no_data
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sabato 28 novembre 2015
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una perturbante interpretazione visiva
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Se erotismo, allusioni e ambiguità erano la nota di fondo dell’originale francese (La piscina, 1969), quei sentori un po’ forzati dall’onda sessantottina e affidati per lo più ai corpi divistici in campo (Alain Delon, Marion Schneider e Jane Birkin) in A bigger splash prevaricano ogni altra componente, contaminandole con costanza. Più che un remake quello di Luca Guadagnino è un distillato corposo fatto di senso ancor più che di racconto. Uno spostamento semantico preconizzato nel titolo; lì una piscina e quello che vi accadeva intorno qui, come nell’ omonimo dipinto di Hockney, le cause di un grande tuffo già avvenuto. I punti di forza della storia sono ricollocati nella lingua e nella location che accoglie un crocevia amoroso e sessuale che si arricchisce di dettagli metaforici e moderni.
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Se erotismo, allusioni e ambiguità erano la nota di fondo dell’originale francese (La piscina, 1969), quei sentori un po’ forzati dall’onda sessantottina e affidati per lo più ai corpi divistici in campo (Alain Delon, Marion Schneider e Jane Birkin) in A bigger splash prevaricano ogni altra componente, contaminandole con costanza. Più che un remake quello di Luca Guadagnino è un distillato corposo fatto di senso ancor più che di racconto. Uno spostamento semantico preconizzato nel titolo; lì una piscina e quello che vi accadeva intorno qui, come nell’ omonimo dipinto di Hockney, le cause di un grande tuffo già avvenuto. I punti di forza della storia sono ricollocati nella lingua e nella location che accoglie un crocevia amoroso e sessuale che si arricchisce di dettagli metaforici e moderni. Una rockstar afona (Tilda Swinton, che è costretta a esprimere col viso e col corpo quello che non può a voce. Il risultato è sublime) trascorre le giornate a bordo piscina col compagno regista (Matthias Schoenaerts) fino a quando il loro ozio non viene invaso dal “galeotto fu”, inquieto, libertino, ex marito e agente (Ralph Fiennes, superbo) atterrato sull’isola senza preavviso, portando con sé una nuova puberale figlia. I rapporti si intersecano e mutano tra ricordi e nuove intenzioni, spinti da un passato irrisolto e un presente che non si chiarifica mai del tutto. L’isola di Pantelleria è percorsa in lungo e in largo, a piedi o in macchina, scandagliata dai protagonisti e dalla regia che ne asseconda movimento e impervietà, alternando travelling, panoramiche fluide, primissimi piani e scivolate d’occhio sui dettagli a geniali spostamenti con la macchina a mano (su tutti i carrelli sussultori sui sanpietrini senza alcun bilanciamento). Le variazioni atmosferiche del film, degradate dal melò al grottesco al noir infine, sono segnalate da una colonna sonora dal sofisticato retrogusto retrò. Quello che ne deriva è un prodotto di ottima fattura, senza eccessi (quelli presenti sono giocoforza del risultato), sapientemente girato e divinamente interpretato. Non saprei cos’altro ci vuole per fare un buon film. Sicuramente quel che occorre per fare di un buon film uno ottimo è l’originalità oltre che visiva (e qui c’è in abbondanza) anche testuale. ****
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mattiabertaina
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giovedì 10 settembre 2015
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una storia che trasuda di erotismo e desiderio...
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Il nuovo lavoro di Guadagnino, presentato in Concorso a Venezia72, ha diviso con forza pubblico e critica; da un lato sostenitori convinti, dall’altro detrattori inflessibili.
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Il nuovo lavoro di Guadagnino, presentato in Concorso a Venezia72, ha diviso con forza pubblico e critica; da un lato sostenitori convinti, dall’altro detrattori inflessibili. Lo scrivente non appartiene a questi ultimi. “A bigger splash” ricalca da vicino la sceneggiatura del lavoro di Deray “La piscina” (lavoro del 1969 con Alain Delon e Romy Schneider) ma se ne discosta per diversi fattori. Al quartetto Delon-Schneider-Birkin-Ronet si sostituisce un quartetto di attori altrettanto bravi, Fiennes-Swinton-Johnson-Schoenaerts e dall’amena località in Costa Azzurra si scende a sud, nel fascino selvaggio di Pantelleria. Ed è dalle spiagge e dalle cale dell’isola che si apre il sipario, con Marianne, rockstar che a seguito di un’operazione alle corde vocali non ha la possibilità di parlare e Paul, fotografo che ha tentato da poco un suicidio, coppia affiatata che vive indisturbata di silenzi, giornate al sole, lunghi istanti d’amore. Ma un agente endogeno, Harry, produttore esuberante, eccentrico ed ex storico di Marianne, accompagnato dalla di lui figlia ventiduenne Pen, entra nel quadretto ideale ed idilliaco scombinando i piani ed imprimendo una spinta allo scorrere lento delle giornate. Guadagnino sceglie la location di Pantelleria perché zona di confine che deve essere capita dai personaggi, che fa domande etiche, con forti contrasti e scorci incontaminati, al centro delle cronache per via degli sbarchi. La pellicola di Guadagnino, film italiano soltanto sulla carta, trasuda di erotismo e di desiderio, sentimenti ricercati dalle inquadrature insistite, dai movimenti di camera maliziosi, dalle trasparenze e dai nudi disseminati nello scorrere della narrazione. A bigger splash è un film fresco, dal gusto americano, spensierato, che racconta con ritmo una storia dal tono gaudente e dal sapore che vira sul melò quando Harry si troverà a giacere sul fondo della piscina della villa. Un microcosmo di quattro turisti con il loro vissuto, con le loro ossessioni e le loro umane debolezze.
Un film che tratta di rapporti, di legami, di tentazioni e di scelte dinanzi ad un evento infausto. Un film autentico che miscela commedia, dramma, farsa (la parte del maresciallo che indaga sul caso della piscina è affidato al satirista Corrado Guzzanti), grottesco, con un tuffo sulla contemporaneità e sulla problematicità sociale. Un’indagine del non detto e del desiderato che si muove sotto un sole scottante, con la gola riarsa a contemplare lo scorrere inesorabile del tempo. Un prodotto che si stacca dall’italianità cinematografica(forse anche per questo è piaciuto poco alla critica italiana e molto all’estero), risvegliando quelle frange di critica disfattista che lo hanno definito sconclusionato e banale. Guadagnino ha sostenuto che il suo cinema non vuole compiacere ma prendersi dei rischi e se gli abitanti di Pantelleria strappano sorrisi sotto forma di macchiette poco importa; la visione resta godibile per le due ore con una inaspettata virata finale.
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maracaibo
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domenica 29 novembre 2015
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una calda estate di contrasti e
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il film è senz'altro pi'ù riuscito e godibile rispetto a quello con Delon e Romy. Il precedente era solo una visione incantevole dei due protagonisti, qui invece tutti e quattro prendono vita anche se Finnes sovrasta ed incanta su tutti. La Swinton sebbene quasi muta per una deficenza vocale riesce a comunicare qualsiasi emozione senza aver bisogno di un testo. Spendida. Tutto scorre per essere ammaliati dai protagonisti e dall'isola. L''unica caduta succede nell'intervento di Guzzanti alla fine, gratuito ed inutile. Se avesse eliminato quell'incontro il film serebbe stato perfetto. Curiosità: che Guadagnino sia attratto o ossessionato dalle piscine? Anche in "io sono l'amore" la piscina diventa l'elemento destsbilizzante del film.
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il film è senz'altro pi'ù riuscito e godibile rispetto a quello con Delon e Romy. Il precedente era solo una visione incantevole dei due protagonisti, qui invece tutti e quattro prendono vita anche se Finnes sovrasta ed incanta su tutti. La Swinton sebbene quasi muta per una deficenza vocale riesce a comunicare qualsiasi emozione senza aver bisogno di un testo. Spendida. Tutto scorre per essere ammaliati dai protagonisti e dall'isola. L''unica caduta succede nell'intervento di Guzzanti alla fine, gratuito ed inutile. Se avesse eliminato quell'incontro il film serebbe stato perfetto. Curiosità: che Guadagnino sia attratto o ossessionato dalle piscine? Anche in "io sono l'amore" la piscina diventa l'elemento destsbilizzante del film. Grande cast, bellissimi movimenti della camera, spendida musica. bello
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[+] la bellezza della schneider e delon altra cosa
(di skorpio2016)
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j tenenbaum
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martedì 1 dicembre 2015
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siamo tutti osceni
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Luca Guadagnino sa far parlare gli spazi, lavora bene sui corpi, ma resta in fragile equilibrio tra facili simbolismi e personaggi (il carabiniere) per esempio, inutili e sbagliati. Il cast super cool (in cui Ralph Fiennes gigioneggia alla grande), alla fine, sembra divertirsi più del pubblico. Un buon film ma non un capolavoro.
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wolvie
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lunedì 23 novembre 2020
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rimane tutto sotto la superficie della piscina
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Che occasione mancata, un inizio folgorante per due anime sopraffatte dalla vita che trovano un paradiso in terra, Pantelleria, tra bagni di sole, di fango, tempo perso e convalescenza. Un angelo caduto irrompe, un Ralph Fiennes nuovamente al suo meglio, tachilalico, divoratore di vita ed emozioni. Rivuole la sua musa, e qui scatta la tragedia. Più attento a rappresentare gli uomini che ha calcare l immaginario delle figure femminili (anche la Swinton è talmente androgina da ricordarci "Orlando"), Guadagnino segue due direttrici: il film del 1969 "La Piscina" di Jacques Deray dove ricalca addirittura i nomi dei protagonisti e la trama principale, e l' analisi delle passioni sopite, delle dipendenze controllate, incenerite, ma mai del tutto spente.
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Che occasione mancata, un inizio folgorante per due anime sopraffatte dalla vita che trovano un paradiso in terra, Pantelleria, tra bagni di sole, di fango, tempo perso e convalescenza. Un angelo caduto irrompe, un Ralph Fiennes nuovamente al suo meglio, tachilalico, divoratore di vita ed emozioni. Rivuole la sua musa, e qui scatta la tragedia. Più attento a rappresentare gli uomini che ha calcare l immaginario delle figure femminili (anche la Swinton è talmente androgina da ricordarci "Orlando"), Guadagnino segue due direttrici: il film del 1969 "La Piscina" di Jacques Deray dove ricalca addirittura i nomi dei protagonisti e la trama principale, e l' analisi delle passioni sopite, delle dipendenze controllate, incenerite, ma mai del tutto spente. Però è qui, che il regista crea il pasticcio, la banalità della rappresentazione delle relazioni, che invece in un film diversissimo, ma non dissimile nel suo plot iniziale si realizzava pienamente ("Sexy Beast-il Colpo della Bestia"). Rimangono i luoghi e le intenzioni, il nudo integrale di Fiennes, ma vincono le banalità del racconto e del raccontare.
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flyanto
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giovedì 3 dicembre 2015
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un remake mal riuscito
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I remake, si sa, non riescono mai troppo bene in quanto raramente reggono il confronto con le opere originali ma, per ciò che riguarda "A Bigger Splash" di Luca Guadagnino, direi, che il flop è più che totale.
Il film si rifà al capolavoro del 1969 di Jacques Deray "La Piscina" dove si racconta di una coppia di artisti benestanti che trascorrono più o meno serenamente l'estate in una villa con piscina in Costa Azzurra. L'arrivo di un ex compagno della donna e di sua figlia appena appena maggiorenne (forse) sconvolge notevolmente l'equilibrio della coppia facendo nascere e riaffiorare nell'uomo una forte gelosia ed un senso di inadeguatezza, nonchè svariati e passati rancori, sino al punto da condurlo a "vendicarsi", prima seducendo la giovane fanciulla e poi ad ucciderne, facendolo affogare nella piscina, il padre che nel frattempo si è reso conto della situazione e che viene da lui considerato come un quanto mai temibile avversario per ciò che concerne la sua relazione sentimentale con la donna amata.
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I remake, si sa, non riescono mai troppo bene in quanto raramente reggono il confronto con le opere originali ma, per ciò che riguarda "A Bigger Splash" di Luca Guadagnino, direi, che il flop è più che totale.
Il film si rifà al capolavoro del 1969 di Jacques Deray "La Piscina" dove si racconta di una coppia di artisti benestanti che trascorrono più o meno serenamente l'estate in una villa con piscina in Costa Azzurra. L'arrivo di un ex compagno della donna e di sua figlia appena appena maggiorenne (forse) sconvolge notevolmente l'equilibrio della coppia facendo nascere e riaffiorare nell'uomo una forte gelosia ed un senso di inadeguatezza, nonchè svariati e passati rancori, sino al punto da condurlo a "vendicarsi", prima seducendo la giovane fanciulla e poi ad ucciderne, facendolo affogare nella piscina, il padre che nel frattempo si è reso conto della situazione e che viene da lui considerato come un quanto mai temibile avversario per ciò che concerne la sua relazione sentimentale con la donna amata.
"A Bigger Splash" (come rivela già il titolo stesso) in pratica ripresenta la stessa identica vicenda e la stessa situazione a quattro (sono pochi i cambiamenti dell'attuale pellicola come diversa è l'ambientazione: dalal Costa Azzurra si passa a Pantelleria, in Italia, per esempio) ma l'andamento generale, gli avvenimenti e gli attori stessi non raggiungono nemmeno minimamente il livello alto che aveva l'originale film di Deray, "La Piscina" era interpretato dagli ottimi Romy Schneider, Alain Delon e Jane Birkin e per quanto qui vi sia Tilda Swinton, Matthias Schoenaerts e Ralph Fienens che sono degli attori di tutto rispetto, in questa occasione, purtroppo, essi non riescono a dare il meglio di sè dal punto di vista della recitazione. Tralascio l'inespressiva Dakota Johnson che non deve essere nemmeno minimamente paragonata all' ottima, allora giovane, Jane Birkin dal fascino ambiguo ed inquieto. Insomma, c'è da sottolineare che tutti i personaggi vengono rappresentati quasi alla stregua di macchiette (basti pensare al commissario che conduce le indagini interpretato da Corrado Guzzanti in una veste completamente ridicola e poco veritiera) e l'atmosfera stessa in generale appare più come quella di un melò drammatico e patinato che nulla ha a che vedere con quella rarefatta ed apparentemente calma de "La Piscina".
Insomma, il film sembra più uno spot pubblicitario che altro: bei posti e begli attori, ma nulla di più. Altro non c'è da aggiungere se non che era meglio ideare, magari, con gli stessi attori, una storia del tutto nuova e sicuramente più avvincente. Un vero peccato!
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