elgatoloco
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venerdì 10 gennaio 2020
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the lady in the van and in the life's darkness
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"The Lady in the Van"di Nicholas Hytner narra la storia(ovviamente riletta-ri-interpretata filmicamente quindi in qualche modo fantasmaticamente)di Mary Sheperd, dove la capacità di regista e sceneggiatore(Alan Bennett)"ricrea"la vicenda della quasi barbona(in realtà è a suo modo"colta", parla bene il francese , pare sia stata suora dunque avrebbe una formazione religiosa-cattolica, il che in Great Britain-UK non è poi cosa di tutti i giorni, intendendo l'afferenza al cattolicesimo)Sheperd. In più nel film si aggiunge il fatto che il"Van".furgone della donna sia parcheggiato nel vialetto dove abita un commediografo, alter ego(e l'alter ego è vistosamente presente, pur se"fantasmaticamente"nel film.
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"The Lady in the Van"di Nicholas Hytner narra la storia(ovviamente riletta-ri-interpretata filmicamente quindi in qualche modo fantasmaticamente)di Mary Sheperd, dove la capacità di regista e sceneggiatore(Alan Bennett)"ricrea"la vicenda della quasi barbona(in realtà è a suo modo"colta", parla bene il francese , pare sia stata suora dunque avrebbe una formazione religiosa-cattolica, il che in Great Britain-UK non è poi cosa di tutti i giorni, intendendo l'afferenza al cattolicesimo)Sheperd. In più nel film si aggiunge il fatto che il"Van".furgone della donna sia parcheggiato nel vialetto dove abita un commediografo, alter ego(e l'alter ego è vistosamente presente, pur se"fantasmaticamente"nel film...dove si trova l'abitazione del commediografo in questione. Decisamente interessante e spiazzanti, intelligentemente(molto very british, tra l'altro)i commenti tra dramma e ironia dove entra in gioco tutto(morte della donna e non solo compresa, roba da ricordare sir Alfred, ossia Hitchcock), nel senso di una vera dicotomia, che paradossalmente non esclude mai la fusione(possibile o reale, that is question,,,)tra"reale"e"immaginario", dove la seconda dimensione spesso è o rischia di essere più"reale"della prima. Da ricordare, da considerare, in unavalutazione di questo film, che per vari spettatori/trici potrà apparire, di primo acchito, complessa. I due interpreti , la grande Maggie Smth e Alex Jennings(non meno bravo, anzi...)aggiungono molto, anzi sono i veri vettori del film e della sua produzione di senso. Il ruolo della musica(classica, direi ovviamente)è poi da considerare nella sua importanza per nulla secondaria o accessoria, ma assolutamente determinante. El Gato
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zarar
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martedì 23 febbraio 2016
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la difficile sintesi tra commedia e dramma
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Un disgraziato incidente stradale che ha come vittima un giovane motociclista è il big bang iniziale che introduce lo spettatore alla storia 'per la maggior parte vera' raccontata dallo scrittore Alan Bennet e interpretata dai coprotagonisti principali Alex Jennings (nei panni di un Bennet sdoppiato, narratore e attore) e Maggie Smith, una barbona che vive precariamente in un vecchio furgoncino. L'anziana Mary/Margaret, con un passato inquieto culminato nello shock dell'incidente di cui è stata l'altra protagonista e di cui si ritiene a torto responsabile, ha scelto di vivere al margine, ma con il piglio e la dignità e di chi tiene in mano la sua vita e non si fa imporre niente da nessuno e con la stravaganza e l'ironia che sono il suo lusso e la sua difesa sia dalle anime caritatevoli, sia dall' apatia buracratica del social service.
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Un disgraziato incidente stradale che ha come vittima un giovane motociclista è il big bang iniziale che introduce lo spettatore alla storia 'per la maggior parte vera' raccontata dallo scrittore Alan Bennet e interpretata dai coprotagonisti principali Alex Jennings (nei panni di un Bennet sdoppiato, narratore e attore) e Maggie Smith, una barbona che vive precariamente in un vecchio furgoncino. L'anziana Mary/Margaret, con un passato inquieto culminato nello shock dell'incidente di cui è stata l'altra protagonista e di cui si ritiene a torto responsabile, ha scelto di vivere al margine, ma con il piglio e la dignità e di chi tiene in mano la sua vita e non si fa imporre niente da nessuno e con la stravaganza e l'ironia che sono il suo lusso e la sua difesa sia dalle anime caritatevoli, sia dall' apatia buracratica del social service. E così, impavida, in un quartiere della Londra al margine tra il borghese e l'alternativo, impone la sua presenza scomoda, stracciona e puzzolente e il suo furgoncino oltraggiosamente verniciato di giallo al piccolo mondo tranquillo di una tranquilla, inglesissima via dalle inglesissime casette a schiera, e poi 'temporaneamente', cioè per 15 anni, in quella stessa via, ma nel vialetto di accesso alla casa di uno scrittore, Alan Bennet, icona di un certo tipo di gentlemen al margine tra middle class e bohème intellettuale, elegante e discreto, ironico e imperturbabile, infinatamente tollerante per natura e stile senza essere condiscendente, lui stesso sorpreso ma non sopraffatto da questa strana 'convivenza', in parte subita, in parte accettata. E se da una parte Bennet deve continuamente confrontarsi con spiacevoli problemi pratici che la situazione presenta, dall'altra parte il suo doppio, il narratore di storie, è incuriosito e sollecitato a raccontare la donna e se stesso con humour, ironia e autoironia, mentre sotto traccia lo spettatore coglie (con una certa fatica, a dire il vero...) una sotterranea corrente di simpatia e comprensione che - senza essere mai esplicitata - unisce due diverse solitudini. Per esprimere le sfaccettature di questo strano rapporto, il film ( che ha alle spalle un romanzo e una pièce teatrale), gioca le carte di diversi livelli e piani di racconto, in cui dovrebbero fondersi ironia e sentimento, reale e surreale, comico e drammatico. Non è un'ambizione da poco, e il risultato, anche se offre un bel po' di momenti divertenti e alcuni momenti intensi, lascia la sensazione che nell'insieme non tutto funzioni. Il problema più grosso è che il film disegna, più che persone in relazione tra loro, tipi, ciascuno impegnato a recitare se stesso. Inoltre è difficile coniugare una Maggie Smith che riempie quasi completamente la scena con la inalterabile e geniale 'sfrontatezza' che l'ha resa celebre come personaggio televisivo della upper class, e che non esce sostanzialmente da quel personaggio, con un tema più complesso e con più sottili sfumature e risvolti drammatici che il contesto narrativo richiederebbe. Manca una reale fusione di toni e una dinamica reale nei rapporti tra i protagonisti: dovrebbe essere Bennet narratore l'elemento unificante a livello emotivo e interpretativo, ma per la maggior parte del tempo sembra piuttosto un entomologo che osservi con interesse i suoi esemplari , sicché il film, anche se nel complesso gradevole, non conquista fino in fondo. Tra 2 e 3 stelle.
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