elgatoloco
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lunedì 8 maggio 2017
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contaminazione felice di generi
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Felice contaminazione di generi diversi(science-fiction, dramma, film tecnologico, anzi iper-tecnologico, rivisitazione di "Frankenstein"con forti contaminazioni letterarie,"gotiche"nell'accezione più ampia del lemma, ovviamente"Film robotico"-un"sottogenere"che comunque esiste). "Ex Machina"di Garland è senz'altro anche un "thriller", gioca senza sbavature"nuovissime"(non ci sono"intermittenze", manca il montaggio"selvaggio", ossia iperveloce, è anche un'avventura delicatamente erotica, dove sovviene un precedente letterario importante, "Alien Sex"(in italiano "Fantasex", ediz.
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Felice contaminazione di generi diversi(science-fiction, dramma, film tecnologico, anzi iper-tecnologico, rivisitazione di "Frankenstein"con forti contaminazioni letterarie,"gotiche"nell'accezione più ampia del lemma, ovviamente"Film robotico"-un"sottogenere"che comunque esiste). "Ex Machina"di Garland è senz'altro anche un "thriller", gioca senza sbavature"nuovissime"(non ci sono"intermittenze", manca il montaggio"selvaggio", ossia iperveloce, è anche un'avventura delicatamente erotica, dove sovviene un precedente letterario importante, "Alien Sex"(in italiano "Fantasex", ediz.USa originale 1990, ediz.italiana 1998), antologia di scrittori e scrittrici di science-fiction, fantasy e"gotico"di ottimo livello, si parla più che altro di"alieni", ma il rapporto alieno-automa(qui felicemente rimarcato, dato che l'"automa perfetto"è comunque"alieno"rispetto alla comprensione umana, anche per l'intelligentissimo protagonista del film, sottoposto(almeno ciò sembra di primo acchito)al famoso test di Turing...sul rapporto mente umana-computer... Parlavo della"classicità"stilistica del film, del suo non ricorrere a particolari"trucchi"o meglio artifici tecnologici(salvo il gioco di luci, continuo, quanto necessario all'economia narrativa), per cui abbiamo una sintesi efficace di motivi archetipici(la femminilità, il"maschio", comunque declinato)e di una tecnologia che "non invade mai la scena"(lo schermo, dovremmo dire, ma la m.d.p.lavora anche teatralmente, in questo caso e lo fa"pour cause"), per dirla con una formula. Dietro c'è, ancora, il tema dell'identità, ben"rappresentato"dalle/dagli interpreti. Rimane un po'misterioso il titolo, mutuato dalla dizione classica"deus ex machina", dove si intendeva la divinità che la macchina teatrale cala in scena la divinità preposta a una determinata azione-e tutto sommato qui troviamo più che altro una"dea ex machina", senza peraltro voler anticipare il finale... El Gato
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renatoc.
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sabato 19 maggio 2018
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film ben fatto, idea antica!
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Il film è ben fatto, anche se un po' claustrofobico e lento, sia nelle azioni che nella colonna sonora! L'idea, comunque non è nuova, quella del robot che si ribella al costruttore! Il caso cinematografico più classico è quello dell'elaboratore AL 9000 di "2001 - Odissea nello spazio" di S. Kubrick! Ma l'dea è ancora precedente: quando ero bambino (anni '50) trasmettevano delle storielle per ragazzi alla radio e ne ricordo che una che terminava con voci di strilloni che gridavano:"Edizione straordinaria - Un automa uccide il suo costruttore!" La cosa si ripete anche in questo film in cui il costruttore viene ucciso da due automi dalle sembianze femminili create da lui! La differenza sta nel fatto che qui gli automi hanno anche del sentimento ed il giovane protagonista viene chiamato nel bunker del suo capo proprio per testare se l'automa Ava è veramente intelligente ed ha veramente dei sentimenti! Il giovane finisce con l'innamorarsene anche se Ava di essere umano ha solo il volto, e programmano di fuggire insieme! Ava però frega tutti, uccide il suo costruttore e, dopo essersi ricoperta il corpo con la pelle di altri automi femminili costruiti in precedenza, se ne va nel mondo lasciando il ragazzo prigioniero dentro il bunker! Ottima la scenografia e l'dea che durante i black-out il protagonista ed il robot potessero parlare liberamente senza essere uditi, invece.
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Il film è ben fatto, anche se un po' claustrofobico e lento, sia nelle azioni che nella colonna sonora! L'idea, comunque non è nuova, quella del robot che si ribella al costruttore! Il caso cinematografico più classico è quello dell'elaboratore AL 9000 di "2001 - Odissea nello spazio" di S. Kubrick! Ma l'dea è ancora precedente: quando ero bambino (anni '50) trasmettevano delle storielle per ragazzi alla radio e ne ricordo che una che terminava con voci di strilloni che gridavano:"Edizione straordinaria - Un automa uccide il suo costruttore!" La cosa si ripete anche in questo film in cui il costruttore viene ucciso da due automi dalle sembianze femminili create da lui! La differenza sta nel fatto che qui gli automi hanno anche del sentimento ed il giovane protagonista viene chiamato nel bunker del suo capo proprio per testare se l'automa Ava è veramente intelligente ed ha veramente dei sentimenti! Il giovane finisce con l'innamorarsene anche se Ava di essere umano ha solo il volto, e programmano di fuggire insieme! Ava però frega tutti, uccide il suo costruttore e, dopo essersi ricoperta il corpo con la pelle di altri automi femminili costruiti in precedenza, se ne va nel mondo lasciando il ragazzo prigioniero dentro il bunker! Ottima la scenografia e l'dea che durante i black-out il protagonista ed il robot potessero parlare liberamente senza essere uditi, invece.......! Una volta avevo letto che in Giappone avevano costruito dei robots donna dall'aspetto completamente umano, a scopi sessuali! Ma vorrei proprio vedere, quali persone normali avrebbero il coraggio di andarci assieme! Abbracciare qualche cosa che dentro è tutto fili e rotelle! E poi se non funziona qualche cosa e lo sciagurato avventore finisce col rimetterci le penne??! Uomini, la scenza è una gran bella cosa, ma è bene che smettiate di volervi sostituire a Dio! Le conseguenze, prima o poi, potrebbero essere orribili!
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gróf-úr
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mercoledì 16 marzo 2016
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non c'è macchina senza programmazione
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La fantascienza mi ha sempre affascinato, questo film... no! Non voglio parlare di biorobotica, ho 66 anni e tra i miei autori preferiti c'era un certo Isac Asimov. Le leggi della robotica ormai (almeno noi i vecchi) conosciamo da più di trentanni. Qualsiasi robot è creato sulla regola che non può fare mai danni agli umani, prima di commettere una cosa simile, si autodistruggerebbe. Girano teorie sui robot che saranno capaci di distinguere: questo è amico, questo è nemico, ma concretamente non gli abbiamo visti. Ritornando al film, vediamo un genio che possiede nel carattere una buona dose di pazzia, superbia e sadismo, crea un robot intelligentissimo, che sa fare le scelte (chi è amico e chi è nemico), che approfittando delle debolezze umane, che può essere perfido e calcolato come un killer.
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La fantascienza mi ha sempre affascinato, questo film... no! Non voglio parlare di biorobotica, ho 66 anni e tra i miei autori preferiti c'era un certo Isac Asimov. Le leggi della robotica ormai (almeno noi i vecchi) conosciamo da più di trentanni. Qualsiasi robot è creato sulla regola che non può fare mai danni agli umani, prima di commettere una cosa simile, si autodistruggerebbe. Girano teorie sui robot che saranno capaci di distinguere: questo è amico, questo è nemico, ma concretamente non gli abbiamo visti. Ritornando al film, vediamo un genio che possiede nel carattere una buona dose di pazzia, superbia e sadismo, crea un robot intelligentissimo, che sa fare le scelte (chi è amico e chi è nemico), che approfittando delle debolezze umane, che può essere perfido e calcolato come un killer... Fare sesso con una macchina... non mi rizza i capelli, ormai tanti acquistano bambole gonfiabile e pace per la loro anima. Ma la scena finale, con due robot che si coalizzano per uccidere il CREATORE e condannare alla sicura morte un altro umano che l'hanno usato per il loro scopo di evadere... non quadra, è troppo umano. Sono cosciente che esistono sistemi robotiche che sorvegliano processi di fabbricazione o guida di astronavi quasi senza intervento umano (quasi!), si adeguano alle leggi fisiche, agli parametri delle materie... ma poi c'è sempre il programma guida. Creare processori che sono capaci di fare scelte, tipo comincio una vita individuale tutta mia, scelgo dove vado e dove vivo, mi sbarazzo di umani... è impossibile! Le macchine si creano per servire noi e le nostre comodità, ma senza programmi e alimentazione energetica sono rottami inutilizzabili. Se poi queste cose non sono macchine, ma umani creati nel laboratorio dotati con arti e poteri speciali, il discorso diventa diverso, ma tutto comincia con una inseminazione artificiale e finisce con un cervello umano che dirige un organismo complesso. I costi del film si spiegano con immagini sorprendenti e indimenticabili, ma la vicenda che ho seguito mi suggeriva che avevo visto una vecchia favola computerizzata.
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gr�f-�r
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venerdì 18 marzo 2016
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fare sesso con le macchine?
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Il terzo film di sci-fi (tra quelli visti da me), dove sono acenni, sulla possibilità di fare sesso con robot. Nel A.I. e L'uomo bicentenario, il robot era maschio, stavolta è una femmina. Forse manca tanto dalla mia cultura sessuale, ma credevo che il sesso è culmine di avvenimenti susseguenti: attrazione, tenerezza, gesti, sentimenti, umori, emozioni... chimica del cervello. Desiderare sessualmente un robot... non m'inorridisce, ma un pò mi fa venire pelle d'oca. Tempo fà, ho visto un documentario su certi tribù africane, che credono di fecondare la Madre Natura. Ogni anno i maschi pratticano dei buchi nella terra si mettono di fare sesso con la terra.
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Il terzo film di sci-fi (tra quelli visti da me), dove sono acenni, sulla possibilità di fare sesso con robot. Nel A.I. e L'uomo bicentenario, il robot era maschio, stavolta è una femmina. Forse manca tanto dalla mia cultura sessuale, ma credevo che il sesso è culmine di avvenimenti susseguenti: attrazione, tenerezza, gesti, sentimenti, umori, emozioni... chimica del cervello. Desiderare sessualmente un robot... non m'inorridisce, ma un pò mi fa venire pelle d'oca. Tempo fà, ho visto un documentario su certi tribù africane, che credono di fecondare la Madre Natura. Ogni anno i maschi pratticano dei buchi nella terra si mettono di fare sesso con la terra. Ho sorriso, ma anche ho capito, che al loro livello di conoscenze ed intelligenza, credono che con questo atto aiutano crescere la fertilità della terra e delle mandrie. Ma noi, che siamo almeno 2000 anni superiori a simili credenze, con quale motivazioni possiamo desiderare di fare sesso con una macchina??? Vero è che sentiamo quasi ogni giorno, che nel mondo succedono un sacco di atti che in sintesi si chiamano perversioni. Il cinema è un mondo stano. Noi i vecchi, l'abbiamo visto crescere con noi, ci ha divertito e ci ha educato, ma adesso è diventato qualcosa che non siamo più capaci di capire. La gente di oggi desiderà un pò di crudeltà, un pò d'orrore, se è possibile fiumi di sangue ed è meno interessata del lato educativo. Se fossi regista o sceneggiatore, lascerei perdere scene che possono anche accennare a un rapporto sessuale tra uomo e macchina. So che sembro un primitivo che si nasconde dietro un tabù, perche sono tanti che usano bambole gonfiabile o vibratori... ma nei film eviterei di toccare simili tematiche.
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ashtray_bliss
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giovedì 21 maggio 2015
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se la macchina supera l'uomo.
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Trattare in qualsivoglia modo di Intelligenza Artificiale solleva questioni non indifferenti e interrogativi pungenti primariamente legate all'etica, alla deontologia ed infine alla religione. In tal senso anche il primo lungometraggio firmato Garland non si sottare dal portare i riflettori sulla bollente questione riescendo però a trattare in modo serio, introspettivo a tratti anche filosofico molti dei aspetti principali legati ad una questione (o meglio realtà) tanto dibattuta quanto ammirata che già esiste e ci circonda e negli anni a venire potrebbe essere una parte integrale del nostro modo di comunicare e relaziorsi.
Ex Machina va dritto al sodo sin dai primi frame, nei quali conosciamo il protagonista Caleb, un giovane programmatore che lavora per la BlueBook (con espliciti riferimenti alla tecnologia attuale), che viene selezionato per poter trascorrere una settimana nella casa del CEO della ditta, Nathan.
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Trattare in qualsivoglia modo di Intelligenza Artificiale solleva questioni non indifferenti e interrogativi pungenti primariamente legate all'etica, alla deontologia ed infine alla religione. In tal senso anche il primo lungometraggio firmato Garland non si sottare dal portare i riflettori sulla bollente questione riescendo però a trattare in modo serio, introspettivo a tratti anche filosofico molti dei aspetti principali legati ad una questione (o meglio realtà) tanto dibattuta quanto ammirata che già esiste e ci circonda e negli anni a venire potrebbe essere una parte integrale del nostro modo di comunicare e relaziorsi.
Ex Machina va dritto al sodo sin dai primi frame, nei quali conosciamo il protagonista Caleb, un giovane programmatore che lavora per la BlueBook (con espliciti riferimenti alla tecnologia attuale), che viene selezionato per poter trascorrere una settimana nella casa del CEO della ditta, Nathan. La prima sorpresa riservata al giovane e inespreto Caleb è rappresentata proprio dalla posizione della casa stessa del capo, situata in una zona impervia e immersa nei boschi in una zona non meglio identificata degli Sates. Un luogo isolato e paradossalmente claustrofobico che incute angoscia e irrequetezza. La seconda e più sensazionale ma anche inquetante scoperta sarà il fatto che quella dimora super-tecnologica serve da laboratorio segreto nel quale l'antipatico ma geniale Nathan crea e distrugge i suoi mostri, ovvero le sue I.A. le quali plasma, dandogli un sesso (femminile), un nome, e ovviamente una propria esistenza seppur limitata all'interno della casa. Caleb, allora, comprende il suo ruolo come 'mediatore' o meglio come componente umana in una versione altrenativa del Turing Test. Il suo compito è quello di osservare e interagire con Ava, che rappresenta il culmine del lavoro segreto svolto da Nathan, la sua creazione migliore, la più evoluta e inquietante al contempo. Ava è ovviamente una intelligenza artificiale sensazionale, che ha coscienza di sè, pare sviluppi sentimeni uguali a quelli umani senza imitarli biecamente ed in generale il suo livello di auto-consapevolezza è molto sviluppato, tanto da complicare il normale svoglimento del test e da confondere lo stesso Caleb il quale perde la lucidità necessaria per valutare la 'macchina' che ha davanti a se.
Quando Ava inzia a manifestare un certo interesse nei confronti di Caleb e pare intenta a flertare con lui, nascono nel protagonista e nello spettatore i dubbi, le perplessità legate all'identità del soggetto in questione, mentre iniziano a vacillare tutte le certezze che si danno per scontate in quel che riguarda il rapporto uomo-macchina. Ava, difatti, smette di essere percepita come una macchina seppur evoluta e tecnicamente all'avanguardia e subentra prepotentemente la componente umana.
In tal modo crolla quel muro invisibile che funge da confine tra gli uomini e gli androidi con tutte le conseguenze che ne derivano. A evidenziare questo palese ossimoro c'è infatti la componente visiva; Ava è costituita da circuiti elettrici, assemblati in un corpo semitrasparente che non lascia alcun dubbio riguardo la sua natura inumana. Lei rappresenta l'invezione che corona il sogno di molti appassionati di Information Tecnology, ed è progettata in modo talmente perfetto da raggiungere un tale grado di complessità paragonabile solo a quella umana, su tutti i livelli: linguistici, emotivi, psicologici, cognitivi, compresa una competenza formidabile in rispetto ad attività simboliche ed astratte precedentemente conducibili solo all'attività umana. Qui sorge dunque il primo cruciale quesito del film: Fino a che punto è possibile spingerci per creare delle I.A.? Fino a che livello è lecito ed etico inoltrarsi nella avventura pioneristica di creare (s)oggetti a nostra immagine e somiglianza? Quali regole etico-morali, non scritte, possiamo infrangere o rimodellare nella corsa verso la normalizzazione di tali modelli che subentrano nella interazione sociale già da oggi seppur in scala nettamente minore?
Proseguendo nella visione, ci si addentra nel vivo di un'altra questione sollevata da Garland: Perchè dotare questi androidi con una realtà-identità sessuale percepita, dalla quale possono talvolta trarne dei precisi vantaggi e conseguentemente 'sfruttare' tali tratti conoscendone l'importanza emotiva che permetterebbe loro di manipolare gli umani? A tal proposito è Nathan a ricordarci che la nostra natura e identità sessuale per metà determinata dalla società (fattore esterno) e per metà da dinamiche autodeterminanti (fattore interno) ci guidano costantemente e talvolta decidono i tipi di rapporti interpersonali che si vengono ad instaurare.
Le domande si complicano e non solo incuriosiscono ma spronano lo spettatore stesso a partecipare 'attivamente' traendo spunti di riflessione, e possibilmente anche di approfondimento su quello che tuttora rappresenta una meta irragiungibile per l'Umanità, ma che tuttavia questo traguardo è già stato raggiunto e ci circonda quotidianamente (seppur non in maniera così ostentata).
Narrativamente parlando il film non offre molta azione, colpi di scena e nemmeno una sceneggiatura particolarmente varieggiata. Anche la trama pare abbastanza prevedibile e piatta, eppure sono gli spunti di riflessione intimistici, filosofici ed introspettivi che spronano a proseguire nella visione, mantenendo comunque immutato un certo livello di suspence che permea tutto il lungometraggio. Parte del merito va sicuramente anche agli attori i quali donano interpretazioni di spessore e risultano convincenti, a partite dal misterioso e tormentato Oscar Isaac, al titubante Dom Gleeson che col passare dei giorni inizia a dubitare di tutte le cose che lo circondano, instaurando uno strano rapporto con la bionica Ava. La stessa Alicia Vikander interpreta in modo piu che convincente la sinistra, enigmatica e inquietante Ava, la rappresentazione perfetta della creazione che supera e si ribella al suo stesso Creatore; l'impersonificazione del classico tema sci-fi della 'ribellione della macchina' che de facto indica il superamento di ogni limite preesistente tra uomo e macchina e la preminenza della seconda. Il momento cruciale si racchiude infatti nella scena strumentale, della liberazione di Ava e della sua imminente ribellione contro Nathan che sigilla contemporaneamente il suo tradimento nei confronti di Caleb. E qui sorgono le altre importanti domande poste dalla pellicola; da dove deriva l'istinto di sopravvivenza di un robot? E' una pura imitazione dell'istinto di sopravvivenza umano che ha imparato a mimare perfettamente o una I.A. può effettivamente autodeterminarsi tanto da voler sopravvivere a tutti i costi? E come potremmo mai giudicare quando un androide diventa effettivamente umano, in grado non solo di imitare ma di comprendere e reagire spontaneamente agli impulsi e stimoli del genere umano?
Da un altro punto di vista Ex Machina non dà una risposta precisa a tutte queste domande perchè vuole coinvolgere attivamente lo spettatore e vuole spronarlo a trovare da se stesso le risposte di questi importanti quesiti. E fosse anche solo questo il film di Garland si può ritenere riuscito seppur senza rientrare nelle categorie dei cult e senza essere particolarmente originale o memorabile (molto meglio Transcendence, sullo stesso argomento).
Lo sforzo registico è però notevole e il film risulta marcatamente curato nell'aspetto visivo; offre una scenografia minimalista molto curata, effetti speciali veramente potenti e all'avanguardia, conditi da una colonna sonora ipnotica in perfetta sintonia col ritmo narrativo del film. Unico vero neo di questa pellicola intelletuale è il risvolto risolutivo del film per mezzo di un colpo di scena abbastanza scialbo e prevedibile, che premia (e si schiera) dalla parte della macchina che avendo già superato intelletualmente l'umano si permette di manipolarlo a suo piacimento, illuderlo ed infine distruggerlo. Altro aspetto negativo è l'eccessiva lunghezza e lentezza con la quale scorre via, a tratti risulta sin troppo statico e, ahimè, soporifero.
Insomma povero di pathos ma ricco di impegno intellettivo, forse troppo sin da risultare controproducente se non si è predisposti a un tuffo lungo 100 e passa minuti in questioni, etico-filosofiche, che riguardano gli effetti sbalorditivi ed anche collaterali del progresso tecnologico.
Da vedere per riflettere su quello che a breve potrebbe rappresentare la nostra realtà quotidiana. 2,5/5
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maumauroma
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martedì 4 agosto 2015
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ahi delude la a.i.
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Si potrebbero consumare fiumi d'inchiostro per argomentare sulle problematiche filosoficoeticoreligiososociali che riguardano il rapporto fra intelligenza artificiale e la mente umana che l'ha creata.La letteratura e da qualche decennio il cinema si sono spesso cimentati su questo tema e i risultati sono stati quasi sempre deludenti,soprattutto perche',in maniera puerile,e' in genere uno "scienziato pazzo" a creare un robot di forma umanoide o addirittura umana,replicando in maniera elementare con risvolti spesso comici l'atto della creazione biblica.Il canovaccio e' sempre quello:l'umanoide prima o poi acquista un barlume di intelligenza e coscienza e si ribella al suo creatore,anelando egli stesso alla liberta'.
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Si potrebbero consumare fiumi d'inchiostro per argomentare sulle problematiche filosoficoeticoreligiososociali che riguardano il rapporto fra intelligenza artificiale e la mente umana che l'ha creata.La letteratura e da qualche decennio il cinema si sono spesso cimentati su questo tema e i risultati sono stati quasi sempre deludenti,soprattutto perche',in maniera puerile,e' in genere uno "scienziato pazzo" a creare un robot di forma umanoide o addirittura umana,replicando in maniera elementare con risvolti spesso comici l'atto della creazione biblica.Il canovaccio e' sempre quello:l'umanoide prima o poi acquista un barlume di intelligenza e coscienza e si ribella al suo creatore,anelando egli stesso alla liberta'.E' quello che ogni giorno avviene nei rapporti soclali tra ricchi e poveri,schiavi e padroni.giovani e vecchi,belli e brutti.Basta uscire per strada per accorgersi di quanti potenziali "robot" incontriamo tutti i giorni. Questo film delude.Al di la di una interessante rappresentazione di interni minimalista e claustrofobica,i personaggi sono disegnati con l'accetta,i dialoghi oscillano tra banalita'e pseudo citazioni "colte",il ritmo e' lento e soporifero.E di rado si e' vista una figura di scienziato "creatore" piu' insopportabile,dozzinale,volgare di questa.
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matt91
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sabato 1 agosto 2015
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un finale che non fa la differenza
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Ritorniamo ad uno dei temi più trattati dalla cinematografia moderna ossia il rapporto di coeistenza e/o sottomissione tra macchine e uomini.
Pare non ci si possa mai annoiare di questi dissidi esistenziali di progresso, evoluzione ma anche di timore e inquietudine tanto che nei modi più diversi e stravaganti erano stati proposti anche da poco tempo film come TRASCENDENT ( con Johnny Depp ) l'anno scorso, TERMINATOR ( quest'anno ) e in passato vi è un'enciclopedia sul tema.
Allora qual è il passo, il cambiamento che si attende probabilmente, il vero colpo di scena che vorremmo nel film e che a mio parere è mancato ?
Per capirlo bisogna andare alla ricerca nella storia.
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Ritorniamo ad uno dei temi più trattati dalla cinematografia moderna ossia il rapporto di coeistenza e/o sottomissione tra macchine e uomini.
Pare non ci si possa mai annoiare di questi dissidi esistenziali di progresso, evoluzione ma anche di timore e inquietudine tanto che nei modi più diversi e stravaganti erano stati proposti anche da poco tempo film come TRASCENDENT ( con Johnny Depp ) l'anno scorso, TERMINATOR ( quest'anno ) e in passato vi è un'enciclopedia sul tema.
Allora qual è il passo, il cambiamento che si attende probabilmente, il vero colpo di scena che vorremmo nel film e che a mio parere è mancato ?
Per capirlo bisogna andare alla ricerca nella storia.
Il film incomincia senza grandi indizi, un ragazzo parte per un viaggio con le congratulazioni di tutti ( solo dopo si scoprirà che ha vinto un premio e che è un programmatore ) verso la tenuta di un uomo ricchissimo ( che scopriremo essere il suo capo ).
Parlando con il suo eccentrico datore di lavoro, genio dell'ingegneria informatica e robotica, scopre che dovrà testare una I.A. ( intellligenza artificiale ) e determinerne le potenzialità e capacità di coscienza.
Tutto avviene con un'iniziale gioia ed eccitazione da parte del protagonista ma test dopo test si insinuano in lui i dubbi.
Ava ( il robot ) è sensibile, prova interesse e sembra nutrire risentimento verso il suo creatore.
Alla fine il ragazzo verrà ingannato in una serie di intrighi che lo avevano confuso sulle intenzioni del suo capo, che non ha remore morali ( le macchine non sono altro che macchine ), e sui probabili sentimenti di Ava che può provare dolore ma solo per sè stessa ( come molti uomini cattivi ).
Il ruolo di questa I.A.? Nessuno come nella miglior tradizione degli ultimi film sulla robotica, una scelta di gusto rispetto ad altre, sebbene ci si aspetti un ulteriore evoluzione del tema.
Cosa manca allora? Un finale meno ambiguo.
Non si tratta di giusto o sbagliato o di bene o male, ma se diamo coscienza alle cose così come i loro creatori allora avranno una loro logica, il robot esce ma non ha la logica e ciò non spaventa più non solo perchè è una variabile già usata nei finali dei film ma perchè non più credibile.
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(di aquitania)
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