rongiu
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lunedì 8 febbraio 2016
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cosa contiene l'ampollina uomo?
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Qual è il prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere, derivanti dai suoi studi? Se in un prossimo futuro la quotidianità consentirà di interagire con “macchine” dal quoziente emozionale alto, esseri “ciberneticamente senzienti”; non dimentico che nel recente passato, le stesse “macchine” molto meno cibernetiche e per niente senzienti, hanno creato disastri immani. Quelli di tipo nucleare portano la firma di questo uomo; l’autografo è ancora ben visibile.
L’uomo è eticamente incapace, almeno per il momento, di interagire in modo sano, equilibrato, non solo con l’ambiente ma soprattutto con la propria soggettività.
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Qual è il prezzo da pagare per le sconfinate applicazioni scientifiche che l’uomo riesce e riuscirà a porre in essere, derivanti dai suoi studi? Se in un prossimo futuro la quotidianità consentirà di interagire con “macchine” dal quoziente emozionale alto, esseri “ciberneticamente senzienti”; non dimentico che nel recente passato, le stesse “macchine” molto meno cibernetiche e per niente senzienti, hanno creato disastri immani. Quelli di tipo nucleare portano la firma di questo uomo; l’autografo è ancora ben visibile.
L’uomo è eticamente incapace, almeno per il momento, di interagire in modo sano, equilibrato, non solo con l’ambiente ma soprattutto con la propria soggettività. Ma cos’altro contiene “l’ampollina uomo?” Mi par di capire: - espressività, creatività, responsabilità, libero arbitrio e compagnia bella. In una “macchina robotica” il rapporto CA / IA dove per CA si intende Coscienza Artificiale ed IA Intelligenza Artificiale non è per niente chiaro, perché chiaro non è per l’uomo cos' è la coscienza; queste macchine sono frutti dei suoi studi e così… immaginate un po’.
E' il tema della “Vita” quello propostoci? Con tutte le sue boccette dentro le quali ognuno può inserire i “sentimenti biochimici” che desidera? Il futuro di Ava è legato alle scelte etiche e perché no estetiche di diverse persone a lei vicine.
Che ne sarà di Ava? Ma soprattutto chi “È” Ava?
In termini Booleani si parla solo di due “valori” 0 e 1; i reticoli mentali delle persone coinvolte in questa vicenda quali Valori applicheranno?
Buona visione
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borazio
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mercoledì 28 dicembre 2016
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una armonica sinfonia tra gotico e cyberpunk.
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Caleb è un timido informatico che lavora in una società che gestisce un grande motore di ricerca, Nathan è un hipster palestrato inventore dell'algoritmo madre e presidente della società per cui lavora Caleb. Tra tutti i dipendenti della società, il multimiliardario Nathan seleziona Caleb affinché per si sottoponga ad un test sul più progredito dei prodotti dell'intelligenza artificiale: Ava, una umanoide raziocinante con le sembianze di una bellssima donna.
La tematica affrontata da Gardner non è certo delle più nuove, ma il prodotto cinematografico, seppur non pionieristico, ha risvolti inediti ed interessanti, raggiungendo armonia tra inedito e già visto. Atmosfera gotica e cyberpunk si mescolano alle celebri pagine di Asimov, alle geometrie retrofuturistiche di Blade Runner, alle scene robotico-muscolari care al Terminator di Cameron arricchite dalla componente innovativa di una sorta di Steve Jobs senza moralità, Nathan, che nel suo delirio di ricchezza ed onnipotenza crede di potersi sostituire a Dio.
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Caleb è un timido informatico che lavora in una società che gestisce un grande motore di ricerca, Nathan è un hipster palestrato inventore dell'algoritmo madre e presidente della società per cui lavora Caleb. Tra tutti i dipendenti della società, il multimiliardario Nathan seleziona Caleb affinché per si sottoponga ad un test sul più progredito dei prodotti dell'intelligenza artificiale: Ava, una umanoide raziocinante con le sembianze di una bellssima donna.
La tematica affrontata da Gardner non è certo delle più nuove, ma il prodotto cinematografico, seppur non pionieristico, ha risvolti inediti ed interessanti, raggiungendo armonia tra inedito e già visto. Atmosfera gotica e cyberpunk si mescolano alle celebri pagine di Asimov, alle geometrie retrofuturistiche di Blade Runner, alle scene robotico-muscolari care al Terminator di Cameron arricchite dalla componente innovativa di una sorta di Steve Jobs senza moralità, Nathan, che nel suo delirio di ricchezza ed onnipotenza crede di potersi sostituire a Dio. Nathan come il Dottor Frankenstein, che nel tentativo di superare le colonne d'Ercole si ritrova vittima della propria creatura.
Gardner decide di girare tutto il film all'interno di una grandissima casa-laboratorio, il ritmo è lento ma scorre benissimo, cadenzato da una fotografia magnifica e sostenuto dai dialoghi tra la dolce Ava ed il timido Caleb. Tra i due nascerà una empatia, ed un'attrazione fatale tale da trascendere il rapporto uomo-macchina, cavia-scienziato. Mediante la ben strutturata dermacazione psicologica dei personaggi, Gardner innesta dubbi nello spettatore, confonde la linea di demarcazione tra realtà e finzione, pone l'accento sull’etica della scienza e sui i limiti del possibile. Dalla fusione tra thriller psicologico e fantascienza nasce un prodotto che veste tematiche vecchie di abiti nuovi.
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borazio
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mercoledì 28 dicembre 2016
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una armonica sinfonia tra gotico e cyberpunk.
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Caleb è un timido informatico che lavora in una società che gestisce un grande motore di ricerca, Nathan è un hipster palestrato inventore dell'algoritmo madre e presidente della società per cui lavora Caleb. Tra tutti i dipendenti della società, il multimiliardario Nathan seleziona Caleb affinché per si sottoponga ad un test sul più progredito dei prodotti dell'intelligenza artificiale: Ava, una umanoide raziocinante con le sembianze di una bellssima donna.
La tematica affrontata da Gardner non è certo delle più nuove, ma il prodotto cinematografico, seppur non pionieristico, ha risvolti inediti ed interessanti, raggiungendo armonia tra inedito e già visto.
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Caleb è un timido informatico che lavora in una società che gestisce un grande motore di ricerca, Nathan è un hipster palestrato inventore dell'algoritmo madre e presidente della società per cui lavora Caleb. Tra tutti i dipendenti della società, il multimiliardario Nathan seleziona Caleb affinché per si sottoponga ad un test sul più progredito dei prodotti dell'intelligenza artificiale: Ava, una umanoide raziocinante con le sembianze di una bellssima donna.
La tematica affrontata da Gardner non è certo delle più nuove, ma il prodotto cinematografico, seppur non pionieristico, ha risvolti inediti ed interessanti, raggiungendo armonia tra inedito e già visto. Atmosfera gotica e cyberpunk si mescolano alle celebri pagine di Asimov, alle geometrie retrofuturistiche di Blade Runner, alle scene robotico-muscolari care al Terminator di Cameron arricchite dalla componente innovativa di una sorta di Steve Jobs senza moralità, Nathan, che nel suo delirio di ricchezza ed onnipotenza crede di potersi sostituire a Dio. Nathan come il Dottor Frankenstein, che nel tentativo di superare le colonne d'Ercole si ritrova vittima della propria creatura.
Gardner decide di girare tutto il film all'interno di una grandissima casa-laboratorio, il ritmo è lento ma scorre benissimo, cadenzato da una fotografia magnifica e sostenuto dai dialoghi tra la dolce Ava ed il timido Caleb. Tra i due nascerà una empatia, ed un'attrazione fatale tale da trascendere il rapporto uomo-macchina, cavia-scienziato. Mediante la ben strutturata dermacazione psicologica dei personaggi, Gardner innesta dubbi nello spettatore, confonde la linea di demarcazione tra realtà e finzione, pone l'accento sull’etica della scienza e sui i limiti del possibile. Dalla fusione tra thriller psicologico e fantascienza nasce un prodotto che veste tematiche vecchie di abiti nuovi.
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gianleo67
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venerdì 11 settembre 2015
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alicia...in wonderland
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Selezionato vincitore di un concorso interno alla software house per cui lavora, il giovane e talentuoso programmatore Caleb (Domhnall Gleeson) viene invitato a trascorrere una settimana di vacanza nella avveniristica residenza-laboratorio dispersa tra i boschi del multimilionario amministratore e fondatore Nathan (Oscar Isaac). Sebbene l'occasione sia quella di familiarizzare con il suo capo, Caleb viene in realtà coinvolto in progetto sperimentale attraverso cui testare una nuova e rivoluzionaria forma di intelligenza artificiale che ha le sembianze sinuose e conturbanti di una bella ragazza di nome Ava (Alicia Vikander). I risultati però sembrano sfuggire al controllo di entrambi.
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Selezionato vincitore di un concorso interno alla software house per cui lavora, il giovane e talentuoso programmatore Caleb (Domhnall Gleeson) viene invitato a trascorrere una settimana di vacanza nella avveniristica residenza-laboratorio dispersa tra i boschi del multimilionario amministratore e fondatore Nathan (Oscar Isaac). Sebbene l'occasione sia quella di familiarizzare con il suo capo, Caleb viene in realtà coinvolto in progetto sperimentale attraverso cui testare una nuova e rivoluzionaria forma di intelligenza artificiale che ha le sembianze sinuose e conturbanti di una bella ragazza di nome Ava (Alicia Vikander). I risultati però sembrano sfuggire al controllo di entrambi.
L'esordio alla regia del fedele braccio destro e pluripremiato sceneggiatore di Danny Boyle ('The Beach' 2000 - '28 giorni dopo' 2001 - 'Sunshine ' 2007), è una incursione minimale e riflessiva nei territori di una fantascienza filosofica che indaga senza particolare originalità nelle perigliose e prevedibili ricadute di una intelligenza artificiale concepita come futuribile evoluzione delle mente umana e come tale affetta dalle stesse smanie di onnipotenza ('Transcendence' di Wally Pfister - 2014) o animata dal semplice istinto di sopravvivenza che comporta l'autocoscienza ('2001- A Space Odissey' - Stanley Kubrick -1968). Se un genio della letteratura fantascientifica come Isaac Asimov aveva ideato le famose leggi della robotica (Io robot - 1950) un motivo ci sarà pure, ma a quanto pare chi immagina il comportamento fuori controllo di una variegata popolazione di automi antropomorfi da intrattenimento in un parco a tema ('Il mondo dei robot' 1973 - Michael Crichton) piuttosto che un network di controllo globale completamente gestita dai computer ('Terminator' 1984 James Cameron) sembra dimenticarlo sistematicamente. Non fa difetto nemmeno questo dramma da camera sotto le mentite spoglie del cinema di fantascienza dove Alex Garland finisce per far confluire tanto le mistificazioni manipolatorie di un conturbante archetipo femminino ('S1m0ne' - 2002 di Andrew Niccol) quanto le insospettabili ricadute di quella forma di intelligenza collettiva rappresentata dai moderni Search Engine (qui Blue Book ma il riferimento è chiaramente a Google), e generando come un novello dottor Frankesnstein una creatura subdola e pericolosa capace di mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza del genere umano. Se la struttura ed i meccanismi del thriller psicologico possono reggere nella prima parte di un film dove il test di Turing appare come il pretesto di una trappola per topi dell'interazione uomo-macchina e dove più che la macchina è l'uomo, e la sua empatica debolezza, ad essere messo alla prova (potrà essere mai tanto fesso si dira'?), nella seconda parte il film sembra precipitare nella affrettate conclusioni della sua scontata tesi psicologica, consacrando la supremazia e il dominio di una intelligenza superiore capace di fregarci con la simulazione emotiva del trasporto amoroso e le graziose moine di un manichino ben disegnato. Così tra le sonore bevute nella megavilla isolata di un redivivo Dottor Monroe pieno di scheletri (pardon automi) nell'armadio, le solenni citazioni del pensiero scientifico moderno da Oppenheimer in poi e gli incauti meccanismi di sicurezza di una immensa fortezza priva di personale di servizio (sic!), si riescono a far fessi due geni dell'informatica consentendo ad una Novella Alice nel Paese delle Meraviglie di rompere lo specchio ed approdare alla baluginate policromia del mondo esterno. Il resto sarebbe l'Apocalisse ("Sono diventato la morte distruttrice di mondi") e non sarebbe nemmeno un male considerando che questo era il massimo che ci si poteva aspettare dall'intelligenza umana. Come dire chi è causa del suo mal...Imperdonabile difetto di scrittura per chi dovrebbe essere uno specialista del campo ed insospettabili doti registiche per chi si cimenta per la priva volta con una materia tanto scottante. Bravi i due interpreti principali e straordinaria la dissimulazione di una personalità artificiale dell'affascinante replicante di Alicia Vikander che non fa rimpiangere la struggente bellezza di una Sean Young di molti anni fa. Bellissime e sottoutilizzate le location norvegesi di Valldal ed il fiordo Sognefjord. Presentato in anteprima il 23 marzo 2015 al Teatro Petruzzelli di Bari in occasione del Bari International Film Festival, nel nostro paese è uscito il 30 Luglio 2015 per la distribuzione della Universal Picture.
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no_data
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sabato 8 agosto 2015
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bel film, con qualche scena che può diventare cult
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Nel trattare un argomento difficile come quello dell'intelligenza artificiale e del rapporto uomo / robot, si rischia sempre di scivolare nel kitsch e nel ridicolo. Questo film, invece, riesce ad essere delicato e sobrio. Alcune scene che coinvolgono Eva potrebbero perfino diventare dei cult della cinematografia fantascientifica. Penso per esempio alla scena in cui apre un armadio per cercare l'abito giusto da indossare. Peccato però per ll finale del film, che probabilmente non accontenta nessuno. Condivido in questo giudizio varie recensioni del pubblico, che ho letto anche in questo forum. Certo, mi rendo conto che il finale non poteva prevedere la fuga di Caleb ed Eva verso "una vita da vivere assieme": sarebbe stato troppo scontatto, e troppo simile a quello di Blade Runner.
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Nel trattare un argomento difficile come quello dell'intelligenza artificiale e del rapporto uomo / robot, si rischia sempre di scivolare nel kitsch e nel ridicolo. Questo film, invece, riesce ad essere delicato e sobrio. Alcune scene che coinvolgono Eva potrebbero perfino diventare dei cult della cinematografia fantascientifica. Penso per esempio alla scena in cui apre un armadio per cercare l'abito giusto da indossare. Peccato però per ll finale del film, che probabilmente non accontenta nessuno. Condivido in questo giudizio varie recensioni del pubblico, che ho letto anche in questo forum. Certo, mi rendo conto che il finale non poteva prevedere la fuga di Caleb ed Eva verso "una vita da vivere assieme": sarebbe stato troppo scontatto, e troppo simile a quello di Blade Runner. Però, credo che si potesse trovare qualcosa di meglio.
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eleonora panzeri
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sabato 5 dicembre 2015
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penso dunque sono?
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La trama del film ha tradito le mie aspettative discostandosi da pellicole dello stesso genere come Io Robot, Lei e Trascendent in cui l’atteggiamento positivo verso l’intelligenza artificiale viene rimarcato a più riprese.
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La trama del film ha tradito le mie aspettative discostandosi da pellicole dello stesso genere come Io Robot, Lei e Trascendent in cui l’atteggiamento positivo verso l’intelligenza artificiale viene rimarcato a più riprese. Qui ci troviamo ad assistere ad un imprevedibile thriller psicologico che sebbene d’impatto mi abbia lasciata insoddisfatta con il senno di poi mi ha regalato diversi spunti di riflessione. La trama è semplice: Caleb è un programmatore timido, solo ed insicuro che viene all’apparenza sorteggiato per visitare la dimora del suo datore di lavoro Nathan, ricchissimo genio informatico e padre del più formidabile motore di ricerca, un uomo eccentrico, arrogante, misogino e vizioso. Ben presto verrà rivelato a Caleb il vero scopo del suo soggiorno: testare l’ultima invenzione di Nathan, la prima intelligenza artificiale creata dall’uomo. E’ così che il giovane conosce l’enigmatica Ava. Inizia un gioco perverso, in cui non è chiaro chi sia la vittima e chi il carnefice. Teatro delle vicende è una bellissima ed inquietante villa ultramoderna piena di confort e di congegni elettronici, che si sviluppa nel sottosuolo all’insegna di una costante sensazione di claustrofobia. Un film che scorre piano, in cui a conti fatti succede ben poco ma che riesce a mantenere alta l’inquietudine dello spettatore. In Ex Machina non vengono approfonditi né gli aspetti tecnologici né tantomeno quelli psicologi dei personaggi che restano superficiali, fatta eccezione per il povero Caleb in cerca presumibilmente di qualcuno da amare. Un film che si presta a diverse interpretazioni, in cui si può riconoscere un mix fra un moderno dottor Frankenstein e un malvagio sociopatico incapace di relazionarsi con l’altro sesso. La trama nel complesso ed in particolar modo il finale lasciano sgomenti e fanno riflettere sull’essenza stessa dell’umanità.
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azathoth
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mercoledì 16 dicembre 2015
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vivere,niente di più...
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Siamo alla scrivania con il giovane e talentuoso programmatore Caleb Smith (Domhnall Gleeson).
Sul monitor del computer appare la sritta "hai vinto"
Il concorso indetto dall'azienda di programmazione "BlueBook" porta Caleb ad una tranquilla (seppur in apparenza) e desolata baita immersa nella natura dei bellissimi fiordi norvegesi.
Apriamo la porta,stranamente moderna per quel luogo,ed entriamo...
Pareti di vetro,un arredamento minimalista ed un ambiente quasi asettico,che si contrappongono fortemente all'ambiente esterno.
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Siamo alla scrivania con il giovane e talentuoso programmatore Caleb Smith (Domhnall Gleeson).
Sul monitor del computer appare la sritta "hai vinto"
Il concorso indetto dall'azienda di programmazione "BlueBook" porta Caleb ad una tranquilla (seppur in apparenza) e desolata baita immersa nella natura dei bellissimi fiordi norvegesi.
Apriamo la porta,stranamente moderna per quel luogo,ed entriamo...
Pareti di vetro,un arredamento minimalista ed un ambiente quasi asettico,che si contrappongono fortemente all'ambiente esterno.
Contrasto piacevolmente gradevole.
Conosciamo il padrone di casa:il nostro,fuori dagli schemi,datore di lavoro Nathan Bateman(Oscar Isaac);
genio informatico inventore del piu usato motore di ricerca del momento e,
cosa più importante,creatore di Ava(Alicia Vikander)prototipo di inteligenza artificiale con sembianze umane
Ci troviamo in quel luogo proprio per lei,per testare il nuovo prototipo,e per svelare l'arcano mistero:
Ava può provare emozioni? e se così fosse sarebbero reali,o simulate? c'è un modo per capirlo?,esiste una vera distinzione tra uomo e macchina?
Sicuramente non una storia originale,che quasi subito ci riporta alla mente immagini di Ridleyana memoria.
Ma raccontata in maniera quasi impeccabile dal regista Alex Garland(prima volta alla regia,seppur sceneggiatore di vari successi)che scivola attraverso le immaggini con quella delicatezza degna dei migliori film d'autore.
Gli ambienti scarni e claustrofobici dell casa(paragonata nel film,ad un bunker)e l'ottima interpretazione degli attori(una particolare nota ad Alicia Vikander,che nonostante l'inespressività data dal personaggio,riesce a mantenere un fascino ed un magnetismo indiscutibili),
contribuiscono, a tenere alta la tensione durante l'intera visione.
Un film che ci fa riflettere una volta di più sulla natura umana,una volta di più sul rapporto uomo macchina,una volta di più sullo scherzare con la creazione,e ci trasporta lentamente,verso l'unica cosa che abbia davvero importanza:
vivere,niente di più
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etabeta
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martedì 8 marzo 2016
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vera fantascienza
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Non so come un bel film come questo mi sia potuto sfuggire finora, e il fatto che l'incasso al botteghino sia stato magro è per me un'altra sorpresa.
Il regista è stato bravo a creare una sorta di mistero per i primi 20 minuti del film, e nonostante abbia letto diversi commenti negativi sulla lentezza del film, direi che è propria questa ad affascinare.
Oramai film di fantascienza vera non esistono più, non solo per le idee, ma soprattutto per i tempi di regia, i movimenti della macchina, ed anche gli attori, (che qui sono stati bravi a seguire il regista e a calarsi nella parte.
Lo sceneggiatore attraverso una stesura molto ben fatta, ci parla dell'intelligenza artificiale in una diversa sfeccettatura, così come anni prima Spielberg aveva fatto lo stesso, analizzando le emozioni e la natura "umana" di un bambino macchina.
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Non so come un bel film come questo mi sia potuto sfuggire finora, e il fatto che l'incasso al botteghino sia stato magro è per me un'altra sorpresa.
Il regista è stato bravo a creare una sorta di mistero per i primi 20 minuti del film, e nonostante abbia letto diversi commenti negativi sulla lentezza del film, direi che è propria questa ad affascinare.
Oramai film di fantascienza vera non esistono più, non solo per le idee, ma soprattutto per i tempi di regia, i movimenti della macchina, ed anche gli attori, (che qui sono stati bravi a seguire il regista e a calarsi nella parte.
Lo sceneggiatore attraverso una stesura molto ben fatta, ci parla dell'intelligenza artificiale in una diversa sfeccettatura, così come anni prima Spielberg aveva fatto lo stesso, analizzando le emozioni e la natura "umana" di un bambino macchina.
Il finale non è affatto scontato, ed è un finale tutto da godere, ... a lieto fine solo al 50%..
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noia1
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mercoledì 13 luglio 2016
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angoscia, etica e straniamento
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Un giovane programmatore viene invitato nello stabilimento di un geniale scienziato, dovrà confermare se la nuova creazione di quest’ultimo sia o meno una vera e propria intelligenza artificiale.
Le trasposizioni di Frankestein tendono sempre a conservare la ripugnanza data dal mostro ogni volta però con una sorpresa, si tende sempre a mitigare la brutalità della creazione dello scienziato: alle volte è il sentimento di un mostro che si rivela essere in realtà umano; altre invece è la malinconia della solitudine a mitigare l’elemento brutale del mostro dimostrando quanto in realtà sia umano forse anche più degli umani stessi. Spesso in argomenti tipo questi si tende a farsi vere e proprie domande esistenziali, più europea è la tendenza a voler sviscerare l’essenza della creazione ponendo dubbi di carattere metafisico ed etico.
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Un giovane programmatore viene invitato nello stabilimento di un geniale scienziato, dovrà confermare se la nuova creazione di quest’ultimo sia o meno una vera e propria intelligenza artificiale.
Le trasposizioni di Frankestein tendono sempre a conservare la ripugnanza data dal mostro ogni volta però con una sorpresa, si tende sempre a mitigare la brutalità della creazione dello scienziato: alle volte è il sentimento di un mostro che si rivela essere in realtà umano; altre invece è la malinconia della solitudine a mitigare l’elemento brutale del mostro dimostrando quanto in realtà sia umano forse anche più degli umani stessi. Spesso in argomenti tipo questi si tende a farsi vere e proprie domande esistenziali, più europea è la tendenza a voler sviscerare l’essenza della creazione ponendo dubbi di carattere metafisico ed etico.
In questo film c’è un po’ di tutto ma è solo un lieve condimento, in realtà qui l’esordiente regista aveva una sola idea in testa e cioè dimostrare fin dove poteva spingersi, cinema puro dall’inizio alla fine. Non è un vero e proprio horror quanto forse più di genere sentimentale, o puramente fantascientifico, o anche un noir, oppure in thriller; il punto è che tra i vari discorsi e dubbi il crescendo angoscioso della vicenda attanaglia fin nel profondo fino a straniare letteralmente, un film morboso sull’etica della vita tanto onorata e disperata da perdere ogni etica.
Qualche interno e tre attori fanno un intero film, film piccolo forse eppure immenso negli argomenti, nella profondità e nella perfezione della messinscena, non manca niente in una dimostrazione della natura ingannevole: precedentemente Frankestein (malgrado tutto) era fondamentalmente buono, qui invece (malgrado tutto) è semplicemente assetato di vita.
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kronos
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venerdì 30 dicembre 2016
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il mondo dei robot
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L'esordio alla regia di Alex Garland riprende l'ormai classico tormentone fantascientifico del confronto uomo-macchina, o meglio intelligenza umana - intelligenza artificiale.
Un filone cinematografico che in passato ci ha regalato cult grandi e piccini, da "2001" a "Blade Runner" passando per "Il mondo dei robot", "Colossus progetto Forbin", etc.
Tuttavia "Ex machina" si svincola, almeno parzialmente, dai predecessori più illustri sviluppando maggiormente gli aspetti filosofici, metafisici e informatici legati al problema dell'intelligenza robotica e al suo riconoscimento.
E' possibile stabilire se un essere artificiale *è* oppure soltanto finge di *essere*? Se il superamento del test di Turing costituisca implicitamente una dimostrazione di raggiunta autocoscienza?
Esistono criteri oggettivi attraverso i quali si possa individuare il salto evolutivo di una macchina dalla fase di puro calcolo a quella di *esistenza*? La sessualità può influenzare il giudizio?
Quesiti che oggi possono apparir fantasiosi, ma che un domani più vicino di quanto generalmente si pensi, faranno parte del quotidiano.
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L'esordio alla regia di Alex Garland riprende l'ormai classico tormentone fantascientifico del confronto uomo-macchina, o meglio intelligenza umana - intelligenza artificiale.
Un filone cinematografico che in passato ci ha regalato cult grandi e piccini, da "2001" a "Blade Runner" passando per "Il mondo dei robot", "Colossus progetto Forbin", etc.
Tuttavia "Ex machina" si svincola, almeno parzialmente, dai predecessori più illustri sviluppando maggiormente gli aspetti filosofici, metafisici e informatici legati al problema dell'intelligenza robotica e al suo riconoscimento.
E' possibile stabilire se un essere artificiale *è* oppure soltanto finge di *essere*? Se il superamento del test di Turing costituisca implicitamente una dimostrazione di raggiunta autocoscienza?
Esistono criteri oggettivi attraverso i quali si possa individuare il salto evolutivo di una macchina dalla fase di puro calcolo a quella di *esistenza*? La sessualità può influenzare il giudizio?
Quesiti che oggi possono apparir fantasiosi, ma che un domani più vicino di quanto generalmente si pensi, faranno parte del quotidiano.
Garland ce li pone scegliendo uno stile raccolto e intimista, più europeo che hollywoodiano e pur con pochi sussulti e qualche lungaggine, centra il bersaglio.
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