luimez
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sabato 1 novembre 2014
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il più brutto film degli ultimi due secoli
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Un'ora e mezza di sofferenza con un'unica soddisfazione, quando hanno cominciato a scorrere i titoli di coda: una liberazione.
Non riesco a capire come una serie infinita di "Ti ricordi?" possa appassionare. Un dialogo intimo tra vecchi amici, così intimo che ti esclude. Una discussione tra loro, che c'entriamo noi spettatori? Che ne sappiamo noi di tutti gli altri personaggi che hanno popolato la vita dei protagonisti? Perché dovremmo credere sulla parola a ciò che essi ci raccontano?
Un'occasione sprecata per raccontarci qualcosa, tutta concentrata sulle frustrazioni di cinque "giovani vecchi" qualsiasi, al punto da chiedersi perché sia stato ambientato su una terrazza dell'Avana quando avrebbe potuto essere ambientato in un qualsiasi teatro, senza nemmeno una scenografia, ma, soprattutto, in una qualsiasi città del mondo.
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Un'ora e mezza di sofferenza con un'unica soddisfazione, quando hanno cominciato a scorrere i titoli di coda: una liberazione.
Non riesco a capire come una serie infinita di "Ti ricordi?" possa appassionare. Un dialogo intimo tra vecchi amici, così intimo che ti esclude. Una discussione tra loro, che c'entriamo noi spettatori? Che ne sappiamo noi di tutti gli altri personaggi che hanno popolato la vita dei protagonisti? Perché dovremmo credere sulla parola a ciò che essi ci raccontano?
Un'occasione sprecata per raccontarci qualcosa, tutta concentrata sulle frustrazioni di cinque "giovani vecchi" qualsiasi, al punto da chiedersi perché sia stato ambientato su una terrazza dell'Avana quando avrebbe potuto essere ambientato in un qualsiasi teatro, senza nemmeno una scenografia, ma, soprattutto, in una qualsiasi città del mondo. In nessuna città del mondo, che io sappia, si vive completamente esenti da frustrazioni e disillusioni.
Questo film non è cubano, lo sappiamo: basta guardare la sua scheda e lo apprendiamo. Ma non è cubano in nessun senso, e quando vuole esserlo ci riesce solo in un modo sconcertantemente banale, con quei riferimenti sbrigativi e superficiali a "los dioses de la santeria". Non è cubano soprattutto nello spirito, nella sua dimensione individualista e chiusa a riccio sugli ombelichi dei protagonisti. Il cinema cubano è un'altra cosa. Nel cinema cubano la dimensione individuale è tralasciata – si badi: non dimenticata! – a favore di una dimensione collettiva, e l’individualità acquisisce un valore diverso. L’individuo esiste, eccome: si esprime e occupa il suo spazio, ma non è al centro, e ha valore nella realtà perché questa è la risultante dell'insieme di altri individui.
Questo film, invece, è europeo, perché lo stato d’animo individualistico sovrasta la sottotraccia collettiva, perché è fondato sulla auto indulgenza personale, un canone tipico del Cinema europeo e nordamericano. Ai cubani, in genere, questa cosa non piace. Non so se gli autori avessero in mente un determinato pubblico come destinatario del film, ma mi sentirei di escludere il pubblico cubano: questo film è destinato a noi.
Gli autori ci propongono questa "fotografia", un momento importante della vita dei cinque protagonisti, ma un fotogramma non è onesto se non ci lascia intuire il film da cui è tratto. Non c'entra l'ideologia, ma non riesco a non considerare sospetta questa "ansia" che vi ho colto, di stabilire riferimenti "confortevoli" che ci aiutino a confermare la convinzione che non valga la pena di approfondire quella storia così lontana e così diversa dalla nostra.
Senza volere essere "ideologico", a questo film manca un piccolo sforzo, quello di mettersi nei panni di un popolo che vive in una latitudine diversa dalla nostra, in tutti i sensi, e di comprenderne la storia. Il punto di osservazione prevalente, è "curiosamente" la Spagna, oppure quello dell'amico che ha perfettamente assimilato un certo modello ("se hai i soldi sei qualcuno").
Tutto ciò, senza voler entrare nel merito del "messaggio", nei contenuti dei dialoghi. Non ce l'ho con quella visione estremamente critica nei confronti del "regime", come la nostra "sensibilità" occidentale non perde occasione di definirlo. La stessa sensibilità che poi si sorprende perché "non c'è stata alcuna censura", come tutte le volte sento dire a proposito di molti film cubani, dimostrando una conoscenza di Cuba pari a zero. Ma se proprio devo fare invece una considerazione di carattere ideologico, è questa: mi chiedo perché mai, con tutti i film meravigliosi che Cuba sforna (e tutt'altro che adulatori!), arrivino nelle sale solo questi insopportabili e inutili mattoni.
Dimenticavo: sceneggiatura e regia mediocri, senza nessuna invenzione. Il doppiaggio pessimo uccide la recitazione di due pur splendidi attori come Jorge Perrugoria e Isabel Santos.
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giank51
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domenica 2 novembre 2014
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bisogna conoscere cuba per apprezzare questo film
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Non c'è solamente malinconia in questo film ambientato su una terrazza dell'Avana con il Malecon sullo sfondo.
Si coglie anche una diffusa e sottile poesia nello snodarsi della vicenda. Certo sono in primo piano le difficili situazioni personali dei personaggi. Evidente è la denuncia verso le scelte poitiche che in questi anni hanno condizionato la vita nell'isola ma non lasciamoci trascianare eccessivamente da questo aspetto del film.
Nello svilupparsi della vicenda emerge una grande nostalgia dei protagonisti verso quest'isola "maledetta" che tanto ha promesso ed assai poco ha mantenuto ma che in fondo tutti amano. E' lo scrittore che ritorna dalla Spagna a farsi potavoce di questo sentimento che i suoi amici inizialmente non comprendono.
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Non c'è solamente malinconia in questo film ambientato su una terrazza dell'Avana con il Malecon sullo sfondo.
Si coglie anche una diffusa e sottile poesia nello snodarsi della vicenda. Certo sono in primo piano le difficili situazioni personali dei personaggi. Evidente è la denuncia verso le scelte poitiche che in questi anni hanno condizionato la vita nell'isola ma non lasciamoci trascianare eccessivamente da questo aspetto del film.
Nello svilupparsi della vicenda emerge una grande nostalgia dei protagonisti verso quest'isola "maledetta" che tanto ha promesso ed assai poco ha mantenuto ma che in fondo tutti amano. E' lo scrittore che ritorna dalla Spagna a farsi potavoce di questo sentimento che i suoi amici inizialmente non comprendono. Un brasiliano avrebbe usato un termine che non è presente nelle lingua spagnola: "saudade" per esprime tutto questo.
Ma poetico è lo stesso scenario del film: la lunga ed intima conversazione tra amici, la vita ed i suoni dell'Avana che li circonda e che giungono sino alla loro terrazza.
Infine c'è l'ultimo messaggio: quanti di noi giunti all'età dei protagonisti del film posso fare bilanci sostanziamente diffenti? Dietro a questa giornata tra amici c'è una profonda meditazione sulla vanità della vita ed i suoi piccoli o grandi fallimenti. Ma qui su questa terrazza ci sono almeno degli amici con cui litigare e poi abbracciare.
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flyanto
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martedì 4 novembre 2014
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un gruppo di amici in una terrazza
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Film in cui si racconta di un gruppo di amici a l' Havana che si riunisce una sera in casa o, meglio, sulla terrazza di casa, di uno di loro in occasione del ritorno dopo molti anni dalla Spagna di un altro loro amico. L'atmosfera e la conversazione in generale che verte sui più svariati argomenti riflettono sia i sentimenti di amicizia ed affetto che unisce i vari componenti del gruppo che, allo stesso tempo, i rancori più o meno sopiti dopo così tanti anni nei confronti sia dell'amico scappato in Spagna che della città stessa che tanto dà e tanto toglie. Ma il loro legame e quello soprattutto che tutti hanno con la propria città natale è più forte di tutto.
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Film in cui si racconta di un gruppo di amici a l' Havana che si riunisce una sera in casa o, meglio, sulla terrazza di casa, di uno di loro in occasione del ritorno dopo molti anni dalla Spagna di un altro loro amico. L'atmosfera e la conversazione in generale che verte sui più svariati argomenti riflettono sia i sentimenti di amicizia ed affetto che unisce i vari componenti del gruppo che, allo stesso tempo, i rancori più o meno sopiti dopo così tanti anni nei confronti sia dell'amico scappato in Spagna che della città stessa che tanto dà e tanto toglie. Ma il loro legame e quello soprattutto che tutti hanno con la propria città natale è più forte di tutto....
Quest'ultima pellicola ancora una volta, come nella sua precedente "La Classe", viene diretta dal regista Laurent Cantet al fine di rappresentare principalmente i dialoghi e l'atmosfera in generale degli individui che egli prende in esame: prima erano gli studenti di una scuola superiore, ora un gruppo di amici disillusi di mezza età che si riunisce per festeggiare il ritorno di uno di loro. Ma da quello che anche in questo film si evince è la profonda sensibilità nonchè attenzione e precisione che Cantet possiede di quello che rappresenta,e cioè i sentimenti ed il profondo legame di amicizia di un gruppo di persone, ormai disilluse ed un poco avanti negli anni, che però trovano la forza per tirarre avanti, nonostante le amarezze ed i colpi inferti dalla vita e soprattutto come residenti in una città e in un paese difficile come quello dell' Havana e di Cuba stesso. Ma anche in questo caso, come per ciò che concerne il tema dell'amicizia, Cantet rappresenta l'alternanza di amore-odio che può esistere all'interno di ogni individuo: un'ambivalenza di sentimenti forti e contrari che però fanno parte dell'animo umano e dunque dell'intera esistenza e realtà. E a Cantet, in fin dei conti, interessa proprio ritrarre ciò.
Insomma, un film fortemente evocativo, nostalgico e melanconico con un ritratto sia visivo che descrittivo attraverso le parole dei protagonisti, di una città, l'Havana appunto, memorabile e struggente ma nel cui confronti sicuramente inteso come un grande atto d'amore. Un vero gioiello di film.
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maurizio d
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giovedì 12 marzo 2015
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soffrire ed amare
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Come si puo essere felici in un isola in cui viene negata all'individuo ogni forma di realizzazione di se stesso?
Questo è il dramma che scaturisce dall'incontro di cinque anime su una terrazza affacciata sul Malecon de la Avana.
I sogni che animavano la gioventù dei protagonisti sono stati tutti cancellati , negati dall'angustezza della situazione socio economica,derivata dal regime . Ed intanto ognuno di loro continua ad amare il suo tropico .
E' proprio la tensione odio-amore al centro di questo dramma. C'è innegabilmente molto delle tragedie euripidee
nel film di Cantet, in cui le forti tensioni emotive sono espresse a meraviglia dal cast degli attori .
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Come si puo essere felici in un isola in cui viene negata all'individuo ogni forma di realizzazione di se stesso?
Questo è il dramma che scaturisce dall'incontro di cinque anime su una terrazza affacciata sul Malecon de la Avana.
I sogni che animavano la gioventù dei protagonisti sono stati tutti cancellati , negati dall'angustezza della situazione socio economica,derivata dal regime . Ed intanto ognuno di loro continua ad amare il suo tropico .
E' proprio la tensione odio-amore al centro di questo dramma. C'è innegabilmente molto delle tragedie euripidee
nel film di Cantet, in cui le forti tensioni emotive sono espresse a meraviglia dal cast degli attori .
Come si fa a restare indifferenti di fronte a questi uomini e donne che soffrono e amano nello stesso tempo il loro paese ?
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giacomo2001
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mercoledì 3 gennaio 2018
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ritorno a l'avana
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Io ho avuto l'occasione di poterlo guardare ieri sera in dvd. mi dispiace che ad alucne persone non sia piaciuto , forse perchè non riescono a capire la vera esenza del film. cito la frase di un commento che h letto proprio qui in questo sito : " non risesco a capire come una serie infintia di "ti ricordi?" possa appasionare . un dialogo intimo tra vecchi amici cosi intimo che ti esclude una discussione tra loro che centriamo noi? " nella trama c'è scritto chiaramente che si rincontrano con un loro amico che non vedono da tanto tempo e quindi penso sia piu che normale che in un film che parla proprio di amici che si rincontrano dopo tanti anni al centro del film ci siano i "ti ricordi?" .
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Io ho avuto l'occasione di poterlo guardare ieri sera in dvd. mi dispiace che ad alucne persone non sia piaciuto , forse perchè non riescono a capire la vera esenza del film. cito la frase di un commento che h letto proprio qui in questo sito : " non risesco a capire come una serie infintia di "ti ricordi?" possa appasionare . un dialogo intimo tra vecchi amici cosi intimo che ti esclude una discussione tra loro che centriamo noi? " nella trama c'è scritto chiaramente che si rincontrano con un loro amico che non vedono da tanto tempo e quindi penso sia piu che normale che in un film che parla proprio di amici che si rincontrano dopo tanti anni al centro del film ci siano i "ti ricordi?" . quindi onestsmente non penso che sia una buona motivazione per devalorizzarlo in questo modo. il film al contrario a me è piaciuto tantissimo. dialoghi ben scritti , fotografia bellissima , muscia che ti entra nelle vene. una regia perfetta. il film di laurent cantet è un capolavoro , un gioiello birllante , tutto il mondo dovrebbe vederlo.
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sub.marcos1
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mercoledì 2 settembre 2015
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un film pericoloso
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E' un film chiuso in se stesso perchè il regista non ha permesso, a chi non conosce la storia di Cuba, le sue mille contraddizioni, i suoi mille volti e mille anime, di comprendere. E' risaltata solo la povertà (non associata minimamente all'inumano embargo a cui il popolo cubano è stato costretto dalla democratica America) e la dittatura (senza cogliere le differenze ad esempio con quella sovietica). Le cose accennate nel film (gli interrogativi sul senso della rivoluzione, le restrizioni della libertà, la povertà, ecc.) sono reali, ma come ogni cosa, quando viene decontestualizzata perde senso. L'impero americano è a solo 90 miglia; la CIA sappiamo come opera; dopo la caduta del muro di Berlino sono venuti a mancare 5 miliardi di rubli frutto del commercio con i paesi socialisti; il blocco economico imposto dagli USA ha messo in ginocchio Cuba; ma la sanità pubblica è restata la migliore del centro e sud america; la scuola ha mantenuto un buon livello e l'assistenza sociale funziona per quel che può.
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E' un film chiuso in se stesso perchè il regista non ha permesso, a chi non conosce la storia di Cuba, le sue mille contraddizioni, i suoi mille volti e mille anime, di comprendere. E' risaltata solo la povertà (non associata minimamente all'inumano embargo a cui il popolo cubano è stato costretto dalla democratica America) e la dittatura (senza cogliere le differenze ad esempio con quella sovietica). Le cose accennate nel film (gli interrogativi sul senso della rivoluzione, le restrizioni della libertà, la povertà, ecc.) sono reali, ma come ogni cosa, quando viene decontestualizzata perde senso. L'impero americano è a solo 90 miglia; la CIA sappiamo come opera; dopo la caduta del muro di Berlino sono venuti a mancare 5 miliardi di rubli frutto del commercio con i paesi socialisti; il blocco economico imposto dagli USA ha messo in ginocchio Cuba; ma la sanità pubblica è restata la migliore del centro e sud america; la scuola ha mantenuto un buon livello e l'assistenza sociale funziona per quel che può....Tutto questo nel film non c'è. E se non ne sei a conoscenza ti ritrovi a pensare che a Cuba il popolo era solo oppresso....mentre noi, che viviamo in una dittatura bianca, nascosta dietro i sorrisi dei potenti, ci sentiamo liberi e democratici. Questa è la pericolosità del film....una occasione persa perchè è ben girato e l'idea poteva essere sviluppata meglio.
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pressa catozzo
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giovedì 30 ottobre 2014
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una perla
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Opera meritevole di visione, un occhio attento ne verra coinvolto nell'apprezzarne la regia. Il mondo è pieno di oppressi . Non esistono dittature buone.
Eccellente montaggio fotografia e colonna sonora. Ottimo doppiaggio. Da applaudire come se si fosse a teatro.
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(di sub.marcos1)
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