marcomponti
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venerdì 14 agosto 2015
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3 intelligenze a confronto in un film notevole
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Caleb Smith è un giovane e promettente programmatore e lavora per il più grande e importante motore di ricerca del mondo (l’equivalente del nostro Google). Dopo aver vinto un concorso interno avrà il diritto di trascorrere una settimana in compagnia del giovane ed eccentrico capo, Nathan Bateman, nella sua residenza iper-tecnologica, sperduta tra le montagne. Una volta arrivato scoprirà il vero motivo del suo viaggio: dovrà aiutare Nathan testare Eva, la più avanzata forma di intelligenza artificiale umanoide mai creata dall’uomo, per stabilire quanta coscienza abbia di sé la “macchina” tramite una versione avanza del test di Turing ribaltato. Sarà infatti Caleb a dover stabilire se, pur sapendo che Eva è una macchina, sia egli stesso in grado di affezionarsi a lei e provare sentimenti e pulsioni nei suoi confronti.
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Caleb Smith è un giovane e promettente programmatore e lavora per il più grande e importante motore di ricerca del mondo (l’equivalente del nostro Google). Dopo aver vinto un concorso interno avrà il diritto di trascorrere una settimana in compagnia del giovane ed eccentrico capo, Nathan Bateman, nella sua residenza iper-tecnologica, sperduta tra le montagne. Una volta arrivato scoprirà il vero motivo del suo viaggio: dovrà aiutare Nathan testare Eva, la più avanzata forma di intelligenza artificiale umanoide mai creata dall’uomo, per stabilire quanta coscienza abbia di sé la “macchina” tramite una versione avanza del test di Turing ribaltato. Sarà infatti Caleb a dover stabilire se, pur sapendo che Eva è una macchina, sia egli stesso in grado di affezionarsi a lei e provare sentimenti e pulsioni nei suoi confronti.
Il primo lavoro di questo regista esordiente risulta essere davvero ben riuscito. Attraverso una sceneggiatura eccezionale, fatta di domande acute e risposte sagaci, un’ambientazione a tratti claustrofobica dove tutto (o quasi) è ripreso da telecamere, il regista imbastisce una sofisticata ed entusiasmante “partita a scacchi a 3”, un incontro/scontro tra tre intelligenze diverse, dove lo spettatore arriva a chiedersi chi sia veramente la cavia e chi il tester, arrivando ad un finale tutt’altro che scontato. Anche la musica e la colonna sonora, seppur a tratti abusata, risulta efficace per raggiungere lo scopo.
Il tema trattato in questo film è tutt’altro che una novità: la ricerca dell’uomo di sostituirsi a Dio per cercare di creare la vita intelligente; questo continuo progresso, perfezionamento, nello spasmodico tentativo di creare una macchina talmente simile agli esseri umani da non essere in grado di distinguerla da essi, rendendola acuta, ironica, sensuale, ma allo stesso tempo, violenta e aggressiva. I riferimenti a Spielberg e Kubrick si sprecano, ovviamente, ma questo lavoro riesce a fornire, grazie a dialoghi da antologia e alla bravura degli attori, una componente emotiva e di tensione che, per certi versi, mancava nei lavori degli illustri predecessori, ricavandosi una nicchia nell’olimpo dei film del genere.
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ericanobis_
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mercoledì 5 agosto 2015
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un film delicato e che fa usare il cervello
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Ieri sera sono andata a vedere "Ex Machina" e devo dire che... mi è piaciuto! Certo, nulla di spettacolare o fuori dal comune ma comunque lo reputo un buon film.
Questa pellicola è scritta e diretta da Alex Garland (sceneggiatore di "Sunshine", "Non lasciarmi") e vede come protagonisti Oscar Isaac, Domhnaal Gleeson e Alicia Vikander.
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Ieri sera sono andata a vedere "Ex Machina" e devo dire che... mi è piaciuto! Certo, nulla di spettacolare o fuori dal comune ma comunque lo reputo un buon film.
Questa pellicola è scritta e diretta da Alex Garland (sceneggiatore di "Sunshine", "Non lasciarmi") e vede come protagonisti Oscar Isaac, Domhnaal Gleeson e Alicia Vikander.
Il film gioca molto sulla suspense, sul "dico non dico"/"vedo non vedo" e trovo che sia proprio questa caratteristica che lo rende così coinvolgente. Certo che, se non ci fosse stato questo, il film sarebbe di una noia assoluta essendo che ha un ritmo estremamente lento. Alcuni definiscono il rapporto tra il Creatore (Isaac), il ragazzo (Gleeson) e il robot (Vikander) come un triangolo amoroso ma io la penso esattamente l'opposto. Non esiste alcun rapporto amoroso tra il Creatore e la sua creatura perché non ci sono le basi per sostenere questo, anzi, sembra proprio che tra i due ci sia una sorta di odio reciproco che solamente alla fine viene palesato. La cosa che ancora non capisco è il motivo per cui il personaggio interpretato da Isaac costruisca questi modelli ultra-tecnologici. Nel film questo non viene spiegato ma forse ci sono degli indizi che nascondono questo motivo (è un film da vedere più volte per poterlo apprezzare al meglio). Si capisce solo che, vivendo in totale isolamento dalla realtà, il Creatore si costruisce per sé questi modelli e li adatta esteriormente ai suoi gusti sessuali (quando alla fine il giovane ragazzo apre le porte/armadio della stanza di Isaac si scoprono vari "involucri" riconducibili a ragazze di etnie diverse).
Devo dire che il personaggio più sorprendente del film è sicuramente Ava, il robot super intelligente (forse troppo) e, bisogna dirlo, molto ma molto furba. Come ho detto prima, la pellicola sembra svilupparsi molto lentamente ma verso la conclusione, poco prima della "spannung" finale, questo thriller ci sorprende ancora. Sembra quasi che l'interpretazione che abbiamo dato fino a quel momento sia completamente sbagliata, come se il giudizio che abbiamo dato ai personaggi sia l'opposto di quello che veramente è. Lo so, è difficile da spiegare ma non resta che andare a vedere il film.
Solo un'ultima cosa... Mi sento di fare una raccomandazione: state attenti ad ogni particolare e prestate attenzione a tutto quello che viene detto o fatto perché altrimenti si cade nell'idea sbagliata che sia un film del cavolo quando invece non lo è per niente (ovviamente parlo di gusti personali).
Sottolineo che non ha nulla a che fare con i film sui robot che si vedono ultimamente in sala, tipo "Humandroid" o "Pacific Rim", anzi al contrario è un film molto delicato e poco d'azione (si svolge interamente in tre stanze in croce e i suoni fuori campo sono totalmente assenti).
Rinnovo ancora il mio consiglio di andare a vederlo poiché è uno dei pochi film "estivi" (nel senso che escono d'estate ;) ) che fanno usare il cervello.
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meolo
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domenica 9 agosto 2015
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film delicato e raffinato
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Fin da subito si capisce che EX Machina è un film che vuole impressionarti e coinvolgerti facendo leva sulle idee, piuttosto che sugli effetti speciali. La trama ruota intorno a tre soli personaggi (Caleb, Nathan e Ava), ma risulta comunque molto intrigante man mano che si procede con la narrazione, soprattutto riguardo ai dubbi e la diffidenza di Caleb verso gli altri personaggi, il misterioso capo Nathan e la strabiliante Ava. I dialoghi sono accuratamente studiati e intelligenti, le musiche sono adeguate al luogo dove si svolge la vicenda, una claustrofobica abitazione high-tech in mezzo alla natura e priva di contatti con il mondo esterno. La regia di Alex Garland è astuta e abile nel caratterizzare i personaggi e farne risaltare le loro sfumature.
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Fin da subito si capisce che EX Machina è un film che vuole impressionarti e coinvolgerti facendo leva sulle idee, piuttosto che sugli effetti speciali. La trama ruota intorno a tre soli personaggi (Caleb, Nathan e Ava), ma risulta comunque molto intrigante man mano che si procede con la narrazione, soprattutto riguardo ai dubbi e la diffidenza di Caleb verso gli altri personaggi, il misterioso capo Nathan e la strabiliante Ava. I dialoghi sono accuratamente studiati e intelligenti, le musiche sono adeguate al luogo dove si svolge la vicenda, una claustrofobica abitazione high-tech in mezzo alla natura e priva di contatti con il mondo esterno. La regia di Alex Garland è astuta e abile nel caratterizzare i personaggi e farne risaltare le loro sfumature. Gli attori mi hanno particolarmente convinto, soprattutto Oscar Isaac. Il finale è aspro e allarmante, fornisce sicuramente molti spunti riflessivi sul tema dell'intelligenza artificiale, qui trattato egregiamente. Non è un capolavoro, a causa di alcuni punti in cui il ritmo è eccessivamente lento, ma un ottimo film di fantascienza, di rara intelligenza e spessore.
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maramaldo
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sabato 15 agosto 2015
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fantascienza d'autore...
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di un autore che mi ha intrigato più delle problematiche della sua opera prima. Evidentemente, Alex Garland si è stancato di lavorare a mezzadria come scrivere un romanzo perchè altri ci faccia un film o scrivere una sceneggiatura per una storia raccontata da un altro. E così il Nostro si è sentito maturo per montare in proprio un lavoro dove riversare l'esperienza accumulata nei precedenti part time. Padronanza del linguaggio cinematografico, dell'impiego dei trucchi e degli effetti speciali con risultati gradevoli e convincenti. Non una banalità o una sbavatura nelle ambientazioni o nelle atmosfere. E poi, gusto per mistero, avventura, scoperta, sorpresa.
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di un autore che mi ha intrigato più delle problematiche della sua opera prima. Evidentemente, Alex Garland si è stancato di lavorare a mezzadria come scrivere un romanzo perchè altri ci faccia un film o scrivere una sceneggiatura per una storia raccontata da un altro. E così il Nostro si è sentito maturo per montare in proprio un lavoro dove riversare l'esperienza accumulata nei precedenti part time. Padronanza del linguaggio cinematografico, dell'impiego dei trucchi e degli effetti speciali con risultati gradevoli e convincenti. Non una banalità o una sbavatura nelle ambientazioni o nelle atmosfere. E poi, gusto per mistero, avventura, scoperta, sorpresa. Senza tralasciare riflessioni sardoniche su umanità e società. Alle spalle una vasta cultura letteraria dei cui spunti fa man bassa (per la gioia dei commentatori) e, probabilmente, una competenza su concetti scientifici dei quali, a dir il vero, fa un uso disinvolto. E a ragione, altrimenti non sarebbe fanta...scienza.
Un uso spensierato e allegro: Alex Garland è, forse senza saperlo, un umorista. Immaginare di costruire un meccanismo per destinarlo a comportamenti ed emotività umane, femminili per giunta, offre materia per poterci ridere su. Alberto Sordi, che se ne intendeva (di umorismo), nel 1980 produsse un film Io e Caterina dove un robot con sembianze di donna, agiva da perfetta colf ma col tempo andò sviluppando sentimenti possessivi nei confronti del padrone culminati in una scenataccia di gelosia per la presenza in casa di una femmina in carne ed ossa. C'è qualche punto di contatto con Ex_Machiina.
Venendo al film, proprio nel truculento finale, succede qualcosa che potrbbe essere intravista come un'incongruenza logica. Le creature decidono di sopprimere il creatore, cosa su cui si può anche essere d'accordo avendolo conosciuto. Ma che fa Ava dopo che la sorniona Kyoko gli ha ficcato un coltellaccio nel petto? Lo estrae con delicatezza e glielo infila con precisione dalla parte opposta di dietro. Perchè una mente come quella di Ava, che avrà immagazzinate milioni di informazioni, compie questo gesto superfluo dato che il povero Nathan era già spacciato? Non siamo in presenza di un comportamento irrazionale, dell'accanimento astioso di una donnicciola inviperità?
Nonostante ciò, Ex_ Machina diventerà cult. E lo dovrà a Sonoya Mizuno, la Buster Keaton del Sol Levante, la prodigiosa Kyoko che riesce a distillare l'odio più assassino senza batter ciglio, senza muover un muscolo facciale. E senza proferire sillaba. L'aver creato un essere femminile senza il dono (?) della parola è da malnato maschilista ma possiamo trascurare la vis comica della maligna trovata che assicura il sorriso a buona parte del film? E poi, il clou che lo renderà memorabile: lo stacchetto disco-dance eseguito da Nathan e dall'ineffabile Kyoko. Probabilmente escogitato per dare una scossa al racconto che stava impantandosi nella chiacchiera, si è rivelata la sequenza più esilarantre, la più euforizzante, da non stancarsi mai di rivederla.
Ma non dimentichiamo i messaggi seri. Qualche apprensione per chi preferirebbe confrontarsi e gestire due o tre relais e qualche fascio di sensori.
Garland, spirito leggero, ama la donna. E lo dimostra quando Ava fugge. Indossato il più bell'abito che ha trovato, non si muove più come Pinocchio, ma si dirige decisa verso l'elicottero che la porterà nel mondo, con la falcata e il portamento di una top model.
Che l'I.A. sia femmina?
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forrest91
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martedì 21 luglio 2015
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chi è uomo e chi è macchina?
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un programmatore informatico viene scelto casualmente per un test con una macchina super avanzata, la piu avanzata mai costruita. Tramite il test di Touring dovrà verificare se si tratta di una vera e propria intelligenza artificiale. Il film risulta essere scorrevole con una piu discreta interpretazione di Donhall Gleeson (Caleb) e del suo datore di lavoro (Oscar Isaac) nonche creatore di Ava (la presunta IA), coppia che pare rivedremo nel sequel di Star wars. Il rapporto uomo macchina fra Caleb e Ava si fa sempre piu "umano", intensificato dai dubbi e le paure di Caleb, che ha un pensiero piu pragmatico e in contrasto con la visione piu astratta e istintiva di Nathan.
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un programmatore informatico viene scelto casualmente per un test con una macchina super avanzata, la piu avanzata mai costruita. Tramite il test di Touring dovrà verificare se si tratta di una vera e propria intelligenza artificiale. Il film risulta essere scorrevole con una piu discreta interpretazione di Donhall Gleeson (Caleb) e del suo datore di lavoro (Oscar Isaac) nonche creatore di Ava (la presunta IA), coppia che pare rivedremo nel sequel di Star wars. Il rapporto uomo macchina fra Caleb e Ava si fa sempre piu "umano", intensificato dai dubbi e le paure di Caleb, che ha un pensiero piu pragmatico e in contrasto con la visione piu astratta e istintiva di Nathan. Fra una citazone filosofica e richiami alla sfera sessuale, lo spettatore tende a perdersi in questo rapporto crescente fra uomo e macchina fino a chiedersi, come di fatto fa il protagonista, chi veramente sia umano e chi artificiale e se ne esiste una sostanziale differenza, fino ad arrivare alla svolta finale che in un certo senso premia (eccessivamente!) il lavoro di Nathan, che ha giocato a fare Dio e alla fine si è spinto troppo oltre. In conclusione il film è godibile, un po lento in certi passaggi ma crea un crescente livello di tensione che tiene attento lo spettatore fino all atto finale. La scelta si è dunque rivelata azzeccata.
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aristoteles
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mercoledì 2 settembre 2015
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nathan il superbo
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Un prodotto originale con un ottimo finale.
Buone anche la fotografia e l'ambientazione.
Convincente la trama anche se a volte si eccede nella caratterizzazione dei personaggi.
Nathan è troppo presuntuoso,si identifica come un Dio onnipotente poco saggio ed eccessivamente malvagio nei confronti delle sue creature.
Caleb pecca troppo di ingenuità, perchè tra le prime domande di Ava,una è veramente diretta: sei libero??? e poi complessivamente si ha quella sensazione,scontata, che venga messo in quel ruolo per fare la fine del baccalà fritto.
Ava è il personaggio più riuscito,lucido e cinico,ma credo che il regista l'abbia volutamente messa "al di sopra" dei personaggi umani.
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Un prodotto originale con un ottimo finale.
Buone anche la fotografia e l'ambientazione.
Convincente la trama anche se a volte si eccede nella caratterizzazione dei personaggi.
Nathan è troppo presuntuoso,si identifica come un Dio onnipotente poco saggio ed eccessivamente malvagio nei confronti delle sue creature.
Caleb pecca troppo di ingenuità, perchè tra le prime domande di Ava,una è veramente diretta: sei libero??? e poi complessivamente si ha quella sensazione,scontata, che venga messo in quel ruolo per fare la fine del baccalà fritto.
Ava è il personaggio più riuscito,lucido e cinico,ma credo che il regista l'abbia volutamente messa "al di sopra" dei personaggi umani.
L'evoluzione in fondo è cambiamento,sacrificio,ma senza una partecipazione emotiva,che Ava non ha,diventa distruzione.
Alla fine il superbo Dio Nathan fallisce su tutta la linea,
Per l'evoluzione della specie meglio affidarsi alla natura e per chi ci crede ,in Dio.
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kalamin
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domenica 13 settembre 2015
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miglior film sulla ai da 50 anni a questa parte
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Il film di Garland è senz'altro un ottimo prodotto per un pubblico colto, a cui però manca la scintilla del genio, in gran parte perché l'argomento scelto, molto tosto e non certo per tutti, viene affrontato con un piglio eccessivamente didascalico, intellettuale e, anche, morale (quasi tangente al moralismo).
Ne sono testimonianza le fittissime citazioni colte, sia di tipo cinefilo che letterario; ovviamente si possono citare (senza incorrere negli spoiler anticipaticissimi di altre recensioni) il personaggio di Bateman sospeso a metà tra il colonnello Kurtz e il Barbablu di Bartok, i tanti omaggi al 2001 di Kubrick, sia profondi (si noti il contrasto nella dimensione cromatica - freddo vs.
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Il film di Garland è senz'altro un ottimo prodotto per un pubblico colto, a cui però manca la scintilla del genio, in gran parte perché l'argomento scelto, molto tosto e non certo per tutti, viene affrontato con un piglio eccessivamente didascalico, intellettuale e, anche, morale (quasi tangente al moralismo).
Ne sono testimonianza le fittissime citazioni colte, sia di tipo cinefilo che letterario; ovviamente si possono citare (senza incorrere negli spoiler anticipaticissimi di altre recensioni) il personaggio di Bateman sospeso a metà tra il colonnello Kurtz e il Barbablu di Bartok, i tanti omaggi al 2001 di Kubrick, sia profondi (si noti il contrasto nella dimensione cromatica - freddo vs. rosso) che superficiali (gli elementi alle porte simil-HAL), la strizzata d'occhio a David Lynch (nel ballo e in certe atmosfere oniriche), etc.
I pregi della sceneggiatura a mio parere sono soprattutto due: il primo è aver evitato, e anzi averlo contrastato con una certo auto-compiacimento, un lieto fine di stampo modernista, distinguendosi così e staccandosi decisamentee da altri prodotti più mainstream, come HER (che gli contenderebbe il titolo informale a cui mi riferisco nel titolo della recensione almeno per tre quarti della narrazione). Il secondo è aver inserito, nel giusto ritmo narrativo e senza esagerare, ottimi spunti per una riflessione fondata sullo stato dell'arte dell'AI (buona per chi se ne intende, per chi se ne interesssa, o per entrambe queste categorie di persone). Sul grande schermo (perché sul piccolo c'è il piccolo capolavoro "black mirror") non si è mai visto parlare di test di Turing, di behaviorismo, di meccanicismo, di embodiment e del contrasto simulazione/emulazione nella AI con così tanta perizia e sensibilità per temi che il grande pubblico conosce solo da seconde o terze fonti (spesso giornalistiche), e quasi sempre non può fare a meno di fraintendere. Il tema della capacità di persuasione (che è molto più centrale nel gioco di Turing di quello spesso citato dell'inganno), così come quello del linguaggio come strumento di corteggiamento (cf. Miller) e di mutuo convincimento e co-produzione della verità, viste come capacità che una macchina deve esibire non tanto per potersi dire "intelligente" o "pensante", ma bensì "simile" a noi, sono trattati molto raramente, e direi mai con tale misura e accuratezza. Anche gli sproloqui pseudo-scientifici (di cui non è privo neppure Blade Runner) sono a zero, e quando il protagonista parla di wetware per dare qualche giustificazione, bisogna congratularsi con chi della produzione ha messo a libro paga consulenti non invadenti (vero Nolan?) ma molto preparati. Se infine si aggiunge che la colonna sonora è un capolavoro nel suo genere (minimalista, dronico); le scenografie meravigliose (nella loro sintesi perfetta e diabolica tra natura e tecnologia), e tanto algidamente inquietanti quanto l'Overlook Hotel di Kubrick; gli attori di grandezza teatrale e azzeccatissimi (forse proprio con la sola eccezione della protagonista femminile), non può che discendere una grande ammirazione per questo film e un giudizio di 4 stelle piene piene. Il mio consiglio per tutti gli appassionati del genere è di andarlo a vedere senza pregiudizi, anzi tranquillamente convinti del fatto che Alex Garland abbia studiato molto per fare questo film (come fece con Sunshine), e che abbia talento registico (montaggio, fotografia, casting, sceneggiatura) da vendere.
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dhany coraucci
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mercoledì 19 agosto 2015
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brividi tech nella fortezza del moderno barbablù
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Per una divoratrice di film come me l'estate è il tempo della dieta. I film delle arene estive li ho già visti tutti, al cinema servono piatti leggeri, con poche calorie e poco gusto. Ma questa è un'estate imprevedibile, non soltanto per il clima sempre più tropicale che la caratterizza: ho fatto due scorpacciate prelibatissime, nel menù la fantascienza cosiddetta “psicologica” di cui io vado matta. La prima è stata Predestination dei fratelli Spierig, la seconda è Ex Machina, un altro strabiliante, raffinatissimo, appetitoso piatto da vero Chef. Quasi mi dispiace che un film così bello sia stato servito in un periodo di forzato regime dietetico ma si può correre ai ripari e dunque sono qui a esortarvi di ignorare tutte le bilance e.
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Per una divoratrice di film come me l'estate è il tempo della dieta. I film delle arene estive li ho già visti tutti, al cinema servono piatti leggeri, con poche calorie e poco gusto. Ma questa è un'estate imprevedibile, non soltanto per il clima sempre più tropicale che la caratterizza: ho fatto due scorpacciate prelibatissime, nel menù la fantascienza cosiddetta “psicologica” di cui io vado matta. La prima è stata Predestination dei fratelli Spierig, la seconda è Ex Machina, un altro strabiliante, raffinatissimo, appetitoso piatto da vero Chef. Quasi mi dispiace che un film così bello sia stato servito in un periodo di forzato regime dietetico ma si può correre ai ripari e dunque sono qui a esortarvi di ignorare tutte le bilance e.... abbuffarvi al più presto! E' indispensabile, infatti, che lo vediate al cinema perché è anche un thriller di rara e mirabile fattura e la tensione creata è tale da meritare il grande schermo e la più alta concentrazione. Alex Garland, inglese, classe 1970, è sceneggiatore e regista e questo è il primo film che dirige, ma è soprattutto uno scrittore ed è importante da sottolineare perché si muove con una padronanza assoluta del linguaggio, della tecnica, della trama e della costruzione dei personaggi al punto che il film risulta così denso e profondo e inquietante e pur tuttavia così scorrevole, ritmato e avvincente da far dimenticare che per la maggior parte si svolge in una stanza asettica e disadorna dove non succede nulla, si parla soltanto. Siamo in un edificio o, per meglio dire, una fortezza iper tecnologica e sperduta, incastonata in una regione selvaggia e inaccessibile della Norvegia, tra ghiacciai, fitti boschi e splendide cascate incontaminate dove il genio dell'informatica Nathan (Oscar Isaac), potentissimo proprietario di un fac simile di Google e scienziato ha invitato il più brillante dei suoi programmatori, Caleb (Domhnall Gleeson), a trascorrere con lui una settimana per testare la sua ultima, segreta invenzione, Ava (ma si pronuncia Eva), una donna robot dotata, almeno nelle intenzioni, di intelligenza artificiale. Ava (la svedese Alicia Vikander) è una vera meraviglia, a partire dall'aspetto: fonde carne, circuiti e resina trasparente così come nell'indole amalgama la più intrigante sensualità con la dolcezza e la fragilità di una bambina che guarda il mondo per la prima volta. Non va raccontato nulla di più e premuratevi di non sapere altro; vi dirò soltanto che all'arrivo del giovane Caleb, il padrone di casa lo accoglie con la stessa ambigua affabilità di Barbablù: gli consegna una chiave (naturalmente elettronica) dicendogli che ha libero accesso a tutte le stanze della tenuta tranne che a quelle che la chiave non apre, in queste ultime, infatti, è proibito entrare. Una nota merita la colonna sonora, altrettanto raffinata, rarefatta e persuasiva nonché oggetto di una curiosità. Innanzitutto vede la partecipazione di Geoff Barrow (ex Portishead) e del compositore inglese Ben Salisbury e abbina a una partitura sintetica un tappeto di suoni dolci, organici e “umani”; i due l'avevano scritta per Dredd di cui Alex Garland era sceneggiatore ma a Hollywood era sembrata troppo strana per un film del genere (non a caso il protagonista era Sylvester Stallone) e l'avevano cestinata. Per fortuna!
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fabal
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lunedì 24 agosto 2015
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nathan, ovvero il già visto prometeo
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Il giovane Caleb, dipendente di un colosso dell'informatica, si reca alla residenza del fondatore dell'azienda, dove scopre di essere stato scelto per un compito delicato. Dovrà interagire con l'intelligenza artificiale ideata da Nathan dopo lunghi anni di lavoro. Il rapporto con Ava, l'i.a. dall'aspetto femminile, è inizialmente positivo e sorprende Caleb, ma poi alcune anomalie fanno emergere inquietanti sospetti.
Il film dell'esordiente Garland parte molto bene, e senza preamboli crea un bellissimo effetto fotografic,o spezzando la tematica fantascientifica con una cornice paesaggistica. L'isolata magione di Nathan tutto sembra tranne che un laboratorio, con tanto di rocce e finestroni sul landscape.
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Il giovane Caleb, dipendente di un colosso dell'informatica, si reca alla residenza del fondatore dell'azienda, dove scopre di essere stato scelto per un compito delicato. Dovrà interagire con l'intelligenza artificiale ideata da Nathan dopo lunghi anni di lavoro. Il rapporto con Ava, l'i.a. dall'aspetto femminile, è inizialmente positivo e sorprende Caleb, ma poi alcune anomalie fanno emergere inquietanti sospetti.
Il film dell'esordiente Garland parte molto bene, e senza preamboli crea un bellissimo effetto fotografic,o spezzando la tematica fantascientifica con una cornice paesaggistica. L'isolata magione di Nathan tutto sembra tranne che un laboratorio, con tanto di rocce e finestroni sul landscape. Questo relax introduttivo non sembra ingannevole, né destinato ad invertirsi bruscamente.
Dopo la prima mezz'ora però, l'interesse scenografico deve ovviamente cedere all'anima fantascientifica che Ex machina affronta con grande delicatezza. Il rapporto tra Caleb ed Ava attinge più alla sensibilità umana che all'aspetto tecnologico, lettura che vorrebbe distanziare il film da paragoni troppo impegnativi con i progenitori alla Blade Runner o 2001. Ma Garland nemmeno vuole somigliare allo struggente A.I. di Spielberg, cercando il suo equilibrio in una sorta di thriller psicologico. Sono i reciproci sospetti tra creato e creatore ad animare Ex machina, con l'intermediario Gleeson a chiedersi se non sia lui l'unico burattino.
Questa tensione funziona finché le carte non vengono scoperte, troppo precocemente, ed il film è costretto ad inventarsi la svolta che sulle prime sembrava voler evitare. Le allegorie diventano così elementari e sfociano nel già visto: il creatore che si crede un dio è il Prometeo che già Frankenstein aveva reso "moderno". Anche la ribellione dell'i.a. non può, a questo punto, essere un legittimo colpo di scena né evitare lo scomodo paragone con Hal 9000.
Ex machina verso la fine diventa quel che all'inizio voleva esorcizzare: un richiamo al plot classico nel duello uomo-macchina e, pur senza citazioni, rimane vittima di uno svolgimento già visto e inevitabile. Pertanto il finale è deludente.
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filippo catani
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lunedì 24 agosto 2015
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tecnologia e filosofia
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Un giovane e abilissimo programmatore viene invitato nella residenza del capo del motore di ricerca per testare qualcosa di assolutamente nuovo ovvero la prima intelligenza artificiale.
Un cervello creato in tutte le sue minime parti in laboratorio e capace secondo il suo creatore di comportarsi come quello umano. Il direttore del motore di ricerca che dice che non è una questione di se sia possibile ma solo di quando sarà possibile. Da tutto questo prende le mosse questo bellissimo e intricato film che mescola al suo interno vari generi cinematografici (dramma, fantascienza, thriller) e che solleva inquietanti interrogativi sul futuro che ci aspetta il tutto immersi in una serie di panorami fantastici.
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Un giovane e abilissimo programmatore viene invitato nella residenza del capo del motore di ricerca per testare qualcosa di assolutamente nuovo ovvero la prima intelligenza artificiale.
Un cervello creato in tutte le sue minime parti in laboratorio e capace secondo il suo creatore di comportarsi come quello umano. Il direttore del motore di ricerca che dice che non è una questione di se sia possibile ma solo di quando sarà possibile. Da tutto questo prende le mosse questo bellissimo e intricato film che mescola al suo interno vari generi cinematografici (dramma, fantascienza, thriller) e che solleva inquietanti interrogativi sul futuro che ci aspetta il tutto immersi in una serie di panorami fantastici. Una macchina può provare sentimenti? Se sì come si comporterebbe? Potrebbe ribellarsi al suo creatore. Inoltre c'è il tema di più stretta attualità e cioè quello dello sfruttamento dei dati personali e delle ricerche che facciamo tramite i motori di ricerca per dare forma alle passioni della macchina. Il proprietario del motore di ricerca infatti si fa beffe del rispetto della privacy. Un finale onirico e inquietante è la ciliegina sulla torta di quest'opera. Ottime anche le interpretazioni. Unico neo la pessima distribuzione italiana che non solo passa questo film in ritardo di mesi rispetto agli altri paesi ma perdipiù lo seppellisce nel periodo estivo; un trattamento davvero immeritato per una pellicola così di qualità.
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