Dall'incontro casuale tra Lila,appena tornata nella sua Bruxelles dopo un viaggio alla ricerca della propria identità, e Bilal, un iraniano, che ritorna nella città dopo 40 anni di assenza,parte un viaggio alla scoperta e riscoperta di Bruxelles: città multiculturale, in costante mutamento, un mix di edifici antichi e di nuove architetture con vetri, specchi e luci, elementi dominanti dell’epoca moderna. Welcome Home è, infatti, emblema di questa modernità e dell’esistenza dell’uomo moderno, oscillante tra la crisi, la distruzione e la rinascita. Lila è ora una persona nuova, più forte ed emancipata, pronta a lasciarsi alla spalle il suo passato e il suo ragazzo Benji. Il loro ritrovarsi è un incontro intenso, l’atmosfera è pesante per le parole non dette tra i due, e allo stesso tempo, elettrica per la loro attrazione fisica; Lila non è più un oggetto del desiderio, ma una donna decisa, una seduttrice. La loro sessualità è densa di fisicità, tanto che i loro corpi sembrano fondersi insieme in un’unica carne, ma oltre alla passione, tra i due amanti c’è anche il peso dell’ostilità e della diffidenza.
Tra l’alternarsi di questa pelle nuda, calda, e le immagini della città notturna,urbanizzata e fredda si scrive il destino di Lila, deciso dal tragico scontro con una macchina di alcuni giovani funzionari dell’UE, arroganti e pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono ed interessati solo al proprio divertimento.
Tom Heene, nel suo primo lungometraggio, ritrae la vita a Bruxelles e tratta le problematiche del rapporto con noi stessi e con gli altri in un film dalla struttura narrativa e temporale frammentaria, caratterizzato da pochi dialoghi, sostituiti dalla forza delle immagini della città e dei corpi; Welcome Home è infatti fortemente influenzato dal lavoro del regista nelle arti visive e digitali, tanto che il forte impatto visivo e l’estetica del film vanno a colmare la mancanza d’approfondimento dei personaggi , delle loro storie ed emozioni.
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