Vite parallele

Credete che la vostra vita sia perfetta, che non possiate desiderare altro? Forse non avete avuto l'occasione di incontrare Gina, la misteriosa psicologa transpersonale. È quello che accadrà, infatti, a Claudia, avvocatessa in carriera, convinta che il lavoro sia l'unica cosa importante, pronta a sacrificare gli affetti familiari ed una vita privata. A due giorni da un processo che potrebbe valerle l'ingresso come socio nello studio legale presso cui lavora, la donna si ritrova catapultata in un'altra esistenza.
Il tema del doppio è molto frequente nel cinema, basta ricordare il folgorante esordio di Peter Howitt, Sliding Doors, in cui la narrazione si biforca nel seguire due diversi percorsi esistenziali della protagonista. In Vite parallele il procedimento è differente; non è tanto la casualità di un accadimento, di un'azione apparentemente banale che può cambiare la propria vita, ma, al contrario, la possibilità che ognuno di noi può avere nel condizionarla, magari attraverso la "semplice" riflessione e osservazione dei nostri comportamenti da una differente angolazione. Come ad esempio, il trovarsi in una realtà parallela, a condurre una vita e a doversela cavare in panni non propri.
In tal senso, Vite parallele è più vicino alla costruzione del film di Brett Ratner, The Family Man, anzi si potrebbe dire che si tratti della versione al femminile dell'indaffaratissimo Nicolas Cage che interpreta un broker dedito a nient'altro che al lavoro, il quale, d'un tratto, si ritrova in una dimensione parallela, lontano dal caos metropolitano.
Anche se forse può risultare a tratti eccessivamente manicheo nella caratterizzazione della psicologia del personaggio principale (il mondo del lavoro oggigiorno è molto più complesso e articolato di quello descritto nel film) il film tv di Neill Fearnley - che ricordiamo per aver firmato episodi di numerose serie televisive, tra cui, La guerra dei mondi e Pianeta terra: cronaca di un'invasione - è una commedia gustosa, per chi propende per l'happy end. 