luana
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giovedì 10 marzo 2011
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l'inconsapevolezza di vivere
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Il chiacchiericcio abbonda sopra la vita senza fluire dentro di essa così come la solitudine e la disperazione affossa e fa vivere alla deriva chi ne è immerso.Tom e Gerry, figlio e fidanzata sono forti perchè si legano a una concretezza con dei paletti ben stabiliti e senza sentire il bisogno di dare alla vita un significato più profondo. Figure anaffettive in sostanza ma ad uno sguardo più ampio anch'essi miseri e pietosi. Parte centrale del film è come la realtà della morte viene vissuta.Senza dilemmi e banalmente dalla famiglia.Accentuando per contrasto un trauma in chi è già morto nell'anima. Magistrale nelle inquadrature e nello spirito è tutto l'episodio. A questa "misteriosa" forza e concretezza che è la vita nel suo non significato (rappresentata dalla coppia) si aggrappano i deboli, descrivibili come esseri sempre fantasticanti e qui emerge il ritratto di Mary (perfetta la metafora della sua automobile), nel suo ripudiare il suo specchio in Ken e nella sua ricerca disperata e frustrata di affettività.
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Il chiacchiericcio abbonda sopra la vita senza fluire dentro di essa così come la solitudine e la disperazione affossa e fa vivere alla deriva chi ne è immerso.Tom e Gerry, figlio e fidanzata sono forti perchè si legano a una concretezza con dei paletti ben stabiliti e senza sentire il bisogno di dare alla vita un significato più profondo. Figure anaffettive in sostanza ma ad uno sguardo più ampio anch'essi miseri e pietosi. Parte centrale del film è come la realtà della morte viene vissuta.Senza dilemmi e banalmente dalla famiglia.Accentuando per contrasto un trauma in chi è già morto nell'anima. Magistrale nelle inquadrature e nello spirito è tutto l'episodio. A questa "misteriosa" forza e concretezza che è la vita nel suo non significato (rappresentata dalla coppia) si aggrappano i deboli, descrivibili come esseri sempre fantasticanti e qui emerge il ritratto di Mary (perfetta la metafora della sua automobile), nel suo ripudiare il suo specchio in Ken e nella sua ricerca disperata e frustrata di affettività. In questo quadro nessuno vive veramente. La differenza è segnata dalla sofferenza. Leigh procede sempre a un processo di sgonfiamento nei suoi film per dirci quanto è sottile la linea tra la vita e la morte e dando un respiro incredibile di ineludibile verità.
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algernon
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domenica 27 febbraio 2011
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circondati di depressione, ma immuni
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Tom e Gerri sono due coniugi che ce l'hanno fatta, lei psicologa, lui ingegnere minerario, hanno girato il mondo, conducono una esistenza felice nella periferia londinese, e curano con passione il loro orto. sono però circondati da amici pieni di problemi, bulimia, alcolismo, depressione, e loro dispensano sorrisi di condiscendente benevolenza, quasi che questo potesse bastare ad elargire anche agli altri una briciola della loro serenità. e sono invece più che indifferenti a queste avversità, addirittura si direbbe che traggano forza proprio dal confronto fra i malanni altrui ed il proprio superiore equilibrio. rimane la curiosità di sapere della signora di apertura del film, quella che voleva qualcosa per dormire ma aveva dei problemi psicologici da risolvere.
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Tom e Gerri sono due coniugi che ce l'hanno fatta, lei psicologa, lui ingegnere minerario, hanno girato il mondo, conducono una esistenza felice nella periferia londinese, e curano con passione il loro orto. sono però circondati da amici pieni di problemi, bulimia, alcolismo, depressione, e loro dispensano sorrisi di condiscendente benevolenza, quasi che questo potesse bastare ad elargire anche agli altri una briciola della loro serenità. e sono invece più che indifferenti a queste avversità, addirittura si direbbe che traggano forza proprio dal confronto fra i malanni altrui ed il proprio superiore equilibrio. rimane la curiosità di sapere della signora di apertura del film, quella che voleva qualcosa per dormire ma aveva dei problemi psicologici da risolvere. sembrava potesse essere un personaggio, poi scompare di scena, che ne sarà di lei?
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[+] chi vince e chi inesorabilmente perde
(di barbara b.)
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jaky86
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venerdì 25 febbraio 2011
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leigh e i suoi personaggi
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Mike Leigh si conferma ottimo sceneggiatore e forse uno dei migliori registi in grado di narrare la quotidianità delle persone, entrando nella loro intimità. Gerri e Tom sono una coppia felicemente sposata che si attornia di gente disperata e problematica, forse per poter meglio assaporare (o rinfacciare) la loro invidiabile felicità. Il film risulta però macchinoso e a tratti noioso, e più malinconico di quanto si possa aspettare.
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leooooo
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giovedì 24 febbraio 2011
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troppo lentooooo!!!!!!!
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attori bravi, storia credibile e personaggi simpatici ma lento lento lento lento e lento!
da vedere, ma non al cinema!
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misterix
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domenica 20 febbraio 2011
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delusione totale
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posso solo dirvi che non lo consiglierei nemmeno al mio peggior nemico!!!
il film è diviso in 4 atti e fra il seocndo ed il 3 mi sono addormentato!!!
c'e' sta famiglia che ha degli amici tutti a problemi psicologici, e bevono alcol come se fosse acqua fresca!!!
che bell'esempio!
ottimo film da vedere quando si soffre d'insonnia cala la palpebra come per magia!!!
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zirtam88
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venerdì 18 febbraio 2011
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quanto bevono questi inglesi?
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Tra i tanti commenti che ho letto in questi giorni (ho letto anche alcune recensioni, ma credo che tanti critici abbiano visto un altro film), non ho ancora trovato qualcuno che parli della caratteristica che più accomuna tutti i personaggi del film: la forte dipendenza dall'alcol. I problemi legati all'alcolismo emergono continuamente nel corso delle 4 stagioni: si parte con la signora che non chiude occhio la notte (in compenso il marito alza il gomito), si prosegue con una serie di sbronze primaverili e estive (Mary, Ken...) e si finisce con una cena innaffiata di vino bianco. Si beve prima/durante/dopo i pasti, in treno, al funerale o per festeggiare la macchina rimossa per l'ultima volta.
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Tra i tanti commenti che ho letto in questi giorni (ho letto anche alcune recensioni, ma credo che tanti critici abbiano visto un altro film), non ho ancora trovato qualcuno che parli della caratteristica che più accomuna tutti i personaggi del film: la forte dipendenza dall'alcol. I problemi legati all'alcolismo emergono continuamente nel corso delle 4 stagioni: si parte con la signora che non chiude occhio la notte (in compenso il marito alza il gomito), si prosegue con una serie di sbronze primaverili e estive (Mary, Ken...) e si finisce con una cena innaffiata di vino bianco. Si beve prima/durante/dopo i pasti, in treno, al funerale o per festeggiare la macchina rimossa per l'ultima volta. E quello che mi ha colpito maggiormente è l'indifferenza mostrata da Tom e Gerri mentre i loro "amici" si ubriacano sotto il loro naso, senza mai intervenire per aiutarli, lasciandoli andare alla deriva e talvolta deridendoli (es. cilindrata del motore). La freddezza, l'atteggiamento classista in stile pseudo-radical chic (ci mancava solo la macchina a idrogeno) e la falsità della coppia, figlio compreso, sono talmente soffocanti che mi sarei aspettato da Mary, la cui interpretazione è l'unica degna di nota, un finale alla "Kill Bill", piuttosto che vedere i suoi ultimi frammenti di dignità brutalmente calpestati da 4 persone sterili e letali allo stesso tempo. Le stesse persone che prima ti riempiono il bicchiere mentre ascoltano divertiti le tue disavventure, poi quando lo ritengono opportuno, ti sostituiscono con un giocattolo meno impegnativo. Ripensandoci, non mi stupisco dei tantissimi posti vuoti in sala, perché questo film, per quanto ben fatto possa essere, non trasmette un messaggio positivo, né tantomeno avanza un critica nei confronti della società: semplicemente ritrae e che il pubblico scelga da che parte stare.
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solange
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martedì 15 febbraio 2011
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il rifugio della famiglia
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Another Year. Il tempo passa, scandito dalle stagioni. Come invecchiamo,?
Vediamo la coppia Gerri e Tom, sulla sessantina, attraversare le stagioni dell’anno, metafora del loro modo di attraversare le stagioni della vita. Laureati, lei in psicologia, lui in ingegneria, hanno viaggiato e vissuto una vita serena, interessante, hanno un figlio, Joe, laureato anche lui, ma che stenta a trovare l’anima gemella. Appaiono come una famiglia realizzata, serena, solida, nella cui casa approdano nei fine settimana gli amici in cerca di rifugio contro l’angoscia esistenziale e la paura della solitudine: Mary, amica e collega di lei, un po’ squinternata, e Ken, amico della coppia. Reduci da rapporti falliti cercano aiuto anche nell’alcool.
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Another Year. Il tempo passa, scandito dalle stagioni. Come invecchiamo,?
Vediamo la coppia Gerri e Tom, sulla sessantina, attraversare le stagioni dell’anno, metafora del loro modo di attraversare le stagioni della vita. Laureati, lei in psicologia, lui in ingegneria, hanno viaggiato e vissuto una vita serena, interessante, hanno un figlio, Joe, laureato anche lui, ma che stenta a trovare l’anima gemella. Appaiono come una famiglia realizzata, serena, solida, nella cui casa approdano nei fine settimana gli amici in cerca di rifugio contro l’angoscia esistenziale e la paura della solitudine: Mary, amica e collega di lei, un po’ squinternata, e Ken, amico della coppia. Reduci da rapporti falliti cercano aiuto anche nell’alcool. Intanto vediamo svolgersi il tran-tran della quotidianità di Tom e Gerri attorno alle loro attività lavorative, alla tazza di tè, alla cura di un orto, alla lettura serale nel loro letto, interrotta da commenti sui due amici in difficoltà.
Poi, il quadretto idilliaco di questa famiglia si increspa con l’arrivo dell’autunno. Mary si illude di colmare il vuoto della sua vita conquistando Joe, il cui fidanzamento con una ragazza giovane, insulsa, ma laureata, fa tremare il suo precario equilibrio. Al suo dolore, espresso con aggressività nei confronti della fidanzata, Gerri contrappone inizialmente un’ indifferenza professionale . Mary, finora accettata con condiscendenza, viene poi rifiutata in quanto elemento di disturbo esterno dell’equilibrio famigliare nel quale si stanno rinchiudendo Tom e Gerri.
Ma la cura dell’orto prosegue anche d’inverno. Si rileva adesso per quello che è: un’occupazione rituale, fine a se stessa, e che cadenza la loro vita sempre più chiusa al “fuori” e agli altri. Il riposo nel gabbiotto di legno ai margini dell’orto con una tazza di tè è una perfetta metafora della loro evoluzione interiore. Si sono rinchiusi sulla famiglia e niente dovrà scalfire questo equilibrio. Con l’inverno, arriva anche la morte della moglie del fratello di Tom, Ronnie. I funerali e il non dialogo tra i due fratelli ci mostra come questa coppia non sia in grado di partecipare in modo autentico al dolore degli altri, parenti o amici. Ronnie ospitato da Tom incontra Mary: i due riescono a comunicare, a parlare di loro.
L’ultima scena corona questa evoluzione: sono tutti a tavola, Tom e Gerri si celebrano ricordando il loro passato, i loro viaggi, la cinepresa si sposta sul volto di Mary mentre sfumano le voci. La metafora del muro di silenzio che la avvolge è eloquente.
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anna1
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martedì 15 febbraio 2011
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catarsi dentro e fuori la famiglia
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Il film descrive un anno di vita di una famiglia ideale, "la famiglia", che vive in totale armonia , intesa, coinvolgimento. L'energia positiva si trasmette ad alcune persone vicine ai protagonisti, e la capacità di accoglienza della coppia colpisce x tutto il film. Sono tuttavia le solitudini che vivono a latere che danno origine ai momenti più emozionanti e poetici: le difficoltà dell'amico di cui non ricordo il nome e di Mary, vera protagonista La ex bella donna non si rassegna ad invecchiare e alla mancanza di un uomo, vorrebbe far parte della famiglia idilliaca. La catarsi è rappresentata sul finale dal riconoscimento, da parte di Mary, della vanità delle proprie aspettative, dalla accettazione dell'invecchiamento.
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Il film descrive un anno di vita di una famiglia ideale, "la famiglia", che vive in totale armonia , intesa, coinvolgimento. L'energia positiva si trasmette ad alcune persone vicine ai protagonisti, e la capacità di accoglienza della coppia colpisce x tutto il film. Sono tuttavia le solitudini che vivono a latere che danno origine ai momenti più emozionanti e poetici: le difficoltà dell'amico di cui non ricordo il nome e di Mary, vera protagonista La ex bella donna non si rassegna ad invecchiare e alla mancanza di un uomo, vorrebbe far parte della famiglia idilliaca. La catarsi è rappresentata sul finale dal riconoscimento, da parte di Mary, della vanità delle proprie aspettative, dalla accettazione dell'invecchiamento. dalla consolazione che trova nell'ascolto e nella accettazione del fratelle del protagonista. Catarsi per la coppia è invece la coltivazione dei pomodori... Vedo anche nel film una lettura duplice delle virtù della coppia: questa è accogliente sempre, ma non lo è nel caso in cui un esterno interferisca nella regolarità delle vicende private del figlio: il regista sembra volerci dire che l'apertura palesata non è così facile, o non è così autenticamente sentita...Bella la recitazione, il non divismo dei protagonisti...
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albplet
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lunedì 14 febbraio 2011
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vita quotidiana: vita difficile
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Dallo spaccato della vita quotidiana di un pugno di persone il regista mostra come sia difficile a volte condurre l'esistenza. Bella la fotografia, belle le scene, bravissimi gli attori, molto approfondita la psicologia dei personaggi. Effettivamente, quando sono uscito dal cinema, ho pensato che quella gente lì che era nel film io la conoscevo con una certa profondità, anche di più di come conosco tante altre persone che vedo spesso. Scusate se è poco! Vorrei proprio parlarci con un regista come Leigh; sarebbe bello ...conoscerlo.
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pipay
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lunedì 14 febbraio 2011
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una commedia perfetta. dialoghi e silenzi d'oro.
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La sceneggiatura di questo film sembra perfetta per un palcoscenico di teatro. Ciò non significa che il film non sia valido: Mike Leigh ha scitto e ditetto una storia davvero ben costruita. Bravissimi gli attori. Ma soprattutto è da sottolineare l'efficacia del dialogo, a tratti incessante e incalzante, a tratti "arricchito" di pause e silenzi inseriti ad arte. Leigh ha creato un'alchimia geniale, in base alla quale, proprio quel che non viene detto assume a volte una rilevanza straordinaria. Grazie anche ad alcuni accuratissimi primi piani e all'espressività degli attori, si riesce, come per magia, a "leggere" nei pensieri dei personaggi, a capire le loro intenzioni, le gioie o le frustrazioni, meglio che se si ascoltasse un fiume di parole.
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La sceneggiatura di questo film sembra perfetta per un palcoscenico di teatro. Ciò non significa che il film non sia valido: Mike Leigh ha scitto e ditetto una storia davvero ben costruita. Bravissimi gli attori. Ma soprattutto è da sottolineare l'efficacia del dialogo, a tratti incessante e incalzante, a tratti "arricchito" di pause e silenzi inseriti ad arte. Leigh ha creato un'alchimia geniale, in base alla quale, proprio quel che non viene detto assume a volte una rilevanza straordinaria. Grazie anche ad alcuni accuratissimi primi piani e all'espressività degli attori, si riesce, come per magia, a "leggere" nei pensieri dei personaggi, a capire le loro intenzioni, le gioie o le frustrazioni, meglio che se si ascoltasse un fiume di parole. Questo risultato non è facile da ottenere. Un film meditato e raffinato, dunque. La solitudine, i sentimenti, la famiglia, le presenze e le assenze. Gli elementi della vita ci sono quasi tutti, e non rappresentati a caso. Questo lavoro fa venire in mente certi romanzi di Virginia Woolf, tipo "La signora Dalloway" o "Tra un atto e l'altro". E la Woolf, senza mai strafare, sapeva bene interpretare, elaborare e trasmettere agli altri gli inquietanti misteri dell'esistenza. E' quel che ha fatto, con molta eleganza, anche Mike Leigh in questo film. E non è cosa da poco.
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