alexander 1986
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domenica 16 marzo 2014
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due capitani per due mondi paralleli e lontani
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Storia semi-vera di Richard Phillips (Tom Hanks), comandante di una nave container attaccata dai pirati somali durante la traversata del Golfo di Aden. Egli farà di tutto per proteggere il suo equipaggio, fino a rischiare la propria vita.
Il motto del film è indicato da una battuta a inizio film: "Nel mondo di oggi bisogna essere forti". Deve essere forte il comandante Phillips per superare le avversità, ma allo stesso tempo deve esserlo pure chi sta dall'altra parte della barricata. Anche il capo della pattuglia dei pirati, Abduwali Muse (Barkhad Abdi), è costretto a non demordere perché, come viene retoricamente ricordato, al di fuori dell'America non a tutti è concesso di scegliere il proprio destino.
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Storia semi-vera di Richard Phillips (Tom Hanks), comandante di una nave container attaccata dai pirati somali durante la traversata del Golfo di Aden. Egli farà di tutto per proteggere il suo equipaggio, fino a rischiare la propria vita.
Il motto del film è indicato da una battuta a inizio film: "Nel mondo di oggi bisogna essere forti". Deve essere forte il comandante Phillips per superare le avversità, ma allo stesso tempo deve esserlo pure chi sta dall'altra parte della barricata. Anche il capo della pattuglia dei pirati, Abduwali Muse (Barkhad Abdi), è costretto a non demordere perché, come viene retoricamente ricordato, al di fuori dell'America non a tutti è concesso di scegliere il proprio destino.
Film candidato a 6 premi Oscar. Cifra esagerata. Di certo si tratta di un film interessante sul piano stilistico: riprese in stile 'presa diretta' e colonna sonora quasi assente per un'esperienza cinematografica che intende essere immersiva. Interpretazioni di efficacia non comune, soprattutto da parte degli attori africani. Resta sullo sfondo un tono da esaltazione dell'eroe americano e dell'abnegazione degli Usa quando c'è di mezzo la salvezza di anche solo un loro cittadino.
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gianleo67
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lunedì 3 marzo 2014
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le memorie di un capitano coraggioso
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Storia (romanzata e drammatizzata) del dirottamento della nave mercantile americana MV Maersk Alabama ad opera di pirati somali nell'Aprile del 2009, tratta dalle vicende autobiografiche del suo capitano Richard Philips rapito durante l'arrembaggio e poi liberato grazie all'intervento della marina USA.
Perfettamente in linea tanto con il suo stile improntato ad un iperrealismo dinamico e adrenalinico, quanto con le ultime tendenze di un cinema yankee impegnato in un propagandismo 'culturale' su più fronti, il regista britannico 'alleato' P.Greengrass si lancia in un concitato adattamento cinematografico del primo, storico dirottamento di una nave cargo battente bandiera americana in più di 200 anni di storia e confermando la sua predilezione per lo studio delle dinamiche relazionali e delle implicazioni tecniche per le situazioni critiche già dimostrato con la triste storia dello 'United 93' (là era al-Qaida , qui 'no al-Qaida!').
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Storia (romanzata e drammatizzata) del dirottamento della nave mercantile americana MV Maersk Alabama ad opera di pirati somali nell'Aprile del 2009, tratta dalle vicende autobiografiche del suo capitano Richard Philips rapito durante l'arrembaggio e poi liberato grazie all'intervento della marina USA.
Perfettamente in linea tanto con il suo stile improntato ad un iperrealismo dinamico e adrenalinico, quanto con le ultime tendenze di un cinema yankee impegnato in un propagandismo 'culturale' su più fronti, il regista britannico 'alleato' P.Greengrass si lancia in un concitato adattamento cinematografico del primo, storico dirottamento di una nave cargo battente bandiera americana in più di 200 anni di storia e confermando la sua predilezione per lo studio delle dinamiche relazionali e delle implicazioni tecniche per le situazioni critiche già dimostrato con la triste storia dello 'United 93' (là era al-Qaida , qui 'no al-Qaida!'). Partendo dalla studiata architettura di un montaggio parallelo tra il viaggio di un 'capitano coraggioso' e buon padre di famiglia (impersonato dal sempreverde naufrago di ritorno Tom Hanks) dal Vermont al Golfo di Aden e da quello assai più triste e drammatico di una manovalanza tribale al soldo dei signori della guerra somali, Greengrass sviluppa il suo bravo discorso su di una tragica convergenza di destini in una globalizzazione delle rotte dove necessità economiche e doveri professionali incrociano al largo di un martoriato 'Corno d'Africa' dove si incontrano chi porta aiuti (umanitari) con le buone e chi è invece deciso a prenderseli con le cattive. Riconducendo l'osservazione realistica di un mero fatto di cronaca nera (camera mobile e veloci cambi in soggettiva) ad una più sottile riflessione culturale e sociale. Tecnicamente ammirevole per la capacità di gestire tempi e spazi drammatici, il film si articola nelle tre parti di una tragica escalation in cui si passa dalle studiate tecniche di arrembaggio e deterrenza alla gestione di un sequestro condotto come una 'caccia al topo' (da stanare) per concludersi con le concitate vicende di una spietata negoziazione in cui le parti in campo sono impari e la salvezza dell'ostaggio è un'opzione comunque subordinata all'annientamento della minaccia ostile (non si dica mai che l'America ceda a ricattatori e terroristi vari). Pur nei limiti di un'operazione che presenta un evidente rischio ideologico ('l'arrivano i nostri' è una tentazione sempre presente nell'epopea a stelle strisce della minaccia globale), l'autore tiene il polso di una adeguata e credibile caratterizzazione della 'psicologia della tensione' anche grazie all'ottimo lavoro di fino del buon Hanks, addestrato in modo impeccabile a mantenere il sangue freddo e distrarre dialetticamente i suoi carcerieri almeno fino alla carneficina finale dove deflagra, improvvisa ma non inaspettata, la tradizione sanguinaria di un neo-imperialismo difensivo.
Sentire poi i 'marines' che leggono i propri diritti all'unico somalo sopravvissuto,benchè suoni paradossale, è una comprensibile concessione romanzesca allo sceneggiatore. Diverse nomination per una auspicabile ribalta nella notte delle stelle.
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ilaria pasqua
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domenica 2 marzo 2014
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alta tensione
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Nel 2009 il capitano Richard Phillips lascia la sua famiglia per guidare una nave container degli Stati Uniti. Ma mentre sono in viaggio vengono attaccati da quattro pirati somali che riescono a salire a bordo. Il piano non andrà però come ci si aspetta, grazie al sangue freddo di tutto l'equilpaggio, e i quattro saranno costretti a fuggire portando con loro il capitano, in cerca di un riscatto.
Tratto da una storia vera, questo film funziona molto bene, nonostante alcuni momenti in cui la narrazione rallenta, il ritmo resta serrato e la tensione alta per tutto lo svolgimento delle vicende. Quello che doveva essere una semplice imboscata, si trasforma in qualcosa di molto più complicato.
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Nel 2009 il capitano Richard Phillips lascia la sua famiglia per guidare una nave container degli Stati Uniti. Ma mentre sono in viaggio vengono attaccati da quattro pirati somali che riescono a salire a bordo. Il piano non andrà però come ci si aspetta, grazie al sangue freddo di tutto l'equilpaggio, e i quattro saranno costretti a fuggire portando con loro il capitano, in cerca di un riscatto.
Tratto da una storia vera, questo film funziona molto bene, nonostante alcuni momenti in cui la narrazione rallenta, il ritmo resta serrato e la tensione alta per tutto lo svolgimento delle vicende. Quello che doveva essere una semplice imboscata, si trasforma in qualcosa di molto più complicato. Phillips dovrà ricorrere all'astuzia per poter riuscire a tornare a casa, ma sembra anche sapere bene che corde toccare.
Ciò che ho molto apprezzato di Captain Phillips è il testa a testa tra i due capitani, il capitan Phillips, un intenso ma minimalista Tom Hanks, ribattezzato dai somali "irish", e il somalo Muse, interpretato invece da Barkhad Abdi. Il rapporto che si instaura è fatto di opposti e trovo che regga in piedi il film e gli dia quello spessore che si spera sempre di vedere. Un crescendo che attraversa la rabbia, il controllo, la paura e infine l'impotenza.
Il secondo capitano è spinto ad andare avanti per realizzare il suo sogno di avere i soldi per partire una volta per tutte, vuole andare proprio negli Stati Uniti, alla ricerca di una vita migliore. In fondo questi ragazzi somali sembrano vittime di un'altro padrone a cui devono rispondere. Non possono tornare a mani vuote. E questo li spinge al rapimento. È attraverso i loro occhi che si vive il profondo disagio di questa storia che dice davvero molto, anche se lo nasconde bene, dei conflitti fra nazioni potenti e povere. Conflitti economici, culturali e sociali.
La regia predilige i primi piani alternati a movimenti frenetici, soprattutto nella seconda parte del film, quando è più necessario. È questo un gran pregio perchè fa apparire il film molto verosimile. Parte eccellente è infatti tutta quella girata nello spazio ridottissimo della minuscola scialuppa di salvataggio.
La tensione è creata sicuramente dall'opposizione tra i quattro somali e gli americani che schiereranno la Marina e i Navy Seals, ribaltando del tutto la situazione: i quattro sembrano spacciati e quella missione cambia di prospettiva, appare più una missione suicida, una situazione in cui si sono andati a infilare con ingenuità, stupidità, forse solo perché non si poteva ormai tornare indietro. E questo risvolto della vicenda mette molta apprensione, osservare quella scialuppa microscopica in balia delle onde e delle navi americane che la sovrastano senza pietà, riesce a metterci nei panni di quei quattro ragazzi. Ci si chiede: e ora cosa faranno? Come se ne tireranno fuori?
Ciò che va un po' meno forse è la parte iniziale, molto lenta, ma importante perché punta a contestualizzare bene le vicende, e lo fa con grande attenzione. Punto di forza decisamente la capacità del regista di mantenere alta la tensione in quei pochi spazi utilizzati, l'ambientazione infatti è ridottissima, e la scelta di una regia che segua i movimenti e le azioni con cura. Quando sono sulla scialuppa, noi siamo sulla scialuppa, ed è quasi da sentirsi male, gli spazi ci si stringono intorno costringendoci a trattenere quasi il respiro. Infine la bravura di questo esordio, Barkhad Abdi è intensissimo, uno sguardo che ti mette a nudo.
In conclusione un film diretto, secco, senza alcun abellimento. Essenziale eppure molto potente.
Recensione pubblicata originariamente su: www.ilariapasqua.net
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xiview
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domenica 2 marzo 2014
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col cuore in gola...
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col cuore in gola...questa è la sensazione che si ha per tre quarti di film (almeno per me)...se soffrite di cuore state attenti !!!
Il film è un crescendo di tensione che come un pesce agganciato all'amo ad ogni strattone della cima da la sensazione di liberarsi ma succede invece.... l'esatto contrario...la sua situazione peggiora e la paura cresce perchè si rende conto che la lotta è "inutile" e controproducente.
Dal primo all'ultimo fotogramma Hanks è il "solito" fenomeno che esplode le sue migliori e commoventi cartucce nella scena finale del rientro a "casa" quando ti tira fuori quella commozione che cancella (o quasi) tutta la tensione provata fino a quel momento.
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col cuore in gola...questa è la sensazione che si ha per tre quarti di film (almeno per me)...se soffrite di cuore state attenti !!!
Il film è un crescendo di tensione che come un pesce agganciato all'amo ad ogni strattone della cima da la sensazione di liberarsi ma succede invece.... l'esatto contrario...la sua situazione peggiora e la paura cresce perchè si rende conto che la lotta è "inutile" e controproducente.
Dal primo all'ultimo fotogramma Hanks è il "solito" fenomeno che esplode le sue migliori e commoventi cartucce nella scena finale del rientro a "casa" quando ti tira fuori quella commozione che cancella (o quasi) tutta la tensione provata fino a quel momento.
Un ottimo film consigliato alla grande se avete voglia di far girare un pò di adrenalina nelle vene.
Consigliatissimo...
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blasiusack
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venerdì 21 febbraio 2014
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barkhad abdi
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Bellissimo film, un Tom Hanks come non lo si vedeva da anni. La regia, il montaggio sonoro e la colonna sonora a dir poco fantastici. Sorprendente Barkhad Abdi che ha tirato fuori un'interpretazione da Oscar.
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ultimoboyscout
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mercoledì 19 febbraio 2014
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quelli dei caraibi erano più simpatici...
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Storia vera del 2009: il mercantile americano MV Maersk Alabama viene assaltato e dirottato da pirati somali. Il Capitano Phillips viene preso in ostaggio per chiedere un riscatto agli Stati Uniti. Verrà liberato alcuni giorni dopo dalla Marina americana. Greengrass si cimenta ancora una volta con un fatto realmente accaduto, un avvenimento clamoroso, visto che una nave USA non veniva sequestrata da circa due secoli. Film bello, teso, con un regista pluripremiato, un attore con due Oscar e una vicenda emozionantissima in cui un uomo normale e disperato si trova a dover lottare in situazioni più che estreme. Ma il senso del film sta tutto in una scena: portaerei e navi da guerra con a bordo addestratissimi Navy Seals contro quattro ragazzotti magri, cenciosi e a piedi nudi in una scialuppa di plastica.
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Storia vera del 2009: il mercantile americano MV Maersk Alabama viene assaltato e dirottato da pirati somali. Il Capitano Phillips viene preso in ostaggio per chiedere un riscatto agli Stati Uniti. Verrà liberato alcuni giorni dopo dalla Marina americana. Greengrass si cimenta ancora una volta con un fatto realmente accaduto, un avvenimento clamoroso, visto che una nave USA non veniva sequestrata da circa due secoli. Film bello, teso, con un regista pluripremiato, un attore con due Oscar e una vicenda emozionantissima in cui un uomo normale e disperato si trova a dover lottare in situazioni più che estreme. Ma il senso del film sta tutto in una scena: portaerei e navi da guerra con a bordo addestratissimi Navy Seals contro quattro ragazzotti magri, cenciosi e a piedi nudi in una scialuppa di plastica. Ovvero primo e terzo mondo, chi ha tutto e chi niente. Che però non vuol dire che chi non ha sia giustificato a togliere con le armi a chi invece ha e che i pirati sono una conseguenza di tutto ciò, come detto dal regista. Storia di pirateria moderna girata con mano fermissima a metà tra il thriller e il reportage, è soprattutto un lamento contro la globalizzazione, una versione attuale del cinema di denuncia degli anni '70. Il film si regge sul suo incredibile realismo epidermico, sulla calcolata caoticità del montaggio e sulle interpretazioni di Hanks e di Abdi. Il primo è eccezionale nelle vesti dell'antieroe, il secondo è la sua perfetta nemesi. Tratto dall'autobiografia del vero Capitano Phillips, l'adattamento del romanzo è di Billy Ray mentre il tocco del produttore lungimirante Scott Rudin è un'ulteriore garanzia in più. Certo che un pizzico di puzzetta sotto il naso in meno e di giustificazione nei confronti dei pirati (che sono e restano comunque dei criminali) avrebbe giovato.
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kronos
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lunedì 17 febbraio 2014
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raschiando il fondo del barile
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Un tempo i polpettoni di propaganda yankees descrivevano eroici e impavidi cowboys impegnati a fare a pezzi plotoni di feroci nazisti o a vincere la guerra fredda con gli orsi russi.
Poi è stata la volta dei guerriglieri vietnamiti, molto più scalcinati ma buoni comunque per qualche ora d'intrattenimento a suon di Napalm, defoglianti e imboscate nella giungla.
Lustri dopo è toccato a gente armata di kalashnikov in groppa ai dromedari ... ora, beh, si raschia il fondo del barile coi pirati somali.
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Un tempo i polpettoni di propaganda yankees descrivevano eroici e impavidi cowboys impegnati a fare a pezzi plotoni di feroci nazisti o a vincere la guerra fredda con gli orsi russi.
Poi è stata la volta dei guerriglieri vietnamiti, molto più scalcinati ma buoni comunque per qualche ora d'intrattenimento a suon di Napalm, defoglianti e imboscate nella giungla.
Lustri dopo è toccato a gente armata di kalashnikov in groppa ai dromedari ... ora, beh, si raschia il fondo del barile coi pirati somali.
Per carità, il film è tratto dalla cronaca, tuttavia fa un certo effetto sorbirsi la storia (interminabile) di quattro mentecatti del corno d'africa assediati fino allo sterminio da mezza flotta americana.
Ok, i terroristi straccioni vengono dipinti come brutti, sporchi e cattivi, oltre che testardi come dei muli: forse non c'era alternativa al crivellarli di piombo, ma un tempo produttori e registi statunitensi si sarebbero ben guardati dal buttare tempo e risorse su storie simili.
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[+] embe'
(di nicola1)
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cizeta
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venerdì 7 febbraio 2014
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pura realtà...
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Il film narra la vera storia accaduta alla nave mercantile Alabama, primo dirottamento ad una nave statunitense in tutta la storia navale americana.
Greengrass non ci mette molto di suo, la scenografia è già scritta purtroppo dalla realtà degli avvenimenti.
La pelliccola cattura da subito, grazie al set anomalo di una nave mercantile, all'adrenalina che il film trasmette per le sue oltre due, alla fine che appare scontate (non nelle modalità) e tristemente inevitabile.
Nota di merito per Tom Hanks: in ogni parte che gli dai, lui da il massimo e si plasma in maniera unica al personaggio
Nota di stra merito per l'attore somalo Abdi: bravissimo!!! spero vinca l'Oscar.
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Il film narra la vera storia accaduta alla nave mercantile Alabama, primo dirottamento ad una nave statunitense in tutta la storia navale americana.
Greengrass non ci mette molto di suo, la scenografia è già scritta purtroppo dalla realtà degli avvenimenti.
La pelliccola cattura da subito, grazie al set anomalo di una nave mercantile, all'adrenalina che il film trasmette per le sue oltre due, alla fine che appare scontate (non nelle modalità) e tristemente inevitabile.
Nota di merito per Tom Hanks: in ogni parte che gli dai, lui da il massimo e si plasma in maniera unica al personaggio
Nota di stra merito per l'attore somalo Abdi: bravissimo!!! spero vinca l'Oscar... non da meno gli altri attori...
Voto personale: 8
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pensierocivile
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domenica 1 dicembre 2013
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senza frizioni
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Affidare una sceneggiatura ben scritta basata su una storia realmente accaduta a Paul Greengrass è un po’ come stiparla in un caveau, una assicurazione sul film che ne verrà fuori. Del resto la sua filmografia parla chiaro e Bloody Sunday (sulla domenica di sangue del 1972 in Irlanda del Nord) così come United 93 (sul volo United Airlines 93 dirottato l’11 settembre 2001 e schiantatosi al suolo dopo la ribellione dei passeggeri) ne sono la conferma. A differenza invece delle pellicole di finzione (i due Bourne) nelle quali la bravura di Greengrass, manipolatore di trepidazione e attesa, accentua le incertezze di un racconto che per sua natura si “alimenta” anche di forzature. Captain Phillips mostra tutte le qualità del suo regista: solidità nel racconto (di Billy Ray), rispetto per la storia, tensione incessante.
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Affidare una sceneggiatura ben scritta basata su una storia realmente accaduta a Paul Greengrass è un po’ come stiparla in un caveau, una assicurazione sul film che ne verrà fuori. Del resto la sua filmografia parla chiaro e Bloody Sunday (sulla domenica di sangue del 1972 in Irlanda del Nord) così come United 93 (sul volo United Airlines 93 dirottato l’11 settembre 2001 e schiantatosi al suolo dopo la ribellione dei passeggeri) ne sono la conferma. A differenza invece delle pellicole di finzione (i due Bourne) nelle quali la bravura di Greengrass, manipolatore di trepidazione e attesa, accentua le incertezze di un racconto che per sua natura si “alimenta” anche di forzature. Captain Phillips mostra tutte le qualità del suo regista: solidità nel racconto (di Billy Ray), rispetto per la storia, tensione incessante. Tutto il cast lo spalleggia alla grande, e se per Tom Hanks la prova eccellente non è una novità, sorprendenti davvero sono le interpretazioni del commando di terroristi: credibili, esaltati, condannati dalla vita a non poter tornare indietro, a non poter esitare, stretti in una morsa fra prigioni americane e capi clan somali. Il loro assalto alla nave è un equilibrio perfetto fra tensione e spettacolarità. Nella realtà le cose non andarono proprio come il film le racconta: il terrorista catturato dall’equipaggio fu abbandonato dai suoi compagni che si lanciarono in mare con la scialuppa (l’episodio più debole della sceneggiatura è proprio questo, con l’equipaggio che libera l’ostaggio, la fuga in mare e il ritorno sulla nave con i negoziatori, nonostante tutta la diffidenza e i sospetti mostrati nel corso della vicenda) inoltre vengono ignorate le frizioni tra il Naval Special Warfare Command e il F.B.I., in favore dell’arrivo della “cavalleria” e della sicurezza dei negoziatori; ma in fondo queste spruzzatine di blockbuster non disturbano.
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andrea fratini
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sabato 23 novembre 2013
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un'altra storia di cronaca raccontata con maestria
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Dopo BLOODY SUNDAY e UNITED 93, Greengrass torna a pescare nel passato recente, descrivendo con passione ed energia la storia thriller e avventurosa vissuta dal capitano Phillips nelle acque del Corno d'Africa alle prese con i pirati somali. La regia non sbaglia un colpo nell'analizzare dettagliatamente gli avvenimenti e nel ricostruirli con il corretto pahos, coinvolgendo dall'inizio alla fine in oltre 2 ore di pellicola. Tom Hanks è perfetto nei panni del comandante della nave, ma non sono da meno gli attori africani, la cui interpretazione è strepitosa: gli occhi della fame di belve che non hanno nulla da perdere si confrontano con l'organizzazione e il coraggio degli americani, che, a loro volta, nel loro sguardo, hanno perduto l'ottimismo dell'azione dopo l'11 settembre, ma sembrano aver imparato la lezione e con saggezza vedono e provvedono di fronte al pericolo.
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Dopo BLOODY SUNDAY e UNITED 93, Greengrass torna a pescare nel passato recente, descrivendo con passione ed energia la storia thriller e avventurosa vissuta dal capitano Phillips nelle acque del Corno d'Africa alle prese con i pirati somali. La regia non sbaglia un colpo nell'analizzare dettagliatamente gli avvenimenti e nel ricostruirli con il corretto pahos, coinvolgendo dall'inizio alla fine in oltre 2 ore di pellicola. Tom Hanks è perfetto nei panni del comandante della nave, ma non sono da meno gli attori africani, la cui interpretazione è strepitosa: gli occhi della fame di belve che non hanno nulla da perdere si confrontano con l'organizzazione e il coraggio degli americani, che, a loro volta, nel loro sguardo, hanno perduto l'ottimismo dell'azione dopo l'11 settembre, ma sembrano aver imparato la lezione e con saggezza vedono e provvedono di fronte al pericolo. Mai un sorriso da parte loro (persino nei momenti di sollievo) di fronte a un nemico che non è Al Qaida, come viene sottolineato nel film, ma quello costituito da miseri banditi nelle mani di clan indigeni. Di conseguenza, l'opera, nel complesso, evita di apparire l'ennesimo inno all'efficienza americana e il nazionalismo, appena accarezzato, è venato di triste eroismo senza scendere mai nel patetico o nel tracotante. Fa male, ahimè, la battuta di due membri dell'equipaggio che, poco prma dell'arrivo dei pirati, reclamano i loro diritti da contratto sindacale, che non contempla la battaglia...ma è, e soprattutto sarà così...la metafora del domani, dove gli squali aumenteranno e non si può più sperare, con i tempi che corrono, che qualcuno protegga le spalle dai rischi della crisi mondiale e di un futuro di globalizzazione poco rassicurante.
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