maria
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lunedì 18 giugno 2018
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non la riconosco affatto
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Sulla vita di Emily Dickinson si sono scritte molte cose a volte discordanti. Ho sempre preferito immaginarmela attraverso le sue poesie : amo moltissimo la loro intensità che diventa a volte durezza, a volte magica leggerezza, e così vedevo anche lei, protetta da questa casa paterna e appagata di ciò e del mondo interiore che esprimeva attraverso la poesia. Tutto questo nel film è come appesantito da un manto di tristezza perenne, una sensazione di soffocamento. Si ha più l'idea di una prigionia che di una conservazione del proprio mondo e dei propri affetti; e soprattutto c'è un atroce senso del tempo che non si può fermare, della morte che incombe, dei punti di riferimento, sia affettivi che morali, che via via vengono a mancare.
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Sulla vita di Emily Dickinson si sono scritte molte cose a volte discordanti. Ho sempre preferito immaginarmela attraverso le sue poesie : amo moltissimo la loro intensità che diventa a volte durezza, a volte magica leggerezza, e così vedevo anche lei, protetta da questa casa paterna e appagata di ciò e del mondo interiore che esprimeva attraverso la poesia. Tutto questo nel film è come appesantito da un manto di tristezza perenne, una sensazione di soffocamento. Si ha più l'idea di una prigionia che di una conservazione del proprio mondo e dei propri affetti; e soprattutto c'è un atroce senso del tempo che non si può fermare, della morte che incombe, dei punti di riferimento, sia affettivi che morali, che via via vengono a mancare. Una scelta abbastanza efficace sul piano dell'azione drammatica ma che crea una specie di frattura tra la vita di Emily e il suo mondo poetico, in realtà piuttosto trascurato dalla sceneggiatura. Mi sembra che si faccia più attenzione al suo carattere, alla sua indipendenza, alla sua distanza dal mondo che la circondava, anche quello familiare a cui era così legata. "Il mondo che non ha mai scritto a me - le semplici cose che la natura ha detto - con tenera maestà".
Insomma, non la riconosco così infelice, nè così moralista, e nemmeno così scialba fisicamente: il suo ritratto restituisce un'immagine più gradevole , e soprattutto più serena, rispetto all' espressione dell'attrice protagonista(che peraltro nella realtà mi pare sia una bella donna e comunque non le somiglia affatto); così come la recitazione non rende affatto l'intensità del personaggio ma solo, appunto, una terribile malinconia che non so fino a che punto le appartenesse.
Trovo comunque valido il film per la ricostruzione degli ambienti e per l' atmosfera che riesce a creare, anche se non è quella che mi aspettavo.
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goldy
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venerdì 15 giugno 2018
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intransigenza come valore?
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Scelse di vivere la propria vita con modalità assimilabili a quelle delle clarisse seppure con motivazioni diametralmente opposte, improntate a un laicismo consapevole , rigoroso, intransigente. Un esempio di vita vissuta con un “unità di spirito” che sarebbe piaciuta molto a Hegel. Chissà se le saranno pervenuti gli scritti del filosofo? Chissà se li avrà mai letti?
Dove avrà appreso quella capacità di affrontare la vita nella sua crudeltà priva di speranze fittizie e illusorie? Un esempio, la sua, di ricerca di senso probabilmente , ancora una volta, vano.
Eroina solitaria rinuncia alle lusinghe della vita in nome di una verità senza cedimenti che non deluda che non si sfilacci, che non si polverizzi nel nulla.
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Scelse di vivere la propria vita con modalità assimilabili a quelle delle clarisse seppure con motivazioni diametralmente opposte, improntate a un laicismo consapevole , rigoroso, intransigente. Un esempio di vita vissuta con un “unità di spirito” che sarebbe piaciuta molto a Hegel. Chissà se le saranno pervenuti gli scritti del filosofo? Chissà se li avrà mai letti?
Dove avrà appreso quella capacità di affrontare la vita nella sua crudeltà priva di speranze fittizie e illusorie? Un esempio, la sua, di ricerca di senso probabilmente , ancora una volta, vano.
Eroina solitaria rinuncia alle lusinghe della vita in nome di una verità senza cedimenti che non deluda che non si sfilacci, che non si polverizzi nel nulla.
Il film è di un rigore ammirevole e il regista in questo senso, è aiutato proprio dalla coerenza di Emily.
E’ un film per pochi che nulla concede all’emotività che il grande pubblico magari vorrebbe. Arricchisce colore che sono disponibili a mettersi in gioco con le regole più scomode della vita e ad accettarle come inevitabili.
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ruger357mgm
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lunedì 30 luglio 2018
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prigioniera volontaria
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Prigioniera volontaria e felice del conformismo e perbenismo della uupper middle class americana e del suo intransigente rigore religioso, la Emily Dickinson proposta i da questo singolare biopic veste, benissimo, i panni di una romantica ribelle il cui rapporto con il mondo non é pensabile al di fuori del suo essere prima di tutto femminile, poi umana, poi in sintonia perenne con una natura amica , e non inevitabile , distante, immutabile come il Fato ,come il nostro Leopardi talvolta la percepiva.Non incasellabile tra i romantici , per molti aspetti ci ricorda Jane Austen e le Bronte, ma precorre la Woolf nelle ferme posizioni proto femministe e fieramente contrarie al bigotto pigolio dei pur abolizionisti borghesi americani.
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Prigioniera volontaria e felice del conformismo e perbenismo della uupper middle class americana e del suo intransigente rigore religioso, la Emily Dickinson proposta i da questo singolare biopic veste, benissimo, i panni di una romantica ribelle il cui rapporto con il mondo non é pensabile al di fuori del suo essere prima di tutto femminile, poi umana, poi in sintonia perenne con una natura amica , e non inevitabile , distante, immutabile come il Fato ,come il nostro Leopardi talvolta la percepiva.Non incasellabile tra i romantici , per molti aspetti ci ricorda Jane Austen e le Bronte, ma precorre la Woolf nelle ferme posizioni proto femministe e fieramente contrarie al bigotto pigolio dei pur abolizionisti borghesi americani.Prova attoriale di gran classe di una Cinthya Nixon in stato di grazia.Per appassionati.
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ann58
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lunedì 25 giugno 2018
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un biopic riuscito a metà
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La vita di Emily Dickinson scorre monotona nella profonda provincia del Massachiussets dell'età vittoriana tra l'ambiente calvinista intriso di rigidità moralistiche e l'atteggiamento trasgressivo di Emily impersonata dalla ex Miranda di Sex and the city, Cinthia Nixon. La sua prova attoriale non manca di ottimi spunti ma soprattutto nel secondo tempo pecca di eccessi, tra lo sguardo spento o rigido e gli attacchi convulsi di nefrite , allora malattia incurabile, che paiono epilessia. E la lentezza snervante della camera concentratta sulla fissità dei suoi occhi incavati sempre piu'inespressivi e sulla degenerazione della malattia porta lo spettatore alla noia , facendogli dimenticare i momenti sognanti in cui la poetesssa recita trasognata i suoi versi superbi e senza tempo.
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vanessa zarastro
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venerdì 15 giugno 2018
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emily, una poetessa sofferente
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Il film è sostanzialmente la biografia di Emily Elisabeth Dickinson, una poetessa oggi molto amata dagli americani, interpretata da Cinthia Nixon.
Nacque nel 1830 in una piccola cittadina del Massachusetts, in una famiglia borghese di tradizione puritana. Nel film Emily ragazza (interpretata da giovane da Emma Bell) ha un’aria ribelle, anticlericale e promettente, decide di lasciare il college femminile di Mount Holyoke e di vivere una religiosità a modo suo. Inizia a scrivere poesie e ottiene il permesso dal padre di poter scrivere di notte – a quei tempi si doveva chiedere il permesso che fare una qualsiasi cosa – e ottiene una prima pubblicazione in forma anonima perché era sconveniente che fosse una donna a scriverle. Così la sua vita continuerà a scorrere lenta e noiosa senza grandi scosse o emozioni, tutte convogliate nella scrittura solipsista.
Il fratello Austin (Duncan Duff) parte per andare a studiare all’Università e sarà il primo abbandono che subirà Emily. Poi si sposerà e tornerà a vivere lì vicino lavorando come avvocato nello studio legale del padre (Keith Carradine). Avrà una bambina di nome Martha. A un certo punto scoppierà la guerra di Secessione su cui Emily scriverà molto (di quel periodo sono la metà dei suoi scritti), ma al fratello sarà impedito di partire dal padre che lo vuole accanto a sé.
La sorella Vinnie le starà sempre vicina specialmente nei momenti più difficili come la morte, prima del padre, poi anche della madre. Emily si rifiuta man mano di frequentare chiunque dopo che la anche la sua fedele amica Vrilyng Buffam, la abbandonerà per sposarsi. In tutta la vita avrà solo un’infatuazione platonica per un reverendo sposato che apprezzava le sue poesie, dopo di che si rinchiuderà in casa, anzi nella sua stanza al piano di sopra, evitando qualsiasi contatto con il sociale che non fosse filtrato dall’adorata sorella. Sarà durissima quando scoprirà che il fratello ha un’amante, la seducente Mabel Loomis Todd, anch’essa a sua volta sposata. Una vita di sofferenza interiore la sua, di grande sensibilità, ma tormentata dall’angoscia di morte, attratta e terrorizzata dall’idea di provare un amore, di lasciare i suoi luoghi, la famiglia, le sue sicurezze. Arriverà ad ammalarsi del morbo di Bright, una malattia renale che poi fu chiamata nefrite e che la condurrà lentamente alla morte.
Tutto ciò è narrato molto lentamente, forse anche troppo, con una splendida fotografia e con musiche perfettamente scelte. Tra pizzi e merletti, carrozze d’epoca e velette, Cinthia Nixon è bravissima a donare varie espressioni e molte sfaccettature al personaggio. Il tutto si svolge nella casa di famiglia e nel suo curatissimo giardino - che Emily amava molto - e che sembra uscito dai quadri degli impressionisti americani come Phili Leslie Hale o Henry Wadson Lonfellow. Del resto è proprio della metà dell’Ottocento l’unione dell’arte e scienza specialmente nei confronti della botanica e solo poco più tardi, diventerà The Garden Movement e verrà fondato il Garden Club of America, all’inizio del Novecento.
Oggi Emily Dickinson è considerata tra le poetesse più sensibili di tutti i tempi e una delle più rappresentative. All’epoca alcune caratteristiche dei suoi scritti erano considerate inusuali, mentre oggi sono molto apprezzate e considerate inconfondibili del suo stile. La punteggiatura, l’uso non convenzionale delle maiuscole, le disgressioni enfatiche, le rime asimmetriche, le voci multiple e le metafore sofisticate sono considerate sue cifre stilistiche, stimate e tradotte in molte lingue.
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silver90
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lunedì 16 luglio 2018
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una poetessa allo specchio
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"Se l’esigua lunghezza della vita, Sottolineasse la sua dolcezza, Gli uomini che ogni giorno vivono, Sarebbero così immersi nella gioia, Che si incepperebbero gli ingranaggi, Di quella roteante ragione, La cui esoterica cinghia, Protegge il nostro equilibrio”
La poetessa Emily Dickinson, nata ad Amherst, in Massachusetts, celebrava così il contrasto che avrebbe attraversato l'intera sua vita. Il complesso meccanismo della ragione si opponeva a una vita appagante e dunque felice, tramite quegli ingranaggi diabolici che l'avrebbero tenuta al riparo dal mondo. Profetessa di te stessa, ("tu non manifesti, tu riveli"), celava questo complesso di inferiorità nei confronti della vita stessa nei suoi versi, vere e proprie preghiere o esalazioni di una vitalità mancata.
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"Se l’esigua lunghezza della vita, Sottolineasse la sua dolcezza, Gli uomini che ogni giorno vivono, Sarebbero così immersi nella gioia, Che si incepperebbero gli ingranaggi, Di quella roteante ragione, La cui esoterica cinghia, Protegge il nostro equilibrio”
La poetessa Emily Dickinson, nata ad Amherst, in Massachusetts, celebrava così il contrasto che avrebbe attraversato l'intera sua vita. Il complesso meccanismo della ragione si opponeva a una vita appagante e dunque felice, tramite quegli ingranaggi diabolici che l'avrebbero tenuta al riparo dal mondo. Profetessa di te stessa, ("tu non manifesti, tu riveli"), celava questo complesso di inferiorità nei confronti della vita stessa nei suoi versi, vere e proprie preghiere o esalazioni di una vitalità mancata. Una "passione quieta", silente ma non oziosa, unisce i suoi componimenti, mirabilmente incastonati in una collana di eventi dal regista Terrence Davies. Davies sceglie deliberatamente di abbandonare il racconto didascalico, mettendo invece a confronto la più veloce maturazione spirituale e psicologica della poetessa con la lenta evoluzione della società rurale americana, che tuttora stenta a compiersi interamente. Proprio come la protagonista - la cui presenza di spirito è sinonimo di una ribellione interna, stroncata troppo presto dalla direttrice del collegio femminile dove la Dickinson venne educata prima di tornare definitivamente a casa - lo spettatore si interroga e nello stesso tempo è invitato a mantenere vigile l'attenzione. In questo senso, la vera sorpresa, se tale può essere, è la recitazione di Cynthia Nixon, che offre la sua voce, il suo corpo e la sua presenza di spirito a una grande figura della letteratura femminile. Attraverso un montaggio accorto, è la stessa voce della poetessa a declamare i suoi versi, svelando così un talento naturale a sferzare gli altri e sé stessa. Gli effetti di questo amore/odio non si esauriscono solo nella poesia: non rimane saldo il rapporto col padre, severo e intransigente, che vediamo inizialmente difendere le idee liberali dei figli, per poi – dopo la bellissima immagine delle fotografie di famiglia che invecchiano – inginocchiarsi di fronte al prete, rappresentante di un’intangibile e temibile autorità. Il timore della morte, che come uno spirito maligno viene evocata nei dialoghi fin dall’inizio del film e perseguita i personaggi, non basta per la protagonista ad accettare quella che viene proposta come la sua cura, ossia la rassegnazione nella fede. In tal senso, A Quiet Passion mostra una battaglia contro la morte in tutte le sue manifestazioni: la morte dell’intelletto tramite il cedimento e dell’etica tramite il compromesso. Lo scotto da pagare è l’irrigidirsi in un rigore che diventa intransigenza (“sono diventata come tutto quello che odiavo da giovane”, ammette durante uno scontro con sua sorella). E quando la Dickinson si ammala arrivano gli attacchi epilettici, che osserviamo come se si trattasse di una lotta tra un vuoto incomprensibile e terrorizzante e un corpo ancora pieno di forza che non accetta il suo destino. Ad accampagnarne la fine, agonizzante sul letto, ancora i fratelli, depositari di una triste ma non per questo meno vera riflessione. Difatti si fa fatica a comprendere come si possa essere felici di fronte alla fatalità del caso, soprattutto se ti riguarda da vicino:
"La mia vita finì due volte prima della sua fine; Resta ancora da vedere Se l'Immortalità non sveli Un terzo evento a me, Così immenso, così disperante da concepire Come quelli che due volte accaddero. Separazione è quanto sappiamo del cielo, E quanto ci basta dell'inferno"
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danmars
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lunedì 21 novembre 2016
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in ogni caso, una lezione di ribellione e bellezza
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Una lettera al mondo avrebbe lasciato Emily Dickinson, in questa pellicola ottimamente recitata da una Cynthia Nixon che supera l'orribile ruolo di Sex and the City, confidandosi in una più tenera partecipazione al personaggio della grande poetessa e scrittrice americana, maggiormente conforme alle sue corde.
Ma come sappiamo la Dickinson di lettere ne ha lasciate più d'una. Di poesie, più di millesettecento.
Ed è questo uno degli aspetti che non traspare nel film. Vediamo una ED intenta sì a scrivere, in camera, in salotto, di notte; ma forse, nella visione del regista Terence Davies, premiato lo scorso anno a Torino per Sunset Song, più presa nella lotta quotidiana tra lei e il mondo.
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Una lettera al mondo avrebbe lasciato Emily Dickinson, in questa pellicola ottimamente recitata da una Cynthia Nixon che supera l'orribile ruolo di Sex and the City, confidandosi in una più tenera partecipazione al personaggio della grande poetessa e scrittrice americana, maggiormente conforme alle sue corde.
Ma come sappiamo la Dickinson di lettere ne ha lasciate più d'una. Di poesie, più di millesettecento.
Ed è questo uno degli aspetti che non traspare nel film. Vediamo una ED intenta sì a scrivere, in camera, in salotto, di notte; ma forse, nella visione del regista Terence Davies, premiato lo scorso anno a Torino per Sunset Song, più presa nella lotta quotidiana tra lei e il mondo. Familiare ed esterno. Fino a viverlo più o meno felicemente a distanza. Un mondo non consono a un intelletto tanto sublime, a una sensibilità e profondità unica, un mondo sul cui sottofondo compaiono opprimente religione, severi rapporti famigliari, impossibili amori e cruda guerra. Un mondo che probabilmente non meritava, e non merita, le sue lettere, le sue poesie e tutta l'eredità letteraria e spirituale che ED ha lasciato.
A Quiet Passion diventa così un buon film di nicchia ma più adatto a chi conosce già parte del suo mondo:Davies è da apprezzare per l'approfondita ricerca tecnica del personaggio-poeta dando una sua personale scrittura che non si allontana molto dalla realtà, ma che non riesce a prenderne a pieno tutte le emozioni. La vita sentimentale, è volutamente non esposta, appena accennata in un paio di scene lasciando l'interpretazione a discrezione dello spettatore, sebbene parte fondamentale del destino della poetessa e dei suoi scritti. La figura di Susan, relegata in un angolo. Per di più buio. L'intera fotografia è buia.
Ottimo invece l'atroce aspetto della laicità, in un tempo in cui il timore di Dio e la religione non potevano essere messi in discussione. Se la prima parte del film scorre in un piacevole e divertente scambio di battute, tutt'altro che scontate (la Dickinson amava la comicità e gli aforismi acidi), il secondo tempo è una scalata di tristezza, di assoluta tragicità e in questo Davies ci mostra tutto il più grande dolore - addirittura esagerato - che pervade la vita e la casa di ED, fino alla morte.
Ecco, l'errore più grande compiuto nella sceneggiatura forse sta nel non aver saputo accostare la bellezza a quella tristezza. Perchè chi conosce le opere di ED sa che la bellezza (del mondo, della natura, dei volti) sta proprio in quella tristezza assoluta, in un'anima così intellettualmente elevata e spiritualmente eterea, che potrebbe essere tranquillamente ciò che più si avvicina a Dio, se mai lei ci avesse creduto.
Non un'opera sublime, ma l'unica intera al momento sulla vita del grande poeta (Poeta, non poetessa).
Accompagnata dalle sue poesie lungo tutte le due ore e sei minuti di film, che fanno da collante alle riprese, è in ogni caso una lezione di ribellione, di bellezza, di verità, di passione, di dolore.
Una lezione di vita, che ci ricorda che finiremo tutti -letteralmente- nella terra.
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phyllos
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mercoledì 22 agosto 2018
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a quiet passion
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Molti dubbi e una grande regia ma non sempre il cast corrisponde come del resto anche la fantasia dell'indagine poetica. Attori che hanno sminuito la grande poetessa e lei stessa la Nixon un reale fallimento. Non è sufficiente somigliarle vagamente per tradurre la poetica e il senso della scrittrice che peraltro per i suoi intenti analitici era di non facile collocazione letteraria. Il fratello era inadeguato la sorella soave quanto insignificante e lei stessa mancava di verità psicologica e narrativa come fosse uscita da una scuola occasionale di giovani attori . La regia magnifica, la sceneggiatura anche e la traccia che ha superato i confini della banalità di questi attori che non si salvano neppure nella coreografia finale seppure mascherati dal tempo e dalla bellezza della poesia mistica .
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Molti dubbi e una grande regia ma non sempre il cast corrisponde come del resto anche la fantasia dell'indagine poetica. Attori che hanno sminuito la grande poetessa e lei stessa la Nixon un reale fallimento. Non è sufficiente somigliarle vagamente per tradurre la poetica e il senso della scrittrice che peraltro per i suoi intenti analitici era di non facile collocazione letteraria. Il fratello era inadeguato la sorella soave quanto insignificante e lei stessa mancava di verità psicologica e narrativa come fosse uscita da una scuola occasionale di giovani attori . La regia magnifica, la sceneggiatura anche e la traccia che ha superato i confini della banalità di questi attori che non si salvano neppure nella coreografia finale seppure mascherati dal tempo e dalla bellezza della poesia mistica . Quindi una grande regia detrattata da un cast povero imitatore scadente e un po' falso . Dialoghi ottimi, poesie poche e alcune importanti non citate come i fantasmi della mente compresa la sua verve naturalistica rimasta in giardino. Cara Emily sei rimasta sola ancora una volta ma fortunatamente rimangono le tue poesie misteriose .
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flyanto
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lunedì 18 giugno 2018
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la troppo sensibile emily dickinson
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“A Quiet Passion” del regista inglese Terence Davies è un film sulla biografia della poetessa americana Emily Dickinson. Nel corso della lunga rappresentazione viene presentata la personalità della Dickinson dai giovani anni in cui ella studiava presso un collegio di decisa impronta cristiana (e mal sopportato dalla futura poetessa) a quelli posteriori trascorsi senza mai sposarsi nella casa di famiglia insieme ai genitori ed ai fratelli, sino alla sua morte. Da quello che si evince la Dickinson appare come una donna profondamente sensibile, di aperte vedute rispetto all’epoca perbenista e profondamente religiosa in cui ella visse, e con un’idea di perfezione applicata a tutti gli aspetti della vita in generale che la portarono così a vivere sempre in dissonanza con il mondo circostante e, pertanto, in un condizione voluta di isolamento.
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“A Quiet Passion” del regista inglese Terence Davies è un film sulla biografia della poetessa americana Emily Dickinson. Nel corso della lunga rappresentazione viene presentata la personalità della Dickinson dai giovani anni in cui ella studiava presso un collegio di decisa impronta cristiana (e mal sopportato dalla futura poetessa) a quelli posteriori trascorsi senza mai sposarsi nella casa di famiglia insieme ai genitori ed ai fratelli, sino alla sua morte. Da quello che si evince la Dickinson appare come una donna profondamente sensibile, di aperte vedute rispetto all’epoca perbenista e profondamente religiosa in cui ella visse, e con un’idea di perfezione applicata a tutti gli aspetti della vita in generale che la portarono così a vivere sempre in dissonanza con il mondo circostante e, pertanto, in un condizione voluta di isolamento. Poche, infatti, furono le persone da lei frequentate al di là dei propri familiari. La sua personalità ed i suoi desideri nonchè aspirazioni sono riflessi nelle sue composizioni che, si apprende nel film, all’inizio non incontrarono del tutto il plauso degli editori che le riadattavano in parte al fine di compiacere maggiormente il gusto del pubblico dell’epoca. “A Quiet Passion “ come titolo ben si addice a questo personaggio letterario animato dalla forte passione di comporre versi in cui poter confluire in maniera pacata e leggiadra, ma profonda, tutte le proprie sensazioni e fuggire da una realtà altresì poco soddisfacente.
Un film senza alcun dubbio in generale ineccepibile in quanto molto ben diretto e condotto attraverso una sensibilità profonda che ben ritrae, appunto, il personaggio della Dickinson. Anche dal punto di vista ambientale e dei costumi la pellicola risulta perfetta ma purtroppo la sua eccessiva durata (120 minuti e più) la penalizza fortemente rendendola un poco lenta e prolissa. Con circa mezz’ora in meno sarebbe stato un biopic perfetto!
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michelino
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martedì 26 giugno 2018
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michelino va al cinema
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La prima cosa di questo film che mi ha colpito
è la forza dei suoi dialoghi colorati da un ironia
al vetriolo degna del migliore Oscar Wilde.
Poi la macchina da presa che con i suoi
movimenti delicati e precisi accarezza volti
e panorami cercando di restituirli simili a quelli
fissati dai pennelli dei pittori dell'epoca.
Si potrebbe parlare di un film al femminile,
ma purtroppo il regista è un uomo e, tutto
sommato, credo che alla fine questo 'difetto'
si senta.
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La prima cosa di questo film che mi ha colpito
è la forza dei suoi dialoghi colorati da un ironia
al vetriolo degna del migliore Oscar Wilde.
Poi la macchina da presa che con i suoi
movimenti delicati e precisi accarezza volti
e panorami cercando di restituirli simili a quelli
fissati dai pennelli dei pittori dell'epoca.
Si potrebbe parlare di un film al femminile,
ma purtroppo il regista è un uomo e, tutto
sommato, credo che alla fine questo 'difetto'
si senta.
Il film perde leggermente quota nell'ultima parte,
quando il regista si sofferma troppo a lungo (con
alcune scene leziose e ripetitive) sulla vita (non
vissuta) della poetessa.
Comunque, nonostante qualche cedimento finale,
stiamo parlando di un film merita di essere visto e
rivisto più volte.
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