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albert
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martedì 18 marzo 2025
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only maggie
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Nel 2025 Nicholas Hytner dirige " The lady in the van", avvalendosi dell'ormai ottantenne Maggie Smith, icona della commedia britannica degli ultimi 30/40 anni. È la storia vera, rappresentata a teatro da Alan Bennett che in questo film viene interpretato da Alex Jennings, di Mary Sceperd, un'anziana che vive in un furgone. Mary parcheggia il suo furgone nel cortile di Bennett, evidenziando la sua estrema povertà. Bennett e i vicini la vedono come una persona disturbante, anche perché è molto imprevedibile ed originale. La sua permanenza fu di 15 anni e Bennett prese pian piano consapevolezza della ricchezza spirituale e dei talenti di Mary, divenendone un caro amico.
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Nel 2025 Nicholas Hytner dirige " The lady in the van", avvalendosi dell'ormai ottantenne Maggie Smith, icona della commedia britannica degli ultimi 30/40 anni. È la storia vera, rappresentata a teatro da Alan Bennett che in questo film viene interpretato da Alex Jennings, di Mary Sceperd, un'anziana che vive in un furgone. Mary parcheggia il suo furgone nel cortile di Bennett, evidenziando la sua estrema povertà. Bennett e i vicini la vedono come una persona disturbante, anche perché è molto imprevedibile ed originale. La sua permanenza fu di 15 anni e Bennett prese pian piano consapevolezza della ricchezza spirituale e dei talenti di Mary, divenendone un caro amico. Il regista dimostra di non avere molte frecce al suo arco, perché la narrazione procede in modo piatto, con una sceneggiatura fin troppo lineare. Anche alcuni escamotage, come lo sdoppiamento di Bennett che parla con se stesso e acuni dialoghi piuttosto divertenti, stentano a far decollare un film che fatica a trovare la sua giusta dimensione. Anche Jennings non offre una prova convincente, tanto che solo nel finale vi è un sussulto narrativo, quando si rivela una persona dal passato tutt'altro che insignificante e viene scagionata dall'accusa di aver cagionato la morte di un ragazzo in un incidente automobilistico. Recensine quasi esclusivamente negativa, senonché solo la presenza della sempre brava Smith da' un notevole valore aggiunto al film. Vedere recitare Maggie Smith è sempre un piacere e alla fine non ci si pente di aver visto un film con lei come protagonista.
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eugen
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sabato 4 maggio 2024
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notevole commedia"vera"
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Tra damma e commedia,m questo fillm, "THe Lady in the Van", storia "vera"di miss Sheperd, realmente vissuta, fino al 1989 in un furgone, disturbando i vicini e raccolgiendo golo la solidaieta'di Allan Bennet, autore della sceneggiatura del film, diretto da Nicola Htner nel 2015. Misteriosisa la vita della signora, cui si aggiungono sempre nuovi elmenti conoscitivi, forse non"ceerti", fino alla fine, in un alternarsi di "accettazioni.rifituti". Eccezionale prova di Maggie Smith, protagonista"assoluta"e di Alex Jenning, nella parte di Bennet, il commediografo, che si produce nella resa difficile del suo"io"e del suo"double", inteso come alter ego.
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Tra damma e commedia,m questo fillm, "THe Lady in the Van", storia "vera"di miss Sheperd, realmente vissuta, fino al 1989 in un furgone, disturbando i vicini e raccolgiendo golo la solidaieta'di Allan Bennet, autore della sceneggiatura del film, diretto da Nicola Htner nel 2015. Misteriosisa la vita della signora, cui si aggiungono sempre nuovi elmenti conoscitivi, forse non"ceerti", fino alla fine, in un alternarsi di "accettazioni.rifituti". Eccezionale prova di Maggie Smith, protagonista"assoluta"e di Alex Jenning, nella parte di Bennet, il commediografo, che si produce nella resa difficile del suo"io"e del suo"double", inteso come alter ego... Euigen
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giovanni
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venerdì 10 gennaio 2020
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peccato il finale!
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Ottimo film, originale, divertente, ben recitato. Ma il finale, rtificioso e incongruo, sciupa l'ottimo "humour" inglese di tutto il racconto con una trovata hollywoodiana che sarebbe stato meglio evitare. Mi è sembrato come mettere il ket chup americano su un'ottima fetta di roast beef inglese.
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elgatoloco
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venerdì 10 gennaio 2020
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the lady in the van and in the life's darkness
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"The Lady in the Van"di Nicholas Hytner narra la storia(ovviamente riletta-ri-interpretata filmicamente quindi in qualche modo fantasmaticamente)di Mary Sheperd, dove la capacità di regista e sceneggiatore(Alan Bennett)"ricrea"la vicenda della quasi barbona(in realtà è a suo modo"colta", parla bene il francese , pare sia stata suora dunque avrebbe una formazione religiosa-cattolica, il che in Great Britain-UK non è poi cosa di tutti i giorni, intendendo l'afferenza al cattolicesimo)Sheperd. In più nel film si aggiunge il fatto che il"Van".furgone della donna sia parcheggiato nel vialetto dove abita un commediografo, alter ego(e l'alter ego è vistosamente presente, pur se"fantasmaticamente"nel film.
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"The Lady in the Van"di Nicholas Hytner narra la storia(ovviamente riletta-ri-interpretata filmicamente quindi in qualche modo fantasmaticamente)di Mary Sheperd, dove la capacità di regista e sceneggiatore(Alan Bennett)"ricrea"la vicenda della quasi barbona(in realtà è a suo modo"colta", parla bene il francese , pare sia stata suora dunque avrebbe una formazione religiosa-cattolica, il che in Great Britain-UK non è poi cosa di tutti i giorni, intendendo l'afferenza al cattolicesimo)Sheperd. In più nel film si aggiunge il fatto che il"Van".furgone della donna sia parcheggiato nel vialetto dove abita un commediografo, alter ego(e l'alter ego è vistosamente presente, pur se"fantasmaticamente"nel film...dove si trova l'abitazione del commediografo in questione. Decisamente interessante e spiazzanti, intelligentemente(molto very british, tra l'altro)i commenti tra dramma e ironia dove entra in gioco tutto(morte della donna e non solo compresa, roba da ricordare sir Alfred, ossia Hitchcock), nel senso di una vera dicotomia, che paradossalmente non esclude mai la fusione(possibile o reale, that is question,,,)tra"reale"e"immaginario", dove la seconda dimensione spesso è o rischia di essere più"reale"della prima. Da ricordare, da considerare, in unavalutazione di questo film, che per vari spettatori/trici potrà apparire, di primo acchito, complessa. I due interpreti , la grande Maggie Smth e Alex Jennings(non meno bravo, anzi...)aggiungono molto, anzi sono i veri vettori del film e della sua produzione di senso. Il ruolo della musica(classica, direi ovviamente)è poi da considerare nella sua importanza per nulla secondaria o accessoria, ma assolutamente determinante. El Gato
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totybottalla
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mercoledì 2 maggio 2018
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storia umana fra arte narrativa e musica!
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Il film narra la storia verosimile di Mary Shepherd donna che visse in un furgone in un viale di Londra fra il 74 e l'89...Il lavoro di Nicholas Hytner presuppone una visione attenta e paziente e dopo un pò la bravura evidente di Maggie Smith ti trascina nella storia con progressiva curiosità mettendo in scena il fatto umano senza ipocrisia e sdolcinature banali, bravo lo sceneggiatore Alan Bennett che fu protagonista della vera storia del film. Saluti.
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vepra81
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sabato 17 febbraio 2018
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un film che fa riflettere
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film che si comprende solo dopo averlo visto. Sembra una commedia inglese ma alla fine e uno specchio della nostra società dove guardiamo solo nel nostro giardino nascondendo il mondo fuori. Ottima recitazione e musiche.
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lunedì 5 settembre 2016
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i meravigliosi film inglesi.
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Riuscito benissimo,lei splendida una compsizione riuscita benissimo.
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zarar
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martedì 23 febbraio 2016
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la difficile sintesi tra commedia e dramma
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Un disgraziato incidente stradale che ha come vittima un giovane motociclista è il big bang iniziale che introduce lo spettatore alla storia 'per la maggior parte vera' raccontata dallo scrittore Alan Bennet e interpretata dai coprotagonisti principali Alex Jennings (nei panni di un Bennet sdoppiato, narratore e attore) e Maggie Smith, una barbona che vive precariamente in un vecchio furgoncino. L'anziana Mary/Margaret, con un passato inquieto culminato nello shock dell'incidente di cui è stata l'altra protagonista e di cui si ritiene a torto responsabile, ha scelto di vivere al margine, ma con il piglio e la dignità e di chi tiene in mano la sua vita e non si fa imporre niente da nessuno e con la stravaganza e l'ironia che sono il suo lusso e la sua difesa sia dalle anime caritatevoli, sia dall' apatia buracratica del social service.
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Un disgraziato incidente stradale che ha come vittima un giovane motociclista è il big bang iniziale che introduce lo spettatore alla storia 'per la maggior parte vera' raccontata dallo scrittore Alan Bennet e interpretata dai coprotagonisti principali Alex Jennings (nei panni di un Bennet sdoppiato, narratore e attore) e Maggie Smith, una barbona che vive precariamente in un vecchio furgoncino. L'anziana Mary/Margaret, con un passato inquieto culminato nello shock dell'incidente di cui è stata l'altra protagonista e di cui si ritiene a torto responsabile, ha scelto di vivere al margine, ma con il piglio e la dignità e di chi tiene in mano la sua vita e non si fa imporre niente da nessuno e con la stravaganza e l'ironia che sono il suo lusso e la sua difesa sia dalle anime caritatevoli, sia dall' apatia buracratica del social service. E così, impavida, in un quartiere della Londra al margine tra il borghese e l'alternativo, impone la sua presenza scomoda, stracciona e puzzolente e il suo furgoncino oltraggiosamente verniciato di giallo al piccolo mondo tranquillo di una tranquilla, inglesissima via dalle inglesissime casette a schiera, e poi 'temporaneamente', cioè per 15 anni, in quella stessa via, ma nel vialetto di accesso alla casa di uno scrittore, Alan Bennet, icona di un certo tipo di gentlemen al margine tra middle class e bohème intellettuale, elegante e discreto, ironico e imperturbabile, infinatamente tollerante per natura e stile senza essere condiscendente, lui stesso sorpreso ma non sopraffatto da questa strana 'convivenza', in parte subita, in parte accettata. E se da una parte Bennet deve continuamente confrontarsi con spiacevoli problemi pratici che la situazione presenta, dall'altra parte il suo doppio, il narratore di storie, è incuriosito e sollecitato a raccontare la donna e se stesso con humour, ironia e autoironia, mentre sotto traccia lo spettatore coglie (con una certa fatica, a dire il vero...) una sotterranea corrente di simpatia e comprensione che - senza essere mai esplicitata - unisce due diverse solitudini. Per esprimere le sfaccettature di questo strano rapporto, il film ( che ha alle spalle un romanzo e una pièce teatrale), gioca le carte di diversi livelli e piani di racconto, in cui dovrebbero fondersi ironia e sentimento, reale e surreale, comico e drammatico. Non è un'ambizione da poco, e il risultato, anche se offre un bel po' di momenti divertenti e alcuni momenti intensi, lascia la sensazione che nell'insieme non tutto funzioni. Il problema più grosso è che il film disegna, più che persone in relazione tra loro, tipi, ciascuno impegnato a recitare se stesso. Inoltre è difficile coniugare una Maggie Smith che riempie quasi completamente la scena con la inalterabile e geniale 'sfrontatezza' che l'ha resa celebre come personaggio televisivo della upper class, e che non esce sostanzialmente da quel personaggio, con un tema più complesso e con più sottili sfumature e risvolti drammatici che il contesto narrativo richiederebbe. Manca una reale fusione di toni e una dinamica reale nei rapporti tra i protagonisti: dovrebbe essere Bennet narratore l'elemento unificante a livello emotivo e interpretativo, ma per la maggior parte del tempo sembra piuttosto un entomologo che osservi con interesse i suoi esemplari , sicché il film, anche se nel complesso gradevole, non conquista fino in fondo. Tra 2 e 3 stelle.
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