alessandro di fiore
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lunedì 5 novembre 2012
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bentornato, bertolucci
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“IO E TE”, L’ULTIMO FILM DI B. BERTOLUCCI
Età fragile, quella dell’adolescenza. Paura del mondo circostante, dubbi sulla propria identità, desiderio di evadere anche artificialmente da opprimenti e vuote abitudini, dallo sguardo e dal giudizio dell’adulto, ma anche dallo sguardo e dal giudizio del coetaneo nel quale si vede non sempre l’amico con cui condividere esperienze ed emozioni ma l’estraneo dai differenti interessi e dalla differente sensibilità. Fratello e sorellastra fuggono dal mondo circostante ognuno a modo proprio. E’ una fuga che li conduce in un posto angusto e scomodo, una cantina, all’interno della quale trovano l’occasione per rimproverarsi reciprocamente la medesima debolezza, quella di fuggire dalla realtà piuttosto che affrontarla.
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“IO E TE”, L’ULTIMO FILM DI B. BERTOLUCCI
Età fragile, quella dell’adolescenza. Paura del mondo circostante, dubbi sulla propria identità, desiderio di evadere anche artificialmente da opprimenti e vuote abitudini, dallo sguardo e dal giudizio dell’adulto, ma anche dallo sguardo e dal giudizio del coetaneo nel quale si vede non sempre l’amico con cui condividere esperienze ed emozioni ma l’estraneo dai differenti interessi e dalla differente sensibilità. Fratello e sorellastra fuggono dal mondo circostante ognuno a modo proprio. E’ una fuga che li conduce in un posto angusto e scomodo, una cantina, all’interno della quale trovano l’occasione per rimproverarsi reciprocamente la medesima debolezza, quella di fuggire dalla realtà piuttosto che affrontarla. Ma c’è tempo per capire che in fondo la fuga li unisce più di quanto le diverse modalità con cui è attuata li possa dividere. C’è ingenuità e contraddizione nel film, come nell’episodio in cui la ragazza rimprovera al fratello lo scarso coraggio nell’affrontare la realtà, cioè ciò che a maggior ragione dovrebbe rimproverare a se stessa; ingenuità e contraddizione che però rappresentano non il punto di debolezza ma il punto di forza del film, perché il regista volutamente guarda e osserva con gli occhi dell’adolescente. E non c’è adolescenza senza ingenue contraddizioni. La ragazza è interpretata dalla bella e brava Tea Falco, una vera rivelazione, che nel film, come nella vita reale, è anche una talentuosa fotografa.
Vivi complimenti a Bernardo Berrtolucci, che finalmente dopo tanto tempo ci regala un’altra opera importante. Un’opera in fondo sulla solitudine, o su tante quotidiane e piccole solitudini, che però a volte hanno la fortuna di incontrarsi e dunque di svanire al momento dell’incontro, per lasciare il posto alla solidarietà e alla complicità.
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francesco2
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martedì 1 gennaio 2013
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i nostri (grandi)vecchi non invecchiano benissimo
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Sono passati nove anni da un (Insolitamente) bella stagione del nostro cinema, che si distinse per titoli come "Buongiorno, notte",
"Cantando dietro i paraventi", "The Dreamers", ed in misura minore "Il miracolo" di Winspeare.
Tra la scorsa stagione e questa, tre di questi quattro registi sono tornati dietro la macchina da presa; per Olmi rimando ad un'altra recensione, ma sia lui che Bertolucci non appaiono invecchiare benissimo. "Io e te", infatti, appare un'opera in debito con altro cinema. Ad esempio, con lo stesso "The Dreamers", considerato
-Probabilmente molto "a torto"- un esempio riuscito a metà di mischiare cinefilia e tensione politica, in cui, invece, introiettare l'Arte- E scambiarla- in un luogo chiuso era un processo di crescita, personale e politica: qui, invece, più banalmente i due giovani sembrano imparare l'uno dall'altro da alcuni giorni trascorsi insieme, anche se tale schematismo sostanziale e formale conosce qualche momento più profondo (Mi riferisco soprattutto alla visita alla nonna).
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Sono passati nove anni da un (Insolitamente) bella stagione del nostro cinema, che si distinse per titoli come "Buongiorno, notte",
"Cantando dietro i paraventi", "The Dreamers", ed in misura minore "Il miracolo" di Winspeare.
Tra la scorsa stagione e questa, tre di questi quattro registi sono tornati dietro la macchina da presa; per Olmi rimando ad un'altra recensione, ma sia lui che Bertolucci non appaiono invecchiare benissimo. "Io e te", infatti, appare un'opera in debito con altro cinema. Ad esempio, con lo stesso "The Dreamers", considerato
-Probabilmente molto "a torto"- un esempio riuscito a metà di mischiare cinefilia e tensione politica, in cui, invece, introiettare l'Arte- E scambiarla- in un luogo chiuso era un processo di crescita, personale e politica: qui, invece, più banalmente i due giovani sembrano imparare l'uno dall'altro da alcuni giorni trascorsi insieme, anche se tale schematismo sostanziale e formale conosce qualche momento più profondo (Mi riferisco soprattutto alla visita alla nonna). Ma c'è almeno un'altra opera nei confronti della quale questo film appare in debito. il molto più recente "Intervallo", probabilmente sopravvalutato, ma momento reciproco di crescita che "Denuda" due protagonisti difficili, mettendone in luce "A più piani" l'approccio con la realtà.
"Io e te", invece, è una sorta di "Kammerspiel" che rischia di apparire, persino nel finale, poco coraggioso: correndo, paradossalmente, il potenziale rischio di avere in parte gli stessi difetti di "Imborghesimento" che Olivia rimprovera a Lorenzo.
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mauridal
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giovedì 14 novembre 2013
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“quando sei qui con me , questa stanza non ha più
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“Quando sei qui con me , questa stanza non ha più pareti... O E TE , un film di Bernardo Bertolucci , dall'omonimo libro di Niccolò Ammanniti.
“Quando sei qui con me , questa stanza non ha più pareti...” . una celebre canzone degli anni ’60 di Gino Paoli, sembra il sottofondo di questa storia di ribellione e voglia di cambiamento, nell’età adolescenziale. Il libro di Ammanniti e il film di Bertolucci sono centrati sul tema della bufera di emozioni e sentimenti che investe i due personaggi principali, visti prima singolarmente , come Lorenzo , il ragazzo,protagonista, e Olivia la sorella tossica , che poi vedremo insieme per tutto il film.
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“Quando sei qui con me , questa stanza non ha più pareti... O E TE , un film di Bernardo Bertolucci , dall'omonimo libro di Niccolò Ammanniti.
“Quando sei qui con me , questa stanza non ha più pareti...” . una celebre canzone degli anni ’60 di Gino Paoli, sembra il sottofondo di questa storia di ribellione e voglia di cambiamento, nell’età adolescenziale. Il libro di Ammanniti e il film di Bertolucci sono centrati sul tema della bufera di emozioni e sentimenti che investe i due personaggi principali, visti prima singolarmente , come Lorenzo , il ragazzo,protagonista, e Olivia la sorella tossica , che poi vedremo insieme per tutto il film. Lorenzo , apre la storia , con la decisione di allontanarsi dalla sua realtà, dalla scuola, dai compagni e dalla famiglia, non partecipando al viaggio scolastico della settimana bianca, mentendo alla madre apprensiva , e invece rifugiandosi per tutta la settimana in cantina sotto casa sua, sparendo dalla circolazione. Ma sarà Olivia, una bella ragazza più grande di età che irrompe in cantina per interrompere il tentato isolamento di Lorenzo, Questa sparizione temporanea dal mondo, Lorenzo la prepara per tempo , organizzando diligentemente la dispensa , ossia comprando con i soldi sottratti al viaggio scolastico, tutte le provviste necessarie per sopravvivere una settimana da solo in questa cantina. Qui trova un vecchio frigo di fortuna , insieme ad un letto, ad un vecchio divano e altre cose, Questa cantina ripostiglio apparteneva ad una antica proprietaria della casa che ha venduto tutto al padre di Lorenzo,separato dalla madre, che invece vive su in casa nello stesso palazzo. Ovviamente Lorenzo riempirà il frigo di merendine , scatolette di tonno succhi di frutta, Nutella e coca-cola, tutto ciò che non trova e mangia con la madre a casa tutti i giorni. Da questo gesto, di autonomismo alimentare, inizia il percorso di liberazione di Lorenzo che avverrà tutto in questo microcosmo fisico e mentale che si è costruito apposta nella cantina bunker. Dunque Lorenzo interrompe il suo rapporto di collisione col mondo, chiudendosi in cantina. Nel secolo scorso, questa storia poteva essere una ricerca di sé in compagnia dei soli pensieri e al massimo di qualche lettura, ma nell’oggi tecnologico, un ragazzo non può anche in isolamento fare a meno di un note book, e del cellulare. Così in compagnia di questi due accessori Il ragazzo inizia ad assaggiare la libertà di azione, con i semplici gesti di mangiare, dormire , ascoltare musica, organizzarsi la vita, insomma vivendo , solo, e in piena autogestione. I tentativi di controllo della ignara madre attraverso le telefonate al cellulare , sono facilmente schivati, con marchiane menzogne, e tutto sembra procedere per il meglio. La maestria del Cinema di Bertolucci, si esprime in modo sublime in questo film, dove la sola storia è tratta da un romanzo di un autore come Ammanniti, particolarmente attratto da vicende di giovani chiusi in prigioni e antri da cui il corpo e la mente non possono uscire. Il tocco del maestro Bertolucci trasforma la storia, in una grande pièce di cinema teatro, dove proprio l’Antro diventa genius loci e quindi anche la topaia si trasforma in un luogo di libertà.Ed è proprio qui, a interrompere il percorso lineare di Lorenzo, che interviene il personaggio di Olivia , una sua sorellastra scappata via dalla casa , del comune padre, tempo addietro poiché odiava la madre di Lorenzo , nuova compagna del padre. Questa storia ha determinato un legame imperscrutabile tra i due che ha portato Olivia in crisi , ormai adulta e tossicodipendente a cercare aiuto tornando anni dopo nella antica casa del padre. E proprio qui in cantina troverà inaspettatamente Lorenzo, nascosto e rintanato. Il cinema alla maniera di Bertolucci, torna prepotente a raccontare una storia, che, racchiusa in uno spazio definito e angusto, poteva diventare di claustrofobia per chiunque, ma qui con la libertà delle immagini , diventa un rapporto umano di libertà e disperazione, tra due ragazzi che cercano di sfuggire ad una realtà ostile. Olivia in crisi di astinenza da eroina, resterà in cantina con Lorenzo, che l’accoglie riluttante , fintanto non le passerà la ‘rota’. Nel frattempo i due fratelli, trovano uno spazio di comunicazione libero da condizioni, dove Olivia , tossica sì , ma pienamente relazionata col mondo, chiederà a Lorenzo di abbandonare l’isolamento e la clausura mentale, perché, ” non si dimostra così di essere migliori” e Olivia promette di non drogarsi più all’ingenuo fratellino , che si appresta a concludere la sua vacanza in cantina per ritornare a casa dalla madre .Intanto le pareti della cantina come nella canzone, sono “crollate, e il cielo è entrato nella stanza” , per ridare un po’ di conforto ai due che nelle scene finali si saluteranno danzando abbracciati , per lasciarsi definitivamente su strade opposte.Lo stile , direi romantico-esistenziale di questo film , conferma la tesi di Bertolucci di tanti suoi film precedenti , sui rapporti umani tragici e solitari, claustrofobici e al contempo sconfinati, aperti all’amore , al sesso, in uno spazio indefinito. Il ballo, altro tema del linguaggio di Bertolucci, chiuderà questo bel film da vera Cinematografia d’Autore. mauridal.
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renato volpone
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domenica 28 ottobre 2012
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il rifugio in cantina
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Ecco che dopo "L'intervallo" tornano due ragazzi a riempire l'intera scena di un film. Anche loro prigionieri, ma di un luogo chiuso e angusto, ma prigionieri volontari. Sceneggiando con intelligenza il racconto di Ammanniti ne viene fuori un bel film con contenuti profondi e intelligenti. I ragazzi che si nascondono sono la nostra coscienza, lui, Lorenzo, che fugge dai coetanei e dai genitori, rinchiudendosi in un suo mondo, incompreso, lei, Olivia, tossicodipendente e vergogna della famiglia, che fugge quasi a mondare peccati che vanno nascosti. E, come avviene in queste situazioni, i due ragazzi, fratello e sorella, finiranno per abbracciarsi e ritrovare un affetto. Nel libro questo affetto non basta per salvarli, ma il film lascia uno spiraglio, una speranza.
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Ecco che dopo "L'intervallo" tornano due ragazzi a riempire l'intera scena di un film. Anche loro prigionieri, ma di un luogo chiuso e angusto, ma prigionieri volontari. Sceneggiando con intelligenza il racconto di Ammanniti ne viene fuori un bel film con contenuti profondi e intelligenti. I ragazzi che si nascondono sono la nostra coscienza, lui, Lorenzo, che fugge dai coetanei e dai genitori, rinchiudendosi in un suo mondo, incompreso, lei, Olivia, tossicodipendente e vergogna della famiglia, che fugge quasi a mondare peccati che vanno nascosti. E, come avviene in queste situazioni, i due ragazzi, fratello e sorella, finiranno per abbracciarsi e ritrovare un affetto. Nel libro questo affetto non basta per salvarli, ma il film lascia uno spiraglio, una speranza. Il messaggio è per una società sorda che nasconde i giovani in cantina impedendogli ogni naturale sviluppo nell'identità e nelle aspirazioni. Bravi i due ragazzi, ottima la regia, qualche blooper ma si può perdonare.
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chiaramodonesi
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lunedì 29 ottobre 2012
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solo io e te
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Un film denso, intenso, soffocante, avvolgente, irritante, devastante proprio come la convivenza forzata tra Lorenzo, ragazzo problematico ed introverso, e Olivia, la sorellastra sregolata e drogata. Ammetto di non aver letto il romanzo breve di Ammaniti dal quale il film è tratto per cui certe finezze e sottigliezze non riesco a coglierle ma è evidente che un regista della levatura di Bertolucci non si limiti a replicare una storia del pur bravo Ammaniti (che comunque la sceneggia per il grande schermo) ma desideri "metterci del suo" , desideri dare, come ogni artista, la "prorpia cifra stilistca" fregandosene anche dell'originalità iniziale dell'opera.
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Un film denso, intenso, soffocante, avvolgente, irritante, devastante proprio come la convivenza forzata tra Lorenzo, ragazzo problematico ed introverso, e Olivia, la sorellastra sregolata e drogata. Ammetto di non aver letto il romanzo breve di Ammaniti dal quale il film è tratto per cui certe finezze e sottigliezze non riesco a coglierle ma è evidente che un regista della levatura di Bertolucci non si limiti a replicare una storia del pur bravo Ammaniti (che comunque la sceneggia per il grande schermo) ma desideri "metterci del suo" , desideri dare, come ogni artista, la "prorpia cifra stilistca" fregandosene anche dell'originalità iniziale dell'opera. Cosa e perchè spinga Lorenzo a rinchiudersi in una cantina - appartamento non ha molta importanza, ciò che conta è ciò che succede da quando il 14enne decide di entrarvi e di trascorrervi quella settimana che gli cambierà la vita per sempre. "Promettimi che non ti nasconderai più" è la frase che gli dice Olivia e il sorriso che Lorenzo regala allo spettatore nell'ultimo frame ne è la conferma, la più sincera, inevitabile, commovente conferma che Lorenzo potesse darci e la più bella, vera, reale fotografia di un adolescente che Bertolucci potesse fare. Come un insetto che si mimetizza o come un armadillo che gira intorno Lorenzo, dapprima imprigionato nel suo silenzio, trova finalmente, grazie forse alla persona più bisognosa d'aiuto, la forza di uscire fuori, di andare alla luce, di andare nel mondo proprio come le formiche del suo formicaio che, grazie a lui, ottengono la libertà. E' un film pieno di dicotomie: c'è la luce e il buio (nel quale Lorenzo vive e si muove), la dolcezza (del ballo insieme) e la ruvidezza, c'è il dentro e il fuori, un fuori dal quale Lorenzo puntualmente si nasconde con il suo enorme cappuccio. E' un ventre materno quello che protegge Olivia e Lorenzo dal mondo, e come un utero alleva e fortifica i suoi cuccioli fin quando questi non sono pronti per uscire. La ragazza artista sbandata si allontana verso un ignoto a lei più ignoto che mai "No ho mai vissuto in un agriturismo" dirà, e forse con la consapevolezza di non farcela si porta come viatico un pò di quella droga che l'ha accompagnata per tutta la vita, mentre Lorenzo torna verso quella casa che viveva con dolore forse con la consapevolezza di non essere più solo ma di avere anche lui, come tutti, qualcuno cui volere bene e che gli vuole bene: non quella madre e padre evanescenti come due ologrammi ma una persona in carne, ossa e vomito che l'ha amato ed odiato, beffeggiato e vilipeso, ma che lo ha fatto sentire finalmente vivo ed importante. Un inno alla vita per tutti, un inno alla vita nella sua semplicita e complessità, un inno alla vita reso anche possibile dalla bravura dei due attori principali così "naturali" da sembrare "veri" e non solo il frutto dell'immaginazione di un Maestro del cinema di nome Bernardo Bertolucci
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marco zuccaccia
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sabato 10 novembre 2012
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una pellicola per un pubblico giovane.
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E’ una pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Nicolò Ammaniti, in cui lo stesso scrittore ha una significativa parte nella sceneggiatura. Il film, diretto dal maestro Bernardo Bertolucci, è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes, dove ha riscosso numerosi consensi ed elogi.
Lorenzo Cuni è un quattordicenne schivo, che nasconde i suoi problemi nei rapporti verso il prossimo isolandosi dal mondo circostante. Lorenzo soffre di un disturbo narcisistico della personalità che lo porta a sentirsi superiore agli altri ed e rifiutare il contatto con la massa. Si chiude nello scantinato della propria palazzina, fingendo alla madre di essere in settimana bianca con la scuola.
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E’ una pellicola è la trasposizione cinematografica del romanzo omonimo di Nicolò Ammaniti, in cui lo stesso scrittore ha una significativa parte nella sceneggiatura. Il film, diretto dal maestro Bernardo Bertolucci, è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes, dove ha riscosso numerosi consensi ed elogi.
Lorenzo Cuni è un quattordicenne schivo, che nasconde i suoi problemi nei rapporti verso il prossimo isolandosi dal mondo circostante. Lorenzo soffre di un disturbo narcisistico della personalità che lo porta a sentirsi superiore agli altri ed e rifiutare il contatto con la massa. Si chiude nello scantinato della propria palazzina, fingendo alla madre di essere in settimana bianca con la scuola. Contempla la bellezza del formicaio che ha acquistato presso un negozio di animali, mangia schifezze, ascolta musica ed inizia a leggere un libro horror. Tutto scorre per il meglio, fino a quando a sconvolgere i suoi piani arriva Olivia (Tea Falco), la sorellastra venticinquenne nata da una precedente relazione del padre. Olivia è una ragazza che ha smarrito la sua strada per imboccare quella sbagliata dell’eroina. Ben presto, Lorenzo vivrà con i suoi occhi il male che provoca la droga vedendo la sorellastra cercare di disintossicarsi. Il film è accompagnato da una ottima fotografia. La scena di Lorenzo in autobus, che si reca in clinica dalla anziana nonna a prendere i sonniferi per attenuare i dolori di Olivia, è un chiaro omaggio agli scatti realizzati dal famoso fotografo Steve McCurry alla “ragazza afgana dagli occhi verdi” Sharbat Gula, che Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori) ricorda in maniera quasi spudorata con il colore dei suoi occhi ed il cappuccio della giacca da sci a coprirgli la testa. Le musiche sono altrettanto belle, si tratta di successi internazionali epici. Ottima l’idea di includere Ragazzo Solo, Ragazza Sola, versione italiana di Space Oddity di David Bowie e dallo stesso cantata sulla base di un testo di Mogol, che suona come un pezzo nuovo, ma che in realtà è una rarità incisa nel 1969 e cantata dal duo italiano chiamato i Computers. Il film è ambientato a Roma nel 2000, anche se le lattine di Coca Cola modello sleek in bella vista, sono entrate in commercio solo nel 2007. Il film si differenzia dal libro nel finale: aperto nel film, con Lorenzo impone una scelta ad Olivia tramite il pacchetto di sigarette che le porge, mentre è tragicamente concluso nel libro.
Nel complesso è un film godibile e riuscito, lascia lo spettatore soddisfatto. I due ottimi attori riescono con la loro interpretazione a legare situazioni che nel libro di Ammaniti risultavano mancare di collante. Viene lasciato ampio spazio a messaggi pubblicitari, forse il film era rivolto ad un pubblico giovane e commerciale, visto che doveva inizialmente essere girato in 3D.
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paride86
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domenica 6 gennaio 2013
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bello
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Bertolucci dirige con grazia e leggerezza una storia di due solitudini che si incontrano d'inverno in uno scantinato sporco e buio.
"Io e te" è una bella trasposizione di un romanzo di Ammaniti, ben diretta e dai personaggi credibili; sarebbe stato meglio approfondire di più il passato della protagonista, ma va bene anche così.
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alessandro pascolini
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mercoledì 18 giugno 2014
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gabbie sociali e gabbie del corpo
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Bertolucci torna al cinema con questo adattamento al grande schermo di uno degli ultimi lavori di Niccolò Ammaniti,che collabora alla sceneggiatura.Lorenzo è un ragazzo alla soglia dell'adolescenza,ma con quasi tutte le caratteristiche di questo arco temporale nella sua personalità:distaccato,introverso,stralunato,diffidente,ma soprattutto con evidenti problemi di socializzazione,tanto da portarlo a visitare uno psicologo spinto dalla madre ultra-protettiva.Questa chiusura esterna si riflette nella sua decisione di saltare la settimana bianca di classe nascondendosi nello scantinato del suo condominio,creandosi un ecosistema personale e completamente adattato alla sua persona.
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Bertolucci torna al cinema con questo adattamento al grande schermo di uno degli ultimi lavori di Niccolò Ammaniti,che collabora alla sceneggiatura.Lorenzo è un ragazzo alla soglia dell'adolescenza,ma con quasi tutte le caratteristiche di questo arco temporale nella sua personalità:distaccato,introverso,stralunato,diffidente,ma soprattutto con evidenti problemi di socializzazione,tanto da portarlo a visitare uno psicologo spinto dalla madre ultra-protettiva.Questa chiusura esterna si riflette nella sua decisione di saltare la settimana bianca di classe nascondendosi nello scantinato del suo condominio,creandosi un ecosistema personale e completamente adattato alla sua persona.L'equilibrio perfetto da lui creato viene rotto dall'irruzione nel suo eremo della tempestosa sorellastra Olivia:spettro della ragazza solare,raggiante e spensierata che era,divorata dalla tossicodipendenza,che cerca di uscire dalla droga rintanandosi con lui.Nasce un rapporto in principio conflittuale,che però piano piano evolve in una vera amicizia,passando dall'astinenza e la lotta di Olivia all'ultima serata fatta di confessioni,balli e abbracci a lume di candela.I due ragazzi escono dalla loro caverna dopo essersi accresciuti e aiutati l'un l'altro,attingendo dalle loro personalità cosi diverse ma cosi vicine.
Il film ha il pregio di ricreare quasi fedelmente le emozioni e gli stati d'animo creati dalla lettura del racconto breve di Ammaniti.Il racconto ruota tutto attorno alla scelta dei due protagonisti di rintanarsi sottoterra per sfuggire a qualcosa:la società per Lorenzo,in cui si sente troppo stretto,oppresso,a tratti anche superiore ad essa,la tossicodipendenza per Olivia,gabbia mentale e prigione del corpo.Due persone cosi lontane però riescono ad aiutarsi a vicenda,in questo ballo di amore/odio,che sfocia in un bellissimo abbraccio finale,che lascia Lorenzo finalmente cresciuto,spinto dalle parole della combattiva Olivia,che non si piega a nulla."Sei grande oramai,comincia a vivere".
Putroppo il film in certi frangenti si perde in una semplicità e banalità forse eccessivi,a cui fanno da contrappeso le riprese e la fotografia sempre sublimi e con un tocco e uno stile unico;da annotare una colonna sonora quasi perfetta,che si sposa perfettamente con la caratterizzazione dei due ragazzi.Unica nota negativa:la scena finale veramente di pessima fattura,con un terribile close-up su Lorenzo,che rovina il pathos,e la troncatura del reale finale del libro,molto più tragico e dark.
Un film semplice,che alla fine piace,ma che non convince pienamente,salvandosi solo grazie alla bravura dietro la macchina da presa di Bertolucci e alla sempre ottima scrittura di Ammaniti,condita da un realismo e dolcezza rara.Come si dice sempre in questi casi,forse meglio il libro.
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rdn75
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venerdì 2 novembre 2012
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un grande ritorno
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La prima cosa che colpisce in questo film è la cura per la fotografia e le inquadrature da parte del regista, che riesce a raccontare una storia di crescita e maturazione di due giovani, girando praticamente solo in un unoco ambiente, anche buio.
La luce viene espressa dalle parole e i gesti dei due giovani protagonisti che si fanno conoscere e svelano le loro paure e speranze con il sussegursi del racconto. Aiutato dal fatto che il film è tratto da un famoso film di Ammaniti, i protagonisti fanno vivere le loro emozioni solo attraverso le parole dei loro racconti, senza però che questi possano emozionare meno che vedere le scene narrate.
Ottima la scelta anche dei due protagonisti perferttamente calzati nei ruoli
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diomede917
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domenica 18 novembre 2012
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soli dentro una stanza e tutto il mondo fuori
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A 9 anni da The Dreamers con in mezzo tante sofferte vicissitudini personali, Bernardo Bertolucci
Ritorna dietro la macchina da presa adattando per il grande schermo un libro e un autore che è lontano anni luce il suo cinema e la sua visione del mondo. Niente politica e grande Storia ma intimo tormento.
Questa scelta, per molti molto azzardata, io la trovo ottimale per un artista che vuole uscire dalla depressione figlia della sua sedia a rotelle e amplificata dalla morte del fratello a cui è dedicato il film.
Questo approccio terapeutico credo abbia fatto bene sia al regista che al film visto che la prima sensazione che ho avuto è una certa freschezza narrativa, non sembra nemmeno un’opera diretta da un settantaduenne con un curriculum pesante sulle spalle.
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A 9 anni da The Dreamers con in mezzo tante sofferte vicissitudini personali, Bernardo Bertolucci
Ritorna dietro la macchina da presa adattando per il grande schermo un libro e un autore che è lontano anni luce il suo cinema e la sua visione del mondo. Niente politica e grande Storia ma intimo tormento.
Questa scelta, per molti molto azzardata, io la trovo ottimale per un artista che vuole uscire dalla depressione figlia della sua sedia a rotelle e amplificata dalla morte del fratello a cui è dedicato il film.
Questo approccio terapeutico credo abbia fatto bene sia al regista che al film visto che la prima sensazione che ho avuto è una certa freschezza narrativa, non sembra nemmeno un’opera diretta da un settantaduenne con un curriculum pesante sulle spalle.
Io e te è tratto dall’omonimo sofferto romanzo breve di Niccolò Ammaniti e vede protagonista Lorenzo un quattordicenne con gravi problemi relazionali che approfitta di una gita scolastica in montagna per isolarsi per una settimana nella sua cantina vista come un rifugio protettivo dal mondo esterno. Proprio lì è costretto a una convivenza forzata con la sua sorellastra Olivia, una ragazza alla deriva senza un punto di riferimento affettivo che ha vincolato la sua vita alla droga.
In questa settimana impareranno a conoscersi e scoprire i tanti punti in comune che li aiuteranno in futuro.
Bertolucci conscio della sua nuova prospettiva di macchina, si adatta alla dimensione e segue e descrive i protagonisti alla loro altezza evidenziando che è solo il loro punto di vista a interessare.
La scena iniziale è quasi citazionista visto che apre con un colloquio fra Lorenzo e il suo psicologo paralitico poi vira tutto sui primi piani dei due ragazzi, sui loro discorsi, i loro disagi e le loro sofferenze…..sulla loro autoemarginazione in un -1 che è sufficiente per non essere notati.
Rispetto alle sue ultime opere che rappresentavano una certa gioventù che aveva la fisicità dei modelli di Calvin Klein (da Liv Tyler a Eva Green fino a Michael Pitt), Bertolucci sceglie volti non bellissimi ma inerenti al contesto come Jacopo Olmo Antinori che è un adolescente dallo sguardo allucinato di Malcom Mc Dowell o Tea Falco espressione di un potenziale segnato dall’autodistruzione.
Fin dalle interviste si capisce come questo lavoro sia stato per Bertolucci una sorta di nuova linfa vitale a tal punto di virare dal finale del libro optando verso una sorta di speranza e chiudendo con il sorriso del ragazzo arrabbiato…..
Insomma da un breve romanzo un film breve ma intenso verso una nuova vita artistica
Voto 7
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