Titolo originale | Tokyo Fiancée |
Anno | 2014 |
Genere | Sentimentale, |
Produzione | Belgio, Francia, Canada |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Stefan Liberski |
Attori | Pauline Etienne, Taichi Inoue, Julie LeBreton, Alice de Lencquesaing, Akimi Ota Hiroki Kageyama, Tokio Yokoi, Hiromi Asai, Shinnosuke Kasahara, Masaki Watanabe, Yasunari Kondo, Miho Suzuki (III). |
Uscita | giovedì 28 maggio 2015 |
Distribuzione | Fil Rouge Media |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,79 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 maggio 2017
Una tenera storia d'amore tra uno studente giapponese e una ragazza belga.
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CONSIGLIATO SÌ
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Amélie è nata in Giappone ma è cresciuta in Belgio. Vent'anni dopo torna a Tokyo per diventare una vera giapponese. Non c'è niente che desideri di più. Brillante e determinata, si improvvisa insegnante di francese e incontra Rinri, unico e giovane allievo con cui inizia presto una relazione sentimentale. Rinri, che ama i film della Yakuza e gli angoli nascosti di Tokyo, la introduce a un Giappone diverso da quello che lei credeva di conoscere e di ritrovare. Il Paese idealizzato della sua infanzia cede il posto alla realtà, alla natura e a qualcosa di più grande di lei. Qualcosa che la costringerà a rivedere la sua vita, i suoi sentimenti, il suo sguardo sull'altro da sé.
Best seller autobiografico di Amélie Nothomb, "Né di Eva né di Adamo" cambia titolo e debutta al cinema provando a emancipare l'Amélie letteraria dal suo narcisismo. Più affascinata dall'immagine che ha del Giappone che dal Giappone, la protagonista è determinata a ritornare sui passi e nel paese della sua infanzia. Paese che la impatta attraverso il personaggio di Rinri, il ragazzo che vorrebbe parlare fluentemente francese e toccarle il cuore. Ma Amélie è troppo presa a diventare più giapponese dei giapponesi e a ballare in culotte nei piani alti di Tokyo per accorgersi di quello che le accade veramente intorno. Cosciente della sua irresistibile 'mostruosità' è tuttavia Stefan Liberski, che sceglie per il suo film il volto e l'allure Nouvelle Vague di Pauline Étienne, attrice belga e discendente diretta della Bécassine di Joseph Pinchon.
Più esotica e meno leziosa dell'Amélie Poulain di Montmartre (Il favoloso mondo di Amélie), in affanno tra nani (da giardino) e crème brûlée, la sua eroina è risvegliata dall'abbaglio con il sussulto di un terremoto. La licenza, che nasce da un'esperienza diretta del regista, in Giappone con la troupe durante il maremoto del 2011, ridimensiona l'attitudine egotica della protagonista e trova una piccola storia d'amore, delicata e leggera che non prende troppo seriamente la materia letteraria d'origine e procede svagata sulle gambe lunghe di Pauline Étienne.
Lontano dall'adattamento di Alain Corneau del romanzo omonimo di Amélie Nothomb (Stupeur et tremblements), che esagerava sul sadismo della burocrazia giapponese, Tokyo Fiancée è una riflessione candida e stupita di usanze nipponiche, interrotta da tableaux vivants umoristici e in costume tradizionale, che vestono e spogliano Amélie come una bambola.
Dentro un Giappone reale e sognato, commentato dalla voce off della protagonista, Tokyo Fiancée mescola con gusto equivoci e fascinazioni, cliché (karaoke e templi) e luoghi insoliti (il parcheggio dei camion luminosi), svolgendo una relazione sentimentale e un racconto iniziatico alla scoperta dell'altro e di sé. Narrazione a cui difetta la sottigliezza, non certo il garbo.
Amelie ha vent'anni e sta per realizzare il suo singolarissimo sogno: diventare giapponese. Sì, perché la giovane ragazza, dal nome e i vestiti francesi, è nata a Tokyo e lì ha vissuto fino a 5 anni, quando è dovuta tornare in patria con i genitori. Ma il Giappone non è mai volato via dalla sua mente e finalmente ha l'età giusta per ritornarvi. Appena arrivata Amelie decide di guadagnare qualche soldo insegnando francese e incontra Rinri, il suo unico studente, con il quale scaturisce subito un rapporto intimo e curioso. I due ragazzi intraprendono così un percorso di crescita e scoperta che li porta a maturare una convinta coscienza di sé e dell'altro dai risvolti non sempre positivi, innescando un meccanismo di fascinazione reciproca che sembra fermarsi all'ideale e non penetrare nella realtà.
Tokyo Fiancée, del regista belga Stefan Liberski, è un film dalla gustosissima forma ma che lascia dei dubbi riguardo il contenuto. Liberski dà vita a personaggi e luoghi caratterizzati con scrupolosa attenzione, inserendoli in una Tokyo quanto mai insolita e affascinante. Con un tono leggero ed un'ironia ricercata, il film coinvolge e diverte lo spettatore spingendosi più volte al limite del grottesco. Anche la narrazione, pur seguendo un percorso abbastanza lineare, si rivela originale grazie all'incontro di due personaggi rappresentativi di culture distanti ma non inconciliabili, che i due giovani sembrano quasi volersi scambiare. Tuttavia, nel momento in cui emergono i primi dubbi e le prime difficoltà nella relazione di coppia, il regista belga non sembra riuscire ad entrare abbastanza in confidenza con i protagonisti da poter spiegare e motivare alcuni loro atteggiamenti.
Così resta un po' d'amaro in bocca nel finale, al momento della separazione dei ragazzi tanto brusca quanto il terremoto che sembra esserne la causa. E proprio come quando la terra trema sotto i nostri piedi trasmettendoci una sensazione di precarietà e insicurezza, così ci lascia il film di Liberski.
Tratto dal romanzo "Nè di Eva, nè di Adamo" di Amélie Nathomb, "Il fascino indiscreto dell'amore" racconta la storia d'amore nata e vissuta per un certo periodo da una ragazza belga trasferitasi in Giappone ed un ragazzo giapponese, conosciuto in quanto divenuto suo allievo al fine di imparare la lingua francese.
Film delicato, divertente e spensierato, anche se poi in fondo ci trascina con i piedi per terra incrociando una catastrofe epocale che ha colpito il sol levante. Visto e credo di non rivederlo, a me i giapponesi piacciono solo quando guidano MECHA da battaglia. Guardato da solo, ma credo che a Ros potrebbe piacere. Non è opportuno per i bambini, ogni tanto anche i giapponesi lo fanno, soprattutto [...] Vai alla recensione »
La Francia che incontra il Giappone!!! Si entra nell'atmosfera...da vedere!
Stefan Liberski è multitasking: regista, attore, scrittore, comico (un suo spettacolo televisivo di cabaret, "in cui tutti facevamo tutto: attori, autori, cameramen, tecnici del suono", è stato campione di ascolti in Belgio). Dopo un passaggio in anteprima al Festival Rendez Vous Liberski presenta il suo ultimo film da autore e regista, la commedia romantica Il fascino indiscreto dell'amore, basata sull'omonimo romanzo della connazionale Amélie Nothomb.
Bizzarra commediola sentimental-turistico-culinaria, simpatica, ma troppo leziosa e alla resa dei conti stucchevole. È tornata a Tokyo la disinvolta ventenne Amélie, nata in Giappone, ma cresciuta in Belgio. In attesa di diventare scrittrice, dà lezione di francese all'unico allievo, il ricco coetaneo Rinri. E con la complicità di una fonduta svizzera scoppia l'amore.
Nata a Tokyo, dove ha vissuto i suoi primi cinque anni, la ventenne belga Amélie ci torna decisa a «diventare giapponese» perché tutto l'affascina. Sboccia l'amore con Rinri, suo unico allievo in lingua francese; però lo shock tra le culture è più forte di quel che la fanciulla si aspettava. Il ragazzo è fin troppo gentile, cerimonioso, misterioso; sua madre, invece, gentile non lo è affatto.