eljmukka
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sabato 7 maggio 2011
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la bellezza dei luoghi
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Film bello per gli scenari e la fotografia, interpretato da bravi attori. Il giallo risolto forse in modo troppo sbrigativo. Nel complesso buon film.
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algernon
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venerdì 6 maggio 2011
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la montagna complice
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è un bel film, nel quale due squadre di topografi italiani e svizzeri si danno appuntamento sul Monte Rosa, nei pressi del confine fra i due stati, dove è stato ritrovato un corpo affiorante dal ghiacciaio. non è chiaro quanto sia vecchio il cadavere, ma si pensa anche ad un uomo preistorico, e il sindaco di Varallo in Val Sesia spera che si tratti di qualcosa di analogo alla mummia del Similaun, che possa attirare turisti e visitatori. I topografi devono stabilire se il corpo si trovi in territorio italiano o svizzero. Dapprima le due squadre non si incontrano: gli svizzeri vanno direttamente al luogo del ritrovamento, e gli Italiani si fermano al rifugio Citta di Vigevano, dove poi gli Svizzeri arriveranno trafelati e inseguiti dai fulmini in tarda serata.
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è un bel film, nel quale due squadre di topografi italiani e svizzeri si danno appuntamento sul Monte Rosa, nei pressi del confine fra i due stati, dove è stato ritrovato un corpo affiorante dal ghiacciaio. non è chiaro quanto sia vecchio il cadavere, ma si pensa anche ad un uomo preistorico, e il sindaco di Varallo in Val Sesia spera che si tratti di qualcosa di analogo alla mummia del Similaun, che possa attirare turisti e visitatori. I topografi devono stabilire se il corpo si trovi in territorio italiano o svizzero. Dapprima le due squadre non si incontrano: gli svizzeri vanno direttamente al luogo del ritrovamento, e gli Italiani si fermano al rifugio Citta di Vigevano, dove poi gli Svizzeri arriveranno trafelati e inseguiti dai fulmini in tarda serata. ma questa parte è poco chiara, non si vede il percorso, non si apprezza la distanza, il rifugio - ammesso che nel film voglia rappresentare sé stesso e non sia piuttosto un generico rifugio - si trova circa 1200-1500 metri più in basso del confine. bene, considerato che sono in discesa, è ragionevole che possano scendere in qualche ora, ma il film avrebbe potuto mostrare almeno qualche scena del percorso, con le relative difficoltà, per rendere più chiara la situazione. poi al rifugio, fra una zuppa e una bicchierata, inizia l'analisi dei reperti e si scopre che il corpo non è così antico, ma vecchio di soli 40-50 anni, e che la persona non è morta di morte naturale ma è stata uccisa. si ipotizza quindi che sia stata portata in montagna per far pensare ad un incidente, ed esaminando poi i libri del rifugio e trovando per caso altri referti, in quattro e quattr'otto si capisce chi sono il morto e l'assassino. e anche questa parte è poco chiara, un racconto veloce di parentele e relazioni che si riesce a seguire con un po' di difficoltà. pur con queste smagliature, il film è piuttosto interessante, una buona idea per parlare del Monte Rosa e dei suoi ghiacciai, delle comunità della Valsesia e delle tradizioni Walser, movimentato da un fatto di cronaca nera. alcune presenze familiari, il Thierry Toscan di "Il vento fa il suo giro" e Peppino Mazzotta de "Il commissaro Montalbano". da vedere, se ci riuscite, perché sarà distribuito in pochissime sale
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calcuttah
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giovedì 12 maggio 2011
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la montagna, la mummia e l'ironia
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La misura del confine è un prodotto del cinema italiano indipendente, girato con pochissimi mezzi e in poco tempo a 3000 metri di altitudine.
Il risultato è più che soddisfacente. Naturalmente non si tratta di capolavoro e questo dipende da una sceneggiatura che presenta qualche lacuna.
La Montagna è il film, le sottostorie e i personaggi sono al suo servizio e quindi se una critica si può fare alla regia è quella di aver utilizzato poco un cast di attori potenzialmente eccezionali tra i quali spiccano i nomi di Thierry Toscan (il vento fa il suo giro) Peppino Mazzotta (montalbano), Luigi Iacuzio (pater Familias).
Ma nonostante tutto il film ha un fascino particolare che spiazza lo spettatore, perchè se da un lato ci si immerge nei paesaggi meravigliosi delle vette del Monte Rosa, accompagnati da una splendida colonna sonora, dall'altro si è catapultati in racconti di leggende, morti del passato, compresa quella della Mummia ritrovata su un ghiacciaio che poi rivelerà alla fine una storia d'amore e di delitti.
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La misura del confine è un prodotto del cinema italiano indipendente, girato con pochissimi mezzi e in poco tempo a 3000 metri di altitudine.
Il risultato è più che soddisfacente. Naturalmente non si tratta di capolavoro e questo dipende da una sceneggiatura che presenta qualche lacuna.
La Montagna è il film, le sottostorie e i personaggi sono al suo servizio e quindi se una critica si può fare alla regia è quella di aver utilizzato poco un cast di attori potenzialmente eccezionali tra i quali spiccano i nomi di Thierry Toscan (il vento fa il suo giro) Peppino Mazzotta (montalbano), Luigi Iacuzio (pater Familias).
Ma nonostante tutto il film ha un fascino particolare che spiazza lo spettatore, perchè se da un lato ci si immerge nei paesaggi meravigliosi delle vette del Monte Rosa, accompagnati da una splendida colonna sonora, dall'altro si è catapultati in racconti di leggende, morti del passato, compresa quella della Mummia ritrovata su un ghiacciaio che poi rivelerà alla fine una storia d'amore e di delitti.
Tutto questo è raccontato con uno stile tutto nuovo, spiazzante dove lo spettatore si aspetta sempre qualcosa che poi non è, cosi come nella vita, il tutto condito con un' ironia beffarda che a volte sfiora il demenziale.
Gli attori lavorano in maniera corale con una recitazione distaccata, d'altronde i personaggi non hanno spessore psicologico. forse solo il topografo svizzero (Mathias) e la moglie del topografo italiano (Rosa Maria) lavorano un pò troppo sopra le righe.
La misura del confine è un film da vedere e da godere. Un modo diverso di raccontare qualcosa di diverso.
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