Addio mia Regina

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Un film di Benoît Jacquot. Con Léa Seydoux, Diane Kruger, Virginie Ledoyen, Xavier Beauvois, Vladimir Consigny.
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Titolo originale Les adieux à la reine. Drammatico, - Francia, Spagna 2012. MYMONETRO Addio mia Regina * * * - - valutazione media: 3,38 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'altra faccia di Versailles. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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mercoledì 13 febbraio 2013

"Les adieux a la Reine" e' una pellicola originale e' potente seppur presentata in modo molto semplice e sobrio. Ma la vera forza della pellicola, che ovviamente si ispira ad un romanzo, e' il modo di vedere, di catturare e fotografare la vita a Versailles: non attraverso la aristocrazia che abitava nella reggia e nemmeno quello della controversa (e incompresa) Maria Antonietta, ma quello della servitu' e in particolare, la storia viene incentrata e raccontata dal personaggio di Sidonie Laborde, giovane ed abile lettrice personale della regina.
Il film, inoltre, si concentra nel raccontare solo gli ultimi giorni della vita a Versailles, durante i primi giorni dallo scoppio della rivoluzione francese e la presa della Bastiglia che da li a breve avrebbero segnato la fine della monarchia.
Versailles vive di vita propria, i suoi nobili insieme alla servitu' sono avvolti dalla routine. Tra questi c'e' la figura della madmoiselle Laborde, un'umile e devotissima dama di compagnia e lettrice della regina stessa.
Maria Antonietta (interpretata abilmente dalla Kruger) rappresenta infatti per Sidonie un modello da seguire, un idolo irragiungibile nonostante si mostri a lei (e al pubblico) come una sovrana molto fragile e insicura, una regina che si sente scomoda nelle sue vesti, irrequieta e viziata. Ma per Sidonie la regina rappresenta tutto: il suo lavoro, la sua permanenza alla reggia e la sua vita intera sono strettamente legate dalla figura di M.Antonietta.
Ma presto la calma apparente che regna a Versailles verra' scovolta quando giungono le prime vociferazioni e notizie che il popolo di Parigi e' in rivolta, una rivolta che non si limita alle richieste di pane ma di potere dalle classi meno abbienti. Le prime chiacchiere giungono subito nei corridoi e nelle stanze della servitu'. All'inizio le voci vengono affrontate con scetticismo e diffidenza ma ben presto la diffidenza si muta in paura e angoscia e le insinuazioni si fanno sempre piu' insistenti, tanto da raggiungere anche il resto degli aristocratici. I piani di fuga non esitano a venir allo scoperto e molti degli abitanti del palazzo fuggono nella notte, travestiti o meno da persone umili (servi, valletti e contadini). Molti oggetti, libri e mobili di valore vengono fatti trasportare via, al sicuro, finche' la regina stessa chiedera' a Sidonie di aiutarla a tracciare un percorso di fuga verso Metz. La gravita' della situazione e' diventata ormai innegabile e giungono le prime voci che il popolo di Parigi ha gia' ghigliottinato le prime teste dei nobili. Da li a poco, giungera' anche a Versailles una lista di teste da tagliare in cui al primo posto figura proprio la regina.
Nella lunga, ma bellissima, scena notturna, assistiamo infatti alle preparazioni per la fuga, nella stanza stessa della regina, in sequenze magnifiche, dove luci e ombre si alternano a figure e sagome di damigelle di compagnia, servitu' e la stessa, preoccupata e confusa, Maria Antonietta. Sara' a quel punto che la regina confessera' a Sidonie di essersi innamorata della sua amica, la scaltra duchessa di Pompignac, e che piu' di ogni altra cosa, lei, desiderasse la salvezza di quest'ultima. Il ruolo fondamentale che dovra' assumersi infatti la Laborde e' quello di traverstirsi come la duchessa durante il viaggio di fuga verso Metz. In pratica, la protagonista viene sfruttata e usata sin in ultimo per compiacere i desideri della regina. Cosa che Sidonie, per amore e devozione nei suoi confronti, accettera' di fare pur sapendo che l'allontanamento da Versailles (e dalla regina) equivale al suo annientamento.
"Ero la lettrice personale della regina, le ho ubbedito, d'ora in poi non sono niente" esclamera' alla fine del film la protagonista sottolineando il paradosso che per servire e soddisfare fin in fondo la regina lei rinuncia a se stessa. Da personalita' di prestigio (la dama di compagnia, la lettrice privata della sovrana di Francia) accetta rassegnatamente di dover tornare alle sue umilissimi origini, a trovarsi senza una identita' precisa, senza un lavoro e completamente disorientata.
Perche' l'intera esistenza della Laborde si era costruita attorno alla regina, nel prestare fedelmente i suoi servizi, in tutti i modi possibili. La sua vita era strettamente legata alle stanze, ai corridoi di Versailles che erano ormai diventati per lei la sua casa, rappresentavano l'acquisizione di una sorta di prestigio al quale la giovane lettrice si era legata. Ma sopratutto, Sidonie si sentiva particolarmente lagata alla regina stessa, verso la quale nutriva sentimenti di profondo rispetto e ammirazione.

Sicuramente "Les adieux a la reine" e' un film innovativo perche' fa conoscere Versailles da una prospettiva diversa, che non e' quella della pomposita', degli sfarzi, dei pizzi e dei grandi balli degli aristocratici, bensi viene visto dagli occhi della servitu'. Una servitu' che vive vicino, ma al contempo separata, dai nobili; in stanze semplici, piccole e umili. Una servitu' che si sveglia prima di tutti nella reggia per mettersi al lavoro e che per prima viene a conoscenza dei fatti. Una servitu' che non manca di raccontarsi bugie, segreti e pettegolezzi, facendo in modo che lo spettatore abbia una visuale diversa, innovativa, originale ma anche altamente verosimile di quanto potesse  accadere nella reggia piu' famosa di Francia, specialmente nei sui ultimi giorni prima della caduta definitiva della monarchia e l'eclisse totale di un'era.
Scenografie altrettanto sobrie e semplici, in piena sintonia con la storia, vista e raccontata dalla angolazione di una umile e riservata dama di lettura. Niente pomposita', lussi o sfarzi nel film di Jacquot. Se nella Antonietta della Coppola regnava la gioia, lo spirito di festa e l'allegria mentre rubavano la scena meravigliosi abiti, colori e pattiserie di ogni tipo accompagnati da altrettanta musica vivace, nel film di Jacquot i personaggi si muovono nell'ombra, accompagnati dalle flebili luci delle candele nel cuore della notte. I sentimenti che vengono percepiti sono la paura, l'angoscia, la disperazione (vedi la donna che si impicca quando scopre di essere nella lista delle teste da tagliare) e la preoccupazione per quello che deve ancora succedere, per le sorti di tutti gli abitanti del palazzo.
Un film che sta attento alla forma e ai particolari, si nota l'eccellente fotografia e l'alternanza di colori (chiaro/scuro, diurno/notturno) ma che pecca di cadere in qualche ovvieta' stereotipata: ad esempio, la regina viene delineata come una persona viziata e al contempo oppresa dal suo ruolo, una personalita' debole e fragile. In piu' manca di scavare nel pronfondo della psiche dei suoi personaggi, senza pero' risultare mai troppo superficiale.
Brillanti le interpreti (anche se un po' fuori campo la Kruger nei panni di una sovrana poco piu' che adolescente) che per trasmettere le emozioni si devono affidare in particolar modo ad espressioni, gesti, movimenti e sguardi.
Gli addii alla regina sono un film al femminile, che riesce a far esaltare sentimenti di legami forti, tali la devozione e la solidarita' reciproca, e che riesce a dare uno stampo originale ma anche altamente verosimile e realistico ai suoi personaggi e alla situazione di scompiglio che colpi'  Versailles all'alba della rivoluzione francese.
Consigliato.


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