sa555
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martedì 30 ottobre 2012
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un frullato fatto male
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questo è un film che prende spunto dalla crudeltà dei narco trafficanti messicani ma sicuramente è una storia irreale e non credibile, priva di senso.... una scarsa americanata sicuramente da non vedere, neanche gratis.
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filippo catani
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martedì 30 ottobre 2012
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discreto ma nulla più
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Due giovani ragazzi fanno la bella vita in California grazie ai proventi del traffico di erba. Uno è un reduce dall'Afghanistan mentre l'altro è un plurilaureato con il pallino della solidarietà. I due condividono tutto persino una bellissima ragazza che si divide l'amore dei due protagonisti. Tutto cambia quando i due giovani rifiuteranno di allearsi con un potente cartello della droga messicano.
Mettiamola in questo modo; il film balla sempre pericolosamente sul delicatissimo filo che divide un buon film da uno scadente ma alla fine diciamo che finisce per entrare nella categoria dei senza infamia e senza lode. Da una parte infatti troviamo alcuni elementi della storia che effettivamente sono un po' stucchevoli e fuori contesto (vedi la tropa de elite che accompagna l'ex commilitone) ma d'altra parte non si può dire che la storia non fili.
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Due giovani ragazzi fanno la bella vita in California grazie ai proventi del traffico di erba. Uno è un reduce dall'Afghanistan mentre l'altro è un plurilaureato con il pallino della solidarietà. I due condividono tutto persino una bellissima ragazza che si divide l'amore dei due protagonisti. Tutto cambia quando i due giovani rifiuteranno di allearsi con un potente cartello della droga messicano.
Mettiamola in questo modo; il film balla sempre pericolosamente sul delicatissimo filo che divide un buon film da uno scadente ma alla fine diciamo che finisce per entrare nella categoria dei senza infamia e senza lode. Da una parte infatti troviamo alcuni elementi della storia che effettivamente sono un po' stucchevoli e fuori contesto (vedi la tropa de elite che accompagna l'ex commilitone) ma d'altra parte non si può dire che la storia non fili. Va anche detto che a migliorare la situazione intervengono due elementi di non poco conto: la bravura di due degli interpreti principali vale a dire Del Toro e la Hayek (bene anche Travolta a dire il vero in un ruolo un po' di rincalzo mentre i tre protagonisti sono un po' piatti) e un finale decisamente azzeccato che grazie al cielo fa piazza pulita del primo proposto dal regista che avrebbe fatto pendere negativamente il giudizio su questo film. In sostanza possiamo dire che il ritorno in pista a stretto giro di posta di due mostri sacri come Scott e Stone non ha proprio lasciato segni indimenticabili seppur il secondo abbia decisamente fatto meglio del primo.
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spike
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lunedì 29 ottobre 2012
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ooohhh maria.....
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Uno dei messaggi più chiari del film è una riflessione sulle droghe leggere, e quanto il fatto che sia illegale porti a scannarsi per i profitti che ne derivano. Ciò che deve far parlare non è tanto la violenza bestiale che mostra il film ma la questione dell'uso di marijuana nella terapia del dolore. Ottimo il cast: Benicio del Toro strepitoso, ottima la regia e la sceneggiatura. Pessimo il doppiaggio che fa parlare i messicani con un accento ispanico da animazione Disney.
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xander15
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lunedì 29 ottobre 2012
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belve all'uscita dalla sala
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Il film mi ha decisamente deluso, anche se non mi ci ero approssimato con chissà quale aspettativa. La trama in fondo prometteva bene, l'azione sembrava non mancare (ed in effetti c'era), ma ci son cose che non mi sono andate giù per niente. In primis, il doppio finale: senza quello avrei perdonato i vari altri difettucci al film e l'avrei gradito molto di più. A partire dal fatto che, a mio parere, nessuno dei due finali aveva senso, il primo, quello "finto", era inspiegabile. Da aggiungere che la voce fuori campo della ragazza all'inizio copriva quasi la pellicola per poi scomparire per una buona mezz'ora e ricomparire solo verso la fine.
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Il film mi ha decisamente deluso, anche se non mi ci ero approssimato con chissà quale aspettativa. La trama in fondo prometteva bene, l'azione sembrava non mancare (ed in effetti c'era), ma ci son cose che non mi sono andate giù per niente. In primis, il doppio finale: senza quello avrei perdonato i vari altri difettucci al film e l'avrei gradito molto di più. A partire dal fatto che, a mio parere, nessuno dei due finali aveva senso, il primo, quello "finto", era inspiegabile. Da aggiungere che la voce fuori campo della ragazza all'inizio copriva quasi la pellicola per poi scomparire per una buona mezz'ora e ricomparire solo verso la fine. I protagonisti "buoni" risultano troppo, ma decisamente troppo "idealizzati", mentre i protagonisti cattivi risultano caratterizzati piuttosto bene. Un film che risulta essere un miscuglio di buone idee che non trovano il tempo (perché troppe) di esprimersi a fondo: ne viene fuori un minestrone di mezzi concetti e bozze, niente di preciso. Dal punto di vista tecnico Stone è Stone e c'è poco da dire, fotografia e inquadrature quasi perfette.
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oropilla
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lunedì 29 ottobre 2012
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non basta un cast 'stellare'...
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E' sempre più frequente riscontrare prodotti cinematografici americani, che investono tutto su cast di indiscutibile bravura impegnato ad interpretare sceneggiature mediocri...si stenta a credere che ‘Le Belve’ porti la firma di Oliver Stone.
Una storia narrata dalla protagonista,’O’ (Blake Lively) bionda californiana beatamente impegnata in un menage a trois con due uomini, Chon (Taylor Kitsch),e Ben (Aaron Johnson),caratterialmente opposti ma uniti da due vizi: ‘O’e la droga che producono e vendono con enorme giro d’affari e di guadagni.
In un universo complesso e crudele, come quello dei narcotrafficanti, Chon e Ben però sono due balordi, ingenui e incapaci che nella realtà sarebbero stati fagocitati senza troppe cerimonie.
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E' sempre più frequente riscontrare prodotti cinematografici americani, che investono tutto su cast di indiscutibile bravura impegnato ad interpretare sceneggiature mediocri...si stenta a credere che ‘Le Belve’ porti la firma di Oliver Stone.
Una storia narrata dalla protagonista,’O’ (Blake Lively) bionda californiana beatamente impegnata in un menage a trois con due uomini, Chon (Taylor Kitsch),e Ben (Aaron Johnson),caratterialmente opposti ma uniti da due vizi: ‘O’e la droga che producono e vendono con enorme giro d’affari e di guadagni.
In un universo complesso e crudele, come quello dei narcotrafficanti, Chon e Ben però sono due balordi, ingenui e incapaci che nella realtà sarebbero stati fagocitati senza troppe cerimonie...Oliver Stone invece ci ha fatto un film , inverosimile (come quando la protagonista, dopo essere stata legata, malmenata e quasi mutilata chiede uno spazzolino da denti!) e ridicolo (come quando uno dei boys è in immersione con tanto di equipaggiamento da sub pronto all'azione ma oops… ha il fucile scarico con gli elastici pendenti, scena che ha suscitato un'inaspettata risata nella sala).
Errori a parte, quel che tiene attaccati allo schermo è la speranza che sopraggiunga un qualche elemento che dia senso al film oltre ai fiumi di sangue, le teste decapitate, le nevrosi delle protagoniste e i due poveretti inverosimilmente pronti a dare la propria vita per riavere la loro 'amata' condivisa. Niente...anzi, peggio di niente:ben 2 finali,il primo alla Quentin Tarantino ma molto più grezzo in cui muoiono tutti in un bagno di sangue, poi quando sei già in piedi pronto a lasciare la sala e anche l’ultima speranza di dare un senso al biglietto pagato e alle due ore buttate via ecco addirittura il giochino del riavvolgimento del nastro…e il secondo finale, ancor peggio del primo, nel quale tutti si salvano e vivono felici e contenti.
I veri ‘Selvaggi’ (dal titolo originale dell film ‘Savages’) sono quelli che mettono in circolazione questi prodotti e pensano che mescolando in qualche maniera sesso, pistole, sangue e droga e mettendo sul set un bravissimo Benicio Del toro e l’ottimo John Travolta abbiano chiuso il cerchio. E bravo Oliver Stone.
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taxidriver
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lunedì 29 ottobre 2012
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il sogno di stone: ritornare alla natura
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Oliver Stone ci regala un film avvincente, che tiene col fiato sospeso, un film "forte" che sfida la realtà con una trama intricata, chiassosa, caotica. Questo è Stone, prendere o lasciare: non ci sono mezze misure. Il cinema d'autore, le inquadrature alliucinate, la narrazione introspettiva, si mescolano con l'action-movie puro, con sparatorie degne di un Tarantino, con scene di violenza pazzesca. Tutto è (volutamente) esagerato, sconvolgente, sanguigno (e di sangue ne scorre a fiumi). La trama tutto sommato offre spunti di riflessione interessanti, per esempio sull'uso e detenzione della cannabis, questa pianta dalle proprietà psicoattive, da sempre (o forse soltanto dalla rivoluzione controculturale dei Sessanta?) oggetto di controversie: pianta terapeutica, droga non conforme ai principi sociali e quindi vietata perchè non culturalmente accettata, o più semplicemente sostanza inutile e pericolosa? E poi il tema dell'amore, qui trasfigurato in uno strano triangolo (due uomini e una donna), ancora un tema controverso, una forma d'amore scandalosa per le convenzioni sociali dell'occidente.
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Oliver Stone ci regala un film avvincente, che tiene col fiato sospeso, un film "forte" che sfida la realtà con una trama intricata, chiassosa, caotica. Questo è Stone, prendere o lasciare: non ci sono mezze misure. Il cinema d'autore, le inquadrature alliucinate, la narrazione introspettiva, si mescolano con l'action-movie puro, con sparatorie degne di un Tarantino, con scene di violenza pazzesca. Tutto è (volutamente) esagerato, sconvolgente, sanguigno (e di sangue ne scorre a fiumi). La trama tutto sommato offre spunti di riflessione interessanti, per esempio sull'uso e detenzione della cannabis, questa pianta dalle proprietà psicoattive, da sempre (o forse soltanto dalla rivoluzione controculturale dei Sessanta?) oggetto di controversie: pianta terapeutica, droga non conforme ai principi sociali e quindi vietata perchè non culturalmente accettata, o più semplicemente sostanza inutile e pericolosa? E poi il tema dell'amore, qui trasfigurato in uno strano triangolo (due uomini e una donna), ancora un tema controverso, una forma d'amore scandalosa per le convenzioni sociali dell'occidente. Sembra quasi un film di protesta di un ex-hippie. Poi entrano in gioco i cattivi, che hanno la faccia da schiaffi di Benicio Del Toro, baffone e camicie sbottonate, ma anche la frangia nero-corvina di Salma Hayek. I cattivi, le mafie, i messicani che tagliano le teste dei nemici e le espongono come trofeo di guerra. Stone sogna un mondo pulito, un mondo immerso nella natura, un ritorno alla natura, allo stato primitivo, alla semplicità (e l'uso libero di marijuana sembra rientrare in questa visione). In effetti, è un film visionario, più per il messaggio che per le scene in se. E' chiaro che il mondo cattivo è quello dove girano i soldi, dove gli uomini sono affamati di potere, cioè il mondo capitalista, quello nostro. Il mondo buono, invece, è quello dei tranquilli ragazzi che fanno il loro lavoro (anche coltivare marijuana con una percentuale di THC del 33%), senza rompere le scatole a nessuno, ma anche quello dei sentimenti, dei legami disinteressati, dell'amore. E' di questo mondo che abbiamo bisogno, più che mai, in questa epoca buia e decadente.
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flyanto
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domenica 28 ottobre 2012
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cosa non si fa per l'acquisizione o la detenzione
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Film sul mondo dei narco trafficanti e sulle loro spietate lotte per la detenzione o l'acquisizione del potere. Qui il regista Oliver Stone rappresenta in maniera abbastanza cruda e realistica l'ambiente malavitoso, senza scrupoli e corrotto della malavita statunitense e messicana ma in certe parti, come per esempio in alcune scene di scontri a fuoco, egli esagera altamente rendendole dei virtuosismi di genere bellico poco credibili. E così pure costituisce un limite al film la sua scelta di alcuni protagonisti e locations, talmente belli da risultare quasi patinati e propri di uno spot pubblicitario. Nel complesso, comunque, la pellicola è ben girata (sebbene non sia all'altezza di molte altre precedenti di Stone) e soprattutto interessante ed e piena di adrenalina nel dispiegamento della sua trama.
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gabriele.vertullo
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domenica 28 ottobre 2012
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platoon in wall street
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Dopo averlo lasciato con l’ambizioso e claudicante Wall Street-I soldi non dormono mai, il regista Oliver Stone torna al cinema con Le Belve, film che solo apparentemente diverge per soggetto e tematiche dal precedente, ma che in realtà è preparato con gli stessi ingredienti: affari illeciti, contrasti tra business e tanti personaggi corrotti. Questa volta però l’ opera del regista si rivela decisamente più convincente e selvaggio, perché, se vogliamo dirla con la filmografia stoniana,Le Belve è Platoon in Wall Strett.
Siamo nel paradiso di Laguna Beach, dove il botanico filantropo Ben (un sempre più maturo Aaron Johnson) e il freddo soldato Chon (il sempre tosto Taylor Kitsch) conducono una vita doviziosa e poligamica insieme a Ophelia “O” (una Blake Lively ancora in cerca della consacrazione cinematografica), coltivando e spacciando la migliore marijuana del pianeta.
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Dopo averlo lasciato con l’ambizioso e claudicante Wall Street-I soldi non dormono mai, il regista Oliver Stone torna al cinema con Le Belve, film che solo apparentemente diverge per soggetto e tematiche dal precedente, ma che in realtà è preparato con gli stessi ingredienti: affari illeciti, contrasti tra business e tanti personaggi corrotti. Questa volta però l’ opera del regista si rivela decisamente più convincente e selvaggio, perché, se vogliamo dirla con la filmografia stoniana,Le Belve è Platoon in Wall Strett.
Siamo nel paradiso di Laguna Beach, dove il botanico filantropo Ben (un sempre più maturo Aaron Johnson) e il freddo soldato Chon (il sempre tosto Taylor Kitsch) conducono una vita doviziosa e poligamica insieme a Ophelia “O” (una Blake Lively ancora in cerca della consacrazione cinematografica), coltivando e spacciando la migliore marijuana del pianeta. Tutto sembra così piacevole e perfetto, fino a quando la crudele (ma soprattutto rifiutata) Elena, signora del principale cartello messicano della droga, è determinata a ottenere la collaborazione dei due giovani; ottenendo un rifiuto Ophelia viene rapita.
Le Belve è un minestrone cinematografico d’inaspettato equilibrio, un’opera personalissima in cui l’intervento diretto del regista appare in superficie. Ogni sequenza è manovrata con incredibile perizia e sicurezza, senza rinunciare alla carica esplosiva della storia: Oliver Stone inserisce elementi dalla notevole spinta centrifuga, ma tessuti con estrema coesione e funzionalità, rivelando un consapevole dominio della materia. La violenza costituisce l’ossatura della vicenda, ma viene escluso ogni suo uso gratuito ed eccessivo, anche nelle scene più cruenti; per una storia che non è solo crudele e sanguinosa, ma anche sentimentale, passionale, fraterna e a tratti paradossale; supportata da un corredo musicale straordinariamente eclettico, a giustificazione delle molte sfaccettature del film.
Una componente caratteristica e dialettica del film è il confronto/scontro tra il mondo messicano e lo scenario californiano, spesso presentati in modo stilizzato: le belle ville con piscina e le popolate spiagge americane si oppongono alla grande reggia messicana di Elena corredata da statuine sacrali e molteplici teschi in stile Inquisizione spagnola. Il personaggio più confacente a quest’ultimo registro è un Benicio Del Toro brutale e spietato, in grado di mettere in ombra tutti gli altri personaggi.
Ciò che lascia un po’ perplessi è il (doppio) finale della storia, che non si adegua (in parte) alle aspettative dello spettatore, e che forse tradisce troppa sicurezza e un pizzico di pretenziosità da parte del regista.
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ashtray_bliss
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domenica 28 ottobre 2012
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le belve di stone esagerano ma non convincono.
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A volte capita che la visione di un film tratto da un libro che non abbiamo letto inciti ad acquistarlo e leggerlo. Purtroppo non posso dire che succeda la stessa cosa per chi assiste alle ''Belve'', piu' fedelmente i ''Selvaggi'' (Sevages) di Oliver Stone. Io non ho letto il libro e non conosco nemmeno l'autore del medesimo. Ma vedendo questo film non ho provato la benche minima curiosita' per approfondire ne la storia ne l'autore del cosidetto best-seller.
Partendo dunque dal principio va ammesso che I Selvaggi non e' un thriller, ma piuttosto un ibrido tra un film d'azione e un grottesco. Si, perche' se la trama di per se' puo' anche apparire verosimile (narcos USA richissimi i quali vengono messi alle strette dal cartello Messicano) l'insieme viene esposto in maniera esagerata e grossolana a tal punto che i protagonisti appaiano come caricarture degli stessi.
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A volte capita che la visione di un film tratto da un libro che non abbiamo letto inciti ad acquistarlo e leggerlo. Purtroppo non posso dire che succeda la stessa cosa per chi assiste alle ''Belve'', piu' fedelmente i ''Selvaggi'' (Sevages) di Oliver Stone. Io non ho letto il libro e non conosco nemmeno l'autore del medesimo. Ma vedendo questo film non ho provato la benche minima curiosita' per approfondire ne la storia ne l'autore del cosidetto best-seller.
Partendo dunque dal principio va ammesso che I Selvaggi non e' un thriller, ma piuttosto un ibrido tra un film d'azione e un grottesco. Si, perche' se la trama di per se' puo' anche apparire verosimile (narcos USA richissimi i quali vengono messi alle strette dal cartello Messicano) l'insieme viene esposto in maniera esagerata e grossolana a tal punto che i protagonisti appaiano come caricarture degli stessi. Capisco che un film non puo' essere tutte le volte realistico e verosimile e che ci vuole quel tocco di ironia e inverosimiglianza nonche' di situazioni improbabili e tal volta assurde, ma credo che questi epiteti si addicano meglio a pellicole dove lo spettatore si aspetta personaggi e situazioni simili. Per esempio film grotteschi e ironici (vedi L'uomo che fissava le capre, Burn after reading e quant'altri).
Da Oliver Stone, personalmente, ero abituata ad aspetarmi film piuttosto duri ma realistici non imitazioni -fallite- di registi (vedi Tarantino) e generi di altri livelli.
Qundi, sin da subito, ammetto che per me Le Belve sono state una delusione immensa.
Partendo all'analisi dei punti negativi della pellicola metto in primis la sua lunghezza. Un film esageratamente lungo, che seppur doveva mantenersi fedele al romanzo da qui e' tratto, poteva evitare alcuni passaggi, alcune scene, o anche evitare di esporre due finali alternativi (!) in modo da apparire piu' scorrevole e gradevole per lo spettatore. Secondo punto dolente, come gia' premesso dalla recensione di M.Cappi, e' la estrema prevedibilita' della trama che dunque lascia ben poco spazio (e speranza) per i colpi di scena nel susseguirsi delle immagini che ci vengono proposte. Terzo punto dolente sono le recitazioni, che dato il cast stellare le aspettative riposte sono piuttosto alte, mentre quello che ci viene presentato e' maledettamente mediocre. Su tutti l'interpretazione di Salma Hayek, a mio parere, lascia molto a desiderare. Non e' convincente nei panni della boss isterica e cattiva che vuole sottomettere alle sue volonta i due giovani narcos americani, Ben e Chon. Alla Lively non hanno assegnato un ruolo di spessore quindi giudicandola mediocre o meno probabilmente la penalizzerei. Non ha un ruolo attivo, in nessun modo, e' soltanto il filo conduttore, l'anello legante della trama, colei che unisce tutti i tasseli della pellicola tra loro, nonche' la voce narratrice della storia. Ma oltre a reggere lo stantio ruolo della femme fatale non ha la possibilita' di esprimere doti o carismi recitativi. Sicuramente gli attori che incarnano Ben e Chon lo fanno bene, in modo convincente quanto basta per riscattare quel tanto di credibilita'. Benicio del Toro e' probabilmente l'unica nota recitativa veramente memorabile, che si guadagna la completa approvazione del pubblico, grazie al ruolo dello spietato sicario ma anche doppiogiochista (a favore degli americani). Piccola ma incisiva la parte di John Travolta, anche lui nei panni di un viscido e corrotto agente della anti-droga, che collabora e tradisce tutti pur di avere il suo guadagno piu' alto.
La regia si mantiene comunque ad un buon livello, essendo in mano ad veterano come Stone. Il film e' anche ricco di varieta' scenografiche, che fotografano il contrasto tra la California del lusso e della richezza (ma anche della spensieratezza) versus la frontiera Messicana fatta di violenza e brutalita' di killer spietati.
L'azione non viene a mancare ma e' una azione prevedibile e piatta dove manca di scatenare nello spettatore l'adrenalina e la suspence. Tutto e' amaramente piatto risultando cosi poco (o per nulla) coinvolgente.
Alla fine, Stone, regala allo spettatore e ai Selvaggi un dovuto e meritato happy end tipico degli standard cinematografici americani, lasciando pero' un senso di incompiuto ed incompletezza tra i pensieri degli spettatori. "A questo film manca qualcosa" mi sono detta appena ho letto i titoli di coda. E so' che non mi sto sbagliando. Quello che manca e' il pathos che coinvolge spettatore e protagonisti, quel sentimento che ti tiene legato alla sedia sin alla fine del film per interesse e curiosita' e non per onorare semplicemente una pellicola che porta la firma di Oliver Stone.
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sangiov
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domenica 28 ottobre 2012
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le belve: un mix tra cioè e harmony
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Il film più brutto che abbia mai visto a cinema. O. Stone tenta la strada dei B-movie alla Tarantino rasentando il ridicolo e dando vita ad una sceneggiatura (no, non è possibile che abbia collaborato Don Winslow!) che sembra tratta dall'ultimo numero di Cioè. Anche il livello della recitazione, persino quella di Benicio del Toro, è decisamente mediocre e la fotografia non riesce a salvare un film che appare creato solo per il product placement. La storia ha un intreccio reso poco credibile dall'estrema ingenuità che dimostrano sia il trio scopereccio americano che il cartello messicano. Il doppio finale, poi, è la ciliegina sulla torta dopo due ore di noia. Insomma, non sprecate soldi.
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