themaster
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mercoledì 28 gennaio 2015
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uno zerbino-movie come(non) piace a me.
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Fui incuriosito da questa pellicola appena ne vidi il trailer,era una di quelle pellicole con una certa tematica,come poteva essere Il Bambino con il Pigiama a Righe,o La Vita è Bella,pellicole che io personalmente definisco "zerbino-movie" ovvero film che,nella maggior parte dei casi sono creati apposta per ricevere il plauso del pubblico e della critica,che,nella maggior parte dei casi si inchinano leccando culi a destra e a sinistra e risultano privi di personalità. Nei casi precedentemente citati non si poteva parlare di zerbino-movie perchè sia La Vita è Bella che Il Bambino con il Pigiama a Righe hanno una personalità e un proprio senso di esistere,con una regia ottima e delle idee di soggetto interessanti e originali.
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Fui incuriosito da questa pellicola appena ne vidi il trailer,era una di quelle pellicole con una certa tematica,come poteva essere Il Bambino con il Pigiama a Righe,o La Vita è Bella,pellicole che io personalmente definisco "zerbino-movie" ovvero film che,nella maggior parte dei casi sono creati apposta per ricevere il plauso del pubblico e della critica,che,nella maggior parte dei casi si inchinano leccando culi a destra e a sinistra e risultano privi di personalità. Nei casi precedentemente citati non si poteva parlare di zerbino-movie perchè sia La Vita è Bella che Il Bambino con il Pigiama a Righe hanno una personalità e un proprio senso di esistere,con una regia ottima e delle idee di soggetto interessanti e originali. Tutte cose che mancano a questa pellicola di Brian Percival che a parte qualche guizzo anche abbastanza importante e notevole non riesce a evadere dai soliti clichè e sfruttando male la materia a disposizione.
La fotografia calda,suadente,che coccola le scene e i personaggi è la colonna portante del film insieme alle interpretazioni,abbiamo Geoffrey Rush che nel ruolo di Hans è stato molto bravo offrendo una bella prova della sua bravura di attore,Emily Watson ha fatto un ottimo lavoro risultando dapprima odiosa e in seguito il suo personaggio ha un'evoluzione non da poco,probabilmente l'unica vera evoluzione di tutta la pellicola,Sophie Nelisse è stata bravissima a rendere il ruolo senza risultare mai odiosa o sotto tono.
La regia non è nulla di che invece,sì il film è ben girato ma in alcuni punti non ci ho visto il brio che avrei voluto e mantiene per tutta la durata del lungometraggio una certa didascalicità,volta a far comprendere immediatamente il messaggio antinazista che si vuole dare,oltre a essere molto artificioso,i personaggi hanno un make up che non riporta mai una sbavatura anche in momenti in cui ce ne sarebbe bisogno e non si ha una vera e propria evoluzione dei personaggi che troviamo in un modo e lasciamo nel medesimo anche nel finale,vi sono inoltre numerose sbavature a livello logico che sono risultate abbastanza forzate,come la scena finale del bombardamento (possibile che dopo un bombardamento i corpi delle vittime siano tutti interi senza nemmeno un graffio,solo un po sporchi di cemento?) oltre a delle scelte di inquadrature e di dialoghi durante le quali sembra di avere regista e sceneggiatori alle spalle che intimano:-PIANGI!!! PIANGI!!! PIANGI!!!! PIANGI!!!!- cosa che personalmente mi a dato abbastanza fastidio.
Quello che per me è un tocco di classe incredibile è la voce narrante,che potrà sembrare banale in sè,ma non è affatto banale come è stata sfruttata,vedere per credere.
Un film dunque,ben fatto,ma traboccante di difetti che potrebbe anche emozionare ma che risulta talmente insistente e didascalico nel provarci da risultare quasi irritante,rimane comunque un buon film consigliato per chi vuole,senza pensarci troppo emozionarsi,per i puntigliosi invece questo non è proprio il film adatto. Voto 6.5/10
P.S. Non ho apprezzato la superficialità con cui è stata trattata la tematica dell'antisemitismo,del nazismo e della ladra di libri.
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jackmalone
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domenica 13 aprile 2014
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la parola che vince la morte
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Sarebbe bello che questo film fosse proiettato nelle scuole per far capire, attraverso uno straordinario racconto visivo, il valore e la funzione della lettura. Le parole sviluppano il pensiero , lo cambiano,potenziano la vista e l'udito, hanno la forza di rappresentare ciò che non puoi o non vuoi vedere ma solo chi è stato un lettore può cominciare a scrivere , a lasciare dei segni sulle pagine bianche che vinceranno la morte.L'ebreo,costretto a nascondersi nello scantinato, attraverso le immagini, che le parole della ragazzina" ladra di libri"gli trasmettono, riesce a percepire l'avvicendarsi delle stagioni e tutto ciò che è ancora vita in mezzo alla morte mentre la ladra di libri,dopo aver rubato tante parole, riesce a mettere in fila tutte le immagini, anche le più tristi, della sua breve vita e a lasciare la sua traccia che vincerà la morte.
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Sarebbe bello che questo film fosse proiettato nelle scuole per far capire, attraverso uno straordinario racconto visivo, il valore e la funzione della lettura. Le parole sviluppano il pensiero , lo cambiano,potenziano la vista e l'udito, hanno la forza di rappresentare ciò che non puoi o non vuoi vedere ma solo chi è stato un lettore può cominciare a scrivere , a lasciare dei segni sulle pagine bianche che vinceranno la morte.L'ebreo,costretto a nascondersi nello scantinato, attraverso le immagini, che le parole della ragazzina" ladra di libri"gli trasmettono, riesce a percepire l'avvicendarsi delle stagioni e tutto ciò che è ancora vita in mezzo alla morte mentre la ladra di libri,dopo aver rubato tante parole, riesce a mettere in fila tutte le immagini, anche le più tristi, della sua breve vita e a lasciare la sua traccia che vincerà la morte. Il film vuole proporre un'idea di normalità nel mezzo della più grande tragedia del secolo scorso mettendo al centro l'umanità, cioè quella qualità tipicamente umana che continuerà ad esistere finchè esisterà la specie umana. E' un messaggio veramente rivoluzionario: anche Hitler aveva una madre che forse brontolava se rincasava tardi o lo rimproverava perchè portava i capelli tagliati in modo strano; a parte una minoranza di esaltati, la maggioranza dei tedeschi non era favorevole alla guerra ma avrebbe desiderato una normale quotidianeità , veder crescere i propri figli e morire di vecchiaia. I biondissimi ragazzi tedeschi emulavano il campione di colore Jesse Owens e si dipingevano la faccia di nero, molti non erano iscritti al partito e perciò erano disoccupati e, persino la moglie del borgomastro, distrutta dalla perdita del figlio,rompe le regole del potere costituito perchè ha ritrovato la sua umanità. Rimane il senso di una profonda ingiustizia perchè i soldati che vanno in guerra spesso tornano indenni invece le loro famiglie incolpevoli sono sterminate nel sonno dai bombardamenti che colpiscono a caso perchè non è arrivato l'allarme per scappare nei rifugi . La morte colpisce a caso ma la parola no; la parola non è mai casuale: è il frutto di un lavoro faticoso e di un lungo percorso che tutti potremmo compiere.
Jack Malone
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fabriziog
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venerdì 4 aprile 2014
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bello ma infarcito di errori storici!
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“La parola è vita ed è ciò che distingue un uomo da un grumo di creta”.
I libri sono un insieme di parole.
Le parole sono vita e sono libertà.
I libri sono vita e sono libertà e sono i primi ad essere attaccati nei regimi dispotici.
Il film di Brian Percival “Storia di una ladra di libri”, tratto dall’omonimo romanzo dell’australiano Markus Zusak, racconta, fra mestizia, tristezza, drammaticità (mai angoscia), delicata affettuosità e lieve armonia, la vita adolescenziale di una dodicenne tedesca, Liesel (la bravissima Sophie Nélisse) - adottata da una coppia sterile (il candido padre interpretato da Geoffrey Rush e la burbera madre, che nasconde un cuore gonfio di generosità, rappresentata da Emily Watson) - che sottrae i libri (intellettualità decadente) dalla furia annientatrice delle belve naziste, lei che veste la camicia bruna, canta inni al Fuhrer , fa il saluto romano e si innamora di un ragazzo giudeo nascosto nella cantina di casa sua.
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“La parola è vita ed è ciò che distingue un uomo da un grumo di creta”.
I libri sono un insieme di parole.
Le parole sono vita e sono libertà.
I libri sono vita e sono libertà e sono i primi ad essere attaccati nei regimi dispotici.
Il film di Brian Percival “Storia di una ladra di libri”, tratto dall’omonimo romanzo dell’australiano Markus Zusak, racconta, fra mestizia, tristezza, drammaticità (mai angoscia), delicata affettuosità e lieve armonia, la vita adolescenziale di una dodicenne tedesca, Liesel (la bravissima Sophie Nélisse) - adottata da una coppia sterile (il candido padre interpretato da Geoffrey Rush e la burbera madre, che nasconde un cuore gonfio di generosità, rappresentata da Emily Watson) - che sottrae i libri (intellettualità decadente) dalla furia annientatrice delle belve naziste, lei che veste la camicia bruna, canta inni al Fuhrer , fa il saluto romano e si innamora di un ragazzo giudeo nascosto nella cantina di casa sua.
La narrazione compiuta dalla Morte è suggestiva e l’opera merita di andare al festival del cinema di Locarno, pur riscontrandosi in essa errori marchiani e, direi, imbarazzanti.
A Liesel viene insegnata come lingua (prima e unica) l’inglese e siamo in Germania e, segnatamente, a Stoccarda.
Dopo le scene che raffigurano la terribile “notte dei cristalli” fra il 9 ed il 10 novembre 1938, durante la quale furono frantumate le vetrine dei negozi ebraici, percossi, arrestati e deportati i loro proprietari insieme alle famiglie, l’immagine si sposta sull’”amichetto del cuore” di Liesel, il fanciullo corridore provetto e infarcito, come tutti, di dottrina nazionalsocialista, mentre si allena in uno stadio di atletica imitando, anche nelle fattezze, il centometrista e saltatore con l’asta Jesse Owens,vincitore di quattro medaglie d’oro alle olimpiadi di Berlino del 1-16 agosto 1936.
Di due l’una, entrambe errate: o al ragazzino durante la corsa sovviene il ricordo di un evento svoltosi in un’altra città (siamo a Stoccarda e le olimpiadi si sono svolte a Berlino), più di due anni prima (la scena presumibilmente è successiva agli accadimenti del novembre 1938, mentre le olimpiadi sono dell’agosto 1936), in un periodo storico in cui le informazioni, scarsamente pervasive sotto un aspetto tecnologico, erano passate al setaccio di un personaggio come Goebbels (ministro per la propaganda del Reich), specie se l’evento in questione riguardava un atleta di colore americano la cui vittoria era risultata notoriamente indigesta ad Hitler e ai suo gerarchi; oppure - ed è ancora più grave – le olimpiadi vengono posticipate dalla prima metà del mese di agosto del 1936 a dopo la “notte dei cristalli” del 9-10 novembre 1938.
Il rimprovero del padre al figlio che ha osato osannare durante la propria corsa Jesse Owens è di un politicamente corretto che rasenta la ridicolaggine: ma secondo gli sceneggiatori un nazista dava della “persona nera” o del “nero” ad Owens trascorsi una decina di anni di indottrinamento razzistico totalizzante hitleriano?
Fabrizio Giulimondi
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jardena
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giovedì 1 maggio 2014
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orrore le scritte in inglese
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Il film si fa vedere, gli interpreti sono bravissimi, ma ha un taglio molto irreale e fortemente buonista.
La moglie Hubermann si trasforma da super arcigna in super affettuosa, il ragazzo ebreo, Max, fugge dagli Hubermann per non metterli in difficoltà; non si sa dove possa andare, ma miracolosamente alla fine del film si presenta più bello e in forma che mai.
Ma ciò che ho trovato assurdo e totalmente stonato sono le parole scritte in inglese in cantina. Ma che c'entra? Da un lato le bandiere con le svastiche, la cittadina della Germania con i cartelli dei negozi in tedesco e poi nella cantina vediamo le scritte in inglese?
Ma la lingua era l'inglese o il tedesco?
Il messaggio che la cultura e i valori spirituali possano aiutare a superare periodi difficili era ben costruito; l'amicizia e la voglia di vivere dei ragazzini era anche bene rappresentata, ma nel complesso un film artificiale che non mi ha convinto.
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Il film si fa vedere, gli interpreti sono bravissimi, ma ha un taglio molto irreale e fortemente buonista.
La moglie Hubermann si trasforma da super arcigna in super affettuosa, il ragazzo ebreo, Max, fugge dagli Hubermann per non metterli in difficoltà; non si sa dove possa andare, ma miracolosamente alla fine del film si presenta più bello e in forma che mai.
Ma ciò che ho trovato assurdo e totalmente stonato sono le parole scritte in inglese in cantina. Ma che c'entra? Da un lato le bandiere con le svastiche, la cittadina della Germania con i cartelli dei negozi in tedesco e poi nella cantina vediamo le scritte in inglese?
Ma la lingua era l'inglese o il tedesco?
Il messaggio che la cultura e i valori spirituali possano aiutare a superare periodi difficili era ben costruito; l'amicizia e la voglia di vivere dei ragazzini era anche bene rappresentata, ma nel complesso un film artificiale che non mi ha convinto.
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melvin ii
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venerdì 28 marzo 2014
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la forza dei libri
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“Storia di una ladra di libri” è un film del 2013 diretto da Brian Percival, con protagonisti Sophie Nélisse, Geoffrey Rush , Emily Watson, Ben Schnetzer:e Nico Liersch .La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, scritto nel 2005.
Da“diversamente ignorante”, non avendo letto il libro, non posso fare un paragone tra la parola scritta e la versione cinematografica.
Posso solo raccontarvi cosa questo film, abbastanza lungo e lento, mi ha trasmesso.
La voce narrante di questa storia è la “curiosa” Morte che nonostante il suo”faticoso” lavoro, ogni tanto si concede”una vacanza” e così decide di seguire le vicende della giovane Liesel (Nelisse) in fuga con la madre e il fratello piccolo dalla Russia.
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“Storia di una ladra di libri” è un film del 2013 diretto da Brian Percival, con protagonisti Sophie Nélisse, Geoffrey Rush , Emily Watson, Ben Schnetzer:e Nico Liersch .La pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo La bambina che salvava i libri di Markus Zusak, scritto nel 2005.
Da“diversamente ignorante”, non avendo letto il libro, non posso fare un paragone tra la parola scritta e la versione cinematografica.
Posso solo raccontarvi cosa questo film, abbastanza lungo e lento, mi ha trasmesso.
La voce narrante di questa storia è la “curiosa” Morte che nonostante il suo”faticoso” lavoro, ogni tanto si concede”una vacanza” e così decide di seguire le vicende della giovane Liesel (Nelisse) in fuga con la madre e il fratello piccolo dalla Russia. La “Morte” sfiora sempre la nostra protagonista, fin da quando durante il viaggio “si prende” il fratellino e porta la madre ad abbandonarla a Hans e: Rosa Huberman (Rush e Watson), una coppia di tedeschi senza figli.
Il film è ambientato nella Germania nazista all’inizio della seconda guerra mondiale. Se Hans si mostra con Liesel fin da subito come un padre affettuoso ed attento, Rosa appare scorbutica, brontolona, insomma una vera matrigna.
Liesel non sa leggere e scrivere, a scuola viene derisa, ma trova subito l’affetto e l’amicizia del coetaneo Rudy (Nico Liersch).
Hans aiuterà la figlia a recuperare il tempo perduto, insegnandole a leggere e scrivere.
Nascerà dentro Liesel, il desiderio di leggere e conoscere nuove storie e diventerà “una ladra di libri”.
I Huberman nasconderanno per due anni l’ebreo Max(Ben Schnetzer) quando scatteranno le leggi razziali in Germania.
Liesel, con l’aiuto di Max, aprirà gli occhi sul vero volto della follia nazista.
La sceneggiatura poco originale e senza sussulti, risulta alla fine noiosa e prevedibile.
La regia senza lode e infamia, non riesce però a dare un ritmo ed intensità costante al film
I dialoghi risultano coinvolgenti ed intesi grazie alla bravura degli interpreti.
L’intero cast si dimostra valido e di talento, riuscendo a dare profondità e intensità a una storia di per sé piatta.
Menzone particolare per Emma Watson perfetta nel ruolo della matrigna brontolone, ma dal “cuore d’oro”
Bella e rappresentativa per il film la scena di Liesel e Rudy al lago dove i due ragazzi tra un sorriso e una riflessione urlano “Io odio Hiltler”.
Il finale è speranzoso ed ottimistico, nonostante sia la”Morte” a chiudere la scena, dando comunque allo spettatore il desiderio di leggere e l’augurio che “la curiosa Signora” non venga chiamata così spesso come fu nel secondo conflitto mondiale.
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shiningeyes
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domenica 26 gennaio 2014
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svanisce un po' il tema principale ma è godibile
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Tratto dall’omonimo best seller, “The Book of Thief” narra della straordinaria vicenda della piccola Liesel, che a undici anni viene lasciata dalla madre, comunista in piena epoca nazista, e affidata ai signori Hubemann, con la quale ha un atteggiamento iniziale segnato dalla diffidenza e mutismo per la fresca ferita causata dalla separazione della madre e dalla morte del suo fratellino minore. Il bonario padre adottivo Hans gli insegnerà a leggere e gli farà nascere un profondo amore per i libri a cui si affianca quello per la scorbutica nuova madre Rosa e la tenera amicizia con il coetaneo Rudy e Max, ebreo e figlio di un caro amico di Hans, il cui lo terrà nascosto dalla Gestapo a rischio e pericolo dell’intera famiglia.
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Tratto dall’omonimo best seller, “The Book of Thief” narra della straordinaria vicenda della piccola Liesel, che a undici anni viene lasciata dalla madre, comunista in piena epoca nazista, e affidata ai signori Hubemann, con la quale ha un atteggiamento iniziale segnato dalla diffidenza e mutismo per la fresca ferita causata dalla separazione della madre e dalla morte del suo fratellino minore. Il bonario padre adottivo Hans gli insegnerà a leggere e gli farà nascere un profondo amore per i libri a cui si affianca quello per la scorbutica nuova madre Rosa e la tenera amicizia con il coetaneo Rudy e Max, ebreo e figlio di un caro amico di Hans, il cui lo terrà nascosto dalla Gestapo a rischio e pericolo dell’intera famiglia. Le vicende narrate sono fedeli a quello che passarono i tedeschi dall’entrata in guerra della Germania: la propaganda hitleriana che incendia i libri dichiarati anti-regime, la sobillazione della gioventù hitleriana e i bombardamenti. Quindi, diciamo che non ci sono problemi con l’accuratezza storica, ma nel prosieguo, il film sembra perdere il tema principale di cui il titolo del film è portatore, al posto di nefasti eventi che segnano Liesel e il micro mondo del quartiere di Via Paradiso in cui abita. Il rapporto della lettura è dato più che altro nella fase iniziale della pellicola e nei momenti in cui Liesel impara a giostrare la conoscenza acquisita dai libri che ruba nella biblioteca della moglie del sindaco. Di conseguenza i fatti filmati sono leggermente scontati e invogliano poco lo spettatore a finire di vedere il film. A tenere a galla l’interesse ci pensano le intense prove di Geoffrey Rush e Emily Watson, due veri e propri lussi per una produzione tedesca, ma teniamo a dare merito anche ad una brava Sophie Nèlisse, che interpreta un ruolo non affatto facile per una dodicenne, e lo fa in splendida maniera. Non è certo un film da pienone di nomination, ma credo che l’unica che abbia avuto per gli Award, sia azzeccata in pieno (nomination per migliori musiche).
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