Spoiler-Free. Doctor Strange è l'ennesimo cinecomix della Marvel a prendere vita sul grande schermo. Un eroe secondario e meno conosciuto, anche da parte della sottoscritta, che ha nutrito per mesi e mesi le aspettative e le speranze dei fan della Marvel di lunga data. E il film in sè non delude, anzi. Doctor Strange rappresenta la quintessenza del fantasy più spavaldo, della psichedelia anni '70, del pop più disinibito e colorato.
Un vero e proprio caleidoscopio vertiginoso che avrebbe fatto molto piacere ai cultori della psichedelia psicotropa degli anni '60-'70 ai quali inevitabilmente il film fa riferimento in modo abbastanza esplicito. Ecco dunque che prende vita una vera e propria immersione, multicolore e multiforme, nei multiversi cinematografici, nelle esplorazioni nelle diverse dimensioni e nei viaggi spazio-temporali più estremi che divertono e intrattengono egreggiamente lo spettatore. Dall'altro canto però, bisogna ammettere che possa procurare non pochi grattacapi e che alla lunga potrebbe confondere o addirittura stufare chi non va 'adeguamente preparato' alla visione del film in questione. E che seppur si tratti pur sempre di un fantasy bisogna entrare nella sala, sfidando o meglio dimenticando "tutto ciò che crediamo di sapere" come emblematicamente dichiara Tilda Swinton aka l'Antico nella prefazione del film. Ossia bisogna veramente arrendersi all'impossibile, e lasciarsi trascinare in questo trip allucinogeno e psicotropo all'insegna della fantasia più selvaggia, seguendo questo continuo roller-coaster di immagini che incantano ma stordiscono e confondono contemporaneamente lo spettatore senza lasciarli un attimo di tregua (ed io sono reduce della visione in 2D, non oso immaginare come si esce dalla visione in 3D).
Questo caleidoscopio di immagini multiformi e multicolor che cambiano fotogramma dopo fotogramma inevitabilmente incantano e risultano la parte vincente del film, che osa sfidare la realtà in ogni suo aspetto. In tal senso il film pare rivolgersi prevalentemente ad un pubblico di adulti i quali saranno anche in grado di coglierne i significati più reconditi (come l'esplicito riferimento alle droghe), ma la sua carta vincente, l'eccesso visivo e narrativo, non esita a trasformarsi in un'arma a doppio taglio, risultando un'opera fortemente esagerata, assurda, inverosimile persino per un fantasy ma sopratutto, a tratti, noiosa. Anche le troppe divagazioni comiche e ironiche nei momenti delle battaglie o a forte tasso drammatico non aiutano il film e fanno perdere quello spessore psicologico necessario a mantenere una certa empatia col pubblico. Non che la Marvel non ci abbia abituato a siparietti e battutine ironiche da parte dei suoi personaggi ma questo trend a giudicare dagli ultimi due film su Captain erano nettamente diminuiti aiutando a creare un'atmosfera più tesa, drammatica e verosimile.
Cosa funziona alla grande dunque in questa pellicola? Gli ottimi sfx che colpiscono per la loro accuratezza nei particolari e perfezione nella resa visiva. Le città e i palazzi che si piegano su se stessi ricordano inevitabilmente qualcosa dal capolavoro di Nolan, Inception, ma qui sono amplificati alla decima potenza rubando la scena e confondendo gli spettatori più sobri. E poi naturalmente, di funzionale ci sono le grandiose interpretazioni degli attori principali: Tilda Swinton su tutti; un'attrice versatile e androgina in grado di vestire in modo assolutamente convincente i panni dell'Antico, sfidando le classiche dichotomie tra i sessi. E naturalmente Benedict Cumberbatch che risulta smagliante e perfetto nei panni del dottore Strange che presto abbandonerà il mondo della scienza per abbracciare quello della magia. Cumberbatch rende in modo assolutamente convincente lo sprezzante, arrogante, materialista ed egoista Stephen Strange che spinto dalla forza di volontà di poter recuperare l'uso delle proprie mani si spinge a Katmandu, scoprendo la magia di cui si farà portatore. Eccellente anche Ejiofor, attore di grande talento che recentemente lo abbiamo visto in diversi ruoli di rilievo sul grande schermo, e che ritroviamo qui nei panni di Mordo come fedele e incorruttibile discepolo dell'Antico che aiuterà Strange a scoprire i poteri della magia. Meno incisivi invece i personaggi di Rachel McAdams e di Mads Mikkelsen nel ruolo di un villain piuttosto piatto e scontato.
La vera ciliegina sulla torta del film? La cappa della levitazione: Un ingrediente unico, che funge da personaggio, vero e proprio, che combatte e difende Strange ma che si rende anche protagonista dei momenti sinceramente più ilari, riusciti e divertenti dell'intera pellicola. In colcusione: un film particolare, colorato ed eccessivo, a volte troppo, che sfida costantemente la realtà e ogni legge umanamente riconosciuta per creare un universo complesso e vertiginoso fatto di multiversi, magia, psichedelia a profusione, salti temporali, portali, proiezioni astrali e oggetti magici che si fondono in questa esuberante pellicola Marvel. Da vedere anche se non conoscete il fumetto ma attenzioni ai grattacapi e alla confusione visiva che è una costante. 3/5.
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