A volte capita che la visione di un film tratto da un libro che non abbiamo letto inciti ad acquistarlo e leggerlo. Purtroppo non posso dire che succeda la stessa cosa per chi assiste alle ''Belve'', piu' fedelmente i ''Selvaggi'' (Sevages) di Oliver Stone. Io non ho letto il libro e non conosco nemmeno l'autore del medesimo. Ma vedendo questo film non ho provato la benche minima curiosita' per approfondire ne la storia ne l'autore del cosidetto best-seller.
Partendo dunque dal principio va ammesso che I Selvaggi non e' un thriller, ma piuttosto un ibrido tra un film d'azione e un grottesco. Si, perche' se la trama di per se' puo' anche apparire verosimile (narcos USA richissimi i quali vengono messi alle strette dal cartello Messicano) l'insieme viene esposto in maniera esagerata e grossolana a tal punto che i protagonisti appaiano come caricarture degli stessi. Capisco che un film non puo' essere tutte le volte realistico e verosimile e che ci vuole quel tocco di ironia e inverosimiglianza nonche' di situazioni improbabili e tal volta assurde, ma credo che questi epiteti si addicano meglio a pellicole dove lo spettatore si aspetta personaggi e situazioni simili. Per esempio film grotteschi e ironici (vedi L'uomo che fissava le capre, Burn after reading e quant'altri).
Da Oliver Stone, personalmente, ero abituata ad aspetarmi film piuttosto duri ma realistici non imitazioni -fallite- di registi (vedi Tarantino) e generi di altri livelli.
Qundi, sin da subito, ammetto che per me Le Belve sono state una delusione immensa.
Partendo all'analisi dei punti negativi della pellicola metto in primis la sua lunghezza. Un film esageratamente lungo, che seppur doveva mantenersi fedele al romanzo da qui e' tratto, poteva evitare alcuni passaggi, alcune scene, o anche evitare di esporre due finali alternativi (!) in modo da apparire piu' scorrevole e gradevole per lo spettatore. Secondo punto dolente, come gia' premesso dalla recensione di M.Cappi, e' la estrema prevedibilita' della trama che dunque lascia ben poco spazio (e speranza) per i colpi di scena nel susseguirsi delle immagini che ci vengono proposte. Terzo punto dolente sono le recitazioni, che dato il cast stellare le aspettative riposte sono piuttosto alte, mentre quello che ci viene presentato e' maledettamente mediocre. Su tutti l'interpretazione di Salma Hayek, a mio parere, lascia molto a desiderare. Non e' convincente nei panni della boss isterica e cattiva che vuole sottomettere alle sue volonta i due giovani narcos americani, Ben e Chon. Alla Lively non hanno assegnato un ruolo di spessore quindi giudicandola mediocre o meno probabilmente la penalizzerei. Non ha un ruolo attivo, in nessun modo, e' soltanto il filo conduttore, l'anello legante della trama, colei che unisce tutti i tasseli della pellicola tra loro, nonche' la voce narratrice della storia. Ma oltre a reggere lo stantio ruolo della femme fatale non ha la possibilita' di esprimere doti o carismi recitativi. Sicuramente gli attori che incarnano Ben e Chon lo fanno bene, in modo convincente quanto basta per riscattare quel tanto di credibilita'. Benicio del Toro e' probabilmente l'unica nota recitativa veramente memorabile, che si guadagna la completa approvazione del pubblico, grazie al ruolo dello spietato sicario ma anche doppiogiochista (a favore degli americani). Piccola ma incisiva la parte di John Travolta, anche lui nei panni di un viscido e corrotto agente della anti-droga, che collabora e tradisce tutti pur di avere il suo guadagno piu' alto.
La regia si mantiene comunque ad un buon livello, essendo in mano ad veterano come Stone. Il film e' anche ricco di varieta' scenografiche, che fotografano il contrasto tra la California del lusso e della richezza (ma anche della spensieratezza) versus la frontiera Messicana fatta di violenza e brutalita' di killer spietati.
L'azione non viene a mancare ma e' una azione prevedibile e piatta dove manca di scatenare nello spettatore l'adrenalina e la suspence. Tutto e' amaramente piatto risultando cosi poco (o per nulla) coinvolgente.
Alla fine, Stone, regala allo spettatore e ai Selvaggi un dovuto e meritato happy end tipico degli standard cinematografici americani, lasciando pero' un senso di incompiuto ed incompletezza tra i pensieri degli spettatori. "A questo film manca qualcosa" mi sono detta appena ho letto i titoli di coda. E so' che non mi sto sbagliando. Quello che manca e' il pathos che coinvolge spettatore e protagonisti, quel sentimento che ti tiene legato alla sedia sin alla fine del film per interesse e curiosita' e non per onorare semplicemente una pellicola che porta la firma di Oliver Stone.
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