Sole alto |
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Un film di Dalibor Matanic.
Con Tihana Lazovic, Goran Markovic, Nives Ivankovic, Mira Banjac, Slavko Sobin.
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Titolo originale Zvizdan.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 123 min.
- Croazia, Serbia, Slovenia 2015.
- Tucker Film
uscita giovedì 28 aprile 2016.
MYMONETRO
Sole alto
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'amore e l'odio etnicodi Marco MichielisFeedback: 2925 | altri commenti e recensioni di Marco Michielis |
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martedì 19 luglio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’ultimo film distribuito nelle sale italiane dalla friulana "Tucker film" è stato “Sole alto” del regista croato Dalibor Matanic, premiato l’anno scorso a Cannes dalla Giuria della Sezione Un Certain Regard. Diviso in tre differenti storie, interpretate sempre dagli stessi attori protagonisti, ossia Goran Markovic e la rivelazione Tihana Lazovic, elogiata alla Berlinale anche dal nostro Nanni Moretti, “Sole alto” tratta del tema dell’amore tra una ragazza serba e un ragazzo croato in diversi momenti recenti della storia della Jugoslavia e della ex Jugoslavia, sempre caratterizzati, tuttavia, dall’odio e dalla diffidenza tra le due etnie.
A legare tra di loro le tre vicende non vi sono soltanto gli interpreti e i contenuti principali, ma anche alcuni elementi formali e stilistici grazie ai quali Matanic tenta, riuscendoci solo qualche volta, in realtà, di conferire una struttura verticale e ben salda alla totalità del film. Ma, se anche lo spettatore più distratto si accorgerà del costante richiamo al bagno e all’immersione in acqua adottato come una sorta di rituale di purificazione, bisogna anche riconoscere che, sia dal punto di vista qualitativo che da quello della complessità dell’intreccio, le tre storie non sono sullo stesso livello. Personalmente, al primo episodio (trascurabile) e all’ultimo (molto banale e forzato), ho di gran lunga preferito la forza espressiva del secondo, nel quale si racconta di una madre e di sua figlia, entrambe serbe, che tornano a vivere nel 2001 nella loro precedente abitazione, abbandonata e devastata durante il conflitto. Sarà un ragazzo croato, Ante, prima guardato con estrema diffidenza, poi amato in un breve e intenso attimo di passione dalla giovane serba, Natasa, ad aiutarle nella ricostruzione della casa. Ricostruzione fisica che diverrà anche tentativo di ricostruzione morale e di riconciliazione post-conflitto e intergenerazionale quando Ante, a lavori conclusi, prenderà l’inaspettata e, a suo modo, clamorosa decisione di non essere pagato, lasciando Natasa nel rimorso per la brutalità e la spietatezza del suo comportamento nei confronti del ragazzo e nel buio e nell’oscurità della sua coscienza, rappresentati con efficacia dal vicoletto ombroso tra due lati dell’edificio dove la giovane spesso si rifugia.
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