alicealici
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domenica 23 marzo 2014
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uno schifo.
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Giuro che non ho mai visto un film così inutile. È brutto, inutile, senza trama è creato appositamente per far perdere tempo all'essere umano. Se penso poi che la gente ha anche pagato per vederlo allora diventa un film diabolico. È una tale schifezza che dovrebbe essere proibito da una qualche legge produrre roba del genere. Non capisco perché certa gente senza fantasia si ostini a voler fare film, che finiscono per essere scontati e inutili. Sono talmente a corto di idee che i dialoghi si ripetono più e più volte, giusto per riempire 90 minuti che spazzatura. Il montaggio è vergognoso, la recitazione imbarazzante. È il genere di film che farebbe un ragazzino in piena crisi ormonale, terribile.
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Giuro che non ho mai visto un film così inutile. È brutto, inutile, senza trama è creato appositamente per far perdere tempo all'essere umano. Se penso poi che la gente ha anche pagato per vederlo allora diventa un film diabolico. È una tale schifezza che dovrebbe essere proibito da una qualche legge produrre roba del genere. Non capisco perché certa gente senza fantasia si ostini a voler fare film, che finiscono per essere scontati e inutili. Sono talmente a corto di idee che i dialoghi si ripetono più e più volte, giusto per riempire 90 minuti che spazzatura. Il montaggio è vergognoso, la recitazione imbarazzante. È il genere di film che farebbe un ragazzino in piena crisi ormonale, terribile. Ho buttato un ora e mezza del poco tempo che mi è concesso su questo mondo. Che tristezza.
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evvuaai
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lunedì 6 gennaio 2014
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abbiate amore di voi stessi, non guardatelo!
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Persino le tribù indigene del Brasile Akuntsu e Kanoê sarebbero state in grado di rappresentare una storia di vita americana migliore del regista di Spring Breakers Harmony Korine.
Un film che disturba corpo/mente e anima.
Fin dai primi secondi lo si candida come film da poveracci con riserva: il marchio di fabbrica sconosciuto e i titoli di testa rosa fluorescente e incomprensibili...
Per il resto si potrebbe definire un .... senza riserva.
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Persino le tribù indigene del Brasile Akuntsu e Kanoê sarebbero state in grado di rappresentare una storia di vita americana migliore del regista di Spring Breakers Harmony Korine.
Un film che disturba corpo/mente e anima.
Fin dai primi secondi lo si candida come film da poveracci con riserva: il marchio di fabbrica sconosciuto e i titoli di testa rosa fluorescente e incomprensibili...
Per il resto si potrebbe definire un .... senza riserva. Un tribute a Breatney Spears nella sua peggior scontatezza? Il vuoto ideologico che vi lascia sgomenti? L'apoteosi del "stò perdendo minuti preziosi della mia vita ma non riesco a farne a meno..."
Quattro matte compiono una rapina per partecipare allo Spring Breakers. Fanno party mostrano un pò di tette e culi e si drogano, poi vanno in galera.... indovinate?.... per droga. Il film poteva finire così e tutti saremmo stati felici e contenti. Purtroppo prosegue con il ghengsta rapper più stereotipato del mondo (probabilmente un parente di cugio di Spitty Cash con i denti di ferro copiati a Manuto) che le paga la cauzione, in cambio invece che fargli il culatello per dare un cavolo di senso a questa storia (come la presenza minacciosa di vari loschi individui sottolineerebbe) si lancia in dimostrazioni da Rock Feller che incantano 3 ragazze su 4 (a questo punto sprigionerete spontaneamente epiteti pesanti sulle 3 e non sarà maschilismo!), l'ultima per fortuna ha un minimo di cervello per defilarsi. La seconda si defila dopo che si becca 1 pallottola nella gamba. La terza e quarta dopo che sterminano la band rivale del gangsta. Cioè non è il gangstar più pallonato del mondo a dare una lezione al rivale, no, lui muore come un inenarrabile idiota grazie al suo talento tattico "bene ora siccome ho una gang armata di numerosi uomini facciamo così, attacchiamo solo io e voi due su una battigia di notte, avremo sicuramente la meglio..."
Mentre loro due (in due contro una ventina di uomini armati) fanno piazza pulita, novelle terminator sotto una pioggia di colpi sparati da pistole a salve.
Il film scorre con una serie di sequenze rallenty senza senso.
I testi sono fatti a metà dall'accademia delle frasi fatte ridondanti manco sotto effetto helzeimer e l'Unasam.
Il finale vi portarà ad iscrivervi a un corso costosissimo di auto ipnotismo per rimuovere questi 90 minuti dal vostro subconscio mentre nuova irritazione sarà espressa da una pulsante vena sulla tempia nel vedere di nuovo titoli di coda rosa fluorescente e inleggibili.
C'è chi lo giustifica come un video-clip film, chi per violenza gratuita lo paragona ad Arancia Meccanica. Per me queste persone andrebbero esiliate su un'isola deserta e inospitale con Korine, senza viveri e un maxi schermo che ripete ogni ora questo film... ABERRANTE.
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il recensore
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mercoledì 25 dicembre 2013
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rigor mortis
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Bikini, passamontagna e mitragliette, fascino dell'ingordo e del contro-voglia, allucinazione collettiva e stroboscopica , “desiderio senza desiderio”: è l'america marcia di Korine, e la sua personale rivincita cinematografica anni dopo “Kids”. Ha un andamento immoto Spring Breakers: il “forever” , onnipresente , è l'indelebile mantra di una pellicola che si trasmuta continuamente in ripetizione, richiamo, flashback/flashforward e dove tutto è statico, fermo, s-vissuto. La primavera viene subito dopo l'inverno/fallimento del sogno Americano, della generazione del 3000 strafatta di media prima ancora che di droga e di alcol. L'operazione messa in atto dal regista è esemplare: sottratte dall'universo patinato e buonista del marchio “Disney”, le quattro eroine ( Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Rachel Korine) diventano il manifesto (neo)pop dei teenager americani e del microcosmo-coloratissimo e finto- che li circonda.
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Bikini, passamontagna e mitragliette, fascino dell'ingordo e del contro-voglia, allucinazione collettiva e stroboscopica , “desiderio senza desiderio”: è l'america marcia di Korine, e la sua personale rivincita cinematografica anni dopo “Kids”. Ha un andamento immoto Spring Breakers: il “forever” , onnipresente , è l'indelebile mantra di una pellicola che si trasmuta continuamente in ripetizione, richiamo, flashback/flashforward e dove tutto è statico, fermo, s-vissuto. La primavera viene subito dopo l'inverno/fallimento del sogno Americano, della generazione del 3000 strafatta di media prima ancora che di droga e di alcol. L'operazione messa in atto dal regista è esemplare: sottratte dall'universo patinato e buonista del marchio “Disney”, le quattro eroine ( Selena Gomez, Vanessa Hudgens, Ashley Benson e Rachel Korine) diventano il manifesto (neo)pop dei teenager americani e del microcosmo-coloratissimo e finto- che li circonda. James Franco è l'idolo, cattivo privato del carisma, pedina/preludio ma non epilogo: nulla è destinato a conclusione, “Spring break forever !” ! La fotografia riprende gli stilemi del videoclip: ne è sintesi ed estrema scarnificazione , estetica del contemporaneo, exploitation e continua fagocitosi. Forse per questo in Italia il film è stato vittima di una distribuzione che lo ha scarnificato, rendendolo appetibile solo ad una platea di adolescenti/zombie (per dirla alla Carmelo Bene) perplessi, in-capaci di riconoscersi nella pellicola; decenni dopo Arancia meccanica “s.b.” ne conserva la dinamica e l'estetica ( [...]quell’America che fa di Scarface la Cura Ludovico Van-scrive Pontiggia) . Nell'esibizione continua del corpo- merce di scambio in-organica, non più che oggetto su cui “sniffare” - è esclusa qualsiasi rappresentazione del sesso: fascino dell'illusione e dell'allusivo, archetipo della nuova tv-quella “che piace” ( non esiste il subliminale, è tutto palese). In fase di regia il film è luciferino, non vi è dettaglio superfluo né piacere della/nella decorazione: tutto è ripreso, riproposto e (ri)combinato in un continuo rigor mortis, dove ogni involuzione/rivoluzione è una ripresa/variazione sul tema e ci si muove solo per illusione. Per comprenderne completamente la straordinaria potenza dovremmo aspettare decenni, per ora ci limitiamo a contemplarlo, ammutoliti. E a coloro che hanno giudicato il film immorale, rispondiamo come farebbe Stendhal: “(...)E l'uomo che porta lo specchio nella sua gerla sarà da voi accusato di essere immorale! Lo specchio mostra il fango e voi accusate lo specchio! Accusate piuttosto la strada in cui è il pantano, e più ancora l'ispettore stradale che lascia ristagnar l'acqua e il formarsi di pozze.”
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matteo manganelli
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martedì 12 novembre 2013
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il fondo del cinema d'autore "intellettuale"
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Se quest'anno, tra i titoli più interessanti usciti in sala, troviamo lo spaccato generazionale "Bling Ring", era inevitabile che quest'ultimo avesse un fratello malvagio, uscito anche questo abbastanza di recente. Più guardavo Spring Breakers e più lo accostavo ad Albakiara di Salvati, che trova quasi una sua dignità, in confronto a questo schifo. La trama non c'è, o meglio c'è, ma è come se non ci fosse. Come in Bling Ring, anche questo sacrifica molto la narrazione; ma se nel suo film la Coppola ha cercato di mettere in primo piano solo il messaggio che voleva trasmettere e in secondo piano lo sviluppo della trama, qui ci sono solo 90 minuti di vuoto assoluto, alternati a dialoghi inutilmente retorici e a sequenze degne dei migliori videoclip di Pitbull.
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Se quest'anno, tra i titoli più interessanti usciti in sala, troviamo lo spaccato generazionale "Bling Ring", era inevitabile che quest'ultimo avesse un fratello malvagio, uscito anche questo abbastanza di recente. Più guardavo Spring Breakers e più lo accostavo ad Albakiara di Salvati, che trova quasi una sua dignità, in confronto a questo schifo. La trama non c'è, o meglio c'è, ma è come se non ci fosse. Come in Bling Ring, anche questo sacrifica molto la narrazione; ma se nel suo film la Coppola ha cercato di mettere in primo piano solo il messaggio che voleva trasmettere e in secondo piano lo sviluppo della trama, qui ci sono solo 90 minuti di vuoto assoluto, alternati a dialoghi inutilmente retorici e a sequenze degne dei migliori videoclip di Pitbull. E te stai lì, davanti allo schermo, aspettando che succeda qualcosa o che almeno la pellicola cerchi di parlare di un qualsiasi argomento; niente. Linea piatta. Non mi metto neanche a commentare le prove attoriali delle quattro bambine protagoniste, perchè, indovinate un po', non c'è NIENTE da commentare. Anche Franco, che è un attore bravissimo è totalmente spaesato, in questo film. Spring Breakers è il tonfo più sonoro del cinema d'autore degli ultimi anni; Spring Breakers è il fondo. Evitabile come una bestemmia in chiesa.
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iankenobi
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lunedì 4 novembre 2013
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interessante
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rispetto agli altri film di korine,con i suoi mostri urbani,questo l'ho trovato un po' piu' "normale".
A me non e' dispiaciuto.Un bulli e pupe selvaggio,interessante l'uso delle musiche.
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m.raffaele92
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mercoledì 9 ottobre 2013
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la purezza del sogno
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Che cos’è “ Spring Breakers”? Commedia, drammatico, gangster, un film d’avventura o una bellissima storia d’amore? È tutto questo e di più. È uno di quei film che non trovano (né troveranno mai) una precisa collocazione negli scaffali delle videoteche.
Inizia come una ironica e pungente fotografia della perdita di valori di gran parte della cosiddetta “generazione X” (fattore indicativo, nel film, è la partecipazione e successivo distacco del personaggio interpretato da Selena Gomez al gruppo cattolico del quale fa parte), prosegue come un perverso spettacolo degli eccessi (droga, sesso, spinelli e chi più ne ha più ne metta: non manca nulla).
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Che cos’è “ Spring Breakers”? Commedia, drammatico, gangster, un film d’avventura o una bellissima storia d’amore? È tutto questo e di più. È uno di quei film che non trovano (né troveranno mai) una precisa collocazione negli scaffali delle videoteche.
Inizia come una ironica e pungente fotografia della perdita di valori di gran parte della cosiddetta “generazione X” (fattore indicativo, nel film, è la partecipazione e successivo distacco del personaggio interpretato da Selena Gomez al gruppo cattolico del quale fa parte), prosegue come un perverso spettacolo degli eccessi (droga, sesso, spinelli e chi più ne ha più ne metta: non manca nulla). Il tutto presentato secondo l’estetica post-moderna da videoclip (campo nel quale ha esordito, sperimentato e lavorato il regista prima di approdare al grande cinema).
Poi, strada facendo, accade qualcosa di meraviglioso e inspiegabile: abbandonato ogni sottotesto sociale, un tour de force di colori, luci ed effetti psichedelici ci accompagna in una direzione diversa (sovrastante).
Il momento in cui Selena Gomez abbandona lo “spring break”, è indice di un (nuovo) punto di partenza. Da lì in avanti il film sprofonda pian piano (quindi si eleva) a sogno, e nulla ha più veramente un senso o un significato. Selena Gomez potrebbe essere la personificazione della realtà (e quindi delle responsabilità) che si trova (inevitabilmente) a disagio con un mondo che, a conti fatti, è tutto fuorché reale e concreto. Ciò che conta di lì in avanti è il paradiso terrestre (quindi una fuga dalla realtà) nella quale James Franco e le ragazze rimaste trovano il proprio “status” (ciò che vorrebbero essere). Lo spettatore non può che rimanere disorientato da questo forte sbalzo narrativo, ma è proprio lì che sta il valore del film. Poiché, come nel migliore dei sogni, la caducità e la sequenzialità degli eventi non sono (più) importanti. Ciò che rimane è un mare (un nulla, quindi un tutto) nel quale è dolce naufragare. Ecco allora che acquista senso la scena (bellissima, poetica, superba, ormai cult) della danza al tramonto delle ragazze sotto “Everytime” di Britney Spears.
L’ultima mezz’ora del film è quindi una pura immersione in un sogno esotico e alla fine, così come in tutti i sogni che accompagnano (o e spesso urtano) le nostre ore notturne, emerge la scissione tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere (la voce fuori campo delle ragazze durante la sparatoria finale che, nonostante sembrano aver trovato sé stesse in questo evento/dimensione onirica chiamato “spring break”, comunica ai propri genitori che “vorrebbero tornare a scuola e diventare delle brave ragazze”).
La stessa sparatoria finale nel giardino della villa dei gangsters poi, così come altre scene del film dove viene (in parte) suggerita una certa estetizzazione della violenza, unite all’ambientazione in quel della Florida, non possono che far pensare a Scarface (aspetto che potrebbe essere considerato come un piccolo valore aggiunto). Ma non fraintendete: le analogie (se di analogie si può parlare) col capolavoro di De Palma si fermano lì.
In fondo in fondo, per spiegare questo film basterebbe la famosa frase pronunciata da Tim Curry verso la fine di “The Rocky Horror Picture Show”: “don’t dream it, be it”.
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jacopo b98
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mercoledì 9 ottobre 2013
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un film amorale e duro che si prende i suoi rischi
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Quattro amiche, le arrapate Candy (Hudgens), Brit (Benson) e Cotty (Korine) e la timida e introversa Faith (Gomez), vogliono partire per lo Spring Break, la pausa primaverile dagli studi, ma non hanno soldi. Perciò dopo aver rapinato una tavola calda con un martello e una pistola ad acqua, realizzano il loro sogno: sulla costa atlantica le attende una settimana di sesso, droghe e alcol. Ma anche la prigione. Vengono arrestate per possesso di stupefacenti ma un gangster pianista della zona (Franco) gli paga la cauzione e le trascinerà nell’oblio della violenza, della paura e dell’american dream. Quando si chiude l’ultima inquadratura di Spring Breakers lo spettatore è stupito.
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Quattro amiche, le arrapate Candy (Hudgens), Brit (Benson) e Cotty (Korine) e la timida e introversa Faith (Gomez), vogliono partire per lo Spring Break, la pausa primaverile dagli studi, ma non hanno soldi. Perciò dopo aver rapinato una tavola calda con un martello e una pistola ad acqua, realizzano il loro sogno: sulla costa atlantica le attende una settimana di sesso, droghe e alcol. Ma anche la prigione. Vengono arrestate per possesso di stupefacenti ma un gangster pianista della zona (Franco) gli paga la cauzione e le trascinerà nell’oblio della violenza, della paura e dell’american dream. Quando si chiude l’ultima inquadratura di Spring Breakers lo spettatore è stupito. Ha appena visto un’ora e mezzo di violenza, sesso, droghe e musica pop. Korine si prende un’ora e mezza per raccontarci il degrado della società americana di oggi, in particolare dell’adolescenza. È una specie di Bling Ring in salsa noir ma in confronto a questo il film della Coppola era un film per bambini. Ma il punto è questo: il regista-sceneggiatore non condanna niente di quello che mostra, ci racconta semplicemente una settimana di sballo puro. E qui è inevitabile porsi una domanda: qual è la morale? Non c’è. Anzi alla fine le ragazze non solo non muoiono, ma se ne vanno via in Ferrari, arrapate e violente come prima, se non di più. È un cinema amorale quello di Korine, perché una storia come questa non solo non ha morale, ma non può averla: il regista fa trionfare il “male” e il film finisce così. È un film di sregolatezze quindi, non sempre, anzi, mai condannate. Sta allo spettatore interpretare il film. Korine ci offre lo spunto, sta a noi coglierlo e pensarci su. Non è un film per ragazzi, ma che è importante che i ragazzi vedano, purché sappiano esserne disgustati e non affascinati. È questo il rischio del film e Korine fa un cinema che si prende i suoi rischi. E questo è un film estremo. È una specie di Arancia Meccanica attualizzata senza gli spunti futuristici del film di Kubrik. Ma come lo vede un film così un adulto? Probabilmente lo condannerebbe come un film gratuito, amorale e diseducativo. E come si può dargli torto? E d’altra parte è innegabile che una certa quantità di gratuità e manierismo siano presenti. Presentato in concorso a Venezia 2012.
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fabriziosicignano93
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mercoledì 2 ottobre 2013
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the american dream...
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Ero convinto fosse un seguito di ProJect X,
o qualche ritrovato ispirato ad Animal House.
Poi la realizzazione alla visione...
"L'ascesa" degli adolescenti americani. Il "progresso" del divertimento da essi concepito che finisce per catapultarli in una spirale in cui essi intravedono la gioia.
Immagini di fisici perfetti, seni sodi, bikini onnipresenti, indossati come divise di ordinanza, tutto ciò diventa un miscuglio pulsante di divertimento eccesso, distruttivo e sublime. Bong adoperati come bombole d'ossigeno, pistole giocattolo, gesti assurdi divenuti il marchio della vera costituzionalità dei giovani che, durante le "vacanze primaverili", emerge dall'occulto della vita di studente ordinario, per carpire felicità e divertimento nel sesso, nella coca e.
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Ero convinto fosse un seguito di ProJect X,
o qualche ritrovato ispirato ad Animal House.
Poi la realizzazione alla visione...
"L'ascesa" degli adolescenti americani. Il "progresso" del divertimento da essi concepito che finisce per catapultarli in una spirale in cui essi intravedono la gioia.
Immagini di fisici perfetti, seni sodi, bikini onnipresenti, indossati come divise di ordinanza, tutto ciò diventa un miscuglio pulsante di divertimento eccesso, distruttivo e sublime. Bong adoperati come bombole d'ossigeno, pistole giocattolo, gesti assurdi divenuti il marchio della vera costituzionalità dei giovani che, durante le "vacanze primaverili", emerge dall'occulto della vita di studente ordinario, per carpire felicità e divertimento nel sesso, nella coca e... nei soldi facili.
Uno stampo della fresca e rampante gioventù statunitense, che approcia al denaro immischiato nella criminalità e nella droga, quei soldi osannati che a suo tempo un signore di Cuba ne fece un oggetto divino, perchè grazie al cash "il mondo è tuo".
Le giovani spring breakers lo sanno, e allora dal semplice divertimento si buttano tra le possenti spalle della giocosa-criminalità per poter vivere, in quel breve attimo, ciò che loro reputano bello, figo ed ineguagliabile, e che la vita ordinaria sembra soffocare nel loro corpo stupendo, ma non nelle loro parole. Azioni incalzanti, con luci e immagini rese surreali, una fotografia febbricitante che coinvolge in un'angoscia assurda.
Un film ben riuscito, tecnicamente e anche qualitativamente. Ripetitivo in alcune situazioni, ottimo in altre. Notevole l'interpretazione di James Franco.
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roronoa00
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giovedì 5 settembre 2013
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il film degli orrori
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Osceno, sconcertante..frasi ripetute 3/4 volte, comparto sonoro allucinante e enorme pochezza della trama..era meglio guardare 24 h la signora in giallo
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ragthai
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domenica 25 agosto 2013
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orrendo
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Giusto la critica snob che ama andare contro corrente per partito preso puo' apprezzare questo film insulso, e trovarci pure un senso che non ha.
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