marcomark90
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giovedì 3 ottobre 2013
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continuità. la coppola che (non) ti aspetti.
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Abbandoniamo per un momento la delicatezza dirompente di un film come le "Vergini suicide"; lasciamo alle spalle le atmosfere inconsuete e sofisticate di "Lost in translation"; lo sfarzo malinconico di Marie Antoniette e per ossimoro, i "silenzi rumorosi" di Somewhere.
Qui siamo in presenza di parole urlate, spesso volutamente più gergali, che riflettono un'apertura maggiore della Coppola verso un'indagine non solo introspettiva dei personaggi. Calando ogni parola nel contesto che gli si addice, ci viene mostrata una realtà nuova, sconosciuta ma segretamente diffusa .Luci accecanti, musica ad altissimo volume, celebrità, opulenza materiale priva di "essenza" .
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Abbandoniamo per un momento la delicatezza dirompente di un film come le "Vergini suicide"; lasciamo alle spalle le atmosfere inconsuete e sofisticate di "Lost in translation"; lo sfarzo malinconico di Marie Antoniette e per ossimoro, i "silenzi rumorosi" di Somewhere.
Qui siamo in presenza di parole urlate, spesso volutamente più gergali, che riflettono un'apertura maggiore della Coppola verso un'indagine non solo introspettiva dei personaggi. Calando ogni parola nel contesto che gli si addice, ci viene mostrata una realtà nuova, sconosciuta ma segretamente diffusa .Luci accecanti, musica ad altissimo volume, celebrità, opulenza materiale priva di "essenza" . Verosilmilmente paragonabile alla precendente opera Marie Antoniette, se ne discosta; il lusso non caratterizza un personaggio, come potrebbe essere la principessa di Francia; le scrpe di quest'ultima parlavano di lei senza mostrarla . Il lusso dei ragazzi di Los Angeles invece è prodotto in serie e quindi "comune", viene "spersonalizzato".
Tramite una fotografia che si concentra sui dettagli di un abito o sulla marca di un orologio, si sottolinea l'estranietà dell'oggetto, che non è parte integrante del racconto ma solo cornice.
Lo sfondo è ben presente. La realtà non va ricercata, come in Lost in translation. Qui viene percepita come qualcosa di immediatamente comprensibile. Quasi banale.
Al centro di questa pellicola c'è il racconto di giovani persi, annoiati dal troppo e disgustati dal poco; perennemente smarriti ed alla ricerca di qualcosa che non trovano.
Da un'articolo di una rivista la regista ricava una storia interessante ma allo stesso tempo non nuova; la semplicità della trama poteva essere valorizzata meglio dietro quei potenti artifici con i quali la Copola ci ha ormai abituati.
Circa la bravura degli attori, unica figura di spicco è l'attore Isreel Broussard. Colpisce in negativo, la staticità espressiva e talvolta maniacale della Watson.
Insomma, ci si poteva aspettare di più dalla Coppola o no? Forse sì e forse no. La storia è una riflessione che inzia in Somewhere, e finisce in Bling Ring : come ci smarriamo e come ci ritroviamo?
Probabilemente, che piaccia o meno il film, c'è da dire che se siamo in presenza di una regista che preferisce farci pensare piuttosto che mostrarci , legittimo era aspettarsi che fosse giunto il momento per unire i due aspetti ed indirizzarci con più coraggio verso un qualche punto di vista.
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paride86
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giovedì 3 ottobre 2013
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buono
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Ispirato ad una storia vera, il film racconta di una banda di adolescenti che si diverte a rapinare le case dei propri idoli.
Sofia Coppola fa un buon lavoro e racconta il vuoto degli adolescenti di oggi, bombardati da modelli mediocri e diseducativi.
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flyanto
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mercoledì 2 ottobre 2013
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la spasmodica ricerca al fine di colmare il reale
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Film in cui viene presentato il modo in cui un gruppo di ragazzi (4 ragazze ed un ragazzo) riescono ad introdursi nelle ville dei famosi e giovani attori o celebrità, loro idoli, e svaligiarle senza alcun ritegno. E così essi, informatisi a dovere sulle eventuali assenze dei loro beniamini dalle case, si fanno prendere la mano molto velocemente in questo loro intento di razziarne le dimore e portarne via oggetti e merce preziosa o griffata al fine di o tenersela o rivenderla al miglior prezzo, ma arriveranno anche al punto alla fine di venire scoperti e conseguentemente arrestati. Sofia Coppola, prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto negli Stati Uniti, ancora una volta, presenta qui un aspetto del mondo dei giovani o, meglio, delle giovani che rimane così sempre la sua tematica di base in tutte le proprie pellicole.
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Film in cui viene presentato il modo in cui un gruppo di ragazzi (4 ragazze ed un ragazzo) riescono ad introdursi nelle ville dei famosi e giovani attori o celebrità, loro idoli, e svaligiarle senza alcun ritegno. E così essi, informatisi a dovere sulle eventuali assenze dei loro beniamini dalle case, si fanno prendere la mano molto velocemente in questo loro intento di razziarne le dimore e portarne via oggetti e merce preziosa o griffata al fine di o tenersela o rivenderla al miglior prezzo, ma arriveranno anche al punto alla fine di venire scoperti e conseguentemente arrestati. Sofia Coppola, prendendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto negli Stati Uniti, ancora una volta, presenta qui un aspetto del mondo dei giovani o, meglio, delle giovani che rimane così sempre la sua tematica di base in tutte le proprie pellicole. Quello che a lei interessa infatti è presentare i vari disagi e la difficoltà a crescere da parte delle ragazze, adolescenti o meno, e, sia pure in maniera diversa, qui ne conferma in pieno il suo interesse. Pertanto ella analizza l'aspetto, purtroppo quanto mai ricorrente e presente nella società d'oggi, della voglia eccessiva e superficiale delle giovani generazioni ad inseguire la fama, il successo e la ricchezza in generale al fine di possedere in quantità eccessiva beni di consumo sicuramente non necessari ma testimonianti la propri elevata condizione economica ed il proprio vuoto interiore. E la Coppola, come sempre, lo fa in maniera neutra ma precisa e senza intervenire direttamente con dei commenti o dei giudizi ma portando lo spettatore a riflettere su questa contemporanea condizione giovanile e sulle motivazioni che hanno determinato una tale mancanza di valori morali, di vuoto interiore e di malessere esistenziale generale. Però qui, a mio parere, la regista non raggiunge la profondità e l'originalità che invece contraddistinguono alcune sue produzioni precedenti quali, per esempio, "Il giardino delle giovani suicide" od il migliore "Lost in Translation" e crea un lavoro sicuramente ben diretto ma praticamente quasi alla stregua di un telefilm. Un vero peccato per la talentuosa Coppola!
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[+] concordo con te: opera pertinente ma imperfetta
(di antonio montefalcone)
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mammut
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mercoledì 2 ottobre 2013
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noioso, irreale
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ma dov'è finita la Coppola di lost in translation? Già somewhere non mi era piaciuto, qui la noia l'ha fatta da padrone
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doc steve
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mercoledì 2 ottobre 2013
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nel trailer, gia' tutto il film
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In questo film si va a vedere esattamente il trailer, allungato ma sempre il trailer; La trama e' ne' piu' ne meno di quella immaginabile. Anche certe scene del trailer che uno pensa siano tagliate per esigenze di tempi sono uguali nel film. Quindi? semplice, guardate il trailer, e' gratis e si speca meno tempo.
Quindi togliamo la trama, rubano da star e vengono presi, cosa che non viene nascosta neanche un istante, la psicologia dei personaggi non viene molto esplorata, qualche accenno qua e la', il film passa tra ostentazione di lusso e cose, loro al cellulare, loro in discoteca, loro che si fanno di ogni droga possibile; musica pressante...
Tutto gira intorno a loro, nessuna delle star delle svaligiate viene coinvolta nel film, non viene posto nessun punto di vista particolare o spunto interessante.
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In questo film si va a vedere esattamente il trailer, allungato ma sempre il trailer; La trama e' ne' piu' ne meno di quella immaginabile. Anche certe scene del trailer che uno pensa siano tagliate per esigenze di tempi sono uguali nel film. Quindi? semplice, guardate il trailer, e' gratis e si speca meno tempo.
Quindi togliamo la trama, rubano da star e vengono presi, cosa che non viene nascosta neanche un istante, la psicologia dei personaggi non viene molto esplorata, qualche accenno qua e la', il film passa tra ostentazione di lusso e cose, loro al cellulare, loro in discoteca, loro che si fanno di ogni droga possibile; musica pressante...
Tutto gira intorno a loro, nessuna delle star delle svaligiate viene coinvolta nel film, non viene posto nessun punto di vista particolare o spunto interessante...
La regia e' buona ma visto che si basa su trama inesistente.
L'intenzione e' chiara, il mondo irragiungibile dei vip, una generazione senza valori che vuole raggiungerla, etc..
Non e' un film brutto,perche' nonostante la prevedibilita' e le mancanze ha un buon ritmo e una regia che ti aiuta a vederlo fino alla fine, l'unico vero motivo per vederlo rimane e' Emma ...
Se si vuole vedere un vero film su queste tematiche di distruzione del mito americano e molto piu' "pesante" c'e' spring break
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[+] il titolo e' spring breakers, sorry
(di doc steve)
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[+] bella recensione ma
(di paolo salvaro)
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_oldboy_
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martedì 1 ottobre 2013
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presuntuoso,noioso, un film che non parla di nulla
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Bling Ring. Film che si colloca nella zona "occasioni sprecate". Quella che era un ottima opportunità per parlare di importanti problemi della società attuale (la voglia, talvolta quasi malata come nel caso dei protagonisti, di "apparire" oppure l'eccessivo attaccamento alle cose materiali) si rivela solo un film pretestuoso e inutile. La sceneggiatura (pessima) mostra ma non analizza i problemi di cui sopra, perciò il risultato finale è un film superficiale senza il benchè minimo senso. Il cast, poi, sembra sforzarsi di dare credibilità a personaggi abbozzati, inesistenti. Anche come film di mero intrattenimento è insalvabile: Noiosissimo, monotono, senza grinta, con nessun momento "clou" e distante anni luce come musiche e modi di fare dal mondo giovanile che racconta.
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Bling Ring. Film che si colloca nella zona "occasioni sprecate". Quella che era un ottima opportunità per parlare di importanti problemi della società attuale (la voglia, talvolta quasi malata come nel caso dei protagonisti, di "apparire" oppure l'eccessivo attaccamento alle cose materiali) si rivela solo un film pretestuoso e inutile. La sceneggiatura (pessima) mostra ma non analizza i problemi di cui sopra, perciò il risultato finale è un film superficiale senza il benchè minimo senso. Il cast, poi, sembra sforzarsi di dare credibilità a personaggi abbozzati, inesistenti. Anche come film di mero intrattenimento è insalvabile: Noiosissimo, monotono, senza grinta, con nessun momento "clou" e distante anni luce come musiche e modi di fare dal mondo giovanile che racconta. Un ora e mezza di niente. Ma la cosa scioccante e che la regista (Figlia del leggendario Francis Ford Coppola) in passato ha fatto filmoni come "lost in translation" e "il giardino delle vergini suicide". Altro che Bling Ring!
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gianleo67
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martedì 1 ottobre 2013
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le compulsioni glamour della giovane coppola
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Cinque adolescenti di famiglie agiate nella Beverly Hills dei nostri giorni, pianificano e mettono in atto furti ripetuti negli appartamenti incustoditi e non sorvegliati di famosi vip impegnati in trasferte di lavoro di pubblico dominio. Verrano scoperti,arrestati e processati venendo a loro volta fagocitati dal circo mediatico dello 'show biz' per cui volevano emulare eleganza e fascino dei loro ricchi protagonisti.
L'implacabile meccanismo di registrazione del malessere di una società dello spettacolo persa nei suoi giri a vuoto attraverso le desertiche e indolenti location hollywoodiane, tra cocktail a bordo piscina, servizi in camera e lap dancer prezzolate già metabolizzate nel precedente 'Somewhere', cedono il passo ad un'operazione furbetta e didascalica dove la giovane Coppola si esercita nel far conoscere alle altrettanto annoiate platee festivaliere il vuoto di valori e la futilità esistenziale delle giovani generazioni della Los Angeles 'bene' impegnati nella vana ricorsa di una emulazione senza speranza, nel circolo vizioso di una fashion-addiction che rappresenta lo stadio residuale di una nevrosi consumistica da sovraesposizione mediatica che non risparmia neppure le loro blasonate vittime (da Winona Ryder a Lindsay Lohan per citare i casi più eclatanti).
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Cinque adolescenti di famiglie agiate nella Beverly Hills dei nostri giorni, pianificano e mettono in atto furti ripetuti negli appartamenti incustoditi e non sorvegliati di famosi vip impegnati in trasferte di lavoro di pubblico dominio. Verrano scoperti,arrestati e processati venendo a loro volta fagocitati dal circo mediatico dello 'show biz' per cui volevano emulare eleganza e fascino dei loro ricchi protagonisti.
L'implacabile meccanismo di registrazione del malessere di una società dello spettacolo persa nei suoi giri a vuoto attraverso le desertiche e indolenti location hollywoodiane, tra cocktail a bordo piscina, servizi in camera e lap dancer prezzolate già metabolizzate nel precedente 'Somewhere', cedono il passo ad un'operazione furbetta e didascalica dove la giovane Coppola si esercita nel far conoscere alle altrettanto annoiate platee festivaliere il vuoto di valori e la futilità esistenziale delle giovani generazioni della Los Angeles 'bene' impegnati nella vana ricorsa di una emulazione senza speranza, nel circolo vizioso di una fashion-addiction che rappresenta lo stadio residuale di una nevrosi consumistica da sovraesposizione mediatica che non risparmia neppure le loro blasonate vittime (da Winona Ryder a Lindsay Lohan per citare i casi più eclatanti). Questo 'compitino per le vacanze', benchè riveli il fascino discreto di un indiscutibile talento (la genetica non è un'opinione), trova il suo punto di debolezza tanto nella prevedibile struttura della narrazione (dove una serie compulsiva di sequenze iterative pianificazione-furto-esibizione sono attraversate dalla stucchevole eco di una programmatica confessione mediatica a 'Vanity Fair') quanto nella inconsistenza psicologica dei personaggi, dove i protagonisti sembrano una involontaria parodia dei modelli rappresentati, mancando di quel dolente realismo che pure aveva lo stralunato personaggio del 'capitolo precedente'. Il cinema 'al femminile', da sempre marchio di fabbrica della regista newyorkese, è qui declinato nella fatua dimensione di una spensierata quotidianità domestica tra serafiche mammine pseudo zen, insopportabili civetterie adolescenziali e l'ombra fugace di ipotetiche figure maschili (ad eccezzione del giovane protagonista, debole prototipo di un narcisismo di ripiego). Resta forse l'efficacia di alcune scene (l'occhio impassibile di una camera dall'alto che scruta il furto a casa di Audrina Patridge) e l'incessante flusso di una straniata coralità che ricordano la lezione 'minimalista' di Robert Altman, ma poco altro. Francamente (e lo diciamo con tutto il rispetto che il cinema yankee da sempre si è guadagnato sul campo) questa ennesima rielaborazione della fine del 'sogno americano' ai tempi di Facebook finisce per stancare ed annoiare nonostante la misura contenuta del lungometraggio (solo 90') dimostrando ancora una volta che la realtà non è sempre il luogo migliore da cui trarre ispirazione almeno fino a quando se ne ricavi il pallido abbozzo di una mediocre riflessione cinematografica. Giovani protagonisti bocciati a pieni voti. Presentato nella sezione 'Un certain regard' al Festival di Cannes 2013 e prodotto da papà Francis segna una piccola battuta d'arresto in una carriera esemplare. Provaci ancora S.!
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molenga
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martedì 1 ottobre 2013
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dopo lavatevi i denti
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storia vera di un gruppo di ragazze che , assieme ad un amico gay, da buone fashion+gossip victims dei quartieri alti di los angeles iniziano a saccheggiare le case dei loro idoli....idoli che, aloro volta, hanno conquistato le ribalte non per particolari meriti artistici ma per il cognome o per gli eccessi. vengono colti in flagrante e si dividono. Interessante esame sulla generazione del nulla, ma senza una presa di posizione che ci stava. dopo tanti luccichii mi sono dovuto leggere suttree
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giugy3000
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martedì 1 ottobre 2013
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tanto rumore per nulla, ennesimo flop coppoliano
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Sofia Coppola non si distanzia neppure stavolta dal "fil rouge" che lega quasi tutti i suoi lavori, e nuovamente i suoi protagonisti sono personaggi soli, insoddisfatti e di rimando infelici, spinti a colmare con strani mezzi il loro vuoto esistenziale. Si ritorna, dopo la breve interruzione con l'età adulta di Jhonny Marco in "Somewhere", all'amato mondo adolescianziale, di cui Sofia adora studiare con fare quasi antropologico i pensieri e le azioni di queste menti fresche e contorte, così piene di vita e al contempo così prossime alla morte. Dopo le cinque eteree bellezze de "Il giardino delle vergini suicide" anche qui vediamo una trama tutta al femminile, in cui l'unico uomo del gruppo (Marc) appare un essere androgino, forse deficitario di un sano sviluppo, forse gay inconfessato.
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Sofia Coppola non si distanzia neppure stavolta dal "fil rouge" che lega quasi tutti i suoi lavori, e nuovamente i suoi protagonisti sono personaggi soli, insoddisfatti e di rimando infelici, spinti a colmare con strani mezzi il loro vuoto esistenziale. Si ritorna, dopo la breve interruzione con l'età adulta di Jhonny Marco in "Somewhere", all'amato mondo adolescianziale, di cui Sofia adora studiare con fare quasi antropologico i pensieri e le azioni di queste menti fresche e contorte, così piene di vita e al contempo così prossime alla morte. Dopo le cinque eteree bellezze de "Il giardino delle vergini suicide" anche qui vediamo una trama tutta al femminile, in cui l'unico uomo del gruppo (Marc) appare un essere androgino, forse deficitario di un sano sviluppo, forse gay inconfessato. La regista trasforma in film non un libro e neppure solo un banale fatto di cronaca, ma un articolo della scrittrice Nancy Jo Sales pubblicato su VanityFair.com nel Marzo 2010 intitolato "I sospetti indossavano delle Louboutins". Sarà stato il fatto che sicuramente rendere una storia così atipica e senza dei veri colpi di scena nel plot non era impresa facile, ma senza dubbio dalla scarna vicenda di questi snob ragazzini della Valley ne si poteva tirare fuori un qualcosina di più. Purtroppo il ritmo lento di "Somewhere", ripetitivo e a tratti soporifero ritorna...anche stavolta il mondo dei cinque ragazzi della gang che rubò al mondo dello star system di L.A quasi 3 milioni di dollari è denso di scene viste e riviste e una volta vista la prima mezz'ora di film si può decisamente saltare all'ultimo quarto d'ora. Sicuramente, ripeto, non aiuta certo riportare sulla schermo una vicenda scarna, poco documentata, a tratti persino inverosimile, ma le vie per salvarsi dall'ennesimo buco nell'acqua c'erano tutte, bastava un tocco in più di interpretazione personale e forse di fantasia, anzichè attenersi scrupolosamente ad ogni minimo dettaglio dell'articolo. La Coppola da vita al film che peggio la rappresenta, che sicuramente non avremmo attribuito al suo nome neppure sotto costrizione se non fosse comparso nei titoli di testa.Tra borse Chanel, tacchi Miu Miu, orologi Rolex e varie pellicce i cinque "amici" che sono tali solo per un fugace momento senza neppur sapere il significato della parola, passano mesi increbili sotto il segno dei furti di star come Paris Hilton e Linsday Lohan; il giochetto è semplice, basta alzare lo zerbino per trovare le chiavi del paradiso o salire sopra un Audi dimenticata aperta, perchè i veri ricchi saranno anche tali, ma certamente anche ingenui e un tantino stupidi. Il motivo di tutto ciò se già si possiede una villa a tre piani, si frequenta il college più inn e si ha già tutto quel che desidera? E' la noia a spingere questi appena diciottenni in azioni di tal tipo, l'inseguimento di una fama suprema, nutrendo infinita ammirazione per star come Orlando Bloom o Angelina Jolie, che più del Papa o del Dalai Lama rappresentano un perfetto condesato di stile e Karma. Ragazzi che non si pentiranno mai, che forse non vedranno mai al di là del loro viale con le palme cosa sono i valori, quelli veri, non quelli dorati di milioni di dollari. Sofia Coppola non si schiera, non analizza, non trascende alcun significato neppure tra le righe e tutto si ferma ad un'estetica di facciata, dove i veri protagonisti non sono più gli animi di queste personalità deviate e un po' malate ma l'esibizionismo della vera casa reale di Paris Hlton, che per gentile concessione ha permesso alla Coppola di girare molte scene nella sua vera modestissima abitazione. Molti spunti erano interessanti e meritevano una parentesi, dei falsh back, qualcosa a cui aggrapparsi per non scivolare nel monotono come la voce delle famiglie dei ragazzi (di tutti!), di questo elemento del furto a sè, per puro piacere, per credersi fan estremi di una vita che tutti abbiamo sognato di avere almeno una volta. Una volta rotta la bolla di divertimento tra le fashion victims e la magia per creare nuovi assurdi e costosissimi outfit, i ragazzi annegano la loro quotidianità tra tirate di coca e feste da sballo, in cui non conta confondersi ma emergere, esser riconosciuti ed invidiati per una cosa che dovrebbe essere priva di attenzione sociale, anzi, negata dalla stessa. In questa pellicola piatta, che scivola giù come un sorso d'acqua e viene espulsa dalla mente altrettanto facilmente c'è da riconoscere un elegante uso delle inquadratura, un ottima fotografia e degli interpreti tutto sommato di degno rispetto, fra cui spicca a mio avviso Israel Broussard, ossia Marc, l'unico uomo del gruppo. Buona anche la colonna sonora e l'uso, anche se un po' esagerato, dei ralenti che rendono un po' più accattivante l'insieme. Purtroppo cara Sofia di tutto questo pandemonio di sponsor e pubblicità (vi dico solo che è anche "sponsored by Sephora!") resta solo un cartellone pubblicitario al neon e l'immagine della Watson che sexy come non mai diventa scena cult quando tira fuori la lingua sulla dancefloor. Continuiamo a sognare il ritorno di una Coppola in forma come ai tempi di "Lost in traslation" e a consigliarle di dire "basta" a trame mal riuscite che di questo passo faranno affondare definitivamente il suo (ancora) buon nome.
Da evitare al cinema come la peste.
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glip1985
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martedì 1 ottobre 2013
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inguardabile e da vietare v.m.14
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Terminata la proiezione di Bling Ring – Il Film, sala stracolma di ragazzini, età compresa tra gli otto ed i tredici anni. Con quale criterio la #censura del MiBAC ha giudicato "film per tutti" una pellicola di rara sciatteria sia a livello registico (il piano sequenza di Sofia Coppola con camera fissa di una rapina non riesce e non trasmette nulla allo spettatore) che di sceneggiatura, ridondante di spinelli, cocaina, alcool a fiumi, sesso, furti, soldi sporchi, adolescenti abbandonati a se stessi in preda a genitori impazziti? Dov'erano i componenti dell'AGe Associazione Italiana Genitori per permettere la visione di un nauseante schematismo che conduce alla noia? Sfibrante, vacuo, ripetitivo, un film inguardabile.
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Terminata la proiezione di Bling Ring – Il Film, sala stracolma di ragazzini, età compresa tra gli otto ed i tredici anni. Con quale criterio la #censura del MiBAC ha giudicato "film per tutti" una pellicola di rara sciatteria sia a livello registico (il piano sequenza di Sofia Coppola con camera fissa di una rapina non riesce e non trasmette nulla allo spettatore) che di sceneggiatura, ridondante di spinelli, cocaina, alcool a fiumi, sesso, furti, soldi sporchi, adolescenti abbandonati a se stessi in preda a genitori impazziti? Dov'erano i componenti dell'AGe Associazione Italiana Genitori per permettere la visione di un nauseante schematismo che conduce alla noia? Sfibrante, vacuo, ripetitivo, un film inguardabile. Vi auguro con tutto il cuore di spendere i soldi che guadagnerete con questa porcheria in medicine!
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