo e spietato, i commilitoni che si mettono (quasi) tutti contro il piu' debole, ecc.ecc. sono tutti elementi presenti nella maggior parte dei film di guerra.
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Gibson gira in maniera didattico/scolastica un buon film di guerra, raccontandoci la vera storia del primo soldato obiettore di coscienza dell'esercito statunitense. La prima parte e' un po troppo gia' vista e scontata. Il padre reduce della prima guerra mondiale che non dimentica i compagni caduti sul fronte francese, i due fratelli che si arruolano contro la volonta' dei genitoti, la madre protettiva e molto credente, la crocerossina/fidanzatina da fotoromanzo. Anche l'addestramento, con il solito sergente dei Marines, offensivo e spietato, i commilitoni che si mettono (quasi) tutti contro il piu' debole, ecc.ecc. sono tutti elementi presenti nella maggior parte dei film di guerra. La pellicola prende una prima svolta nel processo contro il soldato Desmond, dove il vecchio padre ha un ruolo derminante, ricordando in modo esplicito "Orizzonti di gloria". Poi nella seconda parte, spostandosi sul vero e proprio teatro di guerra, il film da il suo meglio. Il pathos sale in maniera esponenziale, le scene di battaglia sono molto crude e realistiche e girate in modo avvincente. Andrew Garfield si cala bene nel ruolo, ed e' adatto ad interpretare il personaggio dello 'sfigato' che si trasforma in eroe. Vince Vaughn di contro, risulta molto poco credibile in un ruolo drammatico, vista la sua carriera cinematografica quasi esclusivamente comica/demenziale. Immancabili alla fine le sequenze con il veri personaggi che raccontano alcuni momenti vissuti realmente e le didascalie dei protagonisti. Come detto ottimo prodotto per i licei e gli studenti in generale, ma 'Bravehaert' e 'Passione di Cristo', rimangono di livello superiore. Voto 7.
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