volevosolodiventare
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giovedì 20 gennaio 2011
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i cattivi ragazzi piacciono. e questo si sa.
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Vallanzasca è un ottimo film e, pensate un po', è italiano!
La storia è quella di Renato Vallanzasca, il bandito gentiluomo, il delinquente diventato caso mediatico ante-litteram, debito precursore di 15 anni di plastici di Bruno Vespa. Kim Rossi Stuart regala un’interpretazione meravigliosa, manifestandosi in tutta l’emaciata bellezza del suo personaggio. Una performance tridimensionale, matura, consapevole e irriducibilmente elegante. Significativa abbastanza per essere ricordata e talmente convincente da far scorrere i 123 minuti di pellicola senza rallentamenti, senza noia. Vallanzasca è un ladro, un assassino, un criminale ed è pure un personaggio irresistibile e magnetico, con i capelli scomposti, le rughe che incorniciano il sorriso ingiallito, lo sguardo di ghiaccio capace di surriscaldare gli spiriti delle casalinghe di mezza Italia.
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Vallanzasca è un ottimo film e, pensate un po', è italiano!
La storia è quella di Renato Vallanzasca, il bandito gentiluomo, il delinquente diventato caso mediatico ante-litteram, debito precursore di 15 anni di plastici di Bruno Vespa. Kim Rossi Stuart regala un’interpretazione meravigliosa, manifestandosi in tutta l’emaciata bellezza del suo personaggio. Una performance tridimensionale, matura, consapevole e irriducibilmente elegante. Significativa abbastanza per essere ricordata e talmente convincente da far scorrere i 123 minuti di pellicola senza rallentamenti, senza noia. Vallanzasca è un ladro, un assassino, un criminale ed è pure un personaggio irresistibile e magnetico, con i capelli scomposti, le rughe che incorniciano il sorriso ingiallito, lo sguardo di ghiaccio capace di surriscaldare gli spiriti delle casalinghe di mezza Italia.
Ed ecco che sì, si crea tra spettatore e personaggio un legame empatico, ben più forte della frugale simpatia, che travalica i confini del film e resta impresso sulla pelle per diverse ore, dopo la visione.
La regia non commette peccati, nemmeno quello di scivolare in morbosità claustro-sessuali – alle cui lusinghe sarebbe pur stato semplice cedere.
La colonna sonora è perfettamente votata al fine di integrarsi con gli eventi, di esaltarne la forza, la violenza, l’inevitabilità affascinante e decadente. La voce di Giuliano (ne ignoro il cognome) non si sente mai – se non nei titoli di coda – e quindi non fa nemmeno specie che si tratti dei Negramaro. Sia chiaro, Vallanzasca è un film sartorialmente costruito su un personaggio maledettamente ruffiano, capace di far ridere – letteralmente – il pubblico in sala, capace di ammaliare con una lucidità border line, in bilico costante tra il bene e il male.
Personalmente ho adorato la scelta di raccontare senza condannare, di penetrare i meandri di un’umanità meno oscura e meno fredda di quanto il trailer lasci presagire. Mi è piaciuto indagare quei coni d’ombra che soltanto nella finzione narrativa ci è dato esplorare così da vicino, romanzando le vicende storiche, trasformando l’uomo reale in personaggio, con tutte le licenze che l’arte ha diritto di prendersi.
Ci tengo a dirlo, in risposta alle innumerevoli polemiche che hanno accompagnato il lancio di questo titolo.
Ci tengo a dirlo perché un narratore deve poter disegnare liberamente i contorni dei propri personaggi, traendo ispirazione da ciò che più lo aggrada. Ci tengo a dirlo perché un narratore che riesca a farci piacere un personaggio “negativo”, raccoglie una sfida e lo fa con coraggio senza garanzia di vittoria o sconfitta. Un narratore che scelga, poi, di riesumare pezzi di una storia recente, raccontando la nostra vituperata Italietta da angolazioni che potrebbero altrimenti restarci ignote, attraverso storie che mai nessuno racconterà in contesti “ufficiali”, merita per me ancora più rispetto.
Ci tengo a dirlo perché un film è un film e se il pubblico non capisce la differenza tra film e documentario, è un problema di ignoranza, non di regia e, francamente, non mi andrebbe, per l’ignoranza altrui, di rinunciare a tutto il cinema che ci ha fatti innamorare di mafiosi, derelitti, violenti, cannibali, assassini seriali, tossicodipendenti e individui sessualmente discutibili…che a pensarci, almeno uno dei cult preferiti di chiunque ha almeno, e dico almeno, una delle succitate categorie come protagonista.
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stefano73
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domenica 30 gennaio 2011
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bravi tutti...ma soprattutto kim rossi stuart
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Michele Placido lavora sul genere che più gli riesce meglio. Un Kim Rossi Stuart eccellente nella parte del "bel Renè" con una cadenza milanese veramente impeccabile. Anche gli altri attori sono perfettamente inseriti. Comunque anche tanta violenza condisce il film. Opera ben curata...con un Vallanzasca incontrollabile tra impulsi nervosi ed ironia da bandito affascinante. Comunque da vedere...se si resiste alle numerose scene di sangue!
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nigel mansell
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lunedì 31 gennaio 2011
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la nostra storia raccontata all'americana
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Una ganster story italiana, la nostra recente storia, raccontata come in un film d'azione americano, anzi meglio: perchè quando ci mettiamo noi europei sappiamo raggiungere risultati superiori anche se con budgt non illimitati come quelli di Hollywood. Ottimo Kim Rossi Stuar geniale la regia di Placido. Non è per niente un'apologia del reato, è ben chiaro nel film a cosa si va incontro, il monito c'è. Da vedere assolutamente.
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ademan
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martedì 25 gennaio 2011
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storia di uno sconfitto
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Premetto che la mia critica parte dalla conoscenza della vita e di alcuni libri di cui uno autobiografico del bandito della Comasina, quindi il mio giudizio non può non tenerne conto.
Il film di Placido prende forma dalla vita di Renato Vallanzasca, dicevamo, uno degli ultimi banditi vecchio stampo, quelli intransigenti, quelli che.... questo si fa e qeusto non si fa, quelli del, le famiglie non si toccano, quelli del, le armi le portiamo per spaventare... non che il bel Renè sia stato un benemerito, anzi, ma di sicuro è stato uno che ha lottato una vita per rimanere uomo prima che criminale.
Ma non siamo qui per parlare di etica crimnale , siamo qui per parlare del film.
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Premetto che la mia critica parte dalla conoscenza della vita e di alcuni libri di cui uno autobiografico del bandito della Comasina, quindi il mio giudizio non può non tenerne conto.
Il film di Placido prende forma dalla vita di Renato Vallanzasca, dicevamo, uno degli ultimi banditi vecchio stampo, quelli intransigenti, quelli che.... questo si fa e qeusto non si fa, quelli del, le famiglie non si toccano, quelli del, le armi le portiamo per spaventare... non che il bel Renè sia stato un benemerito, anzi, ma di sicuro è stato uno che ha lottato una vita per rimanere uomo prima che criminale.
Ma non siamo qui per parlare di etica crimnale , siamo qui per parlare del film.
Rispetto alla totalità delle vincende e la complessità delle motivazioni che miuovevano il Vallanzasca, il film paga un debito di tempo, la scelta è stata presto fatta, dire tutto, ma brevemente, il ritmo è veloce, troppo veloce, ma il materiale era così tanto che appena partiti si era già in ritardo.
Tagli troppo netti, e trama che si fa leggere seppure sarebbero stati necessari due film , a mio parere, per digerire e spiegare con la dovuta calma, le motivazioni profonde....fare un film più psicologico e d'azione, ma oramai.
Placido non corre il rischio di incensare il suo eroe stavolta, se ha chiaramente posto l'accento sulla visione del "Renatino" aveva comunque a disposizione materiale per calcare la mano su diverse vicende non secondarie nelle quali l'etica crminale dell'eroe è stata ben evidenziata.
La storia che Placido narra è essenzialmente quella di uno sconfitto, un intransigente perdente, uno dei tanti che non è venuto a patti con il mondo, ci ha fatto a pugni, ma alla fine quelle che ha ricevuto son molte di più di quelle che è riuscito a dare.
Il film è godibile, leggero e rapido (sin troppo l'abbiamo detto) con una magistrale interpretazione di Kim Rossi Stuart ed un buon Filippo Timi.
A mio parere risente molto della sindrome da confronto con "Romanzo Criminale" che ritengo per più di quache anno dovranno affrontare tutti i cineasti del genere, film molto buono a mio parere.
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ale9191
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mercoledì 2 febbraio 2011
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sembra tutto inventato ma è storia italiana
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Questa accoppiata Rossi Stuart-Placido funziona e funziona bene. Si erano già viste grandi cose in "Romanzo Criminale" e dire che quest'altro film non sfigura al confronto non è una bestemmia. Nonostante le due ore abbondanti non ci sono momenti morti o scene di scarso interesse, anzi, scappa pure qualche sorriso nel sentire Kim Rossi Stuart destreggiarsi con il dialetto meneghino.
Tra le critiche più ricorrenti che si sentono fare a questo film è che si tende a mitizzare Renato Vallanzasca, a ritenerlo alla fine come un "cattivo ma non troppo". Io prima di vedere questo film non sapevo niente del bandito e uscito dalla sala ho avuto pure io l'impressione che si sia teso molto a smussarne il lato cattivo mostrando in maggior misura il lato buono.
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Questa accoppiata Rossi Stuart-Placido funziona e funziona bene. Si erano già viste grandi cose in "Romanzo Criminale" e dire che quest'altro film non sfigura al confronto non è una bestemmia. Nonostante le due ore abbondanti non ci sono momenti morti o scene di scarso interesse, anzi, scappa pure qualche sorriso nel sentire Kim Rossi Stuart destreggiarsi con il dialetto meneghino.
Tra le critiche più ricorrenti che si sentono fare a questo film è che si tende a mitizzare Renato Vallanzasca, a ritenerlo alla fine come un "cattivo ma non troppo". Io prima di vedere questo film non sapevo niente del bandito e uscito dalla sala ho avuto pure io l'impressione che si sia teso molto a smussarne il lato cattivo mostrando in maggior misura il lato buono. Va detto però, a difesa di Placido che il film è basato sull'autobiografia scritta dallo stesso Renato e che comunque sia si tratta di un film e non di un documentario. Per questo ci tengo a precisare che sotto il profilo cinematografico il prodotto è di alto livello.
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niffenegger
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giovedì 20 gennaio 2011
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il bel e santo renè
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Il poliziotto a cui piacciono i criminali, Michele Placido. Il regista campano continua sia con il suo periodo criminale e sia con una lettura della storia italiana personale. Dopo il 68 de Il grande sogno, la banda della magliana di Romanzo Criminale e il banchiere Sindona di Un borghese piccolo, ora tocca a il bel Renè, Renato Vallanzasca.
Il film segue le vicende dai primi anni 70, quando con la banda della comasina faceva tremare tutta Milano, fino all'ultima incredibile e rocambolesca evasione sul battello per la Sardegna. In mezzo la faida con Francis Turatello, il matrimonio in carcere, le 3 evasioni, le rapine in mezza italia, anche un pò d'infanzia con un riuscito flashback del suo primo reato, la liberazione di animali da uno zoo.
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Il poliziotto a cui piacciono i criminali, Michele Placido. Il regista campano continua sia con il suo periodo criminale e sia con una lettura della storia italiana personale. Dopo il 68 de Il grande sogno, la banda della magliana di Romanzo Criminale e il banchiere Sindona di Un borghese piccolo, ora tocca a il bel Renè, Renato Vallanzasca.
Il film segue le vicende dai primi anni 70, quando con la banda della comasina faceva tremare tutta Milano, fino all'ultima incredibile e rocambolesca evasione sul battello per la Sardegna. In mezzo la faida con Francis Turatello, il matrimonio in carcere, le 3 evasioni, le rapine in mezza italia, anche un pò d'infanzia con un riuscito flashback del suo primo reato, la liberazione di animali da uno zoo. Tratto dall'autobiografia di Vallanzasca, il film risente di una certa faziosità, arrivando a mitizzare o quasi santificare un criminale così tanto cinematografico. Caratteristica che si è attirata tutte le critiche possibile, non ultima quella del presidente della polizia di stato che con dei suoi uomini sta picchettando con volantini i più grandi cinema d'Italia.
Ma Pladico se ne beffa, fà un ottimo lavoro di trasposizione, anche se il vero Vallanzasca non ne è convintissimo, e anzi tira fuori una sparata degna delle sue, "Almeno Vallanzasca è in prigione e paga per i suoi reati, altro che i politici di oggi". Ecco.
Dal punto di vista cinematografico è un ottimo lavoro. Buona regia, buon montaggio, colonna sonora dei Negroamaro sempre discreta, in tutti i sensi, e buon ritmo con sparatorie davvero ben coreografate. C'è da dire che Vallanzasca è un soggetto troppo buono per il cinema, un vero animale da palcoscenico con la frase sempre pronta. Era quindi difficile sbagliare o fare un film fiacco, come è invece il Nemico pubblico Mesrine fatto dai cugini d'oltralpe. Ecco, Placido riesce dove loro falliscono aldilà del protagonista, perchè ha già la mano allenata dopo il buon Romanzo criminale.
Se il film è però così tanto riuscito grande merito va a Kim Rossi Stuart che è fenomenale nel suo accento milanese da bauscia. Una delle sue migliori prestazioni, se non la migliore. Si sente addosso benissimo il personaggio e si vede. Ma anche gli altri non sono da meno. Scianna perfetto anche fisicamente, sembra uscito ieri dagli anni 70, con capello cotonato e baffetto. La Solarino brava e il solito Timi, istrionico più che mai, riesce a fare un personaggio lontano dalle sue corde e non troppo ben caratterizzato (il solito tossico che tradisce la banda e però piange e soffre), che sà di già visto. Ma Filippo è così bravo che ce ne dimentichiamo.
Insomma un ottimo film da vedere, ma con occhio molto critico.
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stefanovogna
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giovedì 27 gennaio 2011
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robin hood a milano
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Anni 70 a Milano, uno dei personaggio più controversi di quel periodo e del nostro grande schermo oggi. "Vallanzasca - Gli angeli del male" è tutto questo.
Brillante Kim Rossi Stuart, interpreta Renato Vallanzasca, ironico, leale, spietato, caparbio, amato. Il paragone con Robin Hood viene spontaneo. Vi farà ridere e vi farà emozionare.
..Milano è l' altra grande protagonista del film, quindi chi non volesse perdersi un paio d'ore per le strade milanesi, nel periodo in cui Milano ha avuto il suo reale slancio verso l'alto, nel periodo che l'ha consacrata come "La metropoli italiana", dove lusso e degrado s'incontrano, come oggi.
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Anni 70 a Milano, uno dei personaggio più controversi di quel periodo e del nostro grande schermo oggi. "Vallanzasca - Gli angeli del male" è tutto questo.
Brillante Kim Rossi Stuart, interpreta Renato Vallanzasca, ironico, leale, spietato, caparbio, amato. Il paragone con Robin Hood viene spontaneo. Vi farà ridere e vi farà emozionare.
..Milano è l' altra grande protagonista del film, quindi chi non volesse perdersi un paio d'ore per le strade milanesi, nel periodo in cui Milano ha avuto il suo reale slancio verso l'alto, nel periodo che l'ha consacrata come "La metropoli italiana", dove lusso e degrado s'incontrano, come oggi...ma tutto ebbe origine da li.
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spike
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giovedì 27 gennaio 2011
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da vedere
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Un film da vedere, per discutere sull'Italia di ieri e di oggi, grande colonna sonora, ottimi gli attori. Il poliziesco (anni 70) è il genere con il quale Placido riesce a dare il meglio di sè.
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paolocarburi
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sabato 29 gennaio 2011
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il commento di un film
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Non conosco approfonditamente la storia di Renato Vallanzasca e per questo cerco di non dare un giudizio sul come è stata raccontata. Molti hanno criticato il film perchè tratta bene un personaggio che sicuramente è stato uno dei protagonisti di uno dei periodi più bui della storia d'Italia ma un giudizio di questo genere è assai sterile. Stiamo parlando di un film dove abbiamo il punto di vista di un artista e non stiamo analizzando un documentario sul periodo o un programma che parla del criminale Vallanzasca; per questo non si può dare un giudizio sul punto di vista con il risultato che ci sia una totale denigrazione del film. Infatti se parliamo del film è innegabile che stiamo parlando di qualcosa di nuovo in Italia.
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Non conosco approfonditamente la storia di Renato Vallanzasca e per questo cerco di non dare un giudizio sul come è stata raccontata. Molti hanno criticato il film perchè tratta bene un personaggio che sicuramente è stato uno dei protagonisti di uno dei periodi più bui della storia d'Italia ma un giudizio di questo genere è assai sterile. Stiamo parlando di un film dove abbiamo il punto di vista di un artista e non stiamo analizzando un documentario sul periodo o un programma che parla del criminale Vallanzasca; per questo non si può dare un giudizio sul punto di vista con il risultato che ci sia una totale denigrazione del film. Infatti se parliamo del film è innegabile che stiamo parlando di qualcosa di nuovo in Italia. E' un tentativo, va bene...però nella storia del cinema italiano contemporaneo è la prima volta che si prende un personaggio della malavita e gli si costruisce intorno un film dotato di ritmo, velocità, tagli giusti ecc. Il film può mettersi a confronto, senza troppi problemi, con i tanti film americani sulla malavita statunitense. Oggi anche l'Italia ha un film su una Malavitoso con stile e sinceramente non m'interessa cosa hanno detto i magistrati e cosa diranno altre persone....Che finalmente anche in Italia si sia potuto fare un film dove non compaiano, con tutto il rispetto, preti,Papi o Carabinieri è già un successo.....Ottimo Kim Rossi Stuart...La fotografia è spettacolare come in Romanzo Criminale...
Conclusione: 3 stelle perchè si può fare ancora qualcosa di più...Nonostante ciò il prodotto è ottimo.
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renato volpone
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lunedì 7 febbraio 2011
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un bandito negli anni di piombo
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"Non sono cattivo, ho solo il lato oscuro un po' pronunciato": così Vallanzasca descrive se stesso e così il film lo descrive con grande maestria. Il bandito che ha spaventato e affascinato l'Italia di quegli anni con la violenza e la spavalderia è magnificamente interpretato da Kim Rossi Stuart che, contornato da bravissimi attori, esegue questa sinfonia di piombo diretta magistralmente da Placido. E' il racconto romanzato della vita del bandito Vallanzasca, ma anche la ricostruzione di un periodo storico difficile del nostro paese, con la descrizione delle organizzazioni criminali di quel tempo e del loro modo di operare. Crudo, violento e passionale, un gran bel film
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