marta2012
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sabato 6 ottobre 2012
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grande stone
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Le Belve
“Non puoi cambiare il mondo, e’ lui che cambia te”
Vedere “Le Belve” ti fa capire cosa vuol dire fare cinema… vero cinema, Attori,Action,grande Interpretazioni e anche qualche battuta imperdibile…
Intanto la regia perfetta, anche per girare una piccola scena c’e’ un perfetto connubio tra regia,montaggio e fotografia.
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Le Belve
“Non puoi cambiare il mondo, e’ lui che cambia te”
Vedere “Le Belve” ti fa capire cosa vuol dire fare cinema… vero cinema, Attori,Action,grande Interpretazioni e anche qualche battuta imperdibile…
Intanto la regia perfetta, anche per girare una piccola scena c’e’ un perfetto connubio tra regia,montaggio e fotografia.
Poi c’e’ Benicio Del Toro che raggiunge livelli di cattiveria che neanche Robert Rodriguez e Tarantino insieme avrebbero coraggio di sperimentare, anche perché Rodriguez sconfina nello splatter, Questin e’ più ironico, Benicio qui ha dato il massimo e potrebbe essere uno dei primi candidati agli Oscar.
Ma non e’ lui il protagonista. Le Belve e’ la storia di due uomini che sembrano non avere nulla in comune tranne una donna ma sono inseparabili negli affari…uno e’ un botanico l’altro un killer…
Tutti hanno un capo e il boss qui e’ interpretato da Salma Hayek mentre John Travolta e’ un agente.
I due “giovani” protagonisti non sono famosi ma sembra di averli già’ visti altrove per quanto sono giusti, giovani,belli,spietati…
La cosa bella e’ che non si vedono marchi neanche sui pc.
Di più non vogliamo svelarvi, molte le scene forti impreziosite dalla fotografia sempre giusta…come se la storia fosse una sorta di trip sotto marijuana.
Voto 7 1/2
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marta2012
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sabato 6 ottobre 2012
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stone tornato ad altissimi livelli con le belve
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Le Belve
Wow “Caz…tissimo” Oliver Stone tornato ad altissimi livelli con Le Belve… che film..
“Non puoi cambiare il mondo, e’ lui che cambia te”
Vedere “Le Belve” ti fa capire cosa vuol dire fare cinema… vero cinema, Attori,Action,grande Interpretazioni e anche qualche battuta imperdibile…
Intanto la regia perfetta, anche per girare una piccola scena c’e’ un perfetto connubio tra regia,montaggio e fotografia.
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Le Belve
Wow “Caz…tissimo” Oliver Stone tornato ad altissimi livelli con Le Belve… che film..
“Non puoi cambiare il mondo, e’ lui che cambia te”
Vedere “Le Belve” ti fa capire cosa vuol dire fare cinema… vero cinema, Attori,Action,grande Interpretazioni e anche qualche battuta imperdibile…
Intanto la regia perfetta, anche per girare una piccola scena c’e’ un perfetto connubio tra regia,montaggio e fotografia.
Poi c’e’ Benicio Del Toro che raggiunge livelli di cattiveria che neanche Robert Rodriguez e Tarantino insieme avrebbero coraggio di sperimentare, anche perché Rodriguez sconfina nello splatter, Questin e’ più ironico, Benicio qui ha dato il massimo e potrebbe essere uno dei primi candidati agli Oscar.
Ma non e’ lui il protagonista. Le Belve e’ la storia di due uomini che sembrano non avere nulla in comune tranne una donna ma sono inseparabili negli affari…uno e’ un botanico l’altro un killer…
Tutti hanno un capo e il boss qui e’ interpretato da Salma Hayek mentre John Travolta e’ un agente.
I due “giovani” protagonisti non sono famosi ma sembra di averli già’ visti altrove per quanto sono giusti, giovani,belli,spietati…
La cosa bella e’ che non si vedono marchi neanche sui pc.
Di più non vogliamo svelarvi, molte le scene forti impreziosite dalla fotografia sempre giusta…come se la storia fosse una sorta di trip sotto marijuana.
Un action molto “cazzuto” diretto da un regista tornato ad altissimi livelli.
Voto 7 1/2
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dario carta
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sabato 4 agosto 2012
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stone e il cartello messicano.dramma e droga.
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Suona un po' con le corde della sua sceneggiatura per lo "Scarface" dell' 83,la pagina di Oliver Stone sullo smercio della Marijuana in California,altra avventura su una società malata di cui il cinema si nutre da sempre,con le dovute desinenze declinate alle sue epoche,per offrire dramma,denuncia e tragedia sul palcoscenico dell'uomo.
Come regista,Stone ha sempre scoperto il fianco alle sue pulsioni di mettere in scena lati oscuri,sregolatezze e depravazioni di una componente sociopolitica disfunzionale e moralmente emarginata e in "Savages" Stone coniuga sè stesso in una pellicola tortuosa e provocatoria,richiamando i canoni cardinali della sua attitudine alla visualità,ma senza ricavare l'energia aspettata dal talento professionale che ha dato forma alla sua attività di moviemaker.
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Suona un po' con le corde della sua sceneggiatura per lo "Scarface" dell' 83,la pagina di Oliver Stone sullo smercio della Marijuana in California,altra avventura su una società malata di cui il cinema si nutre da sempre,con le dovute desinenze declinate alle sue epoche,per offrire dramma,denuncia e tragedia sul palcoscenico dell'uomo.
Come regista,Stone ha sempre scoperto il fianco alle sue pulsioni di mettere in scena lati oscuri,sregolatezze e depravazioni di una componente sociopolitica disfunzionale e moralmente emarginata e in "Savages" Stone coniuga sè stesso in una pellicola tortuosa e provocatoria,richiamando i canoni cardinali della sua attitudine alla visualità,ma senza ricavare l'energia aspettata dal talento professionale che ha dato forma alla sua attività di moviemaker.
Il film si apre con la narrazione fuoricampo di una donna,O (per Ofelia),che afferma che solo per il fatto che sta raccontando qualcosa,non significa necessariamente che alla fine della storia sia ancora viva.
Stone imposta la sceneggiatura di "Savages",scritta in collaborazione con Shane Salerno e Don Winslow,autore dell'omonimo romanzo,sulle basi di una genuina analisi di un menàge à trois in perfetto equilibrio stabile,creando un meccanismo che dà corpo al film nel rapporto fra il nucleo alternativo ,la corruzione delle forze dell'ordine e la dimensione guasta con cui il gruppo entra in contatto.
Con un rubato forse eccessivo,il regista pone l'accento sul proposito di moralità, chiamando un'etica perduta fra vizi e brutalità,in un gioco ossessivo fra la danza della violenza negli ambienti della droga e l'aspirazione al riscatto,chiuso nelle profondità delle scelte dell'uomo.
La prepotenza,il sangue,l'abuso,tagliati a vivo dalla regia secca e affilata di Stone,fanno da contraltare ai lineamenti interiori dei protagonisti,tratteggiati con il disegno sottile delle complessità che agitano ogni animo.
Il modo in cui il regista e Don Mindel catturano la fotografia delle spiagge della California meridionale è la provvida cornice a giorno alla ferocia che permea la storia e getta occhiate di luce su sabbie bianche lambite dal mare cobalto quasi a reclamare un diritto alla vita sulle ombre inferme della seduzione dell'onnipotenza.
Questo contrasto fa da sfondo a tutto il film,dove in soluzione di continuità sfilano i contorni di figure riprese dalle diverse angolazioni del loro patrimonio caratteriale,quasi Stone tenesse a rifiutarne la definizione assoluta.
Basti guardare la relazione che si genera fra O e Elena,o il rapporto fra Ben e Chon per quanto riguarda la comune compagna,la leggerezza dei loro pensieri e insieme la fortezza delle loro decisioni.
E' perfino accessibile alla lettura la spietatezza di Lado,nel quale è possibile intravedere spunti di sensibilità inaspettata.
Molto del fascino di "Savages" risiede nel modo in cui Stone tesse il racconto dei negoziati,fitti e serrati in argomenti chiave e dettagli destinati a tradurre i pensieri dei protagonisti nei confronti delle rispettive controparti.
I 130 minuti di pellicola hanno il gusto fluido di una composizione caleidoscopica e articolata di elementi raccolti dal regista e cuciti in sottili sottotrame nel tessuto di una storia di pensosa attualità,imbastita in un racconto forse troppo saturo di spunti e segnali,come in un intreccio narrativo svilito dall'eccesso di suggerimenti e curve psicologiche.
Nonostante l'evidente inciampo in inopportuni clichès, "Savages" è una storia forte di vizi e armonie dipinta nei colori intensi di un regista che fa del suo lavoro una citazione alla sua talentuosità controversa e pungente,qui non giunta alla pienezza della sua reale versatilità,ma comunque viva espressione di un'energia figurativa tornata a dar vita al suo cinema dopo la struttura delle memorie ("W","World Trade Center","Alexander") e la debacle finanziaria ("Il denaro non dorme mai").
Stone ricorre in appello alle pari opportunità per fare luce sulle storie di uomini mai tutti buoni o del tutto malvagi e mai maschere uniformate al loro ruolo solo apparente.
E nell'epilogo,Stone accompagna le seconda opportunità con il sole di George Harrison che ritorna a splendere.
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[+] messico e cumuli: il volto triste dell'america
(di jormi)
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