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domenica 27 giugno 2021
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francofoni di prima generazione
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Non credo che noi italiani ci siamo semplicemente dimenticati della nostra emigrazione, ben descritta dal film di Zampa che diresse un Alberto Sordi emigrato in Australia; ma vale sempre la solita obiezione che la nostra era immigrazione "regolare" mentre quella dei neri che dall'Africa vengono in Italia con i barconi non lo è. Ed in tempi recenti perfino la vicepresidente degli Stati Uniti d'America si è espressa contro questa modalità di andare alla ricerca di una vita migliore nel suo Paese. La verità è che ci sarà sempre il modo di trovare la pugliuzza nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio, come è successo alla fine dell'ottocento nei confronti degli emigrati italiani nel Paese di Kamala Harris, seppure non sia quello di origine della sua famiglia.
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Non credo che noi italiani ci siamo semplicemente dimenticati della nostra emigrazione, ben descritta dal film di Zampa che diresse un Alberto Sordi emigrato in Australia; ma vale sempre la solita obiezione che la nostra era immigrazione "regolare" mentre quella dei neri che dall'Africa vengono in Italia con i barconi non lo è. Ed in tempi recenti perfino la vicepresidente degli Stati Uniti d'America si è espressa contro questa modalità di andare alla ricerca di una vita migliore nel suo Paese. La verità è che ci sarà sempre il modo di trovare la pugliuzza nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio, come è successo alla fine dell'ottocento nei confronti degli emigrati italiani nel Paese di Kamala Harris, seppure non sia quello di origine della sua famiglia.
Il punto centrale della questione è se sia possibile andare ostinatamente avanti a costruire la solita torre di Babele architettata sulla scorta di teorie neoliberiste e sullo sfruttamento senza regole dei lavoratori, bianchi o neri che siano. Finché le cose non cambieranno radicalmente l'unica modalità da seguire rimarrà, come ha dimostrato la Harris con la sua uscita, quella di Madonna che canta "living in a material world...". Un altro problema è la cultura maschilista, che nel film è impersonata dall'amico di Samba da lui contattato in seguito solo perché vuole vendicarsi per aver scoperto che la sua presunta fidanzata lo aveva tradito proprio con lui. Peccato che questa non fosse affatto la sua fidanzata se non nella sua fantasia. Chi arriva in un paese nuovo può infatti essere portatore di una mentalità che considera ancora la donna come un oggetto di sua proprietà e quindi diventa più ricco se ne ha più di una. Infatti in Senegal la poligamia è ammessa e praticata. Anche se in America Latina non c'è la poligamia, c'è pur sempre una cultura machista e si può capire che non abbia fatto piacere a "qualcuna" passare per l'esponente politico che ha legittimato in occidente questo machismo agli antipodi delle conquiste del femminismo, ormai date per acquisite. Nessun politico è disposto a prestare il fianco alle critiche o a porre le basi per una sconfitta alle successive elezioni, sottovalutando il tema dell'immigrazione clandestina. Ma finché questo tema non sarà affrontato insieme a quello delle garanzie dei diritti dei lavoratori, sarà una fatica di Sisifo e comunque ci saranno sempre masse di disperati diposte a rischiare la vita piuttosto che vivere in condizioni di sfruttamento ancora peggiori nel proprio Paese di origine.
In un mondo in cui lo sfruttamento è ormai globalizzato, solo l'unione e la solidarietà dei lavoratori di tutto il mondo potrà portare a un cambiamento. Non certo l'ansia di conservate il potere appena raggiunto, seppure mascherata dalle classiche buone intenzioni di cui è lastricata la strada dell'inferno.
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stefano capasso
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venerdì 18 ottobre 2019
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solo le relazioni affettive salvano
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Dopo 10 anni di clandestinità a Parigi, Samba viene scoperto e trasferito in un centro di accoglienza in attesa che la corte decida la sua sorte. Quando gli viene consegnato il foglio di via, la sua condizione peggiora e la condizione di precario diventa insostenibile. A sostenerlo c’è Alice, una donna conosciuta nel centro di accoglienza, dove a causa di un esaurimento nervoso stava svolgendo volontariato.
Toledano e Nakache riprendono il filo di “Quasi amici” ed entrano nello specifico della difficile condizione di un immigrato, ma anche di chi perfettamente inserito nel sistema non riesce più a farne parte. Quello che aiuta le persone in difficoltà è la presenza di relazioni affettive significative; serve a poco, infatti, condividere condizione, paese di provenienza o colore della pelle: nella giungla metropolitana ognuno deve pensare a salvarsi.
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Dopo 10 anni di clandestinità a Parigi, Samba viene scoperto e trasferito in un centro di accoglienza in attesa che la corte decida la sua sorte. Quando gli viene consegnato il foglio di via, la sua condizione peggiora e la condizione di precario diventa insostenibile. A sostenerlo c’è Alice, una donna conosciuta nel centro di accoglienza, dove a causa di un esaurimento nervoso stava svolgendo volontariato.
Toledano e Nakache riprendono il filo di “Quasi amici” ed entrano nello specifico della difficile condizione di un immigrato, ma anche di chi perfettamente inserito nel sistema non riesce più a farne parte. Quello che aiuta le persone in difficoltà è la presenza di relazioni affettive significative; serve a poco, infatti, condividere condizione, paese di provenienza o colore della pelle: nella giungla metropolitana ognuno deve pensare a salvarsi. Film ben strutturato e godibile, pur nella forzatura di certe situazioni relazionali.
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giovedì 6 dicembre 2018
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un bellissimo film
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Un bellissimo film che non avevo mai visto prima. Descrive una triste e crudele realtà con intelligente ironia. Molto francese!
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sellerone
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sabato 22 settembre 2018
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samba clandestina
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Divertente e leggero ma tratta di temi pesanti. Il protagonista e’ uno degli attori francesi che preferisco e anche stavolta non ha deluso. I narratori non si sono fatti trascinare dal facile scivolamento verso la denuncia sociale, ma sono stati capaci di tener la barra dritta, è una commedia divertente e diverte, se poi riesce a smuovere qualcosa dentro chi la guarda, tanto meglio. da vedere .
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lucascialo
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domenica 27 maggio 2018
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la vita difficile degli immigrati
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A 4 anni di distanza da Quasi amici, il duo Toledano-Nakache torna a lavorare insieme ad un film sociale. Se la prima volta si erano occupati di disabilità e il modo migliore per affrontarla, specie se sopravvenuta dopo una vita meravigliosa, in questo caso affrontano il tema non meno delicato dell'immigrazione. In questi anni tornato prepotentemente in auge, specie in quella Francia resa grande proprio da immigrati. Ma che oggi respinge e complica la vita, dimenticando che in fondo, se quelle persone lasciano le proprie amate terre d'origine, in parte è anche colpa sua. Protagonista è ancora una volta Omar Sy, ragazzone di colore dal fisico imponente ma dagli occhioni sensibili. Al quale questa volta i due registi non hanno cucito addosso il ruolo del simpatico protagonista chiamato a lenire le ferite di un ricco caduto in disgrazia, bensì dell'immigrato, Samba, che cerca disperatamente di integrarsi nella società.
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A 4 anni di distanza da Quasi amici, il duo Toledano-Nakache torna a lavorare insieme ad un film sociale. Se la prima volta si erano occupati di disabilità e il modo migliore per affrontarla, specie se sopravvenuta dopo una vita meravigliosa, in questo caso affrontano il tema non meno delicato dell'immigrazione. In questi anni tornato prepotentemente in auge, specie in quella Francia resa grande proprio da immigrati. Ma che oggi respinge e complica la vita, dimenticando che in fondo, se quelle persone lasciano le proprie amate terre d'origine, in parte è anche colpa sua. Protagonista è ancora una volta Omar Sy, ragazzone di colore dal fisico imponente ma dagli occhioni sensibili. Al quale questa volta i due registi non hanno cucito addosso il ruolo del simpatico protagonista chiamato a lenire le ferite di un ricco caduto in disgrazia, bensì dell'immigrato, Samba, che cerca disperatamente di integrarsi nella società. Ad aiutarlo una sempre impeccabile Charlotte Gainsbourg, nei panni di Alice, manager in crisi che si dedica al sociale e ai cavalli per lenire gli affanni della professione. Nel più tipico dei copioni, i due si aiuteranno a vicenda e finiranno per risolvere i rispettivi problemi. La pellicola scade spesso nella scontatezza, negli stereotipi e in visioni politiche di parte. Un mix tra La promesse dei fratelli Dardenne e La ricerca della felicità. Mettendo da parte troppe pretese, riesce comunque a dare spunti di riflessione, specie in questo periodo di immigrazioni di massa da un lato e chiusure nazionali dall'altro.
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g_andrini
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martedì 12 aprile 2016
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buon film
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Gli attori principali recitano bene, molto espressivi. Il film è un po' una presa in giro, alla fine il protagonita maschile sembra morire, o comunque finisce male, nella realtà. Due ore passate bene.
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akyro
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giovedì 15 ottobre 2015
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mah...
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un po' troppo retorico, recitato anche malino, ma immagino che trattare certi argomenti non sia affatto semplice
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aristoteles
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mercoledì 5 agosto 2015
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samba
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La scena piu' bella e' quando al protagonista viene dato il foglio di via ,sullo sfondo c'e' un aereo in partenza e lui grida"comandante aspettatemi".
In pochi secondi viene cosi' raccontata tutta l'inefficienza europea,non solo italiana,nell' affrontare e gestire il complesso problema della clandestinita'.
La storia d'amore invece non mi ha convinto proprio, sia per come viene raccontata ,sia per la "macchinosa" interpretazione della Gainsbourg,che pero' almeno nel ballo va spedita.
Complessivamente poi tutta la sceneggiatura non brilla per originalita'.
I dialoghi,sopratutto quando in scena ci sono i due clandestini protagonisti,tendono a ricercare una comicita' forzata che ,secondo me,non favorisce la pellicola.
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La scena piu' bella e' quando al protagonista viene dato il foglio di via ,sullo sfondo c'e' un aereo in partenza e lui grida"comandante aspettatemi".
In pochi secondi viene cosi' raccontata tutta l'inefficienza europea,non solo italiana,nell' affrontare e gestire il complesso problema della clandestinita'.
La storia d'amore invece non mi ha convinto proprio, sia per come viene raccontata ,sia per la "macchinosa" interpretazione della Gainsbourg,che pero' almeno nel ballo va spedita.
Complessivamente poi tutta la sceneggiatura non brilla per originalita'.
I dialoghi,sopratutto quando in scena ci sono i due clandestini protagonisti,tendono a ricercare una comicita' forzata che ,secondo me,non favorisce la pellicola.
Comunque il film fa riflettere sulla condizione di tante persone sfortunate e merita la sufficienza.
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mattiabertaina
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martedì 26 maggio 2015
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una critica intelligente e tematiche importanti
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Stanco di leggere recensioni che da ogni parte cercano una lettura di Samba partendo da “Quasi amici” mi impegnerò a non citare affatto la piccola gemma che il duo Toledano-Nakache confezionò per il mondo due anni fa, successo di critica e di pubblico. E con questo ho detto tutto. Adesso è necessario andare oltre. “Samba” punta ancora su Omar Sy, una costante nelle pellicole dei due cineasti francesi, e scommette sull’attrice Charlotte Gainsbourg, signora di mezza età con trascorsi da donna in carriera fermata dallo stress.
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Stanco di leggere recensioni che da ogni parte cercano una lettura di Samba partendo da “Quasi amici” mi impegnerò a non citare affatto la piccola gemma che il duo Toledano-Nakache confezionò per il mondo due anni fa, successo di critica e di pubblico. E con questo ho detto tutto. Adesso è necessario andare oltre. “Samba” punta ancora su Omar Sy, una costante nelle pellicole dei due cineasti francesi, e scommette sull’attrice Charlotte Gainsbourg, signora di mezza età con trascorsi da donna in carriera fermata dallo stress. A coadiuvare la coppia di protagonisti Tahar Rahim in un’interpretazione divertente e divertita e Izia Higelin, cantante di origine tunisina prestata al mondo del cinema. Samba Cissè (Sy) è un giovane senegalese irregolare, che si arrabatta alla belle meglio (ma restando sempre nel lecito) per riuscire a guadagnare del denaro per la sua sussistenza e per la famiglia rimasta in Africa. Ad aiutarlo uno zio già inserito nel tessuto francese (lavora come cuoco in un ristorante di Parigi). Charlotte Gainsbourg, Alice, in pausa da un lavoro che le ha procurato troppa ansia e nessuna soddisfazione ha modo di conoscere Samba in uno dei centri che cerca di offrire assistenza agli immigrati, luogo in cui lavora anche Manu (Higelin). Il plot che si genera è quello classico della commedia con risvolti romantici ma Samba prende di petto, ma con leggerezza, lo scottante tema dei “sans papier”, tema che in Francia scatena da tempo un forte dibattito, anche sul respiro di alcune frange politicamente ostili alla questione (vedi Marine Le Pen). Samba percorre sentieri battuti, caratteristica che lo avvicina ai gusti del pubblico medio, ma cerca di elevare il discorso proponendo tematiche sociali per nulla banali, attraversando il tema dell’immigrazione irregolare, del lavoro nero, dello sfruttamento, della diversità etnica. In Samba si ride ma, allo stesso tempo, si riflette. Una narrazione apparentemente politically correct che cela un sorriso amaro, che non fa sconti alle contraddizioni della società contemporanea, perbenista e solo apparentemente tollerante. Samba rappresenta un lavoro con ambizioni alte che perde di mordente per il prevedibile finale, dove Toledano e Nakache avrebbero forse dovute osare maggior coraggio dal punto di vista della sceneggiatura. Una critica intelligente (e mai volgare) alla politica francese sul tema dell’immigrazione clandestina che avrebbe forse meritato maggior fortuna al botteghino.
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alessandro vanin
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giovedì 21 maggio 2015
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molto simile e pur diverso da "quasi amici"
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Samba, pur raccontando una storia completamente diversa, è molto simile a "quai amici" Infatti 1) non è una solo una commedia in quanto ci sono situazioni drammatiche 2) c'è la differenza di classe sociale e cultura 3)all'inizio c'è un reciproco usarsi tra i protagonisti Come "Quasi amici" il ricco Philippe ha bisogno di un badante e Dris di un lavoro, ma poi il rapporto si trasforma in una sincera amiciczia, così in "Samba" l'ex maneger Alice ha bisogno di un amico per superare l'esaurimento e Samba ha bisogno di qualcuno che lo aiuti per regolarizzare la sua posizione, mai poi il rapporto sfocia nell'amore In "Samba" viene accentuato il tema dell'identità e di come noi ci immaginiamo, ci presentiamo o veniamo immaginati dagli altri.
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Samba, pur raccontando una storia completamente diversa, è molto simile a "quai amici" Infatti 1) non è una solo una commedia in quanto ci sono situazioni drammatiche 2) c'è la differenza di classe sociale e cultura 3)all'inizio c'è un reciproco usarsi tra i protagonisti Come "Quasi amici" il ricco Philippe ha bisogno di un badante e Dris di un lavoro, ma poi il rapporto si trasforma in una sincera amiciczia, così in "Samba" l'ex maneger Alice ha bisogno di un amico per superare l'esaurimento e Samba ha bisogno di qualcuno che lo aiuti per regolarizzare la sua posizione, mai poi il rapporto sfocia nell'amore In "Samba" viene accentuato il tema dell'identità e di come noi ci immaginiamo, ci presentiamo o veniamo immaginati dagli altri. Manu si innamora di Wilson perché ha un debole per i Portoghesi , ma lui in reltà è algerino, Samba quando cerca di regolarizzarsi secondo la legge, ha solo guai quando cerca lavoro con documenti falsi il lavoro lo trova subito fino al colpo di scena finale. Un bel film che però pur essendo molto simile, non riesce a ripetere completamente la magia di "Quasi amici" comunque andate a vederlo merita, anche la colonna sonora che spazia da Ludovico Einaudi a Jorge Ben e Bob Marley è bella
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